martedì 24 novembre 2020

Endless- il nuovo film romantico-fantasy di Scott Speer (Il sole a mezzanotte)


 


(Sinossi ponderata per un pubblico di adolescenti fan dei teen drama/Young Adult): La scintilla del grande amore tra Ridley (Alexandra Shipp, la “giovane tempesta” di X-Men) e Chris (Nicholas Hamilton, visto in IT e Captain Fantastic) arriva inaspettata e travolgente. Lei è una ragazza posata amante dell’arte, lui un fascinoso ribelle, gli opposti si attraggono ma è l’idillio è destinato a spegnersi di colpo in ragione di un terribile incidente. Senonché qualcosa di magico quanto la forza dell’amore impedirà che i due amanti si separino. Chris si ritrova fantasma, imprigionato in un eterno limbo ultraterreno, sotto la guida di un fantasma “esperto” quanto simpatico che gli insegnerà trucchi e privilegi di questo nuovo status. Ridley, grazie alla forza del legame che la lega a Chris, riuscirà attraverso un rituale a base di disegni al carboncino a comunicare con lui. I due prima si parlano nei luoghi del loro amore, poi si rincorrono nella vita di tutti i giorni, fanno gli stessi pensieri, alla fine forse si toccheranno. Ma questo contatto ha dei limiti e il loro frequentarsi ultraterreno forse non sarà... “Endless”. 



(Sinossi destinata a tutto il resto del pubblico): Nicholas Hamilton, attore che ricorda esteticamente un giovane Kevin Bacon, già scelto come archetipo del “bullo di paese” nel recente IT di Muschietti, oggi in sala interpreta più o meno lo stesso personaggio, Chris. Un ragazzotto ottuso dal medesimo sguardo vacuo del bulletto, comportamento primitivo - predatorio verso il genere femminile, disinteresse per studio o hobby, salvo una passione grave monomaniacale, a questo giro una moto al posto della macchina da zarro. Chris parla della sua moto e quando non lo fa beve pesante, fa l’asociale, è a livello culturale ripetitivo e pedante quanto un disco minore di Luciano Ligabue, dimostra zero prospettive per un futuro che difficilmente lo sposterà dal paesone tra i campi della provincia americana in cui vive. Inspiegabilmente, perché le donne sono creature inspiegabili, a Ridley (Alexandra Shipp), ragazza per bene, con futuro prestigioso all’università e poi nel campo legale, piace Chris. Ovviamente Chris non è di compagnia, non gli piacciono tute le “cose fighette da ragazze” come il sushi che piace a Ridley, l’amica pretenziosa altolocata di Ridley, la scuola che è “solo dei ricchi e che vuole fare Ridley solo per tirarsela lontano dal paesone provincialone”. Detesta e dileggia i genitori perfetti “e ricchi” di Ridley, presentandosi a casa sua in moto dopo che gli hanno chiesto per la trentesima volta di venire in macchina, che in moto guida come un cretino. Ma la moto per lui è tutto. Chris è contento, e questa è la sua precisa visione dell’amore, quando vede Ridley prendere quaderno e carboncino e disegnare lui sulla moto. Quello dovrebbe fare Ridley tutta la vita! Disegnini artistici su di lui con la moto, da farci le esposizioni artistiche e la carriera da pittrice monotematica, ovviamente senza muoversi dal paesone provincialone, pulendo casa, facendo da mangiare e aspettandolo a casa la sera quando lui torna ubriaco sulla moto. Perché questo deve fare una donna per il suo uomo, se lo rispetta cazzo!!  



Così siamo tutti con Ridley, quando la nostra eroina scopre di essere stata ammessa nella prestigiosa università lontana dal paesone provincialone e decide di non parlarne con Chris. Dice “prendiamo tempo” e noi immaginiamo che si allontanerà da questo molesto primitivo senza colpo ferire. Ma a una festa di lì a poche ore una amica di Ridley comunica la buona novella a tutti, al microfono della sala disco. Chris si ubriaca in tempo zero, Ridley è costretta a farsi prestare una macchina perché erano arrivati lì con la moto di Chris e nessuno guida la moto di Chris se no si arrabbia. Nel viaggio verso casa, Ridley guarda la strada mentre Chris continua da ore una nenia del tipo: “Perché non vuoi stare qui nel paesone per sempre a disegnarmi sulla moto? Perché rinunci al tuo talento di pittrice di me e della mia moto per andare a fare cose come studiare e realizzarti socialmente? Ma non capisci cos’è l’ammmore! Eeeeeri bellissima... ma Marlon Brando è sempre lui ooo lui ooo lui??”

Poi arriva il deus ex machina, la soluzione: la nota incapacità alla educazione stradale degli automobilisti del paesone provincialone porta ad una improvviso show di autoscontri. In due minuti: 1) Ridley va a sbattere contro un’auto che procede a fari spenti pianissimo tra i boschi e buio e nebbia; 2) Chris dal sedile passeggero va a sbattere contro il vetro perché il proprietario dell’auto in prestito non ha mai cambiato l’airbag rotto; 3) un’altra auto arriva a caso contro le due ferme procedendo in zona abitata a 300 miglia orarie. Quello che segue è in sostanza il senso di colpa di Ridley misto allo stress post-traumatico. Si sveglia all’ospedale e scopre che Chris è morto, ma se lo immagina dentro un brutto rip-off di Ghost con Patrick Swayze, con spalla comica e l’idea di rifare la scena del vaso usando dei pomodori cuore di bue. Per aumentare la connessione con Chris inizia a disegnare lui e la sua moto ovunque, arriva pure a chiedere alla madre gallerista una valutazione professionale sul suo modo di ritrarre Chris su una moto per lavoro (scena di angoscioso imbarazzo per entrambi in quanto i disegnini sono orrendi ). Come andrà avanti questa allucinazione? 

 


(Un amore Endless) quello che abbiamo in sala è in teen-drama sentimentale con un pizzico di soprannaturale, la malinconica cornice della provincia americana in autunno, una coppia di attori carini. Se siete adolescenti può avere le carte buone per intrattenervi, se siete un po’ più smaliziati è diverso. Endless punta molto su sguardi languidi e la chimica tra i due giovani protagonisti. Gioca narrativamente con i “fantasmi”, un po’ dalle parti della commedia a tinte noir Asso, con Adriano Celentano (dai ad Adriano quello che è di Adriano), un po’ dalle parti del romantico/soprannaturale Ghost, che ha consacrato la fama di Patrick Swayze. Come molti  young adult, ricerca riti e rituali soprannaturali che in fondo sono figli della passione per il fantasy anni ottanta, per dare pepe alla storia e al contempo elevare la materia. Si parla, sebbene con un mcguffin inconsueto fantasy, di elaborazione del lutto e la storia è ben studiata per apparirci tanto in chiave fantasy che realistica. Il fantasy aiuta, soprattutto il giovane pubblico, nel fornire una “prospettiva positiva dell’ultraterreno”, che parte dal sorriso infinito dello spirito-guida interpretato da Deron Horton. Ci troviamo narrativamente nella corrente “low-fantasy”, filone in cui  ai protagonisti vengono assegnate delle prove iniziatiche che li muovano dall’adolescenza all’età adulta, giocando con i simboli. Siamo un po’ dalla parte del fumetto I Kill giants di Kelly e Niimura o di A Monster Calls (Sette dopo mezzanotte) di Ness/Down. Speer usa bene il low-Fantasy -young-adult, per portare lo spettatore dentro a un percorso psicologico di “fronteggiamento del dolore”, allo stesso modo in cui con il suo precedente film, Il sole a mezzanotte, raccontava attraverso gli (apparenti) stilemi della favola “disneyana” la voglia di vivere di una protagonista gravemente malata, utilizzando come interprete una attrice bellissima, forte e determinata come Bella Thorne. Speer permetteva davvero  al pubblico di immedesimarsi nei  sentimenti della protagonista, senza farlo bloccare anzitempo nel constatare che fosse una “persona malata”, debole, destinata a essere protetta e accudita più che incoraggiata a vivere liberamente. Un modo interessante di fare cinema per ragazzi in grado di stimolare riflessioni, che rende anche questa nuova opera di Speer di intrattenimento quanto uno strumento didattico valido per una riflessione sul tema della “gestione del lutto”. 

Al di là di  questi meriti, Speer mette in scena un intreccio forse un po’ troppo sdolcinato per un pubblico più adulto, con attori “carini ma non travolgenti“ per lo spettatore più smaliziato, con una narrazione che si adagia forse con troppa disinvoltura sulle spalle di altre opere generando per i più anzianotti continui deja vu. Insomma, un film per un pubblico giovane interessante, ma un po’ sonnecchioso per i più grandicelli. 

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