venerdì 14 novembre 2014

Le Storie vol.26: Il Tesoro di Bisanzio - Testi: Marzano; Disegni: Lorusso



1453. Bisanzio sta cadendo. Le mura dell'ultima capitale rimasta del Regno Romano d'Oriente si stanno piegando al cannoneggiamento turco ed è ormai prossima l'avanzata dell'esercito del sultano Mehemet Secondo. I soldati coprono le falle, sconfiggono gli assalitori e ricostruiscono di continuo le barriere, ma ormai la situazione è compromessa, il nemico soverchiante, la fine vicina. Ma c'è qualcosa che deve sopravvivere di Bisanzio, anche a costo di dover sacrificare tutto, compresa la vita dell'imperatore. Un tesoro misterioso, celato in una cassa. Non può rimanere nelle mani degli invasori, la posta in gioco è troppo alta. Il cavaliere di ventura Guglielmo Marcer da Venezia viene scelto per la difesa e salvaguardia di questo scrigno. Dovrà affrontare un lungo viaggio in territorio ostile, da Bisanzio arrivare nella Grecia settentrionale e da lì fino a Corfù, dove un'imbarcazione arriverà in soccorso e portare la cassa fino a Venezia, dove il Doge se ne farà carico.  La missione è così importante che per scortare Guglielmo viene incaricata nientemeno che la Guardia Variaga, le guardie personali dell'imperatore che dovrà rinunciare alla sua protezione pur di adempiere la missione. A guidare il manipolo lungo il viaggio, una guida misteriosa, ma esperta.  Riuscirà la spedizione ad arrivare a destinazione senza che i turchi possano accorgersi di questo piano?
Con il numero 26 della collana, Le Storie affrontano per la prima volta le guerre contro i Turchi, in una ricostruzione storica puntuale, meticolosa e interessante per la dovizia di termini squisitamente tecnici, opera di un Giancarlo Marzano (autore di Dylan Dog) particolarmente in forma. Il racconto, dopo avere ben reso il clima di tensione all'interno di Bisanzio, si concentra nella descrizione del lungo viaggio della spedizione variaga verso Corfù, nel più classico stile dei war movie ben declinato nella narrativa di Manfredi. Il tutto viene poi ammantato di un'autentica aura epica, non dissimile a quella che si respirava  nel film King Arthur di Fuqua. Grazie ai puntuali accenni di Marzano veniamo così a conoscere attraverso una storia di fantasia vita, tradizioni e onore di un manipolo di soldati storicamente esistito, rappresentato da un cast di personaggi che riesce a sfuggire ai classici stereotipi del genere, risultando variegato, fresco, interessante. Al centro dell'azione viene designato "l'estraneo", il cavaliere di ventura Guglielmo Marcer, che dovrà dimostrare al gruppo di non essere solo un mercenario e un mercante, ma un uomo degno d'onore. A capo del gruppo dei soldati, a loro volta "calpestati nell'onore" per non aver potuto difendere il loro sovrano, vi è Harald, un gigante che pare indistruttibile, letale con la sua ascia, brusco nelle parole.  Incarna una vita fatta di onore, coraggio e tradizioni antiche, che fanno addirittura riferimento al culto delle divinità nordiche. Guida i suoi uomini con pigio del kamikaze ed è il personaggio che più rimane impresso alla fine della lettura. Il resto del gruppo è numeroso ma ben gestito. Il racconto permette lo sviluppo di molti personaggi con brevi accenni. Rimandando agli stilemi del war movie non manca il cecchino, l'assassino silenzioso, quello chiacchierone e un po' bifolco, il suicida, ma, come detto, nell'insieme la compagnie funziona, l'ingranaggio narrativo è solido e questo avviene anche grazie al modo concitato con cui si susseguono le scene. Una lettura divertente.

Giovanni Lorusso con i suoi disegni fa qui l'ingresso in casa Bonelli  e lo fa alla grande. Mi pare che sia lo stesso Lorusso delle Guerre degli orchi, una serie BD scritta da Peru, ma non vorrei dire eresie. Una stupenda cura nei volti, tutti distinguibilissimi, infiniti dettagli per gli abiti, le armi, un grande senso dell'azione e meravigliosi paesaggi. Scene che traboccano un numero infinito di personaggi. Il suo lavoro è davvero favoloso, privo di falle, maniacale nel voler scandire foglia per foglia la vegetazione di un bosco, dirompente nelle scene d'azione più vivide, sanguigne, dove gioca con lo splatter più esagerato ed epico. Fioccano teste mozzate e crani esplosi da frecce come nei migliori slasher, con schizzi di sangue ovunque. La crudezza della guerra è resa alla perfezione quanto le budella esposte nell'incipit di Salvate il soldato Ryan. Siamo già in attesa di visionare i prossimi lavori di Lorusso, ci ha colpito moltissimo e può davvero diventare un autore gigantesco. Se è lo stesso che ha lavorato con Peru significa che i francesi lo hanno già adocchiato e che apprezzano la sua inclinazione alle ambientazioni heroic-fantasy. Io su Dragonero ce lo vedrei benissimo, ma può per me fare tutto quello che vuole e mi piacerebbe vederlo cimentarsi pure sulla fantascienza.
Dopo il numero 25, non strepitoso, un numero 26 davvero bello per la collana antologica Bonelli.
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