giovedì 14 settembre 2023

Tartarughe Ninja - Caos Mutante: la nostra recensione del nuovo film prodotto da Paramount, Nickelodeon e Seth Rogen per la regia di Jeff Rowe, con protagonisti i celebri personaggi creati da Kevin Eastman e Peter Laird

New York City. Tra i liquami verde fosforescente di un lurido laboratorio segreto situato nelle fogne cittadine, lo scienziato pazzo Baxter Stockman sta dando vita a delle creature mutanti, in parte animali e in parte umane. Il suo primo nato, una mosca umanoide dagli occhi enormi e al contempo teneri, guarda con un misto di affetto e apprensione l'imminente nascita dei suoi nuovi fratellini, quando un gruppo di soldati armati fino ai denti fa irruzione nel laboratorio crivellando di colpi ogni superficie e ponendo fine alla vita dello scienziato. Ma solo poco dopo che lui, in un atto di estremo eroismo, è riuscito a liberare tra i canali di scolo delle piccole tartarughe. Queste, ancora avvolte dal fluido fosforescente verde che sarebbe in seguito stato conosciuto come Ooze, finiscono presto davanti a un topo che subito, vedendole piccole e intimorite, decide di occuparsene. Un topo di nome Splinter che si avvicina a quattro tartarughe fosforescenti incurante del fluido verde che presto arriva a contaminare anche lui. Tartarughe e topo in breve tempo subiscono una mutazione e diventano umanoidi, né animali né uomini, qualcosa di “nuovo”. Splinter decide di accudirle come figli costruendo un piccolo loft nelle fogne, dotato di letti, soggiorno, tv e tutti i confort. Le quattro tartarughe crescono guardando il mondo degli umani che vivono in superficie dalla tv, sognando un giorno di poter frequentare la scuola come gli altri bambini. In un momento di forte entusiasmo e “positività” un giorno Splinter le accontenta e porta le piccole tartarughe fuori dal tombino, dove tutti in un attimo scoprono la dura realtà: gli esseri umani temono moltissimo i mutanti. Rischiando di finire più volte travolte o schiacciate, le quattro sono terrorizzate sempre di più ogni secondo che passa, mentre Splinter cerca in ogni modo di salvarle e tornare a casa, tra le botte e le urla. Da allora il topo decide di imparare su dei manuali e poi insegnare loro le arti marziali e le tecniche ninja. Tecniche di difesa e Attacco per fare sì che possano difendersi dal mondo della superficie e riuscire al contempo a recuperare da esso le cose indispensabili per sopravvivere: come la carta igienica due veli, i cereali, detersivi, i manga e soprattutto… la pizza. Gli insegnamenti si protraggono per anni, le quattro tartarughe da piccoli batuffolini tenerosi crescono e sviluppano una propria personalità. Raffaello è il più grosso e irruento dei quattro, quello che ama lanciarsi prima di tutti nelle zuffe e urlare più forte. Come arma ninja studia dei coltelli, i “sai”, per gli scontri ravvicinati. Donatello è mingherlino e riflessivo, passa il tempo al computer a elaborare dati, ama leggere manga e creare strani oggetti con la tecnologia, sceglie di appendere come arma ninja un bastone lungo per il combattimento a distanza, il “bo”. Leonardo ha un fisico asciutto ed eccelle nel combattimento con 2 Katane, vorrebbe prendersi più cura possibile dei suoi fratelli ma non ha ancora la stoffa del leader per farsi ascoltare. La sua voce “alla Batman” è abbastanza patetica e derisa dal gruppo e lui ne soffre un po’. Michelangelo è il più piccolo e mingherlino, ama fare gli scherzi, la pizza e sa usare ancora male i nunchaku, spesso tirandoseli in testa. Diventati comunque dei teenager mutanti ninja tartarughe, dopo anni di apprendistato e innumerevoli missioni in superficie per acquisire scorte alimentari di nascosto con tecniche ninja, le quattro decidono che è il momento giusto per “riprovare” a essere accettate dagli umani. L’idea viene dai film d’azione: proprio grazie ai loro nuovi muscoli e tecniche potranno diventare una specie di supereroi, che contrastando il crimine dilagante di NY e salvando la gente verranno così accettati e amati. All’insaputa di Splinter, che non approva per niente il “piano”, i quattro partono per una prima “missione” che risulta molto difficile e dolorosa. Ma questo fatto innesca una serie di eventi per cui le tartarughe prima incontreranno una inaspettata alleata come la buffa ma combattiva giornalista liceale April, una umana che non ha paura di loro, e poi una loro “vecchia conoscenza”. Si tratta dell’uomo-mosca, il primo figlio del Dottor Baxter che ora si fa chiamare “Superfly” e sta guidando un gruppo di mutanti che, come loro, sono sopravvissuti nelle fogne. Un gruppo che ora vuole dominare il mondo, eliminando gli umani che da sempre li odiano e li cacciano. Da quale parte staranno le quattro piccole ma ora muscolose tartarughe?

Nate negli anni ottanta su un fumetto underground che ancora oggi riscuote molto successo (come con la recente mini-saga The Last Ronin), le tartarughe ninja grazie ai giocattoli e alle varie serie tv sono in breve diventate alcuni dei personaggi più famosi e amati da grandi e piccini. Protagoniste negli ultimi anni anche di imponenti pellicole live action prodotte da Michael Bay, ben riuscite sul lato tecnico  ma che non hanno forse incontrato i risultati economici sperati (altissimi), le tartarughe non hanno perso tempo e, dopo una nuova e apprezzata serie tv animata, ripartono con questo film cinematografico dal budget di 70 milioni di dollari a cui seguirà una serie animata e un secondo capitolo sul grande schermo. I nomi coinvolti in questa operazione sono molto interessanti, a partire dal comico, produttore e sceneggiatore Seth Rogen, un “guru nerd” che parallelamente alle varie scorribande filmiche con l’amico James Franco, in film amabilmente politicamente scorretti, ha deciso di portare in sala il fumetto Green Hornet e un cartone animato decisamente per adulti con protagonisti i prodotti di un supermercato che scoprono l’amore cosmico. Rogen, che qui anche produce con la sua Point Grey Pictures, dà vita insieme al gruppo di sceneggiatori a un film sulla adolescenza, ma anche con tante arti marziali, che riempie di citazioni a gradi classici dei teen movie americani come Crazy Friday, ma non disdegna citare i film di Hong Kong, quanto i fenomeni culturali più interessanti per i giovani di oggi come una cultura anime tra cui svetta, a sorpresa e pure in alcuni momenti-chiave della pellicola, l’osannato Attack on Titan. Le tartarughe sono tanto descritte nei più piccoli aspetti che divengono a tutti gli effetti dei “ragazzotti” di oggi del liceo, con pure uno stile grafico scelto per rappresentarli insieme al loro mondo che richiama in qualche modo una realtà giovanile metropolitana comune e alle zone di periferia. Una realtà piena di palazzi ed edifici pubblici fatiscenti, graffiti colorati dai colori fluo e scarabocchi sarcastici, come quelli che si possono trovare sui muri di fabbriche diroccate quanto sugli armadietti della scalcinata scuola di April. Uno stile underground che guarda negli occhi proprio il contesto grafico originario del fumetto di Kevin Eastman e Peter Laird, che era stato edulcorato nell'animazione, aggiornandolo al 2000 e impreziosendolo per l’occasione delle musiche pressanti quanto sublimi e trascinanti di Trent Reznor e Atticus Ross, in quest’opera davvero giganteschi. Come incredibili sono anche le animazioni grazie alle quali tutto questo mondo “Underworld 2.0” si muove, prodotte dalla Nickelodeon Animation e realizzate dalla Mikros Animation e Cinesite, sotto la guida di un regista giovane e davvero bravo come Jeff Rowe, già dietro la macchina da presa del successo The Mitchells vs The Machines, nonché autore della serie tv Gravity Falls e Disincanto. È uno stile visivo unico, che mixa animazione tradizionale a computer grafica sotto un effetto shading trasformando tutto in un unico graffito in movimento, così “intenso e calcato” nel colore e sfumature da dare alle immagini quasi una connotazione “pastosa”, in grado in certi frangenti di farci percepire i personaggi come fossero realizzati con plastilina a “passo a uno”, iper-reali ma al contempo un secondo dopo iper-dinamici, simili a “macchie di colore” in movimento dalla forte componente pittorica. È un modo nuovo di concepire l’animazione, che si affianca per certi versi all’ottimo lavoro di Sony per il suo Spider-man animato ma prende una via diversa, originale quanto distintiva e appagante. Uno stile in grado di conferire, anche solo con dei piccoli giochi di luce, forza e vulnerabilità a personaggi che presto vengono percepiti tridimensionali quando umani, romanticamente “imperfetti”, amorevolmente scarabocchiati ma “vividi”, come dei disegnini a penna realizzati calcando, con un po’ di rabbia e un po’ di noia, sul banco di scuola. Visivamente Tartarughe Ninja è un vero spettacolo e siamo curiosi di come questa tecnica andrà ad affinarsi ed evolversi nelle opere successive. Storie dove, se verrà seguito il corso delle avventure delle tartarughe, immaginiamo che dalla componente visiva estetica legata alla periferia di NY e ai bassifondi del porto passeremo ai colori sfumati dei fortini dei ninja: tra tessuti, kanji, lame, zolfo e legno. Per poi magari andare “nello spazio” tra gli alieni, con un Technodromo in technicolor e tentacoli organici. Ma questo film è appunto NY e oltre a delle meravigliose tartarughe teenager (che da piccole sono davvero adorabili) e a uno Splinter giovane pettinato con il “mullet”, che in originale è doppiato dal mitico Jackie Chan, troviamo qui anche tanti mutanti enormi e muscolosamente, tragicamente sproporzionati. Mutanti che vivono tra la sottocultura punk e quella dei biker, tra oro e pistoni con pure qualche accenno alle idee rivoluzionarie delle pantere nere.  Il cinghiale-umano Bebop, in originale con la voce di Seth Rogen stesso, e il rinoceronte-umano Rocksteady, in originale doppiato da John Cena, già storici antagonisti delle tartarughe ninja, rivivono qui nella loro versione più massiccia e “gangsta” di sempre. Sono sempre abbastanza dei “fresconi”, ma qui hanno un loro obiettivo di vita, una loro famiglia da proteggere. Ma il mattatore assoluto dei cattivi è un personaggio nuovo, la super mosca umana super muscolosa Superfly, in originale con la voce di un Ice Cube che gli conferisce con la sua voce cristallina e potente tratti da leader carismatico intriganti, dai risvolti sociali e politici non banali, che apportano sfumature nuove alla narrazione di un’opera legata alle Tartarughe non legata al fumetto. Superfly è a capo dei mutanti ed è diventato così duro verso gli umani per ragioni umanamente comprensibili, per una storia personale tragica di cui lui porta cicatrici e per una storia futura per i mutanti che vuole personalmente cambiare. Che le tartarughe possano scegliere di diventare da adulte più simili a Superfly o a Splinter è una questione a volte di sole sfumature, che il film riesce con raffinatezza spesso a rendere molto comprensibili. 


Poi c’è naturalmente l’azione, concitata e deflagrante come ai migliori film di arti marziali compete. È interessante che ogni tartaruga non sia la sua controparte “definitiva” e ben delineata del fumetto e della prima serie animata, dove tutte e quattro risultano “identiche d’aspetto”. Ogni personaggio ha un diverso stile e irruenza dovuti a muscoli e preparazione tecnica unici, che qui appaiono gioiosamente squilibrati. Oltre allo stile di combattimento personale, ha così un fascino tutto unico il modo in cui le quattro non sanno ancora tenere in mano le armi, come la circostanza che siano spesso in grado di colpirsi tra di loro mancando il nemico. Puro caos che aumenta con l’aumentare della forza dei nemici, fino a che il gruppo scopre, dopo l’esperienza dovuta a vari fallimenti, un modo sempre più corretto per coordinarsi. Un modo che fa leva proprio sul sentirsi tutti “parti attive” del gruppo, quando ognuno riesce ad apportare una sua qualità unica alla strategia. È un percorso di “ricerca del gruppo” visivamente molto appagante, dove le arti marziali si trasformano progressivamente da pugni e calci a caso a una specie di balletto bene orchestrato e frutto di una passione non banale nel rappresentare visivamente le scene d’azione. 


Tartarughe Ninja Caos Mutante è un film davvero ben realizzato sotto quasi tutti gli aspetti (nel pre-finale il film perde un paio di colpi nel suo ritmo). Un film visivamente bellissimo, avvolto da musiche straordinarie, cinetico quanto inaspettatamente anche “spirituale”, vicino alla realtà dei giovani e a tratti anche genuinamente drammatico. Un “Coming-of-age” con molto rispetto del materiale originale, che riesce a tracciare anche possibili evoluzioni inedite interessanti per i personaggi. Personaggi che, tra un siparietto comico e una scena a base di arti marziali, riuscendo a parlare a loro modo anche dei problemi legati alla scuola, alla integrazione e degrado urbano. Lo fanno con disincanto, con positività ma anche esponendo criticità effettive, offrendo per questo all’opera una connotazione più adulta e intrigante del solito, in attesa di uno scontro finale dal sapore di Kaiju movie. Tartarughe Ninja Caos Mutante è un film che inizia con entusiasmo una nuova storia per le tartarughe mutanti, che non vediamo l’ora di seguire anche nelle future evoluzioni. Per tutti i fan di ieri e di oggi decisamente un’opera imperdibile. Talk0

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