sabato 19 marzo 2016

Zootropolis - lo abbiamo visto anche noi!


Siamo in un mondo di animali evoluti, pucciosissimi, pelouchosi, morbidosi. Animali che camminano a due zampe, parlano un linguaggio condiviso, vestono come esseri umani, abitano in appartamenti per cui pagano un affitto. Sono membri attivi di un'unica società organizzata e pluri-integrata, una conquista frutto della progressiva esclusione degli istinti animali partendo dal più profondo: la classificazione tra predatori e prede. Mi piace pensare che sia lo stesso mondo del Robin Hood della Disney o del Fiuto di Sherlock Holmes di Pagot-Miyazaki, solo che declinato in un'epoca contemporanea, moderna se non futuristica. Zootropolis è al centro di questo mondo e di questa filosofia, è la mega-città dove "chiunque può essere ciò che vuole ", dove tutti, a prescindere da specie animale, sesso e ceto sociale può realizzarsi e aspirare a qualunque lavoro. Una specie di Philadelphia,  per tolleranza e multiculturalità, giusto con qualche imperfezione. E Zootropolis oltre a essere il polo più "moderno" di questo mondo è anche un autentico prodigio architettonico-fantascientifico in chi tutto è fatto "a scale" per adeguarsi alle diverse "taglie" degli animali e integrarli insieme nei contesti sociali e lavorativi. Tutto, dagli edifici ai mezzi pubblici, dalle strade ai ristoranti, ha porte e sedie, porzioni di cibo, contenitori e strumenti tecnologici differentemente standardizzati per adattarsi alle esigenze diverse grandezze dei cittadini. Macchine microscopiche per animali piccoli ma anche macchine enormi, da elefanti, con comandi adattabili ad animali piccoli. Quartieri mono-scala riservati, per avere legami con la propria comunità di appartenenza, edifici con funzioni pubbliche plurilivello - pluriscala. Perfino servizi sanitari pluridimensionali!! Ma non da tutte le parti, purtroppo. 


Ci sono persino delle zone, ricreate con complicati sistemi di ventilazione - riscaldamento che utilizzano vulcani artificiali quanto sistemi refrigeranti per la creazione di zone ghiacciate, deserti o piogge equatoriali. Una riproduzione in scala organizzata, che taglia Zootropolis a raggiera, comprendente tutte le tipologie di clima mondiali, collegate da mezzi di trasporto veloci, zone che riproducono climi e flora diversi per andare incontro alle esigenze naturali delle varie razze negli ambienti più residenziali. Zootropolis ha la sua cultura, i sui giornali, la sua tecnologia i-Phone (non con mela ma con carota), il suo museo storico, la televisione, i politici, le sue pop star (tra cui Shakira in versione stambecco), perfino l'intelligence, le comunità per gli animali "nudisti" (qualcosa di scandaloso anche per i nostri occhi abituati alla animalità evoluta da mezz'ora scarsa, con una lasciva elefantessa nuda e tatuata... pur di anatomia "disneiana"). E ovviamente ha la sua criminalità, che sfrutta occasioni di "spaccio" di merci tra le diverse comunità e zone cittadine, la mafia locale (di impostazione ovviamente italiana, almeno quella vista finora...) e persino la creazione chimica e distribuzione di sostanze psicotrope (c'è pure una citazione da Breaking Bad!). Ma tutti gli animali sono uguali o certi animali sono (Orwell docet) più uguali di altri? Per esempio, la nostra protagonista è una coniglietta che viene dalla periferia, una specie di Kansas. Rimanendo in famiglia assecondando la sua "natura" dovrebbe occuparsi del business dei conigli, l'agricoltura e prepararsi a una vita sessuale che, se seguisse alla lettera l'esempio della madre, sarebbe sfrenatissima, implicando poi l'allevamento di centinaia di figli. Ma la nostra coniglietta, nonostante il suo altissimo grado di coccolosità (e dirlo a un coniglio è segno di razzismo... Perché sì, in Zootropolis c'è pure tanto razzismo e pure locali in cui certi animali non sono graditi) ha anche un forte spirito di giustizia, motivo che la spinge a dare il massimo impegno nell'accademia di polizia (luogo dove non ci sono i servizi sanitari graduati di cui sopra) fino a diventare il primo coniglio in uniforme di Zootropolis.


Piccola ma tosta, veloce come un ninja, un avversario degno anche per un orso. Ma avrà vita facile? Di fatto pur nella modernissima e "opened-mind" Zotropolis tutte le maggiori cariche di comando sono ricoperte, guarda tu proprio gli "scherzi della natura", dai cosiddetti "predatori", mentre le "prede", in rapporto il 90% della popolazione, svolgono solo mansioni da piccoli salarymen e burocrati. I Lemmings sembrano piccoli impiegati tutti uguali e tutti impersonali, i bradipi infestano gli uffici rivolti al pubblico, i canidi sono nei ruoli più "action",  il sindaco è guarda caso un leone e gli agenti medi della polizia sono tori giganteschi, elefanti e animali in genere enormi. La nostra coniglietta sembra destinata a non fare troppa carriera, relegata a fare multe (multe "mono scala" grandi come cartelli autostradali per macchinine dei criceti quindi)  alle vetture in divieto di sosta, per tutta la vita, senza avere mai l'opportunità di entrare in azione. Ma ecco che arriva un grande caso. Dei cittadini di Zootropolis stanno scomparendo, di punto in bianco,  senza lasciare traccia. L'intero dipartimento brancola nel buio. Ma la nostra coniglietta ha una pista e conosce una volpe (e le volpi sono così unanimemente ritenute criminali che non si compra lo spray al pepe antiscippo ma "anti-volpe"... Ripeto, siamo in un mondo razzista...), un tipo mezzo losco che potrebbe aiutarla a sbrogliare la matassa, immanicato come è con le persone più losche del sottobosco criminale.


Zootropolis è un film divertente, è quasi di fantascienza sociologica (tipo THX di Lucas),  è un buddy movie poliziesco, è un film sull'integrazione, è un film sugli "infetti" stile 28 giorni dopo. Quindi prendete un film con protagonista un dinamico duo poliziotto - lestofante stile 48 ore, con Eddie Murphy e Nick Nolte. Poi frullatelo con gli inseguimenti in autostrade impossibili alla Minority Report e aggiungete una punta di "monster movie", perché se anche solo un coniglio arriva a fare a botte con un procione in un quartiere in cui ci sono solo palazzine per talpe è come vedere mostri giganti che abbattono New York o Tokyo palazzo dopo palazzo. Aggiungete alla miscela una sconsiderata componente horror-dark commedy e una sorprendente e inaspettata razione di Tom Clancy, un pizzico di Ellroy, non dimenticate una buona dose di commedia, pretendete Shakira che si sente alla radio al posto di gente che inizia a cantare senza un perché come nel classico Disney. E infine innaffiate con una lotta di classe sul modello de La fattoria degli animali di Orwell. Zootropolis è GROSSO. Le animazioni degli animali sono meravigliose, sanno essere morbidi quanto aggressivi, peluche quanto belve giganti cariche di muscoli tesi, ultra dinamici nei movimenti. E scenografie e la progettazione di tutto il mondo visivo è qualcosa di "fuori scala", puro orgasmo visivo. Le musiche sono di Shakira. Zootropolis  tira fuori le unghie, il vero potenziale, nella trama pregna di così tante e diverse chiavi di lettura da sorprendere e affascinare lo spettatore senza dargli l'effetto "peperonata". Ogni luogo diverso è un posto che non si vede l'ora di scoprire, ogni personaggio dona più spessore e divertimento all'intreccio. E' incredibile il modo in cui, pur con una tale mole di informazioni il film risulti sempre gradevole, leggero, vitale. Tempi comici perfetti, azione avvolgente (ricorda pure Speed in alcuni frangenti), coccolosità infinite e certosine trovate visive. Nel contempo questa girandola riesce a intrattenere tanto i bambini che gli adulti. I primi si perdono in una girandola infinita di colori, si innamorano presto della combattiva coniglietta e del suo non troppo cattivo collega volpe e imparano l'importanza di non discriminare gli altri. Una lezione di vita che non sono in molti cartoni animati a offrire. Ugualmente felici nel post visione sono gli adulti, che magari si aspettano una palla sdolcinata cantarellina seda-marmocchi e tornano invece  a casa con la gioia di aver visto un Die Hard 2.0, una nuova prospettiva per i film d'azione animati. 


Gli autori coinvolti alla regia sono nomi tanto presenti nella bella rinascita delle favole Disney, con Rapunzel e Frozen, quanto in pellicole interessanti come Bolt, Ralph Spaccatutto e Big Hero Six. Pellicole che mi affascinano perché stanno cercando un modo nuovo di intendere l'animazione Disney, una via alternativa che contamina sempre più l'animazione con il cinema di genere, specialmente l'action.  Mi piacciono questo autori e mi è piaciuto, un casino, questo Zootropolis. Non solo a me. Al punto che ho dovuto penare su internet a cercare qualcuno che proprio non lo abbia digerito, per vedere punti di vista differenti da "wow!!!!!!!!". Una critica plausibile tra quelle scovate è che in Zootropolis si respiri un po' troppo aria da poliziesco e quindi non entusiasmi quanti hanno una sincera avversione per questo genere. E vAbbeh. Una ulteriore critica è che nell'infinito gioco citazionista e nella gargantuesca, ipnotica, sterminata complessità della architettura cittadina su cui si dipana un action frenetico multi-livello si possano divertire più gli adulti che i bambini, che magari si incastrano in alcuni passaggi di trama. Insomma, questo cartone animato sarebbe "più film" che "favola" e non certo il classico musical da "depositarci davanti i bambini" finché non dormono. In parte è vero, il film è veloce da seguire e gioiosamente complicato, ma spesso riesce a essere anche deliziosamente semplice e immediato anche per i più piccini. La scena dei "ghiaccioli" è straordinaria in questo e fa seguire al pubblico un ragionamento complicato ma gioiosamente intuitivo, che per un bambino è interessantissimo e nuovo. E il film è pieno di perle come queste, momenti in cui tutti diventiamo detective osservando la scena. Forse quindi per i bambini piccoli, come ninna nanna pomeridiana, non è l'intrattenimento migliore, anche perché tra inseguimenti infiniti e musica action riposeranno poco. Ma per i più grandicelli, dai 5 ai 99 anni, rimane per me uno spasso. Davvero consigliatissimo. E poi dannatamente vero nel parodiare una società che sotto pellicce buffe e architetture vertiginose, stringi stringi, è la nostra. Bradipi inclusi. 
Talk0

2 commenti:

  1. Lo considero davvero un ottimo film. Magnifico! La Disney sta vivendo proprio un grande periodo, ci regala perle su perle.

    RispondiElimina
  2. Stile diverso da Pixar, ma per contenuti e tecnica davvero niente da invidiare!

    RispondiElimina