martedì 30 luglio 2019

Midsommar- il villaggio dei dannati: la nuova sconvolgente pellicola del regista del Cult Horror Hereditary



"È estate, che c'è di meglio di una bella sagra di paese dove ubriacarsi e fare gli scemi con le ragazze? E se la sagra fosse di 9 giorni, piena di gnocche svedesi bionde, birra e funghetti allucinogeni per tutti?" Con questa allettante aspettativa, quella merda di Pelle (Vilhelm Blomgren), che fa tanto il ragazzino hippy da comunità "tutto biologggico, un saccobbbuono!" di Bianco, Rosso e Verdone, infila i suoi amici di università in una specie di girone dantesco, popolato da una setta di matti adoratori di oscure divinità agresti che ne faranno davvero di ogni. Nel gruppetto degli sfigati, un ragazzo allupato che pensa di trovarsi in American Pie e due laureandi in antropologia che, porelli, cercano pure di comprendere usi e costumi di 'sti fanatici per farci una tesi (pure dopo che hanno visto cose pazze tipo "martelloni"), nonché una ragazzina (Florence Pugh) che è da poco passata poco indenne da una situazione familiare allucinante. Come finirà? Come in Hereditary, primo film (e capolavoro) dello stesso regista, Ari Aster, di questo Midsommar: finirà malissimo!!! Una messa in scena sontuoso, un ottimo cast, inquadrature magnifiche ed ispirate. Una fotografia che sa descrivere paesaggi naturali quanto quasi alieni, scenografie magiche quando eretiche, l'ennesima prova di indiscussa bravura di Aster nel saper creare tensione. Dietro a tutti i mille meriti di una pellicola numero due potente, terrorizzante quanto magistrale, c'è qualcosa di davvero straniante in questo Midsommar. È film che non si capisce davvero se "ci è o ci fa", una pellicola che sa comprendere i limiti emotivi del pubblico e giocarci. Cosa intendo? Mi spiego con una mia teoria, cercando di rimanere il più criptico possibile per non rovinarvi nemmeno una delle mille sorprese che il film di Aster regala. 

Con Hereditary il regista 34enne di New York aveva creato una autentica perla della paura, carica di una tensione costante e mozzafiato in grado di annichilire lo spettatore medio. Il pubblico non sapeva come elaborare questo "stress emotivo", aveva paura di essere trascinato troppo in fondo dal terrore e per esorcizzare lo spettacolo fin da subito rispondeva con dei "ridolini isterici". Come era successo peraltro, in mia presenza, al pubblico se primo Blair Witch Project o del primo Paranormal Activity: diventava tutto una sfida a "non riuscire a essere spaventati", combattuta con le armi spuntate del trovare cose umoristiche ovunque, soprattutto dove non ci sono, per ancorarci sopra il coraggio. Per lo scrivente è in assoluto il modo più cretino per approcciarsi all'horror, una mossa da veri cacasotto incapaci di farsi travolgere dai sentimenti scaturiti dalla magia del cinema, ma è comunque una reazione "umana". Seguire Hereditary in sala era un supplizio a causa di questi "cacasotto rompicoglioni" che infestavano ogni cinema a ogni orario. Aster deve aver capito questo meccanismo dalle reazioni del pubblico al suo primo film  e in Midsommar, ha scientificamente cronometrato i "tempi dei ridolini" e ha voluto "giocarci sopra" con stile e un pizzico di genio. La sua idea è stata "prolungare i gridolini", con le armi del grottesco e dello splatter, elaborate (e rese grandi) da Herschell Gordon Lewis. Tutto Midsommar è un grande omaggio ai folk-Horror e nello specifico alla trilogia di Blood Feast di Lewis. Così quando il pubblico ride per "esorcizzare la paura", Aster infila qualche esagerato effetto splatter che fa esplodere i corpi stile cartone animato o "qualcosa di greve" stile ciccione nude, tizi che suonano il piffero o pecorelle che cagano. Aster "ride del pubblico con il pubblico", facendogli un assist o due per certificare che a ridere in un Horror (per quanto io la ritenga una cosa deprecabile) "non ci sia nulla di male". Da questo meccanismo scaturisce un film che vive di una continua sensazione di "ebbrezza emotiva" da parte di spettatori che, a fine visione, continueranno a ridere senza sapere il motivo per cui gli tremano ancora le mani per la paura. Midsommar è un film disperato e senza uscita, come Hereditary


Una autentica "esecuzione pubblica" in cui il pubblico si sente sempre e inevitabilmente vittima di un contesto da cui non può sfuggire e di cui non capisce davvero le regole. E fa "ridere angosciosamente". Geniale. Per me l'ennesima dimostrazione del genio di un regista che già dopo sole due pellicole si è imposto ai vertici dei migliori creatori di incubi del nuovo millennio. Un esercizio di stile unico e difficilmente imitabile da altri. Perché Midsommar è stile all'ennesima potenza. La dimostrazione del "come" prevalga sul "cosa" in modo netto, soprattutto quando parliamo di Horror, genere in cui la storia è da sempre un canovaccio che si ripete in modo quasi liturgico. La sceneggiatura è semplice in Midsommar. Quattro amici (i classici scemo, secchione, fidanzatino e traumatizzata/Final girl, con un paio di variazioni sul tema) in vacanza finiscono in un posto brutto, popolato da pazzi. Se vogliamo la trama reca un interessante spunto narrativo sul tema della scelta della vita o della morte in ragione del "libero arbitrio" o della accettazione (naturalista) di stare in un "predestinato vincolo naturale" (tematiche interessanti per un corso di teologia magari), ma spunto (gustosissimo) rimane. Se vogliamo il film può essere pure derivativo. Oltre alla trilogia di Lewis, Midsommar ha delle suggestioni di Burning Man di Robin Hardy, un tocco dello Shrooms di Paddy Breathnach, idee di body horror che pescano da Tobe Hooper e arrivano a Rob Zombie, una mezza voglia del Martyrs di Pascal Laugier. Senza dimenticare la deriva un po' scoreggiona dei cannibali di Deodato riletti da Eli Roth in Green Inferno (giusto per far ridere il pubblico). Senza dimenticare le scenografiche geometrie "argentiane" (nonché l'uso narrativo dei disegni infantili, come in Profondo Rosso) che Aster ha già dimostrato di amare e saper sfruttare facendole assurgere a rituali visivi sempre niente male (durante i pranzi della congregazione, inquadrati dall'altro, si realizza visivamente una sorta di "effetto domino" in ragione dell'ordine con cui i commensali possono accedere al cibo).  È decisamente un mix succoso per descrivere le avventure "tragicomiche" di questi poveri universitari che si calano gradualmente in questo mondo nascosto nella natura, popolato da Hippy pazzi e ultra religiosi di roba "strana", fino a partecipare alla loro sagra della morte, tra balletti popolari (spesso apparentemente buffi nel loro essere gioiosamente fuori dal tempo), droghe (in quanto la droga è tema portante di tutta l'ebbrezza narrativa) e riti di sacrificio. Ma il succo è che come film vuole e pretende di essere principalmente un "gioco". Un gioco malato (che in realtà compie un autentico mind ficking nel quale lo spettatore si perde negli appigli logici e anche se ride di questi hippy "buffi perché quando sono felici festeggiano muovendo le manine e sorridendo", questi ultimi lo fanno davvero cacare sotto!!!) davanti al quale lo spettatore deve scegliere di assistere (magari sperando di incappare nelle fesserie buffe che il regista ha messo dentro "per alleggerire") o abbandonare la sala. Questo può irritare qualche spettatore, ma io, ripeto, lo trovo geniale. Un modo geniale di spaventare chi di solito ride per non spaventarsi. Aster si concede comunque una firma stilistica che ci piace e rincuora, una attenzione amorevole ai ragazzini portatori di handicap, vista in Hereditary e che qui ritorna, designando i "puri" come gli unici depositari della ragione in un mondo che ne è del tutto privo. Se avete amato Hereditary, correte a vedere questo Midsommar. Se con conoscevate Hereditary, guardate Midsommar e poi recuperate. Se tutti questi "tizi pazzi delle sette" trovate che siano personaggi interessanti per un horror o un thriller, vi invito a fine visione a spulciare un paio di film, The Master di P.T.Anderson e Red State di Kevin Smith (se vedere quest'ultimo finirete per vie traverse a voler vedere pure Tush, che a qualche latitudine può ricordare qualcosa della fase finale di Midsommar... ma questa è forse un'altra storia). A tutti, buona visione. 
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