lunedì 17 febbraio 2025

Fiume o morte: la nostra recensione del “documentario - punk”, scritto e diretto da Igor Brezinovic, sul periodo di Gabriele D’Annunzio a Fiume.


C’è stato un tempo in cui a Fiume si parlava italiano: è successo dagli anni venti, per qualcuno fino almeno agli anni sessanta dello scorso secolo. 

C’è stato un tempo in cui alberghi, scuole, piazze ed edifici recavano il nome di Gabriele D’Annunzio, anche se oggi questo nome per i locali dice poco. 

Il celebre locale dove la sera D’Annunzio amava cenare, ribattezzato dopo una azione di goliardia dal sodale Barone Weller “L’Ornitorinco” (il furto del suddetto animale impaginato da un museo di storia naturale), oggi è un salone per la cura delle unghie. 

Le camerate dei cosiddetti “legionari di D’Annunzio”, una milizia che è stata di 10.000 uomini, per lo più giovanissimi e cresciuti nel mito superomistico di Nietzsche, sono oggi sede di scuole pubbliche o ostelli universitari. Il palazzo del governatore, dove il poeta dimorava, è oggi aperto al pubblico come un museo sulla pesca. 

Lo ricordano davvero in pochi D’Annunzio, a parte i turisti italiani di passaggio. 

Chi ha lavorato in un museo, chi ha lontane discendenze italiane o chi è “abbastanza vecchio” lo ricorda per lo più come: “grande amatore”, “poeta”, “spendaccione”. Quasi tutti lo ricordano soprattutto come “fascista”, anche se di fatto D’Annunzio è venuto prima dei Fasci Combattenti, di Mussolini e la seconda guerra mondiale. Per certi versi però l’avventura a Fiume di D’Annunzio è stata una vera e propria “preview” di quello che sarebbe accaduto di lì a poco nella Storia: quindi un ricordo “non bellissimo”. Qualcosa di così incisivo e difficile da digerire che la Fiume di oggi ha preferito piuttosto dimenticare del tutto: dimenticare quando si parlava italiano, dimenticarsi del “poeta cattivo” (per citare il film di Gianluca Jodice) e del piccolo regno che a suo nome aveva eretto in casa loro intorno agli anni ‘20 del 1900. Un “regno del Carnaro” (come amava definirsi) immortalato negli archivi ufficiali e museali in oltre 10.000 foto e filmati, atti pubblici. Un regno di cui costruzioni del passato e vecchi segni a rilievo dei lampioni del centro cittadino riportano ancora, sbiadito, il simbolo: una aquila romana. Un’aquila ben diversa dall'“aquila a due teste” emblema del locale potere asburgico, al punto che D’Annunzio si era premurato di segare via da un monumento cittadino “quella testa in più” (una testa d’aquila in eccesso che ora si trova al Vittoriale). 

Era un regno di 21 km, con il sopra citato piccolo esercito personale (inizialmente identificato come “gli arditi”, poi a seguito diventato con diversa struttura di “legionari”), con una costituzione (sebbene mai entrata in vigore), celebrato anche da inviti in loco di personalità come Guglielmo Marconi, il futurista Marinetti, un giovane Mussolini. Un regno che di faceva lustro e vanto di spettacoli teatrali, grandi feste, “multe salatissime” per chi era dissidente. 

Tutto però, perlopiù, scomparso.


L’ironico e arguto documentarista Igor Brezinovic cerca così le “tracce della Storia” nel presente di Fiume: giocando con lo sterminato archivio su D’Annunzio ma pure andando a ritrovare lo “stato odierno” degli edifici del passato. Confrontando foto e cartoline d’epoca, con quanto può inquadrare oggi negli stessi luoghi la sua telecamera. 

Facendo rivivere nel presente, in modo dissacrante e per nulla epico, alcuni dei momenti più significativi di D’Annunzio a Fiume, usando come attori assolutamente non professionali persone prese dalla strada, amici, speaker radiofonici, storici, studenti del liceo, membri del gruppo che organizza il carnevale di Fiume. 

C'è almeno una decina di persone che “si passano il testimone” nell’interpretare il poeta nei suoi comizi, filmati. Persino in “momenti pittorici” in cui veniva ritratto nudo, avvolto in una bandiera, con in mano una spada. 

Tutto rivive tragicomicamente. La recitazione è amabilmente amatoriale. Riprese d’epoca di massa, con centinaia di persone, rivivono con tre persone in croce poste nello stesso squarcio paesaggistico dell’epoca: persone scelte spesso in quanto gli “abitanti attuali” di quella tale via o edificio.

Alcuni ragazzi sono stati vestiti da “legionari” e posti direttamente a girare nel centro di Fiume di oggi, con i passanti e turisti che gli chiedono durante le riprese chi siano, con un godibile effetto candid camera che ci ricorda il film Sono Tornato: quando Popolizio girava per Roma negli abiti del Duce.

Tutto diventa all’istante parodistico, ma la precisione storica degli eventi rimane assoluta: al punto che il regista si premura di “integrare” l’archivio storico, con le sue “ricostruzioni dal presente”, per raccontare eventi che pur nelle migliaia di documenti d’epoca non avevano trovato una singola foto. Come le scene delle votazioni “truccate” da D’Annunzio.  

Brezinovic fa rivivere anche gli eventi del cosiddetto “Natale di Sangue”, ma solo come un'eco del passato: usando rumori di fondo, di lotte e combattimento, abbinate alle immagini delle luci e del centro città del Natale del 2024 di Fiume. Rumori che sono ormai loro stessi fantasmi.

Molto belle le musiche di accompagnamento, dai toni rock-punk, alternati a brani di musica classica. Una menzione a parte va a “Giovinezza”, l’inno dei legionari che assume nel documentario più volte una importante funzione narrativa.

Fiume o morte racconta il viaggio a Fiume di D’Annunzio anche nei termini di una ossessione di grandezza, che si è fatta tragica realtà storica. Descrivendo questo aspetto il documentario, pur nella sua inebriante leggerezza espositiva, non manca di interessanti sfumature malinconiche, tragiche e fortemente critiche di quel periodo storico. Sfumature che sanno sempre, “con  una punta di amarezza”, farsi largo tra l’ironia generale.

Dissacrante, intelligente, divertente e “spericolato”, spesso amabilmente low budget e “fai da te”, il documentario di  Brezinovic è un prodotto che sa farsi amare dalla prima all’ultima scena. Un prodotto imperdibile per chi ama il particolare e sempre originale catalogo di Wanted, uno dei distributori indipendenti più interessanti degli ultimi tempi. 

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