giovedì 13 dicembre 2018

Amici come prima: la nostra recensione



Cesare (Christian De Sica) è il direttore del Grand Hotel Colombo di Milano, conosce undici lingue e ha ai suoi piedi il mondo fino a quando, un brutto giorno, la proprietaria (Regina Orioli) lo convoca sul terrazzo dell'ultimo piano dell'albergo e lo licenzia. C'è di mezzo una fusione con i capitali cinesi, servono persone più giovani e dinamiche, grazie per il tuo impegno e tanti saluti. Cesare a casa tiene una moglie (Lunetta Savino) spendacciona, una suocera che ha voluto farsi il lifting da poco e un figlio giovane, rapper di belle speranze, con primo disco da produrre, minimo 30 mila euro con 10 da anticipare, con il singolo già pronto dal titolo "like me Silvia" (che sarebbe poi " like me Silvio", con la "o", in quanto lui è in realtà omosessuale ma teme che questo possa essere visto come uno stigma e canta canzoni dedicate a donne che non può amare... aspetto di trama che si poteva approfondire). Cesare sta in bolletta ed è senza lavoro, urge improvvisare qualcosa. La soluzione potrebbe essere il padre della proprietaria, il signor Massimo Colombo (Massimo Boldi), che cerca una badante e offre più di cinquemila euro al mese. In sedia a rotelle, sessuomane e amante delle eccentricità, il Colombo vuole però solo badanti donna. E così, controvoglia (ma si poteva e doveva approfondire) Cesare si traveste da donna, con un look e acconciatura a metà strada tra Crudelia, Paola Marella e Simona Ventura, si carica di seno finto prosperoso preso al pornoshop, scopre di camminare incredibilmente bene e con naturalezza nelle scarpe da donna (ma pure qui si doveva e poteva approfondire) e di proporsi come badante del Colombo.


Scorrono sulle note dell'amarcord gli 83 minuti della nuova pellicola cinepanettone, che riunisce dopo molti anni il duo comico Boldi - De Sica. La regia questa volta è di De Sica stesso e traspare evidente il lavoro di ri-armonizzazione dei tempi comici del duo, l'uso delle modalità migliori di "ricercarsi nelle battute" anche con l'uso dei più amati tormentoni. Il buon De Sica sfoggia il suo repertorio di "Aiutatemi!", "Ma questa è una cafonata!", "Questo strucco mi svacca", " Ettelevidallepalle!!!" mentre cavalca la sua ormai quarantennale versione di Tootsie di Dustin Hoffman. Boldi, con una parrucca in testa che lo fa assomigliare a Takeshi Kitano (oh, ma ci rendiamo conto del potenziale??? Gli vogliamo dare una pistola e un ruolo pulp da killer in un film noir a Boldi?) è un po' un bambinone stile l'Arturo di Dudley Moore e non rinuncia alla sua vena da autobiografia (ama i tamburelli) e alla sua cifra di comico lunare. In un primo frangente sembra che la coppia voglia mettere in scena la sua versione di Quasi Amici e una divertente e malinconica corsa in "semi go-kart" è forse il punto più riuscito del film. Manca forse il coraggio di far piangere, cosa che riesce nelle commedie francesi e si arranca invece a inserire, come in passato, nelle commedie italiane. E qui Neri Parenti mi bacchetterebbe, perché Amici come Prima è come genere, come tutti i cinepanettoni, una farsetta, un componimento leggero da "dopo pranzo di famiglia" fatto per scacciare le malinconie in modo leggero. Però buoni spunti per approfondire i personaggi in chiave non solo macchiettista qui ci sono, seppur tra le righe, e forse un pochino di più doveva e poteva emergere circa il loro rapporto, anche con un paio di minuti di film in più. Quindi "se fosse stato una commedia francese" il tema della solitudine di entrambi i personaggi principali sarebbe emerso ed esploso con la "svolta", che avviene quasi a fine film come presupposto narrativo (e Boldi poteva diventare "matto" dopo quella svolta, acquisendo più spessore). "Se fosse stato una commedia francese" si sarebbe indagato di più sulla naturalezza di De Sica di indossare abiti femminili, sulla relazione non idilliaca con la moglie, sull'accettazione senza riserve della natura del figlio. Però questo non è farsa ma commedia, toccare certi temi fa sì che le maschere diventino troppo diverse rispetto a quanto ce le immagineremmo, perché così ce le siamo immaginate da anni. Anche se, prive della carica sovversiva e scorretta di un tempo (ma quanto erano cattivi i personaggi alla "trivellone?"), prive della gioiosa sessualità che strabordava dai primi film della coppia (perché qui non c'è come ai tempi d'oro una Emanuela Foliero nuda coperta solo di bolle nella vasca da bagno? Che fine hanno fatto le donne nude?), prive del pantheon surreale di personaggi di supporto anarchicamente irresistibili e scureggioni (Casagrande non regge il confronto con i qui dolosamente assenti Enzo Salvi, Biagio Izzo, Ceccherini, i fichi d'india), le maschere storiche di De Sica e Boldi qui sono troppo depotenziate per far deflagrare la risata, ma al contempo troppo trattenute per far evolvere il film in una commedia alla francese. Obiettivo raggiungibile con poco sforzo e che avrebbe elevato il film su un altro piano rispetto agli altri, proponendosi come qualcosa di diverso! 
Insomma. Mi avete tolto le parti scoreggione e con queste se ne sono andati i momenti più gioiosamente matti della farsetta (a parte la classica, immancabile scena del "cambio d'abiti), ed è un peccato mortale. Mi avete tolto la "leggerezza" della figura femminile, anche di stampo erotico, per offrire alle donne dinamiche tragiche e non comiche. Regina Orioli e Lunetta Savino hanno personaggi costruiti in modo così razionale e credibile che sembrano davvero uscite da una commedia alla francese e non da una farsa. Si sente l'assenza ad alleggerire i toni una figura femminile più sbarazzina e stralunata come poteva essere stata in anni passati la Del Bufalo, la Francini o la Chillemi (c'è solo la macchietta sottosfruttata della zia col botox). Oppure la trama poteva rendersi più sfaccettata scegliendo di percorre un paio di vie. Da un lato (perché no?) si poteva ragionare su una "Drag queen" (nel film a un certo punto compaiono pure a un tavolo due possibili drag queen...) che avrebbe potuto insegnare a De Sica a muoversi sui tacchi (sarebbe stato interessante in questa ottica un trainer, se non si voleva prendere di petto lo spinoso argomento della sessualità)... ma poco altro, perché il personaggio di De Sica qui è quasi un santo, ben lontano dalle sue maschere più irriverenti, dotato di un certo realismo. 
Tirando le somme. La coppia si è riformata e come prima uscita ha scelto il terreno sicuro della Greatest Hits/Revival. Se lo hanno fatto i Litfiba, pure qui non ho di massima nulla in contrario e i fan della coppia gradiranno. Se non che, piccolo rimpianto, il film sembra sfiorare/volgere a/propendere verso, senza avere però la volontà di cogliere davvero, una dimensione nuova e che poteva dare nuova prospettiva  al "cinema panettonaro": perché  a questo punto, tolto l'umorismo più ruspante e la sensualità più esibita, costruiti alcuni personaggi pure realistici e con "i piedi per terra", la commedia sofisticata non sembra poi una meta così distante.  
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