mercoledì 3 ottobre 2018

L'uomo che uccise Don Chisciotte - la nostra recensione



Un regista un tempo felice e idealista, ormai depresso e relegato agli spot pubblicitari  (Adam Driver), per una strana combinazione del destino si trova a girare in Spagna, tra  le campagne in cui da ragazzo aveva realizzato, come lavoro per l' università, un suo personale adattamento del Don Chisciotte. Un film piccolo ma carico di entusiasmo, girato con pochi mezzi, in cui aveva coinvolto nelle riprese anche gran parte degli abitanti di un piccolo paesino, giusto a un tiro di schioppo dal suo attuale set per il nuovo spot. Presa in prestito una moto per fuggire da una serie di sfortunati eventi/equivoci/mariti gelosi, il regista si ritrova tra le vie di quello stesso paesino, scoprendo che la sua giovanile avventura cinematografica in realtà ha avuto effetti tuttora devastanti per i locali. Ragazze un tempo per bene e ora diventate prostitute, gente morta di stenti e il caso più grave, il ciabattino del borgo (Jonathan Pryce), che da quando ha indossato i panni di Don Chisciotte non è più riuscito a uscire dal personaggio e ri-vive la sua follia ogni giorno, sul palco improvvisato di una specie di freak show dove viene confinato da sinistre aguzzine a colpi di scosse elettriche. Una attrazione tra il tragico e l'orrido degna del mostro di Frankestein. Un'ulteriore serie di improbabili e mirabolanti eventi farà in modo che regista e ciabattino inizino gioco-forza uno strampalato viaggio on the road, tra mito e realtà, tra gli scenari più curiosi e quasi post-apocalittici della campagna spagnola. 


Lo abbiamo atteso per tanto tempo, ha avuto una gestazione così contorta e problematica che tempo fa hanno fatto sulla stessa un documentario, ma finalmente il Don Chisciotte di Terry Gilliam è incredibilmente in sala, ed è bellissimo. Merito di una coppia di attori principali straordinaria, merito di un messa in scena fresca e surreale come i lavori più dissacranti e cinici dei Monty Python, merito della cifra stilistica sempre ricercata, unica e riconoscibile di Gilliam. Una cifra stilistica senza compromessi, carica di barocchismi e una grammatica della messa in scena spesso teatrale, molto spesso onirica se non psichedelica, il grado di sorprendere gli spettatori, a volte dividerli, ma mai a lasciarli indifferenti. Il buon Gilliam qui sembra però mettersi al riparo dagli eccessi visionari e scenografici del Barone di Munchausen, così come sembra riuscire a gestire la sua arte con meno anarchia rispetto a un Parnassus. Ritrovando in ottima forma Jonathan Pryce, l'interprete straordinario del suo indimenticato Brazil, Gilliam sceglie di dirigerlo come il Robin Williams de La leggenda del re pescatore, in un elogio della "follia titanica" che trascina, converte e impreziosisce la performance di un Adam Driver, sempre più interessante e poliedrico. Una follia che rispetto a La leggenda del re pescatore ha però la forza di travalicare gli argini e invade tutti i personaggi, nel magnifico e amaro "rito collettivo" che viene inscenato nell'ultima parte. È complicato giudicare questo Don Chisciotte senza subire il travolgente fascino e potenza di un Pryce da applauso; si potrebbe schermarsi dietro al fatto che in fondo Gilliam "gioca in casa" con i temi a lui più congeniali e che parte del pubblico a lui non troppo avvezzo potrebbe trovare stordimento nella sua peculiare messa in scena, a volte troppo dilatata e a volte troppo surreale, ma sono in fondo argomentazioni deboli, pronte a convertirsi in punti di forza per chi si appassionerà alla pellicola. Una pellicola che sa essere profondamente autobiografica e centrata sul suo autore (che vi ricordano i "piedoni" che fanno da elemento scenografico di sfondo nelle prime scene? Che vi ricorda quel cavaliere nero coperto di lustrini? Il film è pieno di rimandi diretti e indiretti a Gilliam e anche al suo periodo nei Monty Python), ma è al contempo una delle traduzioni più illuminate e moderne del capolavoro di Cervantes, un'opera imprescindibile per chiunque e che qui diventa un corollario gradevolissimo alla visione. 
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