C'era
una volta un faro, all'inizio del 1900, nel Galles mi pare (o un posto a
caso del dell'Inghilterra più fredda e piena di scogliere) collocato un po' nel
nulla. È una storia vera. A gestire il faro, ci sono al suo interno tre
guardiani, interpretati qui da Gerard Butler, Peter Mullan e Connor Swindels
nella più classica impostazione da dramma teatrale in unico atto. Un allegro
terzetto con il veterano, il ragazzino e quello "fuori come un
balcone". E Gerard, che alterna felicemente ruoli da eroe macho (come nel
recente Hunter Killer, dove insegnava al mondo il modo macho di scendere in
profondità con il sommergibile, con le braccia incrociate restando in
equilibrio come i bulli, in un contesto di uomini duri bulli e sudati) a
ruoli da "fuori come un balcone", potete già intuire che ruolo
interpreta qui (peraltro bravissimo e concorrente a ruolo di matto dell'anno
con il McAvoy
di Glass).
Si
incomincia easy, con la partenza del simpatico trio verso le coste Gallesi, il
saluto ai familiari sul molo, il viaggetto sulla barchetta con basso
entusiasmo e un paio di bischerate, il gusto delle storie di frontiera e la
virilità servita con amaro Montenegro. Per un attimo mi ritrovo nell'indimenticabile e indimenticato classico di Gerry Calà, puro anni '80,
Sottozero. Uomini rudi che vivono la vita lavorativa in
ambienti rudi, con un rude sguardo rivolto a casa mentre rudemente si convive
virilmente, tra una scoreggia in camera da letto, lo schiaffo del soldato e
tempo vario a girare valvole, cambiare attrezzi, registrare robe, sostituirsi e
fare squadra. Qui è tutta una pulitura di lenti del faro, aneddoti e gioco
della capretta (non specifico). Poi a una certa, come spettatore, sei sul
punto di dire: "Ok, ma cosa cacchio e virilmente vogliono questi?
Io li farei lavorare davvero in un posto dove si lavora!!". Ma subito
qualcosa accade, e il titolo del film, ripeto tratto da storia vera, inizia ad
avere un senso. Arriverà qualcuno? Sbroccherà qualcuno? Ci saranno rivelazioni,
alleanze, alieni, pirati, chatulu, i tuffi di mister ok e Linea Verde? Quale
mistero segreto scofanerà, questo faro dei misteri? E qualcosa, giusto per non
rovinarvi la sorpresa, in effetti c'è, e permette al veterano di fare il
veterano rigido, al ragazzetto di fare un po' il minchietta e al tipo fuori
come un balcone di fare l'inquietante e apocalittico tipo fuori come un
balcone. Succede qualcosa e poi tutto il faro diviene scenario di una lotta
psicologica fatta di sguardi truci, sospiri, qualche lacrima poco virile fuori
campo e tanta paranoia. Tutto funziona drammaturgicalmente e linearmente, forse
pure troppo linearmente, troppo poche sorprese e due sbadigli qua e là, ma alla
fine gira. Io rimango della mia idea di come gestire le "storie vere
misteriose", cioè di ficcarci di tutto, alieni, chuluh, zombie, angeli,
complotti e templari. Che tanto quello che misteriosamente è successo nella
misteriosa realtà non sarà mai misteriosamente rivelato, perché nessuno
lo sa! Qui invece, come nel bel film con Colin Firth della regata in giro per
il mondo finita male (Clicca qui per la recensione), si cerca
logica e correttezza formale, e forse ci si perde la follia potenziale della
situazione. Tipo che poteva finire come Cold Skin di Xavier Gens, con tanto di
faro e faristi con Montenegro già sul set, ma non si arriva mai a quel punto,
che andava bene pure se abbozzato in sogno, per dire.
Comunque
filmone solido, da degustare con amici narrando etilicamente di come quella
volta insieme si è salvato il cervo con l'idrovolante. Butler pazzo impazza e
grida un po' il suo sogno nel cassetto di fare prima o poi un pazzo da Oscar.
Per ora guida sottomarini in modo bullo e siamo comunque contenti per lui.
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