domenica 3 gennaio 2021

Metal Armour Dragonar - quel Gundam apocrifo anni ‘80 con tanta voglia di Top Gun

 

 


Anno 0079 2087. C’è guerra tra le colonie spaziali e la federazione terrestre per via dei moti indipendentisti del Principato di Zion Impero unificato di Giganos che gioca a buttare colonie massi lunari contro la Terra. Durante la distruzione della colonia di Side 7 Alucard, dei ragazzi NewType comuni si impossessano di armi sperimentali conosciute come Gundam Dragonar e si imbarcano su un’astronave conosciuta come Base Bianca Idaho. I nostri eroi saranno inseguiti notte tempo dell’esercito di Giganos, guidato dal loro pilota asso di mobile suit Metal Armour, Char Aznable, soprannominato la Cometa Rossa di Zion, “er” Mejo Plato, soprannominato il Falco Blu di Giganos, la cui sorella Sayla Mass Linda, si nasconde proprio a bordo della Idaho. 

Riusciranno i nostri eroi, sotto la guida dei militari ad arrivare sulla Terra, per poter avere rinforzi e dare il via alla produzione di massa dei Dragonar? 

Nel mentre, riusciranno a sedurre le bellissime fanciulle che gli girano intorno? 



Sto guardando adesso, in pieno Lockdown Lombardo, questa mitica serie robotica Sunrise, creata nell’immediato dell’era post-Tomino con tanta voglia di attrarre un nuovo pubblico, più giovane e internazionale, attraverso alcuni piccoli cambi di rotta. La struttura è così Gundam che in effetti pare un Gundam, dal mecha design al pilota nemico carismatico con sorella alleata, dagli  intrighi politici alle spade laser (qui anche “a due lati” stile Darth Maul a ben 12 e più anni da Star Wars episodio 1), passando per la stessa struttura narrativa itinerante colonia-terra-spazio. Tuttavia manca di “crudezza”, di teorie filosofico-evoluzioniste, di sociologia, se non per accenni estemporanei. Così i nostri eroi non sono “newtype” e non sembrano subire particolari traumi nel diventare soldati. Si parla di profughi di guerra ma presto ce ne dimentichiamo, ci sono persone che muoiono negli scontri ma in genere non così tante o del “cast principale”, con i cattivi che non muoiono quasi mai e si presentano nelle puntate successive come il trio Dronio o Jessie dei Pokemon. Pure i cattivi sono spesso buffi. Via la salsa drammatica, diamo il benvenuto a una abbondate dose di ironia e leggerezza, facce più internazionali e tanta, tanta patata/donne. La patata fa tanto, fa i veri miracoli. I nostri tre eroi hanno un love interest (anche se uno è un po’ deviato e di fatto ha per donna la a.i. del suo robot), pensano a divertirsi, fanno gli “scherzi scorreggioni”. Sono eroi “in prova”, che diventeranno “seri” nel corso delle puntate attraverso un percorso di apprendimento interessante, perché cita a piene mani Top Gun quanto Mad Max. Una strana miscela, c’è da ammetterlo. Se nella primissima parte Dragonar pare un rip-off poco ispirato del primo Gundam, con la nave che scappa e Char che la insegue ripetuto “n” per infinite volte, con i nostri che si menano e poi scappano perché finiscono colpi o carburante dei robot, poi si arriva sulla Terra. Qui si scopre che i Metal Armour che volavano da paura nello spazio non sono in grado di spiccicare tre metri dentro l’atmosfera e parte un autentico corso da Top Gun, con i nostri che provano su una portaerei prima dei caccia terrestri, molto simili a quelli reali al posto delle classiche astronavine Core- Fighter, poi vari alettoni attaccati ai robot, fino ad affinare movimenti e riflessi. Fino a che si arriva alla scena rivisitata del caccia “uno sopra l’altro con dito medio” di Top Gun. Ci sono ovunque poster di Tom Cruise, scene stile: “ragazzi, ora i jeans sono vostri!”, uno dei protagonisti pare Maverick, uno pare Goose ma non pelato e uno per il politicamente corretto e un po’ per effetto “Ufficiale gentiluomo” pare Eddie Murphy, con canotta con i risvoltini come Mark Landers e Verdone.  Le ragazze hanno una folta capigliatura orribile  e vestiti orribili come solo negli anni ‘80, Madonna prima versione. Il cattivo si chiama Majo come la maionese, ma è Char di Gundam al 110%, un Char “accelerato” che passa in un lampo da Gundam a Zeta Gundam a Il contrattacco di Char, al netto di un carisma molto ridimensionato ma che beneficia di un paio di guizzi. Insomma, un Gundam che non è Gundam non si può fare senza un Char che non è Char. Al netto di spiegare pure a me stesso quanto ho appena scritto. 



Insomma, arriviamo sulla terra e abbiamo questa fase di training con i mech che decollano sulla pista della portaerei mentre i robot cattivi diventano delle mega-moto cingolate scomponibili in elicotteri come nel cartone Mask. Poi ad un certo punto i nostri arrivano in Cina e accade la pura follia: arrivano i cattivi lunatici della “Legione Selvaggia”. Se i lunatici visti finora ricalcavano lo stile altolocato e un po’ nazi degli abitanti di Zion, con pettinature curate, divise perfette e un livello culturale in genere medio alto, col plus di un alto senso della patria e dell’onore, i tizi della Legione Selvaggia sembrano i cattivi di una puntata a caso di Ken il guerriero. Muscolature senza senso, sguardi da pazzi che leccano il coltello quando ti parlano, cicatrici, abiti postatomici, donne mezze nude. Usano anche loro dei robot, ma con spadoni medioevali assurdi, bottiglie-molotov legate alla cintola e bardati di cartucciere come i desperados di un numero di Tex Willer. C’è pure uno che cerca in modo ricorrente di uccidere le mosche con una minigun a uso ridere. Di più, in quel territorio vivono anche dei bambini orfani che sono gli stessi di Ken il guerriero, con capelli lunghi “imbandanati”, vestiti ricavati da bende e armati di balestre. Non so cosa si sia fumata la Sunrise per questa ambientazione, ma sembra che gli sia piaciuta davvero un sacco, perché la trama si incancrenisce per eoni di puntate con al centro questi barbari postatomici, che rigorosamente a fine puntata non periscono e si ripresentano tutti nella successiva. Si arriva anche al punto che vengono citati Ramba Rall e la Triade Nera, per lo più sempre a uso ridere e a vantaggio dei quattro barboni scemi della legione selvaggia. Mah 

Il mecha design è oggettivamente bello, i mecha sono curati al pari delle perfette riproduzioni di armi e veicoli realistici. Le scene di volo sono un reale orgasmo per ogni appassionato di real robot. La trama è un po’ “meh”, ma il tutto si lascia guardare benissimo e a distanza di 32 anni dall’uscita non è invecchiato così male. 



Ricordo quando era uscito in VHS la prima volta. Ero al liceo e uno dei miei amici, con cui facevamo nottata giocando al gioco di ruolo di Robotech, lo collezionava. Il numero 1 lo aveva preso una volta che eravamo usciti insieme, la prima volta che sono andato nel negozio di Yamato Video “con il Godzilla in centro”. Non era via Tadino come ora, ma non era neanche così distante, sempre fermata Milano Porta Venezia, sulla stessa strada di un vecchio, ormai scomparso, negozio di videogiochi con i primi titoli per quella console dei sogni, mai avuta, che si chiamava Saturn. Gundam era una leggenda ma a quei tempi era del tutto scomparsa e solo dopo avremmo avuto la disgraziata e ignobile “Programmazione casuale” di Gundam Wing su Italia 1. Dragonar costava un botto per le tasche di un liceale, non sono mai riuscito a guardarla bene fino ad ora, dopo averla trovata completa nelle sue 48 puntare ad un prezzaccio scontato, in dvd, un paio di anni fa. Riscoprirla oggi è un po’ tornare bambini. La qualità dei dvd è decente, si vede abbastanza bene. Non so quanto sia “avvicinabile” per un pubblico di oggi, che potrebbe trovarla un po’ vintage, ma mi sono divertito e sono tornato un po’ bambino. In attesa che il virus passi e tornino aperti i cinema. Magari con il nuovo Top Gun.

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1 commento:


  1. Si, quando l'ho visto anni fa (qualcuno lo caricò tutto su Dailymotion: un eroe) ho avuto le tue stesse medesime impressioni.
    Mi ricorda un pò la canzone di Mariottide "A letto senza letto, a cena senza cena: sono un grigio arlecchino" sostituendo "letto" con "Gundam": ok, Dragonar non è proprio un grigio arlecchino perchè non è brutto, però gli manca quel colore proprio che prende di riflesso da Gundam.

    Alla fine ad ogni cosa mi trovavo a pensare "Ah si, come in Gundam".
    Ora non ricordo esattamente, però mi sembra che a Mejo "non-Char" vada un pò meglio del suo originale, beccandosi pure la gnoccona della Legione Selvaggia.

    Eh, il buon vecchio Yamato lo ricordo bene: ci sono stato relativamente poche volte perchè per arrivarci dovevo prendere il treno e dedicare mezza giornata a quella trasferta, però ne valeva la pena.

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