giovedì 17 febbraio 2022

Monterossi: la nostra recensione della nuova serie Amazon basata sui libri di Alessandro Robecchi

 

In una Milano dei giorni nostri che sembra Londra, tra i grattacieli del Giardino Verticale, il monumentale e le miserie umane di chi vive nelle case in ringhiera più fatiscenti, si aggira un uomo attempato ma ancora piacente, per lo più con le palle girate. Si chiama Monterossi (Fabrizio Bentivoglio) sulla carta autore di programmi tv brutti condotti da una bionda isterica (Carla Signoris) ma con l’aspirazione del detective Hard-Boiled, con tanto di aria stanca, malinconia e un certo amore per Bob Dylan. Nei casini ci cede un po’ per sfiga e un po’ per gusto del brivido, un po’ come Miss Marple, ma subito sa muoversi con il piglio del comandante, giocandosela in prima persona e mettendo in capo i suoi collaboratori (e futuri autori di programmi tv brutti) più fidati: la perspicace analista Nadia (Martina Sammarco) e l’uomo d’azione Oscar (Luca Nucera). Questo “giocare al detective” irrita un po’ chi il detective lo deve fare per lavoro anche se non gli riesce benissimo, come Carella (Tommaso Ragno), il “serpico della Bovisa”, ma porta anche l’ammirazione e il supporto dell’ispettore Ghezzi (Diego Ribon). Ma forse quello che spinge più di tutto il Monterossi ad andare giù di testa per le storie del crimine in cui continuamente inciampa è la mancanza di qualcosa di importante. Forse un amore del passato per una report finita a Londra per lavoro (Donatella Finocchiaro).


Rohan Johnson, classe 75, già regista degli adattamenti televisivi dei Delitti del Bar Lume e di C’era una volta Vigata, oggi porta sul canale streaming di Amazon Prime un’altra penna illustre pubblicata in Italia da Sellerio Editore. Alessandro Robecchi è un po’ come il suo Monterossi: un autore tv milanese, oltre che giornalista e scrittore. Forse per questo riesce ad infondere nelle pagine tutti i colori e paradossi che conosce chi Milano la vive davvero, al di fuori del glam e dei quartieri alla moda, trovando spesso storie avvincenti ma anche umane. Johnson riesce bene a sintonizzarsi con l’autore, dando vita a un giallo “scorbutico e di corsa”, ma anche “con il cuore in mano” un po’ come sono i milanesi. Fabrizio Bentivoglio prende Monterossi e se lo indossa come un guanto, con tutta la sua insofferenza, fascino e sarcasmo. Tutto il gruppo di attori è ben affiatato, da Ribon, Ragno, Finocchiaro, ma un plauso speciale va per me a Marina Sammarco. Molto appropriata alle atmosfere noir la fotografia di Federico Annicchiarico, che riesce al meglio a descrivere tanto il lato sfarzoso che quello più “vissuto” della città meneghina. 

La prima serie conta per ora di sei puntate, che adattano il primo e terzo romanzo con protagonista Monterossi. Ogni storia è divista in tre parti da una mezz’ora, per un totale di sei episodi che forse sono troppo veloci. Se ne vorrebbe di più e pare che per la seconda stagione bisognerà attendere inizio 2023. Speriamo ci siano in programma più storie. Poi finalmente un detective che parla in milanese, dopo i vari Montalbano da seguire con i sottotitoli  e i tizi toscani del Lume che ogni tre secondi esclamano “oh bimbi!!” (che odio alla follia). Meno male!!! 

Avanti così! 

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