giovedì 2 luglio 2020

Vendetta finale (Acts of Vengeance / The Stoic) - la nostra recensione di un film con Banderas un po' sconosciuto

 

"La miglior vendetta deve essere diversa dal tuo nemico". Con questa massima in testa, insieme a tutte le altre massime contenute nelle Meditazioni di Marco Aurelio, un avvocato di successo con il volto di Antonio Banderas, dopo un grosso colpo in testa, decide di cambiare vita e scovare l'ignoto artefice della morte di sua moglie e sua figlia. Forse un criminale di passaggio o forse pure peggio, i russi o chissà che orco. Il colpo in testa è una capocciata clamorosa che il nostro eroe si piglia, mezzo sbronzo, sfondando la vetrata di una libreria (in una scena girata in modo assurdo per ogni legge della fisica), dopo essersi improvvisato giustiziere delle notte, come reazione alla inefficienza della polizia nel condurre le indagini. Sfondato il vetro e con gli uccellini che ancora gli volano per la testa stile cartone animato, Banderas piglia in mano questo volume di Marco Aurelio posto in vetrina, dichiara di sentirsi ora uno stoico, fa voto di silenzio assoluto e va a imparare il kung fu per iniziare a picchiare sconosciuti negli scontri clandestini. Qui incontra Karl Urban, che un anno dopo il terzo Star Trek è più gonfio di un culturista, fa il poliziotto bonaccione e ama farsi due bevute. A un certo punto un cane antidroga decide di aiutare Banderas iniziando a seguirlo come zanna bianca, mentre una infermiera di notte interpretata da Paz Vega, dopo aver intravisto la classica "parete della pazzia" che Banderas tiene in soggiorno incrociando foto e linee rosse, lo indirizza verso un tizio che si chiama Mister Brivido, che vive presso uno snodo abbandonato dei treni che non c'entra assolutamente nulla con il luogo dell'agguato. Riuscirà Banderas a farsi vendetta? Certo, volesse tornare a parlare sarebbe utile, ma questo suo stoico-mutismo-autoimposto sembra avergli sviluppato da paura tutti i sensi e ora si muove e percepisce il mondo come Daredevil.
Il regista Isaac Flomentine è autore di action del sottobosco "arti marziali very low budget" amatissimi quanto scarsissimi. I vari Ninja, Boyka e Undisputed con Scott Adkins. High Voltage con la moglie di Bruce Lee, Shannon, Amy Smart e Antonio Sabato Jr . Ha compiuto il piccolo miracolo di rimettere insieme su pellicola Dolph Lundgren e Cary-Hiroyuki Tagawa, in Bridge of dragons, dopo il mega-classico Big Trouble in Little Tokyo.. e qui mi parte la lacrimuccia. 


Flomentine punta tutto sull'azione, fa lavorare gli stunt-men più che gli sceneggiatori e attori, ha una precisa idea della messa in scena che ricalca inquadrature e temi ultra-easy degli action anni '80/'90, tra Cynthia Rothrock e Don The Dragon Wilson. I suoi prodotti hanno quel gusto nostalgico, ingenuo e chimico delle pizzette congelate da riscaldare al forno elettrico che quando ero piccolo il bar dell'oratorio ti serviva dopo averle tolte dal freezer e da una copertura di plastica e conservanti che ne conferiva al 90% il sapore finale. Sono fumettoni buffi e muffi, ma se vi capitano tra le mani e siete nel mood giusto possono pure essere divertenti.
Questo Act of Vengeance è arrivato da noi con il banalissimo titolo di Vendetta finale e inizialmente era  schedulato con il pericolosissimo, delirante e altisonante titolo The Stoic, il ossequio allo "stoico daredevil", di Banderas, rischiando la lapidazione globale e derisione da parte di ogni studente di filosofia del globo. È però un film così "fuori" che fa il giro, accumula pazzia di minuto in minuto e sa essere un autentico guilty pleasure. Banderas ci prova a "menare", come la totalità della filmografia di Flomentine impone all'attore centrale di una sua pellicola, è pure convincente nelle precise e ben delimitate scene di botte. Ma è e rimane un attore passionale, latino, del tutto ingestibile da parte di un tizio abituato a dirigere Stunt-men poco "loquaci". Banderas va in overacting, si muove con una teatralità assurda e il suo personaggio, pur essendo nell'incapacità di parlare, pensa ad alta voce per tutto il tempo, con la voce off classica tanto della filmografia hard boiled sui "detective"... come del Daredevil scritto da Frank Miller in poi. È una cosa che fila, è una cosa al contempo buffissima. Banderas è ovunque ed è incontenibile, vive in un film tutto suo, cerca a volte pure di rincorrere il Jim Carrey di Bugiardo Bugiardo a partire dalla supercazzola, che ci portiamo dalla prima alla ultima scena, su quanto troppo parli al giorno un avvocato. Ed è goffo, oltre che oggettivamente bolso per sopraggiunti limiti d'età, salvo tirare fuori fisico e orgoglio in alcune scene action. Per contrastare questo One man show, sembra quasi che il regista decida di riempire ogni buco visivo e narrativo non occupato dall'ingombrante attore con fantasmagoriche puttanate. E allora vai con il supercane poliziotto, vai con i cattivi ultra cattivissimi ma buffi, vai con una spaesatissima Paz Vega il cui personaggio cambia caratterizzazione di scena in scena, vai con la divisione del film in capitoli intervallati dalle massime del povero Marco Aurelio, vai con i Mister Brivido che escono dai tombini facendo le capriole come i power rangers. E sapevate che Flomentine ha diretto pure episodi dei Power Rangers? Non trovate tutto ciò fantastico? Insomma, The Stoic è una perla avariata irresistibile per farsi un paio di risate, girata un tanto al chilo (salvo per l'action), interpretata in modo incontenibile, carica a pallettoni di non-sense. Quasi un cult a rovescio. Lo trovate anche su Rai play, se volete farvi due risate vi consiglio un giro di giostra. 
Talk0

Nessun commento:

Posta un commento