martedì 27 maggio 2014

X-Men: Giorni di un futuro passato - la nostra recensione


Sinossi: Futuro: Le armi anti-mutanti conosciute come "sentinelle" sono riuscite a sterminare quasi tutti i mutanti oltre a buona parte della razza umana. Come diceva una classica massima borg "la resistenza è inutile". L'unica via d'uscita è tornare indietro nel tempo, al momento in cui l'umanità decise di costruire questi strumenti mortali, per impedirne la creazione. Una finestra temporale che riporta a un preciso momento degli anni '70, nel quale Nixon è presidente e in cui un giovane Professor X (McHavoy) sembra essersi perso in un vortice di frustrazioni e antidolorifici. Mentre nel frattempo Magneto (Fassbender) si trova fuori gioco e Raven (Lawrence) sta iniziando ad appassionarsi troppo al suo lato oscuro. Per tornare indetro nel tempo a livello subconscio "riabitando il corpo di se stessi 50 anni prima" viene scelto il guerriero X-men per eccellenza, l'artigliato Wolverine.
Subito al sodo: Il nuovo film di Bryan Singer è bello, funziona, ricuce con grande attenzione ed entusiasmo tutte le vicende passate dei film degli X-Men e spin - off vari e arriva a rilanciare appieno il brand, già proiettato al prossimo capitolo schedulato 2016. La dimostrazione che quando il materiale di base è tanto buono, un titolo messo forse prematuramente in soffitta ha tutta la capacità di rinascere e riattirare a sé tanto i fan che mai lo hanno dimenticato quanto nuove leve. La conferma che prima del cosiddetto "universo coeso marvel vendicativo" già l'universo X-Men c'era ed era ben formato. Serviva la spinta giusta (l'episodio X-Men - l'inizio) ed eccoci di nuovo a bordo, a sostenere tronfiamente quanto gli X-Men, la cosa più "strana e piagnona" di casa Marvel, non risente di nessun complesso di inferiorità rispetto a saghe più alla moda. E questo per una intelligente e vincente formula che si perpetra da 15 anni: ottimi attori, ottime trame aderenti al fumetto originale, una visione del pubblico pagante non nerd-centrica ma che attira a sé le persone più disparate. Un universo che puntata dopo puntata si arricchisce di più attori e di più suggestioni, migliori effetti e trame più elaborate ma mai troppo intricate a dipingere un unico scenario. Probabilmente tutto questo non lo avremmo avuto se non fosse stato anche per le decine di migliaia di fan che hanno creduto da subito nelle chiappe sode di Hugh Jackman, appassionate che hanno invaso le sale di tutto il mondo, da anni, con una costanza che nessun nerd potrà mai equiparare.

A nome di tutti i lettori e fan degli X-Men, grazie, natiche di Hugh Jackman. L'80% della riuscita del brand è vostra.


Con più parole: C'è stato un tempo in cui realizzare un film sui supereroi non era poi una cosa tanto scontata. Gli effetti speciali non avevano ancora fatto il balzo tecnologico per permettere la perfetta riproduzione di tizi che volavano, si teletrasportavano, spostavano roba, si trasformavano in altra gente. Si riusciva se mai a dare il giusto look o a far fare al super-personaggio almeno una di queste super cose ma fatta bene. Si viveva di atmosfera e kung-fu per i combattimenti. Poi è arrivato il primo grande film di nuova generazione, Matrix. Sì, sì, continuate a pensare che Matrix non sia stato un cinecomic... chiamatelo pure "cinemanga" ma la sostanza non cambia. Da un certo punto i mezzi per realizzare cose complesse iniziarono a farsi vedere. Anche se costavano uno sproposito e George Lucas in genere non concedeva grossi sconti. In quei temi, e siamo nel 2000 a essere pignoli, Bryan Singer, regista giovane ma che nel 1995 aveva già centrato un capolavoro con "I soliti Sospetti", viene messo dalla 20th century Fox al comando di una pellicola sugli X-Men. E siccome i super non tiravano una fava, il budget a disposizione era buono ma non fantasmagorico. Il nostro, perché era ed è tuttora un grande, fece di necessità virtù e arruolò un cast stellare ma ancora non così stellare e una sceneggiatura perfetta. Patrick Stewart, amatissimo capitano Picard della Next Generation di Star Trek, era perfetto sul Dottor X. L'attore shakespeariano Ian McKellen, già diretto de Singer ne l'Allievo e noto per una visione in salsa hitleriana del Riccardo III, perfetto su Magneto. Hugh Jackman, australiano di belle speranze troppo alto e troppo figo per essere Wolverine, ma decretato da subito per il fandom femminile perfetto nel suo fisico asciutto e chiappe di marmo, peraltro ostentate a mo' di marchio di fabbrica in quante più occasioni possibile. Il resto del cast accontenta più o meno tutti. Tanto i maschietti,  presentando le bellissime Rebecca Romijn, Halle Barry, Framke Janssen e la brava Anna Paquin. Quanto le femminucce, grazie al già citato e testosteronico Jackman, al beniamino delle teenager Ashmore e al simpatico (e un po' cagacazzo) Marsden. Buon ritmo, una trama veloce, drammatica e divertente al contempo, un considerevole numero di giovani attori e attrici facevano sorvolare magari sul fatto di fondo, ossia che in un normale numero del fumetto degli X-men ci sono scontri tra decine di mutanti, mentre qui la messa in scena è decisamente più contenuta. A questo si aggiungeva pure la spada di Damocle del produttore Fox che non amava vedere robottoni dei suoi film, e quindi addio Sentinelle. Ma chissene, il film viene così bello, incassa così tanto, che si chiede a Singer un numero 2. Ma siccome i tempi per i super-movie non sono ancora maturi, il budget rimane ancora bassino.  Siamo nel 2003 e nonostante il film sia fico come e quanto il primo, gli effetti ancora più belli e le chiappa di Jackman sempre sode, la sensazione che gli X-men siano sempre in due gatti invece che un esercito pesa. Il successo viene confermato, ma Singer, forse un po' depresso passa al lato produttivo del progetto, e diviene nel contempo produttore di quel best seller televisivo noto come Dr. House. Siamo nel 2006 e Singer scazza. Passa a dirigere Superman Returns lasciando "X-Men conflitto finale" nelle mani di Brett Ratner, il tizio di "Rush Hour" con Jackie Chan, serie di film universalmente riconosciuti come merda e regista del patetico "Family Man" con Nicholas Cage. Il film non viene così brutto come si pensava, anzi è pure ben fatto e con effetti decisamente fighi, ma trasuda autodistruzione da tutte le parti e disintegra (letteralmente!) gran parte del cast. Questo X-Men tre è definitivo, tombale. Fine trilogia. Di contro anche "Superman Returns" non convince, pur essendo anch'esso tutt'altro che un brutto film. Ma gli X-men fan sono ancora lì, vogliono ancora una porzione di quel mondo, ci credono. Vengono nuovamente invocate le chiappe sode di Hugh Jackman ed ecco che nel 2009 "Wolverine - le origini", pur essendo un filmetto bruttarello e buttato lì, roba degna di Steven Seagal, ma tuttavia simpatico, vende. E vende così bene che "X-Men First class" (O X men l'inizio), che tratta della prima squadra di mutanti viene messo in cantiere. Un regista promettente, quello di Kick Ass, Vaughn, nuovi e bravi attori, anni '70 con musiche a tema, bella sceneggiatura, un paio di soldini più del solito. Gli X-men come collettivo, anno domini 2011,  rinascono e vendono altrettanto bene nonostante Jackman vi compaia solo per pochi secondi (ma alle fan basta, probabilmente... forse in Pacific Rim dovevano mettere di sorpresa le chiappe di Jackman, e ora si parlerebbe più concretamente di sequel... la butto lì...). Certo a portare arrapate fan al cinema ci hanno messo un altro figo, Fassbender, e l'ormone fa sempre cassa. Ma pure il sempreverde Jackman con il nuovo titolo della saga mutante in solitaria Wolverine - L'immortale, quasi sulla stessa linea del primo, forse un pelo più divertente ma non troppo, nel 2013 vende! Insomma i presupposti per il ritorno di Singer ci sono ed ecco che questo film prende forma. Ecco che noi pure ce ne interessiamo e fin dall'inizio, dal titolo, facciamo elucubrazioni sul nostro blogghino. E ci abbiamo sempre preso. Anche perchè alla Fox hanno cambiato idea sui robottoni e la voglia di bissare il successo degli Avengers c'è, ed è forte. Ed ecco quindi quello che doveva essere fin dall'inizio ma ora si può fare, merito delle fan, merito degli effetti speciali moderni, merito di grandi attori e ottime sceneggiature. Un X-Men ad altissimo Budget si può fare e lo fanno. I capitoli passati e presenti entrano in risonanza,  praticamente tutto il cast di tutti i film degli X-Men viene richiamato (anche se mancano un paio di miei preferiti, sob), la storia giusta per rendere plausibile il tutto, che esiste ed è nota e amata, viene trovata e ricucita per il cinema, Tutti felici e contenti quindi.
Il più grande attore del momento, poche storie
Ma le novità? Area per gli incontentabili: Peter Dinklage ed Evan Peters. Se amate le serie tv fantasy e horror conoscerete sicuramente "The Game of Throne" e "American Horror Story". Quindi saranno per voi volti noti. Se non conoscete queste serie, vi invito ad andare a recuperarle, anche perché sono autentiche fucine di talenti.  Quando comparve per la prima volta in rete il nome di Dinklage, tutti erroneamente pensarono che fosse stato scelto per impersonare un personaggio di bassa statura, che effettivamente esiste nell'universo degli X-Men. Ma Dinklage è stato scelto da Singer in quanto grandissimo attore e il suo ruolo è quello del dr. Bolivar Trask, uno degli storici grandi nemici degli X-men, l'uomo dietro al progetto "Sentinelle". Un genio con a cuore la sopravvivenza della razza umana, spaventato a ragione da tizi come Magneto che incarnano al massimo il superomismo. Certo non è una persona aperta al dialogo ma Dinklage ne sottolinea l'animo curioso, il senso di responsabilità e quella goccia di pazzia in più prerogativa dei geni. Un cattivo che no si riesce ad odiare del tutto.

Pietro e Wanda Maximov, foto di natale...
Evan Peters introduce il velocista Quicksilver, al secolo Pietro Maximov, al secolo figlio di "tu sai chi" anche se nel film la cosa viene liquidata con un serafico: "la mamma mi ha detto che anche mio padre era un mutante, ma non l'ho mai conosciuto". Evan da vita a quella che è senza dubbio una delle migliori interpretazioni di Quicksilver degli ultimi anni, un Quicksilver carico di stimoli adolescenziali e a cui si può volere bene. Pietro è veloce, spiritoso, un po' con il complesso di onnipotenza che il suo potere bene fa figurare, ma soprattutto un personaggio godibile. Aver così abilmente glissato sul padre e sulla sua ossessione per la sorella ha giovato, ha fatto riemergere la simpatia del personaggio. Le scene che lo riguardano sono senza mezzi termini le più belle del film. Leggere, piene di dettagli, realizzate con stile. Un personaggio di cui vogliamo ancora sentire parlare, di sicuro.
Nello scenario futuro compaiono un sacco di nuovi personaggi, ma lascio a voi la voglia di scoprirli. Sappiate però che le scene che riguardano i loro combattimenti a squadra sono davvero belle, ben realizzate, dinamiche e un autentico sfoggio dei migliori effetti speciali di sempre. Sono altresì scene incredibilmente crude, spietate, disperate, battaglie il cui esito finale è spesso drammatico. Ma danno la giusta colorazione al tutto, divertono e appassionano facendo intuire qualcosa di ancora più estremo per il prossimo capitolo del brand ora in cantiere.
Le sentinelle sono venute particolarmente bene. Sono grosse, inquietanti, aliene e inesorabili nella loro volontà omicida.Tra tutti i mutanti svettano come sempre per onnipotenza il Porfessor X e Magneto, ma tutto il cast ha tempo e modo di mettersi in mostra. McKellen e Stewart si contendono con la coppia McAvoy-Fassbender la palma dei migliori, non solo per l'azione ma anche per i dialoghi, ma il grande collante rimane lui, Jackman, che nuovamente in questa pellicola mostra fiero le chiappe sode in un bel nudo integrale da far rizzare tutta la platea femminile in sala. Jackman è un grandissimo soldato, è l'uomo di spogliatoio fidato su cui fare sempre e comunque affidamento, una garanzia. Anche la Lawrence fa uno splendido lavoro, ma forse avremmo voluta vederla maggiormente su schermo.
Titoli di coda: Tutto il cast svolge un lavoro di squadra sentito, ottimale, senza sbavature. Tutti gli attori coinvolti nella pellicola dimostrano appartenenza e dedizione ai ruoli e fa piacere vedere tante persone che compaiono magari solo per pochi secondi pur di salutare il loro pubblico, pur di rendere grande la pellicola e ancora più amata la saga. Anche ad una lettura più critica non ci sono buchi di trama dal primo X-men a oggi e credo saranno in molti quelli che arrivati a casa avranno la voglia di riprendere in mano le vecchie pellicole per godere di come tutto fili e si integri alla perfezione.  Buona visione a tutti. E rimanete dopo i titoli di coda per il primo sguardo alla nuova pellicola. Certo che circolando da un sacco il titolo della suddetta il contenuto di questo extra non vi stupirà per la sorpera, quanto per la pazzesca presenza di effetti speciali. Se gli Avengers avranno il loro da fare per le future pellicole, anche i mutanti se la vedranno con quello che è decisamente un peso massimo. 
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