martedì 14 marzo 2017

Mister Universo - la nostra recensione e l'inedita intervista a Tizza Covi



- Breve sinossi: Pochi minuti.  Il pubblico attende, è seduto sugli spalti. Al di là di una finestra che scruta sul palco, Tairo (Tairo Caroli) osserva la platea con un occhio, mentre con l'altro guarda in dvd una scena de Il Padrino - parte seconda. Una sigaretta per rilassarsi, il gel nei capelli come ultimo ritocco al look. Il domatore è pronto per entrare in scena insieme ai suoi leoni. Ha una corporatura massiccia ma anche un aspetto bonario, uno sguardo simpatico e magnetico che lo fa assomigliare a un giovane John Belushi. L'abito di scena gli cade a pennello, gli animali stanno compiendo il percorso verso il centro della scena, gli altoparlanti intonano il celebre tema di Henry Mancini di Rocky, ma prima di cominciare manca qualcosa di importante, fondamentale, un gesto. Tairo con una mano, deve sfiorare il suo personale amuleto. Un oggetto donatogli da Arthur Robin. Una lastra di ferro pesante che il più noto dei mister Universo, Il Golia nero, uno degli uomini più forti del mondo, ha regalato proprio a lui, quando era ancora bambino, quindici anni prima. Una lastra piegata direttamente con la sola forza dei suoi muscoli durante una esibizione. Da quando Tairo ha questo autentico tesoro sa che le cose andranno bene. Il domatore ama i misteri ma non crede alla superstizione, ai riti scaramantici, ai gingilli scaccia-malocchio. Il ferro di Arthur Robin è vero, è "Magico". Una volta ha salvato la vita a lui e alla sua famiglia, e questa è una cosa reale. Solo dopo questo rituale, ogni giorno, si sente pronto e tranquillo per affrontare i leoni e il pubblico. Un tocco e tutto va bene, la serata è andata bene. Spente le luci, il circo è un luogo diverso la mattina seguente, meno colorato magari. Tutti devono lavorare insieme per tenerlo un luogo pulito e ordinato. Dismessi gli abiti da donatore, Tairo desidera solo un caffè fatto bene per iniziare al meglio la giornata e l'allenamento con i leoni. Wendy (Wendy Weber), una giovane contorsionista, si avvicina al domatore accompagnata da un cagnolino. E' in tuta, un po' assonnata, ma dallo sguardo gentile. Colleziona pupazzetti tratti dai film di Tim Burton, li dispone con cura sulla mensola sopra il suo letto. Anche Il domatore ha sulla mensola una collezione di cui va fiero, le miniature di alcuni leoni dorati, che sono forse dei premi,  e, ovviamente, il suo amuleto. Wendy gli dice che ci sono problemi di salute in vista. Forse non riuscirà ancora per molto a fare la contorsionista, forse dovrebbe iniziare ad addestrare leoni con lui. Tairo si lamenta che i leoni sono sempre più stanchi, non riesce a gestirli come vorrebbe. I due si confortano a vicenda, ma il più grande spettacolo del mondo è un posto dove si fatica tutti i giorni. E le cose di certo non migliorano se qualcuno inizia a staccare la corrente elettrica dalle roulotte. Così per una serie di eventi legati a beghe di vicinato, un giorno Tairo non trova più nella sua stanza il cimelio di Arthur Robin. Rubato. Sparito. Il domatore non se la sente più di tornare sul palco e anche Wendy è molto preoccupata. La soluzione possibile è solo una, secondo il consiglio di una cartomante: ritrovare il vecchio mister Universo e chiedergli di creare un nuovo amuleto. Tairo inizierà così un lungo viaggio alla ricerca di Arthur Robin, rincorrendo le voci contrastanti su dove possa trovarsi e nel mentre andando a ritrovare i suoi parenti dislocati in tutta Italia. La mamma, il fratello che non vede da quattro anni, lo zio, che un tempo era un famoso cantate. Sarà un viaggio non solo in cerca della fortuna perduta, ma anche una occasione per risaldare i legami con i suoi cari e raccontarci il mondo antico e prezioso degli artisti circensi. Un tragitto rigorosamente on the road, che Tairo compirà in solitaria, con lo stemmino della Juventus attaccato sotto lo specchietto pronto a ballare ad ogni curva e con nelle casse dello stereo, a tutto volume la canzone hit dello zio:"Batticuore".

- "Stanno tutti bene!". Tizza Covi, fotografa e regista, ha nel cuore il circo e la sua piccola popolazione itinerante. Un popolo che ci descrive molto affiatato, come una generosa famiglia allargata accogliente, rispettosa degli animali e genuinamente ottimista sul futuro. Una famiglia che si vuole raccontare senza gli orpelli di scena, nella vita di tutti i giorni, portando a nudo i volti e i vissuti nel modo più naturale e diretto. Per questo si sceglie un meccanismo cinematografico strano, la messa in scena un documentario che si trasforma in fiction o, meglio, in favola. La maggior parte degli attori è infatti formata da artisti circensi che, guidati dalla troupe, raccontano di loro stessi e della loro vita quando recitano il copione che dà corpo alla storia. E sono incredibilmente bravi e spontanei tanto a raccontarsi quanto a improvvisare, come dimostra una scena ambientata ad Ariccia, dove l'amante del mistero Tairo coinvolge dei passanti sul famoso fenomeno della "salita in discesa" (vi mando un link a Wikipedia per approfondire). Il film ha un andamento spedito e per una volta la patina di malinconia che spesso caratterizza le produzioni cinematografiche sul circo si stempera in molte situazioni buffe e divertenti. Ci sentiamo abbracciare calorosamente dalla affiatata famiglia di Tairo e la voglia di conoscerli, incontrarli ai loro spettacoli, diventa forte. Nel cinema moderno di cerca sempre di più il fantasy e il supereroistico e questo film dimostra che uomini che convivono con i leoni o sono così forti da piegare il ferro vivono tra noi. Magari oggi si trovano in uno zoo safari, in case dove vivono insieme agli animali che li hanno accompagnati in scena per molti anni, magari sono ancora sulla strada con i loro spettacoli, a combattere la vita di tutti i giorni, facendosi magari guidare da una cartomante o da una canzone composta da un vecchio zio. Un mondo diverso a pochi metri dal nostro. Ed è molto peculiare anche il modo in cui Tizza Covi sceglie di girare, in modo analogico con rulli della durata di solo pochi minuti. Un amore per la pellicola tradizionale che dona colori e ritmi unici al film. Presente a Locarno e a molti festival, con un palmares di tutti riguardo, Mister Universo è una autentica sorpresa che arriva a noi grazie alla Tycoon Distribution, dal 9 marzo. Ed è una occasione unica per incontrare Tairo, Wendy e il grande Arthur Robin. I volti di un'arte antica e generosa che oggi possiamo scoprire in sala e magari andare a cercare sotto i tendoni del circo in giro per l'Italia. Facciamoci contagiare dalla magia di un mondo che ha un tempo fatto sognare Fellini e ha ancora molte storie da raccontarci. Un mondo che oggi sarà cambiato rispetto al passato, quando era corteggiato da Cinecittà, ma che è ancora vivo e pulsante. E chi lo sa, un ferro piegato dall'uomo più forte del mondo è forse ciò che ci serve di più per essere felici.
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Intervista alla regista  Tizza Covi 
- Sono qui con Tizza Covi. Abbiamo appena visto insieme il suo film Mister Universo, avevo qualche domanda da farti in merito a questa pellicola. L'abbiamo trovata interessante anche perché tu stai esplorando nei tuoi film molto l'ambiente circense. Hai iniziato con La pivellina e anche con un film inedito ancora non arrivato in Italia, Lo splendore del giorno, del 2012...
- che temo rimarrà inedito ( ridendo)...
- E perché no? Forse potrebbe arrivare! 
- Il problema è la reperibilità. La Pivellina e Mister Universo sono girati in Italiano, ed è più facile trovare una distribuzione rispetto a film dove parlano in tedesco e devi leggere i sottotitoli. 
- Hai un grande amore per il circo
- Assolutamente!
- Questo traspare molto...
- E' il circo, ma sono specialmente i personaggi del circo. Abbiamo tantissimi amici al circo e sono sempre stati accolti molto bene, abbiamo passato intere estati con loro. È anche un po' combattere i pregiudizi che soffrono i circensi come tutte le persone che vivono nelle roulotte.
- Vero! La pellicola ci mostra gli artisti del circo in maniera molto sfaccettata. Ci ha colpito molto Tairo Caroli. C'era anche ne La pivellina, dove aveva ancora tredici anni. Oggi è cresciuto e sembra quasi un piccolo John Belushi.  Ha questa viso particolarissimo, volto espressivo e se la cava molto bene anche come attore. 
- Sì! Devi immaginare che lui ha delle scena nella quali si doveva commuovere ed è stato lasciato molto libero di improvvisare i dialoghi. È stato molto bravo! Noi avevamo molto bisogno di gente come Tairo, persone con questo spirito e questa voglia anche di "provocare" il dialogo e così facendo rendere le scene molto speciali.
-È molto convincente anche Wendy Webber...
- Sì, anche lei è stata molto brava! Lei è stata ieri a vedere il film per la prima volta ed è stato molto emozionante per lei. Le è piaciuto molto e si è anche commossa. 
- Complimenti ancora per gli ottimi attori! Devo dire che mi è piaciuto molto anche il fatto che attraverso i tuoi film si trasmette una sempre maggiore fiducia nella realtà futura del circo. Le generazioni passano, ci sono momenti difficili ma comunque c'è un legame forte tra le persone. Un legame che si rafforza di generazione in generazione..
- Sì, non ha senso la logica di vedere la vita in modo negativo. Specialmente nei film che giriamo cerchiamo sempre di far vedere questo tramite gli occhi dei nostri personaggi, che sono anche persone con una grande umanità. 
- E' curioso anche il fatto che mentre in genere il cinema fa "documentari puri", qui (in Mister Universo) si parte come in un documentario e poi il tutto diventa fiction.
- Esattamente! Facciamo fiction ma al contempo cerchiamo di non distruggere tutti gli aspetti del documentario che ci stanno attorno. Questo fa in modo che tutte le scene diventino più autentiche. Almeno questo è quello che speriamo e cerchiamo di fare. 
- E quindi la canzone "Batticuore" esiste?
- (ridendo) Esiste e non è mai stata usata fino ad ora! Noi ce ne siamo innamorati e ormai ci riconosciamo nel testo.
- Grazie mille per il tuo tempo! 

- E' stato un piacere!

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