lunedì 4 marzo 2019

The Vanishing - il mistero del faro. La nostra recensione del nuovo film con Gerard Butler



C'era una volta un faro, all'inizio del 1900, nel Galles mi pare (o un posto a caso del dell'Inghilterra più fredda e piena di scogliere) collocato un po' nel nulla. È una storia vera. A gestire il faro, ci sono al suo interno tre guardiani, interpretati qui da Gerard Butler, Peter Mullan e Connor Swindels nella più classica impostazione da dramma teatrale in unico atto. Un allegro terzetto con il veterano, il ragazzino e quello "fuori come un balcone". E Gerard, che alterna felicemente ruoli da eroe macho (come nel recente Hunter Killer, dove insegnava al mondo il modo macho di scendere in profondità con il sommergibile, con le braccia incrociate restando in equilibrio come i bulli, in un contesto di uomini duri bulli e sudati)  a ruoli da "fuori come un balcone", potete già intuire che ruolo interpreta qui (peraltro bravissimo e concorrente a ruolo di matto dell'anno con il McAvoy di Glass). 
Si incomincia easy, con la partenza del simpatico trio verso le coste Gallesi, il saluto ai familiari sul molo, il viaggetto sulla barchetta con basso entusiasmo e un paio di bischerate, il gusto delle storie di frontiera e la virilità servita con amaro Montenegro. Per un attimo mi ritrovo nell'indimenticabile e indimenticato classico di Gerry Calà, puro anni '80, Sottozero. Uomini rudi che vivono la vita lavorativa in ambienti rudi, con un rude sguardo rivolto a casa mentre rudemente si convive virilmente, tra una scoreggia in camera da letto, lo schiaffo del soldato e tempo vario a girare valvole, cambiare attrezzi, registrare robe, sostituirsi e fare squadra. Qui è tutta una pulitura di lenti del faro, aneddoti e gioco della capretta (non specifico). Poi a una certa, come spettatore, sei sul punto di dire:  "Ok, ma cosa cacchio e virilmente vogliono questi? Io li farei lavorare davvero in un posto dove si lavora!!". Ma subito qualcosa accade, e il titolo del film, ripeto tratto da storia vera, inizia ad avere un senso. Arriverà qualcuno? Sbroccherà qualcuno? Ci saranno rivelazioni, alleanze, alieni, pirati, chatulu, i tuffi di mister ok e Linea Verde? Quale mistero segreto scofanerà, questo faro dei misteri? E qualcosa, giusto per non rovinarvi la sorpresa, in effetti c'è, e permette al veterano di fare il veterano rigido, al ragazzetto di fare un po' il minchietta e al tipo fuori come un balcone di fare l'inquietante e apocalittico tipo fuori come un balcone. Succede qualcosa e poi tutto il faro diviene scenario di una lotta psicologica fatta di sguardi truci, sospiri, qualche lacrima poco virile fuori campo e tanta paranoia. Tutto funziona drammaturgicalmente e linearmente, forse pure troppo linearmente, troppo poche sorprese e due sbadigli qua e là, ma alla fine gira. Io rimango della mia idea di come gestire le "storie vere misteriose", cioè di ficcarci di tutto, alieni, chuluh, zombie, angeli, complotti e templari. Che tanto quello che misteriosamente è successo nella misteriosa realtà non sarà mai misteriosamente rivelato, perché nessuno lo sa! Qui invece, come nel bel film con Colin Firth della regata in giro per il mondo finita male (Clicca qui per la recensione), si cerca logica e correttezza formale, e forse ci si perde la follia potenziale della situazione. Tipo che poteva finire come Cold Skin di Xavier Gens, con tanto di faro e faristi con Montenegro già sul set, ma non si arriva mai a quel punto, che andava bene pure se abbozzato in sogno, per dire. 
Comunque filmone solido, da degustare con amici narrando etilicamente di come quella volta insieme si è salvato il cervo con l'idrovolante. Butler pazzo impazza e grida un po' il suo sogno nel cassetto di fare prima o poi un pazzo da Oscar. Per ora guida sottomarini in modo bullo e siamo comunque contenti per lui. 
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