venerdì 9 agosto 2019

Quel pasticciaccio brutto dell'Evangelion di Netfix



Invoco Gadda con questo titolo, per raccontarvi il mio punto di vista su una faccenda che ha riscaldato gli animi degli spettatori italiani di Netfix (e non solo ) verso il finire di giugno. Non so quando questo prezzo verrà programmato in scaletta, probabilmente ne avrete già sentite "di ogni" in merito dalla rete. Cosa è successo?

-Riassunto della vicende 1: dal 1996 alla sala di doppiaggio del 2019. (Saltare oltre se già informati):  In sostanza, nel 1996 Fabrizio Mazzotta e Gualtiero Cannarsi si sono occupati di tradurre/adattare/dirigere il doppiaggio di Neon Genesis Evangelion per Dynamic Italia. Oggi nel 2019, dopo che Evangelion è diventata una delle opere più importanti dell'animazione giapponese, Netfix per comodità, invece di andare a pagare i diritti di tutti gli adattamenti e doppiaggi dell'opera realizzati in tutto il mondo, decide di fare degli adattamenti/traduzioni/ecc. ex novo. Le costa meno. Con un ragionamento logico, Netfix assegna i lavori a uno studio italiano che con altrettanta logica richiama per la versione italiana Mazzotta e Cannarsi, che negli anni sono sempre stati attivi nel campo, sono conosciti e (in genere) stimati dalla maggior parte del pubblico italiano appassionato di anime. Preciso, anche Cannarsi è stimato e ci sono adattamenti di anime che si rifanno (anche se in un modo un po' più soft) direttamente al suo modo di lavorare, come per esempio avviene per le opere di Makoto  Shinkai di Dynit. Fine della precisazione. Viene richiamata anche parte del cast dei doppiatori coinvolti nella prima versione in italiano di Evangelion. L'idea di Netfix era anche riuscire a fare un lavoro veloce e senza troppi intoppi, sulla base di quanto già realizzato e ragionato nel 1996. Fossi stato in Netfix, grosso produttore internazionale e non un "misero fan" italiano degli anime, credo che pure io avrei trovato logico lavorare così. Secondo le fonti (di recente in qualche modo rese non così sicure) l'adattamento dei primi episodi di Evangelion nel 1996 era stato di Mazzotta, con Cannarsi che era subentrato in seguito. Nel 2019 Mazzotta si è occupato della direzione del doppiaggio e Cannarsi dell'adattamento, lavorando "separati" anche in ragione dei "tempi stretti" in cui è stato chiesto il lavoro. Sappiamo da una recente intervista a Mazzotta di Repubblica che già nel periodo della lavorazione le cose non sono andate benissimo. Cannarsi aveva chiesto di rimettere mano all'adattamento del 1997 in quanto "suo lavoro giovanile" e Mazzotta non aveva avuto in merito obiezioni, pensava che la revisione occupasse qualche dettaglio. In realtà Cannarsi ha poi riscritto tutto, sulla base di un suo particolare stile di lavoro che ha affinato negli anni con i lavori da lui svolti per adattare principalmente le opere dello studio Ghibli. Come risultato, sempre secondo quello che racconta Mazzotta a Repubblica, l'adattamento sarebbe risultato subito di difficile interpretazione, al punto che i doppiatori in sala non capivano i nuovi testi adattati, alcuni minacciando di non doppiare. Possibile che l'adattamento fosse tanto ostico?


- Riassunto delle vicende parte 2: Il metodo Cannarsi (anche qui se vi è noto saltate): Cannarsi di fatto, in un mondo in cui non esistono scritte sulla roccia le regole che definisco un buon adattamento e dove non esiste una specifica deontologia, ha un suo personale stile. Vuole, anche se spesso non lo fa trasparire in modo netto, (per come sono riuscito a interpretare la cosa dalle interviste recenti sui forum, YouTube e altro, compreso un incontro pubblico con lui cui ho partecipato nel 2006 vicino a Milano) che l'adattamento in italiano dell'opera giapponese riesca a cogliere "la più grande quantità di significati" dell'opera originale, sia dal punto di vista del pensiero dell'autore sia da quello della grammatica e cultura giapponese stessa. Lui ti dice "io rispetto l'opera originale e solo quella", ma di fatto esiste un "doppio binario": adattamento della storia come l'ha pensata l'autore o adattamento del contesto culturale. È questa doppia esigenza a essere il tratto distintivo dei lavori di Cannarsi. In genere per la maggior parte degli adattatori italiani vale solo il primo passaggio, il rispetto del punto di vista dell'autore circa la storia da raccontare. Adattare la "cultura", ossia le informazioni dell'opera che riguardano il modo di esprimersi e le peculiarità culturali di un popolo è una cosa che non fa nessun altro a parte Cannarsi, perché è un lavoro che da noi in genere è più materia da documentaristi. Se vogliamo sapere come dicono i giapponesi il loro equivalente di "buon giorno" o quali riti scaramantici fanno in vista degli esami di fine anno possiamo vedere un documentario sugli usi e costumi dei giapponesi medi. Se in un manga accade che i personaggi facciano qualcosa di particolarmente peculiare dal punto di vista culturale, come andare a suonare una campana, il traduttore può mettere a bordo pagina un approfondimento, che di fatto ha lo stesso valore divulgativo di un documentario, per specificare quello che sta avvenendo nell'ottica del "i giapponesi - tipo suonano la campana per la tal ragione". Solo che ti serve una nota a pie di pagina o un documentario per specificare certe differenze culturali. Gli adattamenti italici medi di un'opera audio-visiva per questo tendono ad azzerare le differenze culturali tra paese di provenienza e paese di destinazione, per fare in modo che lo spettatore si concentri sono sul "messaggio dell'opera", rendendo invisibile quello "che per l'autore è invisibile in quanto scontato nella sua cultura". 
Faccio qualche esempio. In inglese dicono "How old are you?" per chiedere ad una ragazza la stessa risposta che noi in Italia vogliamo sentire dalla domanda "Quanti anni hai?". Se andiamo a tradurre letteralmente "How old are you? ", guardando alle parole effettivamente usate, suonerebbe però quasi come "Quanto vecchia sei?". Un adattatore italiano standard davanti a "How old are you?" tradurrebbe senza indugio "Quanti anni hai?", perché riterrebbe, in ragione del modo di pensare degli italiani, che tenere il letterale "quanto vecchia sei?" può di fatto aprire a problemi di interpretazione della frase dal punto di vista di chi la ascolta. Immaginiamo di vedere un film giallo in cui lo spettatore è chiamato a "trovare un assassino". Sentendo "Quanto sei vecchia?", potremmo pensare che il personaggio che dice quella fase, immaginiamo magari un impiegato della banca che chiede alla "futura vittima dell'omicidio" dei dati per aiutarla a calcolare la pensione, sia maleducato o cerchi di creare un conflitto con una sua interlocutrice. Probabilmente prenderemmo quella frase come un elemento narrativo importante della vicenda. Penseremmo magari "forse l'assassino è il bancario!". In realtà l'autore dell'opera della lingua di partenza non voleva darci questa informazione, quanto fare una domanda alla quale noi italiani in genere rispondiamo dichiarando la nostra età anche in modo del tutto "meccanico". 
Ecco, Cannarsi nel suo adattamento, poiché ama l'aderenza all'originale ma non vorrebbe comunque che si arrivasse a un fraintendimento, ci terrebbe, in via ipotetica, al fatto che si lavorasse "grammaticalmente e culturalmente", stando quanto più sulla "sponda originale del significato" su quel "Quanto sei vecchia?". Proprio per farci ragionare sul fatto che un inglese ha modi di esprimersi differenti da un italiano, come invece farebbe in modo più costruttivo e meno equivoco un documentario. Con questa logica lo spettatore sarebbe "più dentro" la cultura del paese dell'opera. In pratica, per dare "quel gusto", Cannarsi potrebbe adattare "Come, riguardo all'anzianità, siete?". E non direbbe magari "Quanta anzianità avete maturato?", perché il verbo originale è "essere" e non "avere". È una frase italiana sgraziata e artificiale, che anche se lessicalmente pare forzata, può funzionare e secondo la recitazione del doppiatore apparire più o meno elegante. Il punto è che questa frase non è per lo spettatore meno ambigua di "Quanto vecchia sei", e sospetterebbe comunque del bancario, anche se l'autore non voleva che lo facesse. Perché il cervello elabora, sempre, quando gli vengono fornite informazioni non presenti nel suo database. Immaginate ora che tutte le frasi di un film o un cartone animato siano così. Che questo ragionamento valga e si estenda a ogni gioco di parole (che Cannarsi non può sostituire con uno diverso o tradirebbe il senso), a ogni terminologia tecnica (che lui riferirebbe al modo in cui esiste in giapponese una parola), dialogo tra bambini e tra adulti, canzoni, cartelloni stradali. A un certo punto si smarrisce del tutto il senso di quello che si sta vedendo. Mi ha colpito molto una cosa detta in questo periodo da Sabaku, uno youtuber che stimo molto per competenza e cultura. Ripensando ai lavori Ghilbi adattati da Cannarsi, nella specie Totoro e Ponyo, ha ammesso che proprio per la pesantezza lessicale non aveva più avuto voglia di vedere quei lavori, che visivamente dovrebbero essere emblema di leggerezza e adatti ai più piccoli. 


Si può forse parlare, per ricchezza e studio dei termini, quasi di una nuova lingua, che negli anni di adattamento Cannarsi codifica e alimenta di volta in volta di nuovi elementi ricorrenti (in La collina dei papaveri si trova un orrido saluto che suona come "Le auguro un buon giorno" che ora è ripreso in un dialogo del nuovo adattamento di Evangelion). Cannarsi è molto elegante in certi contesti, anche se per rendere questo stacco linguistico/culturale "il più piccolo possibile" a volte fa uso di parole che nella lingua corrente vengono percepite come vetuste, di stampo regionale, spesso aggrovigliate in costruzioni verbali e sintattiche complicate. Costruzioni lessicali che prestano il fianco qualche volta anche a problemi di sintassi, con frasi e parole che dovendo/volendo rispettare anche il labiale spesso risultano di  difficile comprensione  in ragione della velocità di ascolto e di termini spesso poco in uso e che il nostro cervello fa fatica a ricercare nella sua memoria storica. Spesso fa uso di neologismi che di fatto trattano l'Italiano corrente come un cestino dei rifiuti da riempire di cose a caso che lui ritiene sensate foneticamente (in una diretta su YouTube quando un esperto di Giappone gli parlava di un particolare tipo di fornaio che produceva delle cose tipiche, Cannarsi aveva già adattato, in tre secondi, "negozio di panificati").
Senza potersi fermare a leggere quello che vuole dire Cannarsi attraverso degli eventuali sottotitoli e senza avere qualche volta spiegazioni diretta da lui su cosa intende per l'uso di un suo particolare neologismo,  il lavoro finale risulta criptico. Soprattutto se non si può accedere ai sottotitoli subito, specie se si è al cinema o non si sa leggere perché si è bambini piccoli o non vedenti (con assente qualcuno che possa spiegare). Soprattutto la comprensione latita perché in molti casi il doppiatore è chiamato a recitare una frase che è innaturale e non riesce nemmeno lui a dare la giusta disinvoltura nell'esprimerla. Perché Nessuno, né oggi né in passato né in futuro, che sia di origini nobili, povere, intellettuale o spiantato, parla l'italiano usando i termini, pur presenti nei dizionari, girati nel modo e nelle frasi che usa Cannarsi. Sentendolo parlare dal vivo neanche Cannarsi stesso, che pure si esprime in un un modo molto peculiare, parla come nei suoi adattamenti. In genere se l'opera è ambientata nel medioevo o ai giorni nostri, i personaggi degli adattamenti di Cannarsi tenderanno sempre a parlare in questa particolare "lingua" ricca di espressione e terminologie che per la storia della lingua italiana vengono da posti, ceti e tempi a volte molto distanti, laddove non siano parole inventate proprio di sana pianta. Se non ci appoggiassimo a dei disegni che ritraggono un personaggio come un principe o un soldato o un contadino, spesso non è facile capire con chiarezza dalle parole la distanza culturale tra i personaggi. Con l'ulteriore problema che se qualcuno dovesse essere "scoperto dallo spettatore" in ragione di dettagli lessicali, come un principe che si finge povero, lo spettatore non è in grado di cogliere queste sottigliezze! 
Quella di Cannarsi è una strana lingua che però, ripeto, è elegante, può piacere a un certo pubblico, che probabilmente abbagliato da una raffinatezza estetica del linguaggio che né conosce né padroneggia pensa che sia corretto. 



Poi con il tempo a questo "stile" di Cannarsi ci si abitua. Come fanno i turisti che d'estate vanno a soggiornare in un paesino di montagna di ventisei anime che parla una lingua tutta sua. Alla quarta volta hai già metabolizzato un po' il loro modo di parlare, è chiaro quello che vogliono dirti anche se si esprimono a modo loro. E qualche volta già a un secondo ascolto, già dopo aver avuto l'opportunità di comprendere il testo usufruendo di sottotitoli, la "lingua cannarsiana" diviene di massima meno ostica. Ma al primo ascolto, sempre, torniamo inevitabilmente quasi al problema iniziale di quel "Quanto vecchia sei?". Perché quel  "Come,  riguardo all'anzianità, siete ?" è ugualmente strano e fa pensare che la persona che lo dice non sia il classico impiegato che troviamo nelle banche. Magari pensiamo che quel bancario è uno straniero che parla un italiano tutto suo, oppure pensiamo che il tono con cui dice quelle parole debba avere un significato importante per la vicenda. L'ambiguità resta. Ma in genere siamo travolti da un mare di parole che ci impegnano la testa a elaborare informazioni senza farci concentrare sul messaggio che l'autore originale del giallo dell'esempio voleva trasmetterci . Perché trasformare una lingua straniera in una lingua che non è l'italiano fluente, pur nella convinzione di dare lustro alla parola originale del testo, sposta per molti, e per me, l'attenzione dello spettatore dall'autore dell'opera all'autore dell'adattamento. Ripeto, non ci sono regole scritte che dicano che è da preferire un adattamento standard, anche detto "invisibile", rispetto a un adattamento "visibile" come quello delle opere di Cannarsi. Se il committente di Cannarsi è contento, lo paga e il pubblico finale gradisce il prodotto, la questione è finita lì. 
Di sicuro Cannarsi, pur nella maniera più criptica possibile e con enormi sacrifici di fruibilità, fornisce nelle sue opere di adattamento "qualcosa in più" a livello culturale, laddove magari gli altri piallano tutto. 
Leggendo i gialli della serie Millennium di Stieg Larsson, adattati in italiano, mi sono convinto che gli svedesi si nutrano unicamente di pizza e caffè. Credevo di trovare tra le migliaia di pagine di questi libri almeno un paio di volte le polpette che si trovano all'Ikea o un riferimento a qualche pesce cucinato strano che si prende a colazione e i cui resti finiscono poi nell'acquaio di casa (mai che si dica "lavello", sempre e solo "acquaio". E dalle immagini che la rete abbina ad "acquaio" sono abbastanza convito di vedere un lavello senza particolari differenze estetiche... misteri dell'adattamento... ma nei gialli svedesi ci sono solo "acquai", sempre). Ho quasi l'impressione che in Millennium si siano voluti semplificare degli elementi narrativi, magari in un'ottica di maggiore fruibilità/commerciabilità internazionale dell'opera, badando solo al succo, azione e indagini. E meno alle polpette Ikea. Il lavoro di Cannarsi magari mi dà informazioni sui modi di dire e tradizioni lessicali giapponesi che potrei trovare soltanto andando a vivere in Giappone, affrontando il Lost in translation illustrato da un bellissimo film di Sofia Coppola. Cannarsi vuole perdere il meno possibile da questo passaggio interculturale per svelarci in fondo quello che magari sta già davanti agli occhi di molti: il fatto che sono opere di giapponesi che forse parlano e pensano in modo diverso da noi italiani. Come il fatto che per superare queste differenze culturali e fruire di un prodotto straniero si faccia uso di professionisti "chiamati adattatori" a Cannarsi non lo tange poco. Lui vuole e "deve" essere anche un divulgatore culturale, anche se lo fa in un modo che rende del tutto inaccessibile la divulgazione culturale, confondendola dentro la narrazione di un'opera. Ma se ci teneva tanto a dirci come si esprime un giapponese-medio non poteva auto-prodursi un documentario sugli usi e costumi dei giapponesi-medi? Perché a scanso di equivoci in Evangelion i personaggi hanno tutto tranne del giapponese-medio. A meno che ogni giapponese-medio sia un adolescente con problemi di relazioni interpersonali, che guida un robot gigante, nel futuro post-apocalittico, ascoltando musica Jazz, vivendo una rapporto con un clone di sua madre morta, venendo a contatto con creature aliene.  Veramente si pretende che tramite Evangelion io comprenda come agisce e come parla un giapponese-medio? Per me non si può capire come si comporta in Giapponese-medio nemmeno guardando un'opera di Ozu di tre ore in cui le persone a un tavolo prendono il the. E questo perché un'opera che non sia un documentario non potrà mai avere il valore divulgativo di un documentario. Questo "secondo me", sottolineo. Ma allora, sorge la domanda: Tutta questa necessità di approfondimento culturale c'era già nell'adattamento del 1996? 


- Riassunto delle vicende 3 ( come sempre, se già sapete saltate il paragrafo, ecc.ecc) dal vecchio al nuovo adattamento. Una delle sensazioni che trasmette Cannarsi quando è intervistato, a parte la difesa ferrea e quasi implacabile, feroce, del suo modus operandi,  è la voglia e gioia di condividere le sue esperienze e conoscenze. Le sue. In genere quello che esprimono gli interlocutori prima viene accolto con sorpresa, poi del tutto ignorato. Nel 1996, vuoi anche perché era più giovane o forse perché il lavoro iniziale dei primi episodi di Evangelion era stato realizzato da Mazzotta (cosa che non sapremo mai per vera, visto le voci discordanti e anche "autorevoli" che ho trovato in questi giorni ), l'adattamento di Cannarsi era meno integralista. Seppur forbito al punto da svettare anche all'epoca in molte scelte lessicali, l'adattamento era decisamente comprensibile e allineato per terminologia e sintassi all'adattamento di Evangelion che si faceva nel resto del mondo (o quasi, in America il doppiatore di Shinji si racconta che era una specie di star che faceva il bello e cattivo tempo, mettendo mano e imponendosi dappertutto, pure nelle scelte di adattamento e doppiaggio). Solo che Cannarsi nel 1996 non si limitava ad adattare e poi dirigere i doppiatori (si racconta facendo ripetere mille volte ai doppiatori le frasi, alla maniera di Nanni Moretti per accrescere l'espressività), curava approfondimenti chilometrici di ogni episodio dal punto di vista narrativo, terminologico, bellico, filosofico, culturale, dalle curiosità dei dietro le quinte e quant'altro, contenuti in autentici volumi di approfondimento, scritti fitti fitti, inclusi nelle videocassette di Dynamic Italia. Erano lavori così poderosi che le date di uscita delle videocassette slittavano di mesi solo per permettere a lui di realizzarli!!!!  Era con quegli approfondimenti che Cannarsi veniva incontro alla sua voglia di approfondire, spiegare ed insegnare come forse mai non è riuscito a fare in seguito sui forum. Spiegare "tutto", soprattutto la cultura giapponese!!!
In un intervento su YouTube Cannarsi, in uno dei suoi momenti di più bassa modestia, si complimenta con se stesso per aver insegnato al pubblico italiano cosa solo gli spaghetti al ramen. A volte ho la sensazione che se gli avessero permesso anche in seguito di realizzare approfondimenti come le mini-enciclopedie-di-Eva del 1996, da allegare ai dvd dei lavori da lui adattati, Ghibli su tutti, forse (e dico forse con poca convinzione però) alcuni aspetti della cultura nipponica, per lui davvero irrinunciabili nel suo lavoro, li avrebbe riportati lì, su quelle pagine come legittimissimi approfondimenti. Avrebbe potuto fare li, dove la fruizione sarebbe stata più facile, l'approfondimento cultuale dell'opera. 
Con il nuovo adattamento del 2019 di Evangelion, Cannarsi poi riesce a stupire e a far esplodere letteralmente la testa ai fan in virtù di questa sua volontà di approfondire a tutti i costi. Conosce il rischio e se lo prende. È come se, nelle intenzioni del Cannarsi, l'attenzione mediatica dovesse essere per lui catalizzata non dal ritorno della serie al grande pubblico dopo molti anni, quanto dai cambiamenti rivoluzionari dell'adattamento della terminologia che sarebbero stati da lui apportati. Cannarsi si espone, creando la sua opera di adattamento più barocca e senza limiti, così vistosa che il fatto che nessuno al mondo avrebbe sollevato delle rimostranze era per me inconcepibile, ancora prima che il "bubbone" esplodesse. Era una "sfida al cielo" (per dirla come uno sceneggiato di Canale 5) e per essere davvero "epocale" doveva contenere delle soluzioni di adattamento forti, di rottura con quanto i fan rientravano di più consolidato, come la scelta di "Apostoli" in luogo di "Angeli". Detto in due righe, Evangelion parla (tra le sue varie trame interne di stampo fantascientifico, bellico, mistico, sociologico, filosofico, psicanalitico e altro ancora ) della lotta di una organizzazione segreta losca, la Nerv, contro delle creature venute dallo spazio che vengono identificate come Angeli, attribuendogli anche dei nomi di angeli, con proprie caratteristiche peculiari, presenti nella Bibbia. La religione cristiana è quindi un elemento narrativo dell'opera, come accade anche in Devilman di Nagai, con tutto un "corredo mitologico collegato" fatto di lance di Longino, fantomatiche pergamene del Mar Morto, Santo Graal et similia. Ora, il termine che compare nel cartone animato sui monitor della sede Giapponese dell'organizzazione segreta losca, che ha filiali in tutto il mondo, per designare questi nemici è e rimane "Angel", in inglese (che dovrebbe tradursi "tenshi"). Solo che nel copione originale la parola è inequivocabilmente "Apostoli" ("Shito"). C'è pure una specifica battuta, che nel 1996 per forza non si poteva nemmeno comprendere, detta dal protagonista, che recita "Cosa sono questi Apostoli con il nome di Angeli?". Questo aspetto è stato da sempre un cruccio per Cannarsi (che non a caso sui forum ha per nickname da sempre "Shito"), con tutto il resto del mondo che parlava e ha sempre parlato di Angel. Anche, sembra, per espressa indicazione della Bandai, che commercializzava i giocattoli dei "pupazzi dei cattivi" chiamandoli sulla confezione "Angel" con tanto di nome da angelo. Ora, secondo Cannarsi non era stata distribuita da Gainax, casa produttrice di Evangelion, alcuna "linea guida sull'uso internazionale dei termini" all'epoca del doppiaggio del 1996 e quanto è scritto nel testo giapponese dell'opera originale è inequivocabile "Apostoli". La prima lettura della questione, sposata da Cannarsi, è che all'epoca della realizzazione del cartone animato non c'era per il regista dell'opera, Anno, chiarezza su "Angeli  e Apostoli". Erano termini "naïf", utilizzati per "suonare naïf" in una cultura, quella nipponica, in cui la religione cristiana non è centrale o troppo conosciuta. Scrivere sui monitor "Apostle" poteva risultare meno bello ed elegante foneticamente o esteticamente, per un giapponese di "Angel" e magari la scelta finale del nome è solo quella. Ci verrebbe da dire quasi un adattamento ambiguo da un riferimento colturale straniero, per stare in tema a questo articolo. Però ci può essere per me un "però grande come una casa". Immaginiamo che tutte le sedi della organizzazione losca, che spesso sono collegate tra loro con dei monitor, pensassero che quelle  creature erano "Angeli". La sede Giapponese sapeva che invece erano "Apostoli", magari delle creature che nella finzione narrativa dell'opera sono "Creature più potenti", che arrivano in seguito nello scontro, dopo le truppe di base, come una specie di generali. Questo naturalmente lo immagino io, non è scritto da nessuna parte. La trama di Evangelion è molto criptica, ma parla di eventi drammatici che devono susseguirsi secondo le cosiddette "pergamente del Mar Morto", documenti cui ha un particolare accesso Gendo, padre del protagonista e direttore della sede giapponese dell'organizzazione losca. Mettiamo che Gendo sapesse che, in questo contesto religioso-fantasy, era "già il turno" che arrivassero gli apostoli, mentre tutte le altre sedi dell'organizzazione si immaginavano ancora che fossero gli angeli. Con l'ultimo "Angelo" (di fatto la creatura finale dopo gli apostoli) che di fatto ha una forma umana e non astratta o bestiale come i precedenti "Apostoli". Una creatura simile ad un Angelo che "si è fatto carne" umana, per cui il protagonista prova subito amore. Una creatura che si sacrifica, facendosi uccidere, per salvare la razza umana. È dal 1996 identificato con Tabris, l'angelo del libero arbitrio e il suo significato simbolico e funzione sono cruciali per l'evoluzione del protagonista. Ma il suo modo di apparire, dopo schiere di Apostoli che quando vengono sconfitti esplodono trasformandosi in croci di luce, può rimandare anche a una più nota figura biblica. Queste sono solo speculazioni, per quanto  interessanti. 


Questa cosa degli "apostoli in luogo degli angeli" è stato forse il primo vagito di una incontenibile manifestazione di dissenso da parte della rete, contro Cannarsi, contro il nuovo doppiaggio di Evangelion e infine contro Netfix stessa. Percepita come la pietra dello scandalo, la manifestazione più eclatante (per quanto la più giustificabile) della qualità del lavoro svolto dell'adattatore. La prima critica cui sono susseguite a fiume le critiche sul cambiamento di altre parole tecniche note del lavoro di adattamento del 1996 (come "lo stato di furia") per poi arrivare alle critiche più importanti quanto più difficili da motivare. Quelle che riportano appunto al nostro tema principale, il linguaggio "cannarsiano" in toto. Critiche che spesso in passato sono state mosse e subito decadute inefficaci davanti a un muro di persone che evidenziava come chi le muovesse fosse un "bifolco ignorante". Ma perché oggi c'è stata tanta sollevazione popolare, considerando che Cannarsi lavora così da 20 anni, adattando le opere dello studio Ghibli  senza che le critiche, pur sostanziose e foriere di pagine Facebook dal sapore satirico favolose, non sono mai arrivate a smuovere tanta gente e indignazione mediatica?
- Riassunto delle vicende 4: i fan di Cannarsi e gli influencer di Evangelion (pure qui se sapete la storia non state a leggere ecc. ecc.): Ho sempre pensato che tra i fan del Ghibli fossimo in quattro gatti in Italia. Lucky Red, che detiene tuttora i diritti, per accontentare questi quattro gatti, all'inizio della sua distribuzione delle opere ha risposto a una richiesta sensata di un gruppo di fan che frequentavano un forum ufficiale: "Diteci chi è per voi uno bravo, terremo in considerazione il suo nome". E il popolo di quel piccolo forum, peraltro popolato da persone che per loro dichiarazioni preferiscono vedere le opere sottotitolate e non parlate in italiano, ha eletto il suo "campione", uno di loro del forum, il più competente, perché forse anche il più pignolo nonché quello che dava più sfoggio di competenza, cultura generale e sicurezza di sé. Una persona che non solo è solita citare Voltaire, De Sade e Platone, che spesso usa espressioni in latino e una lingua italiana forbita. Ma anche la stessa persona che aveva già adattato Evangelion, che ribadisco è considerato tra le lavorazioni delle opere animata Giapponesi in italiano una delle punte più alte di sempre. Una persona che peraltro aveva già adattato alcune opere Ghibli per il precedente distributore, Disney. E come Netfix ha fatto oggi con Evangelion, in assoluta buona fede sulla base delle premesse, Lucky Red ha trovato sensato chiamare Cannarsi ad adattare cose come Laputa, che aveva già in precedenza adattato. Così come la vecchia versione di Evangelion, anche le opere Ghibli realizzate per Disney erano state adattate in un modo più standard e allineato con i normali adattamenti cui siamo abituati. Mi pare che il primo lavoro di Cannarsi per Lucky Red fosse Howl. Mi ricordo che già all'epoca, come nell'adattamento di Evangelion del 2019, i sottotitoli erano di più facile comprensione del doppiaggio italiano, perché non realizzati da lui. Sarebbe un approfondimento a parte trattare dei lavori di Cannarsi per il Ghibli, richiederebbe tempo e pazienza. Alcune cose le trovate qui sul blog, cercando le recensioni di Si alza il vento, Pioggia di Ricordi, La collina dei papaveri, I racconti di Terramare, Porco Rosso, Si sente il mare. Il succo del discorso per me può essere che Lucky Red ad un certo punto era diventata consapevolissima del modo di lavorare di Cannarsi, che più passavano gli anni e poi trasformava il linguaggio in aulico, caricava di regionalismi e neologismi e in qualche modo assecondava sempre più la metrica giapponese. Solo che andava bene così, si rispettava l'impostazione elitaria ed intellettuale dei prodotti Lucky Red, lo sposalizio era perfetto e il committente felice. I rapporti con Ghibli e Cannarsi erano buoni (anche se non credo personalmente che in Ghilbli sapessero come cavolo adattava Cannarsi, c'è da dire che Cannarsi può essere una persona umanamente gradevolissima) i film andavano bene al cinema e in home video. A monte di un paio di scontenti, che li trovi ovunque, che rapportati a un pubblico di "quattro gatti" sono davvero "nessuno". Nonostante Laputa e alcune altre cose riadattate per Lucky Red suonassero ostiche, l'effetto di "avversione per Imprinting" (il fatto che quanto si aveva già ascoltato nell'adattamento per Disney non corrispondesse più e si avvertiva una forma di disagio) negli acquirenti è stato piuttosto basso. Eravamo in pochi a storcere il naso e ci davano in più degli ignoranti. Lucky Red non ascoltava e Cannarsi irradiava competenza e fermezza di carattere in tutte le sedi dove compariva, spesso in trasmissioni Rai culturali. Qualsiasi critica nei suoi confronti portata nei forum ed agli incontri pubblici era da Cannarsi combattuta e annichilita con un talento dialettico puro, capace di sviare gli argomenti più insidiosi e mettere a nudo le mancanze intellettuali, sociali e lessicali degli interlocutori. Un leone abituato a sbranare avversari che si dilettava a combattere in arene mediatiche, quotidianamente, per puro diletto. Lo schema era ed è tuttora semplice quanto inesorabile. Prima della tenzone il C. saluta con gentilezza, magari si complimenta con l'interlocutore per l'arguzia di una domanda sul suo lavoro, finge di essere umile e indifeso, aperto a qualsiasi critica. Poi alle prime domande arrivano le risposte, per lo più di sgomento e di commiserazione, dove lo stato intellettuale dell'interlocutore che ha chiesto lumi al Cannarsi viene con desolazione descritto quale lo specchio di una crisi strutturale delle istituzioni e cultura media italiana. Da "Ciao, sono contento di parlarti", si passa quindi a "Povera Italia, tutte le persone sono ignoranti come questo giovane che ho davanti per colpa tua". Seguono finte note di paternalismo, sotto forma di una lezione privata (spesso non attinente alla domanda) che Cannarsi concede all'interlocutore per dargli un contentino per "averlo sfidato". Si finisce con l'enunciazione del giuramento del buon adattatore secondo Cannarsi: fedeltà totale all'opera, totale disinteresse per le mancanze culturali del destinatario dell'opera. E tutto questo senza offendere direttamente le madri e apparendo calmo e metodico come un gentilissimo e distaccato matematico. Cannarsi è apparso dal mio punto di vista in questi casi davvero come un leone dialettico. Una eminenza intellettuale che  "dialoga con gli sfidanti" come un entomologo affronta la curiosa vita degli insetti. Un insegnante severo che quando è "in buona" redarguisce l'interlocutore che sostiene di non capire i suoi lavori definendolo un "pigro". Antipaticissimo, mellifluo in modo viscido e supponente, ma assolutamente di carattere e di una integrità professionale rara (queste mie personalissime opinioni sul Cannarsi che ho visto attraverso i media e dal vivo, non mi esprimo sulla persona a carattere personale). 


Per abbattere "professionalmente" una persona così sicura di sé e del suo lavoro, era necessaria una legione di persone scontente e casiniste come non se ne erano mai viste su internet. Perché se i pochi fan delle opere Ghibli (anche scontenti) sono persone in genere rilassate e tranquille, che abbozzano e "vabbeh",  le torme dei fan di Evangelion dell'era Netfix, con il top della visibilità che consentono i social media ai giorni nostri, urlano la loro rabbia e dissenso con la potenza di uno tsunami. Non solo, alla missione diretta a piallare mediaticamente Cannarsi si è subito offerto di partecipare ogni youtuber in cerca di visual, solo per il fatto che era un argomento "caldo" e che anche se non conosceva minimamente l'opera sarebbe riuscito con due meme e tre argomenti a incrementare una cassa di risonanza continua. Tra queste anche persone che non hanno problemi o fisime a essere bollate per ignoranti, perché lavorando su YouTube capita tutti i giorni e questo ti fa indossare una corazza forse più spessa di quella che Cannarsi indossa nelle arene dei forum. Tanti gladiatori mediatici contro un solo gladiatore mediatico. Poteva finire solo come l'Eva "unità terza" conto gli Eva da produzione di massa. E allora il titanismo cannarsiano non ha potuto niente. Anche se il nostro eroe ha lottato come un titano, solo contro tutti, in un paio di live di youtube (piene di persone critiche ma davvero competenti). Anche se ha giustificato sui siti di cinema le sue scelte di adattamento come il discorso degli "Apostoli" (cosa fatta peraltro per tutti i suoi adattamenti), apparendo piuttosto sensato nelle argomentazioni. Non ha potuto nulla, perché per lui era davvero inutile e senza senso abbassarsi a "far ragionare e redarguire" h24  un esercito di ragazzini che per visuals caricava video in cui faceva vedere la propria reazione mentre guardava Evangelion, esibendosi in facce buffe alla prima "parola strana cananesiana" come "recalcitranza". Non puoi offendere chi è impermeabile alle offese. È stata la shit-storm ed è partita sì dalle cose più evidenti come "Apostolo al posto di Angelo", facendo eco agli scontenti del nuovo adattamento di Harry Potter (che hanno perso "Tasso Rosso" in ragione e di "Tasso Frasso"), ma poi la shit-storm ha attaccato ogni cosa  dell'Evangelion adattato nel 2019, fino ad esporre al pubblico ludibrio tutto, anche i peccati più gravi "dell'italiano di Cannarsi", da sempre criticato da "quei tre scontenti dei fan Ghibli", da sempre sua bandiera nel riconoscersi professionalmente competente difendendosi personalmente da tutto un intero mondo che la pensava e la pensa  diversamente da lui. 


-Riassunto delle vicende 5 ( dai che siamo quasi alla fine, se volete saltate pure questo paragrafo ecc. ecc.): Si muove la stampa e pure l'enciclopedia Treccani. Quando una torma di persone fa casino sulla rete, la stampa in genere si interessa all'argomento quanto a una manifestazione non programmata in centro a Milano piena di fumogeni. Ma credo a mia memoria che sia davvero la prima volta che l'enciclopedia Treccani, stimolata da questo fracasso, interviene sull'uso di una parola in un cartone animato. È stata una cosa molto petalosa. La "recalcitranza" sopra citata, uno dei topoi per cui in rete si "sfotte" Cannarsi, è stata oggetto di analisi di una pagina dell'enciclopedia, che ha attestato essere un termine non di uso comune, comparendo solo nel dizionario dei sinonimi e contrari come sinonimo del già non usatissimo "ritrosia". Come a dire che è un termine che non sta nemmeno nel dizionario di base, alla faccia dell'adattamento all'italiano fluente. Non meno spigolosi sono quotidiani come La Stampa, con l'intervista a Mazzotta a inizio di questo post già richiamata. Mazzotta parla di mancanza totale di comunicazione con il Cannarsi, che nonostante i molti inviti non è mai arrivato in sala di doppiaggio a spiegare le sue scelte per orientare meglio i doppiatori, al punto che per recitare alcune battute nel modo più naturale si è andati a cercare il vecchio adattamento Dynamic Italia. Mazzotta parla pure di disperati tentativi di correggere in corsa l'adattamento in sala di doppiaggio, che paiono essere stati deliberatamente ostacolati dall'alto per accordi non specificati con Cannarsi. Ora che "il re è nudo", sembra che molti addetti ai lavori rimasti in silenzio per anni abbiamo trovato la forza di attaccarlo, dissociandosi tutti insieme, con forza, dal suo modo di lavorare. Se l'adattamento in Italia rimane un lavoro privo di limiti e troppe regole, sembra che questa faccenda, diventata "vox populi", abbia messo un paio di paletti su cosa l'adattamento "sarebbe meglio che non fosse". Almeno per la massa urlante (e pagante). 


- Riassunto delle vicende 6 ( ok, come sopra, leggete se volete, se già sapete saltate il paragrafo ecc. ecc.): Netfix ritira il prodotto, ora la shit-storm attacca Lucky Red per far riadattare tutte le opere Ghibli, ma sembra che i quattro sfigati che comprano Ghibli rimarranno tali. La tempesta è passata. Siamo all'epilogo, per ora. Abbastanza inaspettatamente, perché non ci sono davvero precedenti, Netfix ha ritirato l'adattamento di Cannarsi di Evangelion del 2019 e ha promesso quanto prima un lavoro più adeguato alle richieste dei fan. Lo ha fatto con una comunicazione non priva di ironia ma assolutamente decisa. Con la voglia espressa di far cadere del tutto quel brutto luogo comune che circola in ragione del quale Netfix lavorerebbe al risparmio senza tenere conto della qualità e soprattutto del feedback, del parere del suo pubblico. Un pubblico che Cannarsi, forse con troppa sicurezza di sé e del suo lavoro, ha sempre giudicato ininfluente dinnanzi alla sacralità dell'opera che lui doveva "rispettare con le sue forme grammaticali e culturali". Un pubblico verso il quale ha dimostrato poco amore, che fosse costituito da adulti come da bambini. Ma in fondo i sentimentalismi non rientrarono nella matematica grammaticale cannarsiana. Con Netfix che fa dietrofront e si scusa, speriamo che anche gli adattatori che imitano Cannarsi lavorando ai titoli di Makoto Shinkai la piantino. 
-Cosa ne penso io: Credo che l'ambiente degli appassionati di cartoni animati in Italia debba molto a personalità come Gualtiero Cannarsi. Personalità che nella maggioranza dei casi non ci sono e che se ci fossero saprebbero sempre alzare l'asticella dei dibattiti su qualcosa di più grande, in grado  di smuovere e catalizzare la cultura degli anime in Italia. Di fronte a un'attenzione dei media su questo argomento spesso deficitaria, distaccata, che punta gli occhi alla nicchia dei cultori di animazione giapponese scuotendo la testa, considerandoli strani, infantili, esterofili. Con le sue citazioni a Voltaire, con il suo latino e il suo ferreo stile di lavoro Cannarsi è uno straordinario artista e uomo di cultura, che opera in un settore in cui fino ad ora non costituisce reato fare arte come la fa lui. Inevitabile gli sta stretto il modo di pensare che l'adattatore debba essere "invisibile", che la cultura giapponese debba essere piallata, come tutte le altre culture del mondo, da un adattamento che guarda agli intrecci narrativi ma non al quotidiano specifico dell'essere nati e cresciuti in una certa nazione. Pur con tutti i suoi difetti, Cannarsi fa parlare di anime e ti spinge quasi con la forza a provare a fruirli in lingua originale, per farti ascoltare la musicalità dei dialoghi originali che lui ha scovato e ha cercato di riprodurre con strumenti grammaticali e logici complessi. Utilizzando l'italiano come un Jazzista. Titanico nell'affrontare i dibattiti al punto da stimolare anche chi la pensa diversamente a essere più preciso, pignolo e serio sul lavoro. Magari ogni tanto "blastando" con la retorica qualche malcapitato, per ricordargli quanto un lavoro apparentemente libero come quello dell'adattatore non debba essere un lavoro blando, molle, succube di scelte esterofile o della strada sempre più semplice  da percorrere del "piallare tutto".


Detto questo, ora che ho consumato i dvd e blu ray delle opere Ghibli adattate da Cannarsi, sarei felice di spendere di nuovo per un adattamento più standard degli stessi. Avrei davvero un punto di paragone, così potrei decidere io quale soluzione preferire. Magari usando l'adattamento più standard per capire al meglio l'adattamento grammaticale e "culturale" di Cannarsi. Soprattutto, con un adattamento standard, diciamolo a Lucky Red, so che il mio socio Gianluca riuscirebbe a portare i bambini delle elementari a vedere con la scuola Ponyo, Totoro e Laputa, magari anche Porco Rosso. Gemme ai bambini  precluse nella comprensione proprio dalla sovrastruttura concettuale di Cannarsi, ma che da quegli stessi bambini potrebbero essere scoperte, da adulti, anche comprendendo meglio il punto di vista di Cannarsi. 
Circa la volontà di Netfix di cancellare tutto, un adattamento per quanto contestato non andrebbe mai cancellato ma archiviato, tenuto da conto. Come tutti i libri che nascono per approfondimento di un opera. 
In ultimo confesso che mi ha fatto un po' paura questa gogna mediatica rivolta ad una persona che, pur fallibile, ci ha messo sempre la faccia per esprimere le sue convinzioni e professionalità. Anche se è una persona per me sincerante odiosa. La gogna ha agito in pochissimo tempo, è arrivata in altissimo (la Treccani!!) e alla fine ha piegato una multinazionale a fare, immagino, un grosso investimento per "scusarsi", al fine di avere al più presto un nuovo adattamento. In questo caso i motivi per lamentarsi c'erano ed erano ben documentati da siti che archiviano da oltre un ventennio materiale a riguardo. Ma che peso specifico hanno davvero avuto queste prove? Non sarebbe bastata  per avere lo stesso effetto oggi  una manciata di youtubers che fa le facce buffe e fa finta di vomitare alla parola "recalcitranza"? Quanto davvero hanno fatto le critiche di testa più di quelle di pancia? È davvero una vittoria "culturale"? Probabilmente qualcuno avrà visto in questo epilogo degli eventi come una vittoria dell'Italia più ignorante rispetto a quella acculturata. Ignoranti assecondati da un gigante dei media che bada al numero dei dislike più che alla qualità, perché in fondo è solo una "questione di soldi". Una risposta sul fatto che sia davvero così non ce l'ho, ma spero di non rivedere nell'immediato altre gogne mediatiche così chirurgiche, devastanti e di rapida esecuzione. Che abitiamo in Italia o in Giappone dovrebbe adattarsi allo stesso modo un concetto universale, l'autodeterminazione, che ci redarguisce dal non dimenticarci di essere tutti esseri umani rispettosi delle opinioni degli altri. Anche se Cannarsi per me se vuole davvero insegnarci qualcosa del Giappone potrebbe scrivere dei libri, magari di approfondimento ai cartoni che adatta. Come ai tempi delle storiche mini-enciclopedie di Evangelion. 
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