lunedì 3 agosto 2020

Non ci resta che il crimine - la nostra recensione della commedia da “ritorno al futuro” di Massimiliano Bruno



Moreno (Marco Giallini), Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi) sono tre amici di vecchia data, un po’ esauriti e un po’ spiantati, che dopo fortune alterne decidono di improvvisare una start-up innovativa: “il tour dei luoghi romani famosi per le vicende legate alla banda della Magliana”. Naturalmente, con zero permessi e zero progettazione, si trovano già al primo giorno una bella multa per esercizio abusivo, che viene però prontamente  “saldata” da un loro vecchio amico, Gianfranco (Massimiliano Bruno), comparso provvidenzialmente sulla scena. Gianfranco ha avuto successo nella vita, tra lui e il gruppo ci sono vecchissime e indelebili ruggini e il gesto d’aiuto è inteso come una sorta di vendetta sociale: “Lo faccio perché siete dei pezzenti”. Il gruppo decide di andare insieme in un bar a ricordare i tempi passati, ma Gianfranco deve pagare la sua supponenza e i tre amici decidono di scappare dal locale lasciandogli il conto da pagare, fuggendo da una porta sul retro. Ma aprendo quella porta si trovano nel 1982, sempre a Roma, ai tempi dei mondiali di calcio in Spagna. Il bar possiede quindi una sorta di un passaggio spazio-temporale, ma essendo un luogo di traffici loschi sarà difficile per i tre riuscire ad accedervi di nuovo.  Cercando di tornare a casa si troveranno per delle coincidenze del caso sulla strada della stessa banda della Magliana, all’epoca comandata da Renatino (Edoardo Leo), dopo essersi scontrato in un night club con la bellissima e pericolosa Sabrina (Ilenia Pastorelli). Ma la loro conoscenza degli avvenimenti del futuro giocherà un ruolo decisivo a salvarsi da questa strana situazione. Magari sarà l’occasione, come dice spesso Moreno,  per fare “i soldi con la pala”. 


Non ci resta che il crimine, che ho recuperato in streaming grazie a Tim Vision, può già dirsi una saga, come accaduto a Smetto quando voglio con un seguito in uscita, Ritorno al crimine i cui temi sono ampiamente anticipati alla fine della prima pellicola. C’è aria di Ritorno al futuro ovviamente, citato in più punti ma qui declinato in una vincente chiave action-“poliziottesca” che sicuramente appagherà i vecchi fan del Monnezza. C’è un po’ di Non ci resta che piangere ed è forse la nota più bella, quella dolce-amara. C’è tutta la fascinazione per quel “mondo criminale romano” che da Romanzo Criminale in poi, passando anche dal recente e bellissimo  film La verità sta in cielo, di Roberto Faenza, continua a riscuotere molto interesse per i suoi personaggi e i suoi misteri. Attori tutti bravi e appartenenti alla cerchia della commedia italiana moderna, quella che funziona. Una fotografia dal look patinato e citazionista, costumi bellissimi, inseguimenti, Ilenia Pastorelli che è strepitosa, teneramente fragile e bellissima ovunque la metti. Non ci resta che il crimine è così ben costruito a tavolino che all’epoca dell’uscita l’ho dato un po’ per “scontato”, temendo di non trovarci all’interno qualcosa di più di quanto non fosse reso già benissimo e in forma completa nel trailer. Mi sbagliavo e sono molto contento del recupero in streaming. La Pastorelli si presenta aggressiva e seducente, sembra uscita da una commedia sexy, ma riesce a dare al suo personaggio le mille di sfumature di tenerezza, senso morale e fragilità che già altre pellicole e libri attribuisco all’originale Sabrina. È molto tenera la sua “relazione impossibile” con con il precisino, dimesso e timido Sebastiano di Gassmann. Il Renatino di Leo è pericoloso quanto affascinante, un leader severo ma giusto, una fonte di ispirazione per il frustrato impiegato Giuseppe di Tognazzi. Il film fa un uso molto interessante di questi “personaggi storici”, li declina in modi inediti. Al contempo non si può che amare il personaggio incontenibile di  Giallini, che si fa chiamare nel passato “Steve Jobs”, vuole “fare i soldi con la pala” e avere successo nel passato anticipando grandi innovazioni come “il cellulare e il Pulcino Pio”.


- Breve Off topic - Io sogno sempre di vedere (come scrivevo qui) Giallini interpretare il celerino “Mazinga” contro Enzo “Jeeg”Ceccotti in un crossover tra Acab e Lo chiamavano Jeeg Robot. Vi prego fatemelo, me lo sogno tutte le notti!!! Già mi vedo lo Zingaro di Marinelli in versione Conte Blocken, una sindaca di Roma / Regina Himika interpretata da Stefania Rocca... e, perché non ci mettiamo pure un bel Claudio Amendola / Duce Gorgon / Ultras?. - Fine OT -

Molto riuscite le scene action, affrontate nello stesso modo, vincente, di Smetto quando voglio. Con  storyboard e non improvvisazione. C’è pure uno spicchio di Stranger Things, per gradire, che funziona molto bene ed è qui carina perché per una volta i bambini sono italiani, sognano di avere un Commodore 64, amano le figurine. 
Non ci resta che il crimine è andato decisamente al di là delle mie aspettative iniziarli, l’ho trovato una pellicola divertente, molto ben confezionata e di cui aspetto già da ora il seguito. È questo il cinema italiano di genere che più si dovrebbe spingere, quello che può portare pubblico nelle sale al di là delle commedie di Zalone e dei film sulla “gente pazza che urla” di Muccino. Speriamo che presto si possa tornare nelle sale per davvero. 
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