mercoledì 16 marzo 2016

Sherlock - la sposa abominevole: we are all "sherlocked".



Londra, diciannovesimo secolo. Una donna dal viso spettrale vestita da sposa spara da un balcone del centro sulla folla, servendosi di due pistole, mente canta una nenia inquietante. Poi si ferma, si infila una pistola in bocca e si suicida, finendo presto distesa sul tavolo dell'obitorio. Ma il giorno dopo la stessa donna incredibilmente abbandona il tavolo operatorio e torna in vita, come fantasma, ancora con il cranio spappolato, percorrendo le vie di Londra, fino a trovare e poi uccidere, con un colpo di fucile il suo ex marito. La donna poi scompare tra la nebbia e riappare all'obitorio, dove la salma viene ricoperta da pesanti catene.  Come ha fatto il cadavere a muoversi? Il mistero non verrà risolto fino a che, anni dopo, sembra che il fantasma della sposa sia tornato in attività e abbia una nuova lunga lista di omicidi. Chi riuscirà a fermarla?
Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, dopo essere stati sul grande schermo per Peter Jackson una strana coppia Drago- Hobbit, Smaug e Bilbo, tornano a essere la ugualmente strana coppia "bromance" Sherlock e John, per quella che a tutti gli effetti è, compressa in un solo film, la quarta stagione dello sfavillante serial sull'investigatore del 221b di Baker Street a firma Moffat e Gatiss. E' stata una attesa lunga anche perché i due attori che dal 2010 danno vita a questo serial sono nel tempo davvero esplosi a livello internazionale. Faccio una predizione. Prima o poi si incroceranno di nuovo insieme, magari in un film Marvel, visto che sono per ora stati già "precettati" per Civil War e Doctor Strange, pellicole che la Casa delle Idee ha deciso di far debuttare proprio in questo 2016. Ma torniamo a Baker Street, per rispondere a una domanda che magari qualcuno si starà facendo.
Si può guardare questo film senza aver visto le tre serie precedenti di Sherlock? Per me, è meglio di no. Anche se l'ambientazione pare a prima vista non considerarlo possibile, gli eventi e i legami tra i personaggi rispecchiamo la situazione che si prospettava alla fine della terza stagione. Uomo avvisato, tiriamo innanzi o meglio, indietro, oppure, come recitava il Rocky Horror Pictures Show, "lasciamo che inizi il time warp". 


Abbandonato lo skyline del London Eye e del "Megafallo@", i cieli e le vie  del nostro serial del cuore diventano quelli della Londra vittoriana presa dritta dritta dalle pagine di Sir Arthur Conan Doyle. Tanti costumi d'epoca, interni elaboratissimi e una poco invasiva cgi. Scenografie e fotografie, pur con un gusto moderno che strizza l'occhio alla serie, richiamandola in mille dettagli, sono realizzati, in pieno omaggio e orgoglio inglese, con riferimento alla serie tv del 1964, quella con Holmes e Watson interpretati da Peter Cushing e Nigel Stock. Ma non basta, a impepare il tutto ci sono pure dei richiami soprannaturali ai fantasmi velati della inglesissima e recentemente di nuovo in auge (the woman in black) casa di produzione di film horror Hammer (che annovera film dove peraltro era facile trovare Cushing). Bello, non "vecchio" ma vintage,  di impatto. Già quando sono circolati i primi trailer con Cumberbatch con pipa e cappello con bottoni, i fan hanno apprezzato, hanno pianto felici e hanno scolato due birre scure. L'operazione ancora solo "nell'aria" era piaciuta. Ma come si poteva renderla possibile? Come contestualizzare questo strano viaggio nel tempo senza farlo apparire come uno spinoff "tanto per"? E qui arriva il genio di Moffat, non a caso frontrunner del Doctor Who, che se ne esce con una trovata geniale e soprattutto sensata che sta a voi scoprire. Tutto il cast è presente e al top, la scrittura è sempre divertente e accorta, dettagliata, squisitamente sopra le righe quanto chirurgica. I nostri eroi si scambiano continui battibecchi con una scioltezza inarrivabile, giocando a interpretare versioni "alternative" dei loro ruoli. Ne esce un Holmes più sadico che mai che non vede l'ora di assistere ad una decapitazione. Un Watson vittima della moglie, ma sempre amabile e sfigato, che fa la voce grossa con la servitù da signorotto benestante. Gatiss, come sempre anche sceneggiatore, dà al suo Mycroft, ricoperto da trucco pesante, una stazza pachidermica degna del ciccione "in esplosione" de Il senso della vita dei Monty Python, un surreale, grottesco creaturo che pur di vincere una scommessa con il fratello è in grado di accorciarsi la vita. C'è poi una scena "silenziosa", altro omaggio ai Python che fa sbellicare. Altri dettagli non ve li dico o temo di rovinarvi qualcosa. L'investigazione, come sempre nel serial, è da seguire con un po' di attenzione ma non è troppo tortuosa La nuova "vecchia" Londra con calessi al posto delle auto è intrigante, quanto i suoi cupi sotterranei e la nebbia onnipresente, con candele che non si spengono mai di Hammeriana memoria. Parte come un horror, mischia con la commedia, con intrigo e forse col sovrannaturale, con l'onirico.  La trama non conosco sosta e regala pure un paio di momenti epici niente male. Le strizzatine d'occhio ai fan si sprecano e rendono felici. E voglio ricordare per chi non lo fosse, che non è difficile, anche in ragione a questioni di tempo,  diventare fan di questo Sherlock. In fondo tutta la serie è divisa in nove film (tre a stagione) lunghi come questo e non occorre fare il mutuo per mettersi in pari, basta prendersi una unica raccolta di dvd (le tre stagioni complete insieme ) che sta oggi intorno ai 15 euro.  


Questo film, sarà perché amiamo gli attori e i loro personaggi, sarà perché Londra ce l'abbiamo sempre nel cuore, ci è piaciuto e tanto, facendoci crescere una voglia matta di nuovi capitoli del serial BBC. Certo non è una mega produzione come il dittico di Guy Ritchie, non aspettatevi una Londra gigantesca digitalizzata, quanto una ottima puntata di un telefilm ad alto budget. A cercare un difetto nella sceneggiatura c'è forse un passaggio di trama un po' brusco e "troppo risolutivo" che riguarda una certa entrata in scena della signora Watson. Ma è un neo che ci può stare. Bentornato Sherlock. Ora vi saluto e mi faccio una mini maratona. 
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