martedì 5 agosto 2014

Man of tai chi - L'esordio alla regia di Keanu Reeves


Keanu, un nerd come noi. Un giorno Keanu Reeves decide di eclissarsi per un po' dal grande schermo, prendersi un po' di tempo per la famiglia e reinventarsi. Dopo questa pausa ce lo troviamo di colpo in due produzioni. Il bruttissimo 47 Ronin, di cui abbiamo già parlato e questo suo primo impegno da regista, il film di arti marziali Man of Tai Chi con interprete principale un tizio di nome Tiger Chen nel ruolo di Tiger Chen. Una pellicola nientepopodimeno che con le coreografie di Yuen Woo Ping, il genio che ha portato alla ribalta del grande mercato i combattimenti acrobatici con i cavi con Matrix, e con la partecipazione (per tre brutti minuti) di Iko "The Raid" Uwais. Certo a voler girare un film di arti marziali con in giro per il set Yuen Woo Ping, un degno discepolo non può che inginocchiarsi e dire: "Fai tu, o maestro, tutto quello che ti passa per la testa!". Ed esattamente così Keanu Reeves fa, delegando quasi la totalità del film a spettacolari combattimenti coreografati dal guru. Un Yuen Woo Ping per altro in piena ispirazione, determinato a mettere in scena, contro gli stili classici del Kung Fu (io ho riconosciuto la tigre e la gru), una variante bellicosa di Tai Chi, inedita quanto spettacolare. Alla faccia di chi ritiene il Tai Chi buono solo per la ginnastica per anziani. Ama le cose orientali. Fa film su leggende giapponesi. A prescindere dal risultato finale, Keanu con questo film diventa il nostro migliore amico a vita, al punto che potremmo spingerci a comprargli pure l'home video di 47 ronin, magari in offerta...
se cercate su yahoo immagini di Tai Chi, trovate di fatto anche queste belligeranti vecchiette
con queste festanti premesse, ecco quindi il festante trailer della pellicola.


Sinossi: Tiger Chen è l'ultimo discendente di una particolare disciplina di Tai Chi e si allena con il suo maestro in un tempio vecchio di 600 anni. Di giorno fa consegne per Bartolini arrivando puntualmente in ritardo, ma nel tempo libero combatte per due lire in tv in tornei di arti marziali alla Dragon Ball che non si caga nessuno. Rimasto al verde e con la minaccia che gli tirano giù il tempio se non trova i soldi per un restauro, Tiger cade vittima delle losche macchinazioni di un tizio cattivo cattivo (Reeves) che organizza tornei clandestini (Uwais è in uno di questi, anche se è la cosa più tragica del film per questioni di trama) e che già da tempo seguiva interessato la carriera del campioncino. Seguono botte, botte, botte, botte e ribotte con certificati più di 40 minuti di puro spettacolo di arti marziali. Il resto del minutaggio consiste in Tiger Chen che si reca da un incontro di arti marziali all'altro. Fine.
Lo sguardo della tigre: Il Tai Chi, ci viene detto nel film, consiste grossomodo nel bilanciamento e controllo della energia interiore  (immagino che sia comunque qualcosa di più complesso e se volete precisare accolgo volentieri un aiuto). Evitare la foga e il rancore, muoversi con grazia e ordine. Insomma, la solita menata del non cadere nel lato oscuro della forza. Per impersonare al meglio questa disciplina, nonché filosofia di vita, viene scelto un artista marziale che incarni la purezza interiore del Tai Chi tanto per le movenze aggraziate che per l'aura angelicata. Questi è Tiger Chen, da sempre collaboratore di Yuen Woo Ping e diventato amicone di Keeves durante i vari Matrix.  

giuro, questa è una immagine a grandezza reale di Tiger Chen
Tiger è naturalmente un'iradiddio nel combattimento ed esegue (anche grazie ai cavi di Yuen Woo Ping), della coreografie pazzesche. Tuttavia a recitare è terribile, al punto che il film cerca di tenere botta mostrandolo UNICAMENTE mentre mena e si sposta (per lo più dormendo, in auto o in aereo) da un combattimento all'altro. Quando però la trama necessita di quel "passettino in più" partono delle espressioni assurde come quella qui sotto.

Tiger in scena drammatica e primo piano ravvicinato, roba non adatta ai deboli di cuore
Tuttavia la pettinatura sbarazzina e lo sguardo che Tiger ha quando si limita a camminare ce lo fa sembrare un angelicato Nino D'Angelo, motivo per cui lo troviamo immediatamente simpatico. Anche la costumista, vedendo il ragazzo in effettiva difficoltà quando si tratta di non muovere le mani, ha cercato di dare un po' di consistenza a Tiger e alla dualità del suo personaggio nella inesorabile discesa al lato oscuro della forza.
Pigiamini bianchi quando Tiger combatte di giorno nel torneo serio e sfigato di arti marziali.


Completini neri Decathlon quando combatte per Keanu Reeves contro tizi borchiati.


Purtroppo anche il resto del cast non è che faccia miracoli, Keanu Reeves in testa. Incredibilmente poi succede qualcosa di assurdo a livello di casting. Tra tante smandrappe orientali da urlo... mi scegli Karen Mok?
compare in questo film alla voce "gnocca"....
Insomma, tirando le somme su questo paragrafo, Man of Tai Chi è un film che non mette al centro gli attori, la trama o le belle donne.  Man of Tai Chi è un fierissimo film di botte e basta!

Yuen Woo Ping mentre spiega una coreografia a Jet Li in un altro film... un mattacchione : )
Un film di botte e basta! Può reggere un film di botte e basta? Ci basta assistere a combattimenti e combattimenti per dire di aver assistito a un film? I film di arti marziali di Tony Jaa come The Protector possono risultare pacchianissimi per la trama, ma almeno una battuta degna di nota ce l'hanno: "Ridatemi il mio elefanteeeeeee!!!". Qui una battuta memorabile (pur cretina) manca del tutto. Certo il contesto sarebbe stato stupendo per un videogame e in effetti vado su imdb e scopro che lo sceneggiatore scrive di fatto trame di videogame come Devil May Cry o Resident Evil!! Cosa potevamo pretendere di più? Magari di avere un pad con cui giocare con il film magari. Insomma, cassiamo tutto, viva i combattimenti, E qui ci sono combattimenti su combattimenti, in porzioni extra-large. Colorati, sfarzosi, concitati, epici. Calci e pugni, prese e controprese frutto di studio e sperimentazione continua alla ricerca dell'armonia visiva perfetta. Complicatissime coreografie, balletti visivi che non potrebbero essere resi che su pellicola. Lo stile di Yuen Woo Ping è pura arte in movimento. Anche se a volte  (e qui ogni tanto capita) scorgiamo un cavo e l'artigianalità dietro al trucco da gran prestigiatore, la poesia visiva non decade. Reeves di suo dona alla pellicola tutto il ritmo possibile, ci impedisce di addormentarci o distrarci anche solo un secondo. Riprende in modo semplice, geometrico, chiaro. Non è geniale o innovativo ma raggiunge lo scopo. Usa colori caldi, ci fa perdere tra un cut e l'altro tra splendidi paesaggi da cartolina.  Resta al servizio del coreografo, sempre, e per questo eccesso di altruismo non riesce a porre una precisa cifra al suo lavoro. Migliorerà con il tempo, forse. Aprirà un domani gli occhi sul fatto che deve scegliere attori per fare gli attori e deve fare la voce grossa quando la sceneggiatura (e magari non chiamare un tizio che scrive dialoghi per picchiaduro) è carente o il casting scialbo. Ma come prima prova non mi sento affatto di silurarlo, al punto che medito una seconda visione. Il film con tutti i suoi limiti diverte, non stanca e fa tornare alla memoria capolavori come Senza esclusione di colpi con Van Damme. Se avessi sei anni mi faerebbe venir voglia di iscrivermi a un corso di Tai Chi.

regista e attore visibilmente colti dopo aver fumato un cannone e ancora in viaggio mistico
Finale: se amate le arti marziali è un appuntamento straconsigliato. Se cercate trama e introspezione cadete malissimo. In fondo non così male. E chissà che un domani Tiger Chen non invada le camerette delle teeenagers americane... per ora se ne esce con Kung Fu man... giuro!!!

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