martedì 4 novembre 2014

Highway to hell - da Boosta dei Subsonica e dall'Italian Job, un nuovo interessante horror a fumetti


In edicola a volte capitano della cose pazzesche ma pubblicizzate così male che è possibile perdersele senza nemmeno accorgersene, tanto sono distribuite in poche copie, quanto si confondono con il nuovo numero speciale sui Guardiani della Galassia (cosa che un tempo non succedeva mai, potenza di Hollywood). Una di queste perle è Highway to Hell, nuovo esperimento Panini Comics che sposa le sette note con le tavole a fumetti, affidandosi al talento dei più bravi musicisti e dei migliori disegnatori italiani. Perché se Ligabue e Zampaglione sono riusciti a essere anche dei bravi registi, potrebbero benissimo fare anche magnifici fumetti. Abbiamo apprezzato sotto etichetta Panini il lavoro degli italiani Pezzati, Vasco Rossi e Ligabue, ma pure il fumetto Orchid di Tom Morello. Ora è il turno dei Subsonica. Nello specifico di Davide "Boosta" Di Leo, che ha anche il bel pallino della scrittura di genere.


America, giorni nostri ma con il sapore retrò anni '60 - '70 offerto dai paesaggi ed economia della grande America rurale, tra il Maine e il Massachussetts. Un ambientino tipo Devil's Reject di Rob Zombie per intenderci. Sulla Route 5 avvengono strani e inquietanti omicidi, al punto che l'FBI ha mandato una coppia di supersbirri a indagare. Uno si chiama Jayesh Mirchandani, è un tipo calmo e compassato, distinto e con una faccia, un turbante e un barbone che pare il capitano Nemo di 20.000 leghe sotto i mari. L'altro, Isaac Brew, è uguale a Nick Nolte in 24 ore, alcolismo e basettoni compresi. Il dinamico duo X-files wannabe batterà la provincia americana imbruttita, tra feticismo del bolide vintage (vedi tipo la scena del garage di Halloween di Rob Zombie) cafoni che si fanno la meth in casa  e classici sceriffi incapaci appesantiti con cappello da cowboy di ordinanza e ciambella glassata sempre in mano (Vedi La casa dei mille corpi di Rob Zombie, ma ci sono miliardi di esempi analoghi nel cinema di genere), fino a che troveranno una lunga e inquietante pista, che punta dritto a un possibile serial killer del tipo schizzato forte, magari satanico (genere Le Streghe di Salem di Rob Zombie, per dirne uno). Ma i due federali non sono i soli alla caccia di qualcuno, lungo la Route 5. Una ragazzina dai capelli rossi e dalla maglietta rossa a righe stile Freddie Krueger va in giro su un carro attrezzi corazzato insieme a un curioso bestione redneck. Uno che ama costruisi armature medioevali (alla Ned Kelly o Otis di La casa del Diavolo, se preferite) e portare all'occorrenza una speciale chiave inglese, smussata nel manico a spadone. 


Vabbeh, Boosta dei Subsonica, dal cui racconto breve questo Highway to Hell, di reminiscenza AC/DC,  è partito, conosciamoci un po'. Ti piace l'Horror con la "H" maiuscola e hai qui omaggiato (non so se direttamente tu o il tuo collega Gishler... in ogni caso quanto segue è dedicato a uno di voi due o entrambi) il più grande regista horror contemporaneo del sottogenere "sporco-cattivo-anni-settanta. Non scomodiamo però Carpenter o Hooper o dialoghi da Tarantino, per ricerca qui (ma pure il tuo staff direi) hai visto due film in croce, entrambi di Rob Zombie e testi e tavole, fotografia e parolacce comprese, lo urlano. Ma Zombie è un mito e hai fatto bene, anche perché di suo produce pochissimo (con una moglie arrapante del genere anch'io produrrei pochissimo) e noi non ne abbiamo mai abbastanza. E magari a essere cattivo cattivo posso pure pensare che segui Hack/ Slash di Seeley, ma seguire Hack/ Slash è cosa buona e giusta e io sono un animale a non averci ancora dedicato un post serio in merito. Pertanto il tuo lavoro mi è piacito. Parecchio. Scrivi bello serrato, grazie anche al fatto che credi nell'impatto del parlare sporco per ritmare i dialoghi, cosa snobbata dai più scarsi. Ottimo senso della regia e allestisci splendidi, estatici, momenti di attesa seguiti da convulsa azione adrenalinica. Questi sì, che richiamano Carpenter. Bravo(i).
Ma quelli che davvero elevano l'opera a imperdibile sono i disegnatori e coloristi.
Highway to hell è un fumetto che fa dell'estetica il suo massimo centro di interesse. Un maxi giocattolone colorato che se amate il genere horror e la musica metal non potrete che amare.
I disegni di Burchelli (che amo da quando l'ho scovato su Dylan Dog), impreziositi dalle matite di Luca Saponti, sono magnifici, morbidi e pieni di dettagli, tanto sui soggetti che sugli sfondi, dinamici, angoscianti e all'occorrenza sgradevoli, titanici, davvero "potenti". Le tavole hanno una forte presa cinematografica, tutto sembra "girato" in cinemascope. Le copertine di Mattina e le sue eteree tavole, riservate ai "flashback" del racconto, sono immense. La copertina del numero 1 vende da sola l'albo a chi per caso vi si avvicina e non sfigurerebbe sul cd di un gruppo hard-gothic-metal. Ma pure sulla cover di un ipotetico Dark Soul ambientato ai giorni nostri. Pazzesca nel suo essere tanto sporca e derelitta nel soggetto, quanto epica e al contempo horrorifica, grazie a un sapiente uso dei riflessi rossi di una insegna al neon, che debolmente brilla nel buio della notte donando luce all'elmo metallico dell'eroe-slasher protagonista.


Peccato che la scan che ho trovato non renda davvero giustizia, dovreste vederla dal vivo è così figa che ne vorrei un poster gigante sul muro. E quando le purtroppo poche pagine, improntate sul canone americano dei comics,  finiscono, il numero si arricchisce di editoriali e di una bella postfazione di Diego Malara. Questa è la prima proprietà intellettuale propria del gruppo di disegnatori romani che vanno sotto il nome di "Italian Job", gente che non a caso si è fatta le ossa in Marvel, Dc e Vertigo e ora "riporta in casa" il loro talento. Il fumetto sarà in quattro volumi, con cadenza mensile e perderlo sarebbe un delitto, cercatelo in edicola o presso la fumetteria. Il formato è il classico Panini per i comics da edicola, ma l'opera meriterebbe un bel brussolato lusso a saga conclusa. Io lo riprenderei più che volentieri. 
Il lavoro è iniziato da un paio d'anni e va alla grande. I fortunelli che sono stati ad aprile alla più grande mostra dei fumetti di Napoli hanno potuto godere di un numero zero di 16 pagine. Beati loro. Non possiamo che augurare a questo fumetto una bella vita editoriale, nella speranza che le buonissime impressioni iniziali vengano confermate dai prossimi numeri e che il divertimento nella lettura non arrivi mai a mancare.
Davvero buono.
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