sabato 6 aprile 2013

Kiki Consegne a domicilio



Kiki ha 13 anni e come tradizione vuole per ogni strega apprendista deve vivere un anno da sola lontano da casa. La meta è la città portuale di Koriko dove trova impiego come corriere per un panifico: grazie all'abilità di volare su una scopa, Kiki può permettersi di prescindere dal traffico e effettuare consegne con rapidità fulminea! A Koriko però Kiki non è la sola a volare. Ci prova anche Tombo (un nome che non promette un lungo destino...), costruttore e pilota fai da te di veicoli più o meno volanti. L'incontro con Tombo e gli abitanti di Koriko è occasione di crescita per Kiki, ma i troppi cambiamenti al contempo la mettono anche in crisi, al punto da non riuscire più a comprendere le parole del suo gatto-famiglio e ad iniziare progressivamente a perdere i suoi poteri. Forse a Kiki manca solo un po' di fiducia in se stessa. 
Tratto da un racconto del 1985 di Eiko Kadono, Kiki è una favola per grandi e piccini che affronta da vicino uno dei temi più cari a Miyazaki: il volo e la libertà che ne consegue. Koriko è la classica cittadina-idillio ghibliana, in bilico tra passato e futuro, steampunk, con dirigibili a solcare i cieli di strade pavimentate con mattoncini in pietra, tanto verde e acqua ovunque. La storia scorre tranquilla come una ninna nanna, non ci sono particolare momenti di tensione e la visione regala il classico sorriso ebete di compiacimento agli spettatori. Tutto è misurato, tutto è perfettamente inserito. La pellicola ha i suoi anni ma non lo dà minimamente a vedere, elargendo una opulenta ricchezza di dettaglio in combinazione con una colonna sonora appropriata e con un'“interpretazione” dei personaggi animati convincente e commovente. Non a torto, una delle più amate pellicole Ghibli. Non vederla equivale a delitto.
Lucky Red, con la sua “mission” di portare in Italia tutto, ma proprio tutto il materiale dello studio Ghibli, sta per portare nelle sale, e poi in home video, uno dei classici indiscussi dello studio di Miyazaki e soci in una veste restaurata e rinnovata nel doppiaggio: Kiki's delivery service, del 1989. Non è però la prima volta che Kiki esce in Italia, al punto che le “prime edizioni”, quelle Disney, sono ricercate su ebay a un costo anche piuttosto elevato. La prima uscita mi rimanda a un periodo passato, nella descrizione del quale vi tedierò per le prossime interminabili righe. Potete pure non leggerlo, vi esonero.
Quando Disney distribuiva Ghibli. Alcuni anni fa Disney iniziò a distribuire i film Ghibli. Princess Mononoke aprì la strada, godendo in America di un doppiaggio a dir poco stellare (Gillian Anderson, la dea-nerd!!!) e in Italia di voci un po' tremende (il lupo doppiato dalla Anderson ha da noi la voce così contraffatta da sembrare doppiato da un uomo). Il pubblico gradisce (e ci mancherebbe altro!). L'iniziativa distributiva, a livello internazionale, pare nata dall'amore incondizionato di Lasseter, guru della Pixar Animation, per la casa del maestro Miyazaki, di cui è grande fan. Non sarà sfuggito ai più attenti che tra i giocattoli di Toy Story 3 fa capolino proprio il simpatico Totoro. Finalmente in Italia grazie a Disney si possono vedere prodotti a lungo solo sognati o recuperati con strumenti di fortuna: Porco Rosso in vhs spagnola, Nausicaa nella valle del vento doppiata in italiano e registrata da rai 1 all'interno della trasmissione Solletico con Frizzi all'interno di un progetto di sensibilizzazione dei giovani al rispetto della natura con il patrocinio del WWF (che non è la federazione dove è da poco tornato Brock “the best big thing” Lesner), Laputa come ex-noleggio da un noto (e scomparso) centro culturale giapponese di Milano. Ma ora c'è il canale ufficiale, i prodotti sono disponibili su vhs e sul nuovo formato digitale, quei laser disc più piccoli e meno scomodi dal nome misterioso: dvd. E c'è pure un forum ufficiale disney dove chiedere informazione sui prodotti in uscita! Troppo bello! Esce Mononoke, esce Laputa, esce anche da noi Kiki's delivery service.  Ma non solo! Si inizia a parlare della versione italiana di Battle Royale by Shin Vision (“e questo cosa cacchio c'entra?”, diranno i miei piccolo lettori...c'entra, c'entra..). 

I film sono peraltro frutto di un ottimo lavoro di master audio-video e presentano una particolare cura nell'edizione italiana. Prodotti che vantano a livello di adattamento una tale fedeltà alla ricchezza lessicale giapponese da impegnare l'adattatore nella ricerca di una presente (ma sopita in noi) ricchezza lessicale dell'Italiano, attraverso l'utilizzo di termini desueti o specialistici. Impostazione così “forte” da spaccare in tronconi i fan tra chi vorrebbe un adattamento più classico (anche perché l'uso di termini non comuni di fatto fa scattare dei campanelli nella testa e può a volte “distrarre” dalla visione) e chi si bea di tali termini aulici, spesso ampollosi e pure desueti in quanto più “fedeli all'originale”. Nascono in rete tra i recensori di anime leggende urbane che narrano di famigliole che, ignare, si recano al cinema a vedere un'opera di Miyazaki e, colte di sorpresa dall'utilizzo di un termine desueto, vengono impanicate dalla voce lacrimevole del più piccolo della famiglia, in genere un bambino di 6 anni, che nel silenzio della sala prorompe isterico con: “Papà, ma che cacchio ha detto quel signore del cartone animato?”. Personalmente al cinema a veder Miyazaki non ho mai visto bambini di età inferiore ai 20 anni, con barba e parzialmente pelati, ma può essere anche solo un caso. Certo che a volte qualche difficoltà di comprensione la riscontro pure io (e la chiudo qua, essendo io in genere un sostenitore del cosiddetto “adattamento invisibile”). Dopo un periodo indefinito di conferme e smentite, dove sul forum Disney si accorano lamentele sulla distribuzione, estremamente diluita, delle opere Ghibli, qualcuno inizia a parlare di “complotto”: Disney avrebbe comprato tutta la distribuzione Ghibli per sottrarla alla concorrenza, ma siccome Disney ha la mission di far vedere che nel mondo è lei la migliore, non intende assolutamente pubblicare le opere Ghibli o si farebbe auto-concorrenza e opere come Tarzan 2 non venderebbero più come prima. Al di là dei deliri sopra espressi, di fatto gli annunciati Porco Rosso e Nausicaa non usciranno mai. Chiuderà anche il forum Disney dopo la nota querelle del “dvd del Re Leone”: in dvd esce la versione imax, sembra a causa del famigerato insert “il rapporto del mattino”, il doppiaggio, le voci e interpretazioni non c'entrano nulla con quelle presenti al cinema e in vhs, paiono una versione pre-beta. Oggi in blu ray la cosa è stata sistemata e si possono godere delle voci sentite al cinema, ma all'epoca le polemiche furono così accese da spingere la dirigenza a chiudere definitivamente il forum Disney, letteralmente esploso di critiche proprio in ragione di quell'ultimo polemico argomento trattato.
Poi arriverà Mikado Film. La città incantata di Miyazaki ha fatto così tanta incetta di orsi, palme, leoni e Oscar da convincere la cricca intellettuale che Miyazaki è “da cricca intellettuale”. Nanni Moretti ne “Il Caimano” guarda insieme al figliame la suddetta pellicola e quando gli viene detto di spegnere la tv lui dice “possiamo aspettare ancora un po'?”. Da lì il passo alla distribuzione Lucky Red è breve e oggi possiamo godere di tante belle opere dello studio di Totoro anche da noi, con una programmazione televisiva non parca di repliche. Ma questa è un'altra storia. 
Talk0

2 commenti:

  1. in questo momento sto guardando kiki consegne a domicilio su sky. mi viene un nodo in gola ogni volta che dialogano. preferisco mille volte di più il primo doppiaggio italiano, poichè, la dialettica così forbita ,"pomposa" ed elegante è una delle caratteristiche che amo di più nei film dello studio ghibli. Sono un po amareggiata ma posso sempre rivedere la versione che preferisco che ho sul pc :D complimenti per l'articolo!

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  2. Grazie per i complimenti : )
    ho perso il tuo commento nei meandri del blog, scusami se ti rispondo con sconcertante ritardo U_U
    Il tema dell'adattamento di Cannarsi dei titoli Ghibli è in pratica oggetto di guerra su tutti i siti dell'universo. Io personalmente non capisco casi come quello di Laputa e appunto Kiki, adattati in origine sempre da Cannarsi e diadattati dal medesimo in modo più lessicamente contorto per l'auditore italiano. Comprendo che questi ridoppiaggi siano serviti a sbrigliare questioni legali, laddove il lavoro originale era pagato da Disney che deteneva i diritti. Comprendo che siano lavoi frutto di una maggiore consapevolezza linguistica dell'autore nel trasprre linearmente l'idioma di Godzilla. Però perchè dal giorno alla notte un "apri la porta"diventi uno "schiudi la porta", pur con le forbite e puntuali speigazioni offerte da Cannarsi sulla natura del primigeno termine giapponese, a volte faccio fatica a capirlo. Limite mio ; )

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