giovedì 8 settembre 2022

Las Leonas: la nostra recensione del film di Isabel Achaval e Chiara Biondi’ prodotto da Nanni Moretti

 


Roma, via Aurelia. In un campetto di calcio con un paio di gradinate per il pubblico si tiene qui tra sei squadre, ogni anno, la competizione conosciuta come “Las Leonas”: “Le leonesse”. Un piccolo campionato di calcio femminile a 8 cui partecipano calciatrici italiane ma anche  latinoamericane, moldave, marocchine, capoverdiane, cinesi e di altre nazioni. Donne di tutto il mondo e di tutte le età accomunate dall’amore comune per il calcio: uno sport che alcune sognavano di praticare fin da bambine e che altre hanno conosciuto solo una volta arrivate in Italia, vedendolo come un’occasione per conoscere altre persone, fare gruppo, non essere più sole. Queste “leonesse” nella vita di tutti i giorni lavorano come badanti, donne delle pulizie, babysitter, cameriere. Hanno dovuto lasciare per questioni economiche i loro paesi d’origine, i loro diplomi e i loro sogni, per “ingabbiarsi” in lavori qui in Italia considerati (erroneamente) umili. Dopo mille difficoltà, il calcio ha dato loro di nuovo la gioia di correre come leonesse, almeno per una volta alla settimana, seguite con entusiasmo anche dalla locale radio in lingua spagnola Vox Mundi Web Radio, che cura le radiocronache.

C’è la fortissima 40enne moldava Ana, che da giovane poteva diventare calciatrice professionista e qui in Italia è stata prima donna delle pulizie e poi, dopo gli studi, educatrice di scienze motorie. Nella “Estrellita Juvenil” guida una squadra multietnica composta da energiche ultraquarantenni, tra cui molte asiatiche, un po’ come generale e un po’ come mamma. 

C’è la 34enne peruviana Joan, portiere della squadra “Peruanas en Roma”, che dopo le scuole elementari ha dovuto diventare venditrice ambulante e da 3 anni è in Italia, dove spera in una vita migliore. Il calcio lo aveva visto come necessità, per essere seguita almeno da un medico sportivo in caso le sue condizioni di salute alle gambe si aggravassero, ma poi il gioco l’ha conquistata. C’è la 44enne marocchina Siham, della squadra “Paraguay”, che in Italia da 17 anni si è trovata prima in una situazione di sfruttamento lavorativo e poi in una difficile relazione di coppia. Ora grazie alla sua “dipendenza dal calcio” è riuscita a buttarsi alle spalle tutti i problemi, girare pagina e diventare indipendente. C’è la 48enne ecuadoriana Elvira, in Italia da 22 anni, che per andare a lavorare come domestica, ogni giorno, prende la sua amatissima bici “Fausto Coppi” per macinare in media 300 km. Un esercizio che la rende una calciatrice instancabile per la squadra “Paraguay”. C’è Bea, che voleva essere come Maradona e ora si occupa di una bambina di 9 anni. C’è Melisa, che ha dovuto per la crisi chiudere il suo bar in Perù e oggi assiste l’anziano Enzo. C’è Vania, che a Capoverde era davvero una calciatrice professionista, guadagnandosi così il rispetto da parte degli uomini e oggi lavora come domestica. 


Sono piccole e grandi storie vere di coraggio, umiltà e gioia di vivere. Testimonianze raccolte a bordo campo dalla competizione sportiva Las Leonas e nelle sessioni di allenamento, negli spogliatoi, mentre le ragazze con gli occhi pieni di gioia e tensione agonistica riescono a parlare di loro stesse mentre scrutano le avversarie, cercano nuove tattiche di gioco, esultano e si commuovono per una palla che va in rete o prende un palo. C’è molto cameratismo e affetto, anche per chi è sul campo il nemico. Il calcio è visto davvero come una festa: tutte le giocatrici e le tifoserie riempiono di colori, gioia e balli tradizionali lo spettacolo che ha luogo a latere della competizione. È come un grande abbraccio tra culture, nell’attesa di arrivare in finale e conquistare una coppa da Champions League o una “qualsiasi delle altre mille coppe di categoria”, gentilmente offerte dal regista Nanni Moretti, che con la sua Sacher Film produce il documentario e si ritaglia un piccolo ruolo sulla scena. È un calcio lontanissimo dalle polemiche e dalle “tifoserie in armi” che purtroppo qualche volta caratterizzano i nostri campionati e per questo un buon invito a vivere il gioco davvero come un momento di incontro e amicizia, una piccola parentesi positiva che può dare un profumo migliore alla vita di tutti i giorni.

Isabel Achaval e Chiara Bondì, registe di Las Leonas, trovano con il calcio la giusta chiave per raccontarci delle storie al femminile attuali, gioiose quanto complesse, stimolanti quanto positive nello spirito, soprattutto quando la vita si presenta difficile e ingrata. La pellicola nei suoi 80 minuti ci apre con garbo a un piccolo grande mondo, colorato quanto “tosto”, facendoci guidare emotivamente dai passaggi e tiri a rete. È un bellissimo modo per parlare di calcio, che speriamo non rimanga isolato. 

Talk0

Nessun commento:

Posta un commento