lunedì 20 novembre 2017

It - la nostra recensione del nuovo film dei Muschietti




Sinossi fatta male: Fine anni '80. Batman e Nightmare furoreggiano nelle sale cinematografiche, i giovani tirano ancora i dadi a Dungeons & Dragons e nelle sale giochi, tra i fumi dei biliardi e le palline dei flipper si intravede già il primo Street Fighters. Per incontrarsi tra amici non c'è WhatsApp e bisogna fisicamente andare in bici a trovarsi da qualche parte, le biblioteche sono ancora un posto dove si leggono libri e basta, i tagli di capelli sono assurdi e voluminosi come mai nella storia dell'umanità. Darry è una cittadina colorata e piena di viuzze carine, sembra un bel posto per vivere ma non è la provincia americana più tranquilla del mondo. A Darry scompaiono i bambini così in fretta che i volantini per le ricerche vecchi di una settimana vengono subito sostituiti dai nuovi, e non vi dico che casino avviene con le foto apposte sui cartocci del latte. E per i bambini che non scompaiono ci sono i bulli, che sono praticamente una istituzione locale riconosciuta, attiva ed entusiasta. I bulli si occupano con cura dello sterminio di minoranze etniche, persone sovrappeso, orfani in carico ai servizi, lamentose vittime di abusi e ipocondriaci. La municipalità risparmia e ringrazia. Fortuna che a Derry ci sono anche i "perdenti". In un mondo che guarda dall'altra parte, i perdenti sono gli unici che si occupino effettivamente di entrambi i problemi di cui sopra, sparizioni e bulli. Saranno mocciosi, rachitici, sfigati, derisi, ghettizzati e inascoltati da adulti più evanescenti che nei fumetti dei Peanuts, ma i perdenti hanno le palle. Il fratellino di Billy, il leader carismatico dei perdenti, è sparito anche lui. In un giorno di pioggia torrenziale il piccolo George era stato per l'ultima volta visto di sfuggita mentre seguiva la sua barchetta di carta che schizzava veloce lungo una strada in discesa. Billy pensa che il fratello sia ancora da qualche parte, che si può trovare magari dove finiscono i tombini, magari in uno snodo idrico fuori città. I giorni sono passati e i suoi genitori sono sicuri che sia morto, ma Billy no. Per questo coinvolge gli altri perdenti nella ricerca e con le loro bici, compatto, il gruppo arriverà al "pozzo", uno dei posti più antichi e pericolosi della città. Lì sotto forse potrebbe abitare un mostro. Ma un mostro, seppure ancestrale, alieno o muta-forma che sia,  è comunque poca cosa se hai a che fare 24h con i motivatissimi e socialmente impegnati bulletti locali. E se i bulli più terribili possono comunque cadere sotto una pioggia di sassate, non è detto che un mostro possa resistergli. Tuttavia dovranno guardarsi bene dall'affrontare la misteriosa entità chiamata Pennywise, il pagliaccio ballerino. Ha denti da squalo e una voglia matta di spaventare i più deboli usando le loro stesse paure.


C'era una volta: C'era una volta un libro, uno tra i più voluminosi che potevi trovare in libreria, con in copertina una barchetta di carta che si dirigeva verso un tombino e una creatura minacciosa. Dentro ci si trovava più cose sulla vita che in decine di libri sul tema, da Stand by me a Jack Frusciante è uscito dal gruppo. C'era la scuola, l'amicizia, il primo amore, i bulli, le medicine, i primi capelli che cadono, la paura, la notte, i tradimenti, il sesso, i rimpianti. IT parlava del "crescere" sapendo affrontare le proprie paure, parlava dell'importanza nel credere negli altri, parlava della consapevolezza che arriva da adulti di dover fare i conti con il proprio passato. In IT c'è "tutto" e chi lo ha letto (soprattutto da ragazzo) lo ha fatto proprio, ha trovato in quel tutto anche qualcosa della sua vita personale. Chi lo aveva letto lo consigliava ad altri, ed è successo per anni. Anche chi non amava le storie dell'orrore, categoria alla quale nominalmente IT appartiene (il che è vero, ma c'è dentro come dicevo molto di più), lo aveva in casa. Poi ne fecero uno sceneggiato per lo più bruttino ma con un bell'attore in parte, Tim Curry. E la gente tornò a leggerlo in massa. Poi capitò che con l'arrivo della rete si iniziò a leggere di meno e molti si riducevano a scaricare lo sceneggiato bruttino di IT di cui sopra. La cosa era in effetti un male, al punto che se ne accorsero anche ad Hollywood. C'era una volta su YouTube il corto  La Madre e c'era una volta Guillermo Del Toro che dopo averlo visto decise di produrlo per il grande schermo con alla regia i suoi autori, i fratelli Muschietti. Il film aveva la giusta magia visiva, spaventava e commuoveva, il finale era struggente, cattivo, indimenticabile. Rappresentava al massimo una storia d'amore che riusciva a superare un contesto dell'orrore. Passa un po' di tempo e IT, dopo la serie TV degli anni '90 con Tim Curry, gira di nuovo tra i tavoli di Hollywood alla voce "nuove idee per un brand". Ci lavora il regista di True Detective, prende il romanzo e ne riscrive ampie parti basandosi sulle sue esperienze personali, sui suoi bulli e sul suo sangue, sulle sue prime pulsioni amorose. Ne da un visione molto originale e molto splatter che non attira troppo i botteghini secondo gli esperti di screen test assunti dai produttori paganti. Il progetto si sgonfia, il budget cade a precipizio, se per "precipizio" intendiamo almeno 35 milioni di dollari, ed ecco che compaiono i Muschietti che sostanzialmente ripartono da zero o quasi. Ereditano la stessa impostazione di massima del regista di True Detective, ossia dividere il film in due parti al netto di zero flashback, corrispondenti ad adolescenza ed età adulta dei protagonisti, si mettono al lavoro con il massimo impegno sulla "parte uno" (sperando di realizzare un giorno la parte 2...). Rispetto al lavoro di Fukunaga arriva uno sguardo diverso all'opera, più leggero, più teen, più anni ottanta, più Stranger Things che va fortissimo in TV. Niente influsso da Shining (che i fan duri e puri di King odiano lo Shining di Kubrik), niente "troppo" Stand by me o echi di altri adattamenti di King, niente strizzare d'occhio allo sceneggiato TV con Tim Curry. Prendono gli spielbergiani Goonies e li mixano con le migliori idee visive dei film di paura anni '80, i Nightmare on Elm Street di papà Wes Craven (che qualcosa dal libro di King han pur preso). Poi trovano, che non era scontato, un interprete per il mostro che potesse essere davvero bravo e desse all'icona classica un sapore interessante (Bill Skarsgard) e fanno un casting eccezionale per i giovani protagonisti, i "Perdenti". I soldi sono pochini e vanno impiegati un bel po' in post produzione, ma sono sfruttati bene quanto in un'opera Blumhouse. Le scenografie sono magnifiche e colorate, le creature (perché senza fare spoiler ci sono "più creature") sono da brivido e hanno un che di artigianale e sopra le righe che le rende carismatiche. E poi i Muschietti trovano al contrario di Fukunaga il mood giusto per lavorare senza modificare troppo il testo, che in fondo è: "il libro IT non lo puoi fare tutto al cinema, semplifica e fai la tua top ten delle cose che hai preferito". Certo, togliendo/alleggerendo però quella cosa sessuale nota che mi spaventa il pg-13. Spesso fare le top non è semplice, bisogna accettare dei compromessi con l'accetta. Metti questo più questo, non scordati di quello, non pensare minimamente a togliere quell'altro, infondi uno spruzzo di logica. È difficile, ma i Muschietti hanno un buon mood e allora ti capita di trovarti in una sala buia, con i pop corn, rapito da questi piccoli attori teneramente sfigati e dal loro mondo da brivido ma non troppo. E questo è l'altro doveroso aspetto. Forse qualcuno voleva più paura, forse qualcuno voleva una top ten diversa delle scene migliori tratte da IT, forse qualcuno si perde un po' sul fatto del pagliaccio. Tim Curry con il suo Pennywise ha spaventato un paio di generazioni. Il suo era un mostro spaventoso che si celava sotto un edgard- abito da pagliaccio. Il Pennywise di questo film è invece un super potente X-men (stile Mystica con qualche bonus extra) "ragazzotto- bulletto". L'avversario perfetto per dei ragazzini motivati, che per il prossimo film dovrà essere qualcosa di ben più minaccioso, ma che cinematograficamente parlando al giorno d'oggi è davvero tanta, tanta "roba". Con questo Pennywise, un po' "gollum" e un po' mutante, i cosiddetti millennials (o "gggiovini d'oggi) hanno finalmente il "loro" Freddy Krueger inserito nel film perfetto per descrivere al meglio l'adolescenza. Ho la sensazione che questo film, dagli adolescenti di oggi, verrà letteralmente "consumato" e citato per i prossimi trent'anni. E poco importa (anzi "chissenefrega" proprio) se non corrisponde alla "top ten" delle scene del libro IT che ognuno di noi ha in testa, perché questo sarà il loro starting-point e per una volta tutti citeranno a memoria gli stessi passaggi. Poi magari leggeranno il libro e si accorgeranno che il mondo è più vasto e più bello e che 1000 e passa pagine si possono consumare più in fretta di quanto pensassero. 



Giudizio finale: IT è forse il film dell'anno. Ha cuore, ha ritmo, ha dei magnifici personaggi e degli effetti scenici unici che lo rendono iconico. Certo a volta può sembrare troppo condensato, con scene che non respirano abbastanza per tanto vengono affastellate dai jump scares. Certo a volte urla troppo la sua natura di film destinato più agli adolescenti che agli adulti. Certo Derry sembra troppo Pennywise-centrica. Certo potrebbe non contenere la top-ten delle scene tratte da IT che amate di più. Ma per me sono alla fine peccati veniali di una pellicola che mi sento di consigliarvi senza alcuna remora. 
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