lunedì 18 dicembre 2017

Natale da Chef: le interviste di Talk0 al cast!



Francesca Chillemi

Ex miss Italia, dal vivo ancora più bella che in TV, sembra più minuta e timida. Come attrice è molto portata per i ruoli comici, grazie anche alla forte dose di autoironia con cui stempera la sua avvenenza riuscendo ad apparire buffa e sempre dolce.  In Natale da Chef interpreta Laura, una ragazza in cerca del grande amore che si scontra con l'affascinante ma un po' troppo materiale Filippo (Dario Bandiera), un sommelier "astemio" disposto ad andare a letto anche con una donna anziana (Milena Vukotic) se questo significa la possibilità di vincere una competizione e trovare un lavoro. Cosa non si fa oggi per un lavoro. Laura e Filippo si inseguiranno e ostacoleranno a vicenda mentre tra loro inizierà a crescere una certa intesa. Francesca Chillemi ci piace ed è stata gentilissima nel concederci questa intervista.

T: Ho con me qui Francesca Chillemi, protagonista del cinepanettone di Neri Parenti con Massimo Boldi. L'abbiamo conosciuta in televisione per il ruolo simpatico e buffo di Azzurra in Che Dio ci aiuti, l'abbiamo vista in Braccialetti rossi in una parte dai risvolti anche drammatici. La commedia è nelle tue corde, possiamo dire.
F: Sì, la commedia me la sento abbastanza addosso. È la parte che mi piace di più perché quando fai cose drammatiche ti devi un pochino immedesimare in quei ruoli e io non sono una particolare amante dei drammi di per sé. Li vedo al cinema, quando ho un sano momento di libertà, ma preferisco le commedie, mi rilassano di più.
T: Neri Pareti, Massimo Boldi, come ti sei trovata sul set?
F: Il cast era affiatatissimo e già aveva lavorato più volte insieme, io sono una new entry. Mi sono trovata benissimo perché loro sono fantastici e sono davvero riusciti a creare gruppo, una cosa che non capita sempre.
T: Il film parla di cibo...
F: Ci piace! Il cibo è un tormento ma anche una grande passione per tutti!
T: È un po' un "argomento - rifugio" in questo momento. Invece di parlare dei guai dell'attualità, delle crisi economiche..
F:...è il quotidiano per tutti, già parliamo di cosa mangeremo per Natale!
T: Che rapporto hai con il cibo?
F: Un rapporto... sano... malato no! Ovviamente è un rapporto di "attenzione" perché siamo bombardati da immagini di cibi buoni che offre la televisione. C'è cibo da tutte le parti! Siamo un popolo di sovranutriti e io ovviamente mangio spesso più per golosità che per bisogno effettivo. Spesso me lo concedo e spesso devo stare attenta, come tutti!
T: Il tuo personaggio in Natale da Chef? Cosa dobbiamo aspettarci in sala?
F: Il mio personaggio non è uno chef, ma un giudice-sommelier. Entrerò in contatto per lo più con il personaggio di Dario Bandiera...
T: Siete i giovani della ciurma...
F: Io sì, Dario un po' meno (ride). Sono tutti giovani e il più giovane di tutti è Massimo Boldi! Nel film si creeranno poi un sacco di equivoci che porteranno poi ad una commedia esilarante. 
T: Progetti futuri dopo questo film?
F: Io sono scaramantica!! 
T: Non si dice allora! Diciamo che stai facendo cose e vedendo gente quindi...
F: Esatto! Sto facendo cose... e poi si vedrà!
T: Allora ti aspettiamo il sala?
F: Assolutamente! 


Massimo Boldi

Massimo Boldi è uno dei più grandi giullari del cinema italiano e una delle colonne del cabaret milanese. 
In Natale da Chef interpreta Gualtiero Saporito, un cuoco con così tanta ossessione di stupire a tutti i costi con i suoi piatti da finire per alterarli irreparabilmente con ingredienti ricercati, fuori posto e stravaganti. Per questa sua mania distruttiva e per il bene del ristorante a gestione familiare, Gualtiero viene spesso allontanato dalla cucina dalla moglie Beata (Barbara Foria), una chef che proprio grazie alla semplicità della sua cucina ha avuto dei riconoscimenti importanti. Alla continua ricerca di una affermazione e stanco di essere estromesso dal suo "regno" in continuazione, lo Chef Saporito si farà coinvolgere in una strana gara per l'appalto del catering del prossimo G7. Perché avranno scelto proprio lui per questo incarico? 
Mi basta vederlo per un secondo per scoppiare a ridere. Seguo Massimo Boldi da sempre. Da quando in TV ai tempi del Derby, l'ho visto duettare con Teocoli. E' presente nella maggior parte dei film comici che ho amato da piccolo, da Scuola di Ladri a I Pompieri. Ma l'ho apprezzato anche per un suo raro ruolo drammatico in Festival di Pupi Avati, film che lo consacra come attore completo e che vi consiglio di recuperare. E dovete davvero recuperare su YouTube gli spezzoni in cui suona la batteria. Dal vivo Massimo "Cipollino" Boldi ha le spalle più larghe di come appare in video ed è anche meno rotondo. È riservato ma molto cordiale e ha una personalità complessa, lunare. Entra in sala a luci spente, si mette nelle prime file e tende l'orecchio al pubblico. Ascolta quando arrivano le risate, è genuinamente contento. Prima della fine del film si alza ed esce in punta di piedi, senza disturbare. 
Nell'intervista Massimo Boldi parla piano e si commuove, riesce a stregare la platea che lo ascolta. 

T: Massimo Boldi nel film di Natale, Natale da chef. Com'è questo Chef Saporito?
B: È Saporito di nome, ma invece fa schifo. È una schifezza unica...
T: È un uomo un po' succube delle donne...
B: Più che succube delle donne è succube della situazione in cui si è venuto a trovare! Perché lui è convinto di essere un grande chef stellato e invece di stelle non ne ha neanche una. Viene assunto da un catering per vincere la gara del pranzo del prossimo G7 e quello che succederà è un po' improbabile. Si crea una sorta di armata Brancaleone con lo scopo di far mangiare bene i potenti della terra. 
T: Il cibo è l'argomento principe del cinepanettone di quest'anno. Il cibo può essere la giusta panacea in questo momento di crisi? In TV ci beiamo di spettacoli che esaltano cibo ultra raffinati e riusciamo per un attimo a "pensare ad altro"...
B: Sì, anche se io sinceramente preferisco la cucina semplice. Spaghetti al pomodoro e uova al burro.
T: Il film è molto divertente, è una farsa riuscita. Ma io mi ricordo suoi film del passato come I due carabinieri o anche Festival per la regia di Pupi Avati. C'era nello sviluppo del suo personaggio ne I due carabinieri una venatura tragica che era interessante in una commedia, la dimostrazione di un talento drammatico che poi è venuto fuori anche in Festival. È possibile oggi pensare ancora a delle commedie con una venatura tragica?
B: Secondo me sì, è una formula ancora applicabilissima. Sicuramente il fatto che tu abbia apprezzato quel film cogliendo quelle sfumature è per me molto importante, significa che abbiamo centrato un obiettivo forte. Un film per il grande pubblico può parlare anche di qualcosa di importante, evolvendo il genere in qualcosa di meglio. Sono strade che si possono ancora percorrere. Sarebbe interessante. 
T: Uscendo dalla fermata Garibaldi della metro c'è una libreria Feltrinelli con una parete sulla quale c'è una foto gigantesca di Jannacci, Fo e Gaber. La Milano del cabaret di una volta è cambiata. Come sono i nuovi?
B: Parlare di Jannacci, Gaber e Fo è parlare della Milano "vera", quella del Derby Club, quella che ha praticamente insegnato a tutte le altre generazioni di comici. Quasi tutti sono diventati noti, simpatici, popolari e hanno avuto successo. Sono partiti da Milano e poi hanno fatto il giro d'Italia. Oggi cosa è cambiato? È cambiata l'arte di fare la televisione, non tanto l'arte di fare spettacolo. Perché il cabaret non esiste più o esiste poco, il teatro è sempre quello ma non è sicuramente la televisione. La televisione ha preso lo spazio che una volta era quello del cabaret con prodotti come Zelig, Colorado ecc. Succede che l'arte di fare televisione, che era quella che ci hanno insegnato i grandi maestri, è diventata di pochi. Pochi hanno vero talento e questo è un dispiacere, perché non si riesce più a fare la palestra. Quando si lavorava nelle cantine si lavorava cercando di costruire i personaggi, provandoli sul pubblico sia in positivo che in negativo. Tu riuscivi a centrare il bersaglio quando sapevi che quel pubblico rideva in un certo modo mentre un altro in un altro modo. Era un lavoro sempre ristretto a un pubblico piccolo, riservato. Oggi subito in televisione, subito con dei testi che non sono tuoi o con magari sfumature diverse dalle tue. Può piacere, può non piacere, può essere interessante, può essere completamente zero. Diventa difficile. Allora tutti avevano un loro spazio ed avevano il loro successo, oggi è tutto cambiato, è completamente differente e cercare di rimanere a galla è molto difficile. 
T: Nel cinepanettone dell'anno scorso si era vista comunque una staffetta che coinvolgeva anche gli attori più giovani, anche provenienti dalla rete...
B: Io cerco sempre di dare un'opportunità ai giovani e di essere in sintonia con i giovani. Devi metterti vicino a dei giovani che speri possano essere dei talenti futuri. Alle volte riesci, alle volte riesci meno. In questo film c'è Iacopo Sarno che secondo me è davvero un bravo artista. Non è un comico ma è brillante, ha fatto con me A Natale mi sposo e qua ha un piccolo ruolo, ma si vede che la classe ce l'ha. 
T: L'anno prossimo cosa ci aspetta dai cinepanettoni? Magari i supereroi? 
B: L'anno prossimo non lo so... Supercipollino a 360 gradi? (ride)  mah, vedremo! 


Barbara Foria 

Barbara Foria è una delle mattatrici di Colorado. 
In Natale da Chef interpreta Beata, la moglie dello chef pasticcione Gualtiero Saporito e di fatto il vero Chef del loro ristorante a conduzione familiare. È una donna di polso ma ancora innamorata e decisa a fare di tutto perché nessuno si prenda gioco della sua famiglia e di suo marito. È gelosissima, ha un carattere battagliero e mette subito in chiaro uno degli aspetti più interessanti del film: sono le donne oggi a portare i pantaloni. 
Dal vivo Barbara ha una personalità travolgente e tutto il calore delle donne del sud. E' gentilissima e ci ha concesso una breve intervista.

T: Questo è il film di Natale di Neri Parenti con Massimo Boldi. Tu hai un bel curriculum, hai fatto tante cose in televisione: Colorado, Bambine cattive, molto su Commedy Central...
B: Sì, su Commedy Central per altro ho avuto l'opportunità di fare molte cose mie, da sola, perché sono una "one woman show". Vengo dal teatro in primis, poi sono passata alla televisione e adesso sono alla prima esperienza cinematografica. Ci tengo a dirlo: gavetta, gavetta e ancora gavetta. (ride)
T: Assolutamente! Com'è lavorare con Neri Patenti e Massimo Boldi? 
B: Divertente! Anche questa è una bellissima gavetta e una grande scuola. Impari sempre sul campo e io ho iniziato salendo sul palco davanti a persone che non conoscevo a 14 anni. È la migliore scuola di cinema possibile con Neri Parenti e Massimo Boldi come capitano di questo cast, non mi poteva capitare occasione migliore. Per imparare io osservo moltissimo, ascolto, capto. Da Neri ho imparato l'umiltà, la grandezza e la signorilità di un uomo incredibile. È un maestro e mi ha accolto come un padre, mi ha guidato per mano anche solo nel ritmo da dare a una battuta. Lui ti lascia andare e se non gli piace l'effetto riesce a guidarti per il meglio. È stato un percorso bellissimo, non potevo essere più fortunata a iniziare con loro. 
T: L'argomento del film ha a che fare con il cibo. Ormai se ne parla su tutti i media con le gare, i reality, i quiz...
B: Si può dire "cheppalle"?  (ride) 
T: È un po' il momento del cibo, diciamo...
B: Io poi sono sempre stata una mangiona e pure si vede! Per fare una dieta mi devo proprio violentare! Potrei rinunciare a tutto ma non ai dolci. È "il momento del cibo" anche perché siamo italiani e ci piace mangia'. Noi meridionali poi mangiamo anche in modo compulsivo.
T: C'è la crisi, la politica, l'Europa. Il cibo aiuta a essere più spensierati?
B: Sicuramente! Però come vedi anche qui si parla del G7. Temi anche più "impegnativi" ci possono stare in un cinepanettone. 
T: Senza anticipare nulla, il film presenta anche un finale sarcastico in questo senso.
B: Vero! Ci sono poi diverse chiavi di lettura interessanti in questo film e le donne hanno qui un ruolo molto importante. Sia io che la Chillemi che la Vukotic esploriamo aspetti diversi della femminilità in questo film. 
T: Il personaggi di Massimo Boldi. Se ci fosse un ipotetico secondo film riuscirebbe a imparare a essere un pochino meglio in cucina?
B: Secondo me se si impegna sì. Però si deve proprio impegnare! Io lo aspetterò al varco! (ride). 
T: Nel mondo reale come sei messa ai fornelli?
B: Sono messa bene. Mi piace più mangiare che cucinare però sono messa bene! Bisognerebbe avere tempo. Sicuramente sono per i piatti semplici e buoni, non tutte queste cose sofisticate... la nouvelle cuisine non fa per me, andiamo alla sostanza di un bel piatto di spaghetti con le vongole o un bel piatto al ragù o anche una bella genovese... ehh "capisci amme'.."
T: Cosa farai da grande, adesso che hai aperto anche le porte del cinema? 
B: Speriamo che questo film sia un grandissimo successo poi ancora televisione. Adesso sono a Colorado su Italia 1 dove faccio la parodia di Chanel, il personaggio di Gomorra interpretato da Cristina Donadio. Poi arriverà a inizio anno il teatro e speriamo tante altre belle cose. 
T: In bocca a lupo per tutto!
B: Crepi il lupo.



Neri Parenti

Neri Parenti, il regista di Natale da Chef, è uno dei più grandi guru della commedia all'Italiana. Oltre a diversi cinepanettoni sono suoi molti dei film di Fantozzi e tra le tante pellicole I Pompieri, Fracchia contro Dracula, il raffinato Sogni mostruosamente proibiti, i malinconici Ho vinto la lotteria di capodanno e Infelici e Contenti e il tentativo di tornare alla comicità delle origini con il dittico de Le Comiche. Il suo Natale da Chef è una farsa spensierata che affronta di petto tutto il proliferare mediatico della nuova ossessione per il cibo e la cucina. 
T: Abbiamo visto Natale da Chef. Siamo in un periodo storico in cui il cibo è diventato importantissimo a livello mediatico? Nel film si parla di cibo e del G7 ma forse per molti spettatori è oggi meglio seguire in TV una trasmissione sul cibo, piuttosto che il G7...
N: Lo abbiamo fatto per questo! (sorride) In questo momento c'è tutto un proliferare di trasmissioni di successo, in TV, sul web e su tutte le piattaforme, che coinvolgono anche i giovani. Quindi era un argomento ghiotto, se permetti la battuta. Certo volevamo affrontarlo in maniera comica in questo film e i nostri cuochi sono dei grandi pasticcioni. Non sono assolutamente dei cuochi bravi come quelli di Master Chef.
T: Certo! In questi ultimi tempi si è visto un modo diverso di fare commedia in Italia, comicità  ibridata con l'azione. Uno stile che anche lei ha utilizzato in passato con film come Scuola di LadriI pompieri e oggi utilizza Sydney Sibilia in Smetto quando voglio. Lei se ne avesse l'opportunità tornerebbe a girare film di quel tipo?
N: Beh sì. Diciamo però che ho un po' già dato (ride). Poi probabilmente questi film per tutta l'azione che hanno dentro devono essere fatti oggi da artisti più giovani. E parlo anche di interpreti, non solo di registi. Direi però che Sydney è l'unico caso, le commedie sono un po' rimaste uguali, anche se la nostra non è una commedia, la nostra è una farsa.
T: Posso però sognare di vedere in futuro di nuovo un film come Fracchia contro Dracula? Qualcosa che mischi i generi anche con toni horror? 
N: La prima cosa da fare sarebbe trovare un Fracchia. Di Dracula se ne trovano, ma di Fracchia ne nasce uno ogni mille anni e Paolo purtroppo non c'è più. 
T: Devo dire che anch'io vedendo nella pellicola Milena Vukotic, unito al fatto che lei interpreti una vedova, ho sentito un po' questa assenza...
N: Non bisogna essere malinconici in queste cose però. Quella era una parte che sembrava fatta apposta per lei, io sono stato felicissimo di tornare a lavorare con Milena e penso anche lei con me.
T: Com'è invece dirigere Massimo Boldi?
N: Ne ho fatto talmente tanti con lui! Abbiamo avuto un po' di rodaggio, da 10 anni non lavoravamo più insieme però alla fine ci siamo ritrovati amici come prima. 
T: Nei cinepanettoni è sempre presente un discorso generazionale. Si mettono a fianco di comici più giovani persone che ormai hanno fatto la storia della comicità italiana. Si punta ancora sui giovani o si è un po' timorosi in questo momento?
N: Nel nostro cast di giovani giovani... forse le donne. Io non ho fatto molti film dove c'era la tendenza di mettere in risalto fenomeni adolescenziali o mini star del web. Quando mi hanno chiamato la prima cosa che ho detto è stata: "Però gli adolescenti non li voglio". Perché? Perché molti oggi non fanno ridere... 
T: Nel suo sterminato curriculum c'è anche l'adattamento del romanzo di Thurber, Sogni mostruosamente proibiti, adattato di recente al cinema da Ben Stiller con I sogni segreti di Walther Mitty.
N: C'era già stato il film con Danny Kaye, Sogni proibiti, del 1947, sempre adattato da "Le meraviglie di Walther Mitty", del 1939. Noi abbiamo alla fine copiato Danny Kaye e ha fatto lo stesso Stiller alla fine (ride).
T: Si riescono ancora a trovare progetti così anticonvenzionali, con quella originalità, cercando nella letteratura del passato ?
N: Oggi si tende a cercare più nelle cinematografie estere più che nel passato. Ci sono tantissimi film oggi che in realtà sono remake di film cileni, film argentini o di nazionalità strana. Questa è la tendenza. Io mi sono ispirato due volte ad opere del passato, con Sogni mostruosamente proibiti e con Fracchia e la belva umana, che era ispirato a Tutta la città ne parla, con Edward J. Robinson. 
T: Per il futuro quindi andiamo sul cileno o sul supereroistico, che va tanto di moda anche lui insieme alla cucina?

N: Dipende. Queste sono decisioni che si prendono dopo che l'ultimo film non è più al botteghino.

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