giovedì 14 febbraio 2019

7 uomini a mollo - la nostra recensione





C'è un manipolo di omini incazzati e tristi, bruttini, vecchietti, non avvenenti né quantomeno atletici che si aggira, la sera, come i lupi mannari intorno ad una piscina comunale. Si dedicano alla pratica di quello che per tipi come loro sembrerebbe il più improbabile degli sport, il nuoto sincronizzato maschile, ma la ragione di questa scelta è presto chiara: Delphinie. Delphinie (Virginie Efira) non solo è la loro istruttrice, ma è un po' psicologa, un po' assistente sociale, un po' amica, quasi una dolce mamma-chioccia. Mentre questi amabili/terribili omini sgambettano male in acqua, sfogando con movimenti per lo più sgraziati tutto lo stress di cui "sono fatti", la dolce, bionda e gentile Virginie gli legge dei libri, li sprona a guardare il lato positivo della vita, li tiene uniti. Da lì una botta di testa del gruppo: iscriversi ai mondiali. Poi Virginie non può più seguirli, perché anche lei cade in una brutta depressione, e la nuova allenatrice del gruppo diventa Amanda (Leila Bekhti), una mora ex nuotatrice sulla sedia a rotelle, tostissima, determinata e più autoritaria del sergente maggiore di R.Lee Ermey di Full Metal Jacket. Amanda vuole che il gruppo ci vada davvero ai mondiali e farà di tutto per fare di loro delle credibili macchine da medaglie. O almeno ci proverà.
Perfetti tempi comici, un ottimo gestione del cast che riesce a fare il giusto spazio a tutti gli interpreti, una trama dalle premesse stralunate ma intrisa di molta umanità e divertimento. Lo sport che si ritiene erroneamente di nicchia (pieno di fatica, valore e con pochi riconoscimenti) diviene la voce di persone per la società considerate di nicchia (piene di fatiche lavorative e familiari, cariche di dignità e altrettanto poco riconosciute all'esterno). Tra sfottò, dubbi sulla sessualità di chi pratica certi sport e incredulità generale, questi due "mondi ai margini" si incontrano, scontrano e scoprono di parlare la stessa lingua. 


La classe operaia non va più in paradiso ma va in piscina, potremmo dire. A cercare conforto, a scoprire qualcosa di più di se stessa, a confrontarsi e relazionarsi e scoprire, perché no, che si può avere una possibilità di rivincita nei confronti del mondo. A sperimentarsi anche con la "grazia" del nuoto sincronizzato: apparentemente "roba da donne", in realtà una disciplina che dietro le paiettes e le canzoni alla Dirty Dancing risulta tostissima e impegnativa. E tutto dietro a una gustosa cornice naïf che incita a ridere fin dal trailer, è magicamente credibile, divertente, appassionante e tenero. Merito della regia leggera, ordinata e ritmata di Gilles Lellouche, merito di un cast maschile di attori straordinario, come Guillaume Canet, Mathieu Almarac, Benoit Poelvoorde, Jean-Hugues Anglade. Ma soprattutto merito dei personaggi di Leila Bekhti e Virginie Efira. Personaggi per nulla banali e soavemente interpretati. Ne parlo scopertamente da innamorato, di entrambe. Nelle avverse sorti di questi buffi, amabili e male-assortiti omini, tutti in qualche modo losers, trombati e falliti, tutto troppo cinici o troppo bonaccioni per affrontare la vita, un po' tutti, chi più chi meno, in sala ci immedesimiamo. In loro avvertiamo la stessa "necessaria" voglia di riscatto, che condividono un po' con lo sgangherato manipolo del classico inglese Full Monthy, ma sono le due ragazze a conquistarci il cuore e a farci sentire, anche noi in sala (soprattutto i più attempati), coccolati, spronati e incitati. Dietro a questi sette grandi attori comici ci sono queste due piccole/grandi attrici donne, che portano al cinema un ruolo femminile più di "mamme" che di femme fatale. Piccole donne dolci e determinate da cui si costruiscono grandi famiglie. Un ruolo umano e sociale storicamente proprio della donna ma per molti aspetti cinematograficamente ancora "nuovo", troppo poco esplorato (e i francesi sono in questo grandi sperimentatori) che sarebbe bello vedere approfondito in altre opere. 
In un periodo gremito di offerte cinematografiche di ogni tipo vi invito quindi a scegliere senza indugio questa commedia, che riesce per altro a far molto ridere, se siete in cerca di una commedia "rinvigorente", con cui ricaricare le energie per ripartire con l'anno nuovo con la giusta carica positiva. E chissà che qualche pazzo voglia pure andare ad iscriversi a nuoto sincronizzato. Certo se poi in piscina ci troviamo delle istruttrici come la Efira e la Bekhti un tentativo lo farei. 
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