martedì 24 aprile 2018

Hostiles - la nostra recensione!



Anno 1892. Il selvaggio West per ordini dall'alto non deve essere percepito più come così "selvaggio". Urge una "operazione simpatia" per raffreddare gli animi e godere della nuova e più grande scoperta del secolo, la ferrovia che presto (giusto una quarantina d'anni) porterà tutta l'America a Disneyland. E poi chi se lo ricorda più il motivo per cui gli indiani si picchiavano a morte con i coloni, è storia vecchia, parola d'ordine: distensione. Con questo diabolico piano ordito dai pr del nuovo presidente eletto, un omone pacioso e con la faccia un po' da scemo va a Fort Berringer, nel New Mexico, dove i rapporti tra nuovi coloni e indiani sono ancora amabili come le relazioni umane descritte in film tipo Non aprite quella porta. L'ormone parla con chi comanda e sulla porta dell'ufficio del capo compare il Christian Bale più allucinato degli ultimi dieci anni, la versione incazzata del personaggio che interpretava ne L'uomo senza sonno. Si chiama Joseph Blocker ed è un eroe di guerra ora ritiratosi a vita più tranquilla. Fa il carceriere a Fort Berringer per la gioia di sputare tutti i giorni in faccia ai criminali indiani catturati, da lui stesso raccolti in raid che descrive ancora come spaventosi bagni di sangue modello Starship Troopers. La circolare della operazione simpatia un po' lo spiazza. Gli si chiede di accompagnare a casa il detenuto Falco Giallo (Wes Studi) capo dei Cheyenne del Nord, perché gravemente malato possa ricongiungersi con la sua famiglia nella Valle dell'Orso, in Montana. A piedi. Senza i treni che saranno pronti per portare a Disneyworld. Senza Google Maps o Tripadvisor ad aiutare, in quello che ufficialmente è ora il "molto più civilizzato West". La circolare dell'operazione simpatia intanto non deve essere arrivata nemmeno nelle zone limitrofe a Fort Bennings, dove una allegra e gioiosa madre di famiglia coloniale (Rosamund Pike) si vede sterminare, scalpare e stuprare il nucleo familiare da una masnada di indiani pazzi - assassini. Quando l'ancora più depresso Bale raggiunge quelli che sono i cocci della casetta felice della Pike, con Coso Giallo, la sua famiglia e un piccolo drappello armato male per farsi la traversata più assurda del mondo, la donna è già fuori di testa come la Samara di The Ring (e da Gone Girl in poi sappiamo quanto alla Pike riesca bene la parte della matta). Così la donna che, rimasta sola al mondo, continua ossessivamente a cullare il cadavere del suo bimbo più piccolo e presto svilupperà una passione morbosa per l'uso delle armi da fuoco pesanti, si unisce al simpatico corteo diretto alla Valle dell'Orso. Tra indiani cattivi cattivi pieni di scalpi e piume, tra proprietari terrieri già pronti a conservare libere le terre appena conquistate a colpi di fucile, tra soldati scoppiati come Rambo e reclute troppo zelanti ricoperti di sporco e piombo, tra indiani/scarcerati con famiglia a carico taciturni e fieri come vulcaniani muniti di pigiami e treccine, in compagnia di una donna attraente seppure evidentemente pazza, Blocker dovrà cercare di portare a casa la missione ingrata. Ma forse troverà un alleato proprio in Falco Giallo. Perché Wes Studi passano gli anni ma rimane un figo assoluto e il suo vecchio generale pelle rossa ammazza-cowboy forse non è così distante dall'onore e gli oneri che il povero Blocker deve portarsi dietro controvoglia. 
Seguiranno tante sparatorie, scene piuttosto cruente e non adatte a un pubblico di minori, arriverà a un certo punto Ben Foster in un ruolo niente male, a seguire molto dramma (esistenziale quanto relazionale)  e poco eroismo, nel perfetto western crepuscolare del 2018. 
Hostiles è crudo, è cattivo quasi al punto da sembrare un Horror, è "irrisolto" anche se non riesce ad essere in fondo del tutto cinico. È una bella prova di attori, le location scelte sono molto suggestive e magnificamente fotografate da Masanobu Takayanagi, le musiche di Max Richter sono evocative, ma lasciano ampio spazio ai desolanti e inquietanti, quasi mistici, rumori di una terra del passato crudele quanto e selvaggia. 
Il regista e sceneggiatore Scott Cooper, che ho amato tantissimo in Crazy Heart, riprende qua gran parte della ciurma del suo Il fuoco della vendetta (Out of furnace) e adatta un romanzo di Donald E.Stewart (che ha scritto sceneggiature per Caccia a Ottobre Rosso, Missing, Giochi di Potere) davvero "scomodo" e cattivo come un pugno nello stomaco. Tra le pianure e gli infiniti paesaggi del sogno americano, ma  più sinistri del solito "pacchetto fordiano", i personaggi si muovono con passo insicuro e un codice morale sempre più appannato e nichilista verso un epilogo autodistruttivo al quale arrivano nudi, spogliati dei sogni di un raggiante futuro, destinati a una segregazione intergenerazionale, privi di qualsiasi fiducia verso il prossimo. Per Scott, un piccolo omino cicciotto armato di fucile che spara a chiunque (amico o nemico) urlando "fuori dalla mia terra" (e ricorda tantissimo il Boss Hogg della serie Hazzard) diventerà  un po' il simbolo del modo in cui andrà a finire la grande guerra senza quartiere tra indiani e cowboy. Il "mostro di fine livello" più atipico di sempre nella storia di tutte le grandi epopee western. Non vi dico altro. Cercatelo e godetevelo. Preparatevi però un po' alla sua brutalità, perché non è decisamente un film per tutti. 
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