lunedì 6 agosto 2018

Tanti auguri alla Arc System Works per i suoi trent'anni!!



 Nel 1988 nasceva nella prefettura di Yokohama la casa di sviluppo di videogame come Rolling Thunder, Guilty Gear, Blazblue e Dragon Ball Fighterz. Parlo ovviamente di Arc System Works, storico sviluppatore per etichette come Sammy, Sega e Banpresto, per me da sempre sinonimo di classe, stile e qualità massima nella produzione di videogiochi "a tema combattimento" (senza dimenticare però la loro comunque significativa produzione di giochi di ruolo, visual novel, nonché il loro mitico, "Contra apocrifo", Hard Corps: Uprising), ma che mi piace ricordare anche come  la casa che di recente ha supportato la distribuzione (e implementazione tecnica) di opere di sviluppatori più piccoli, ma non meno valenti come Ecole Softwere - French Bread (Under night in-Birth), Examu (Arcana Heart 3), Type Moon (Melty Blood), Lizardcube (il remake di Wonder Boy: Monster Island, che presto avrà un seguito) A+ (studio legato allo Studio d'Animazione Trigger, che pubblicherà tra poco il gioco di Kill la Kill). Mi fa strano oggi pensare che nonostante Arc System Works non fosse per me uno studio noto fino al primo Guilty Gear, di cui apprendevo l'esistenza nel '97, i suoi primi lavori, realizzati per terze parti (cabinati, giochi per console e porting da sala giochi), avevano accompagnato da sempre la mia infanzia, adolescenza e età adulta. Double Dragon giocato sul sega master System a casa di un amico, quel "bondesco" Rolling Thunder che furoreggiava insieme a Guerrilla Wars nel bar delle medie, il tostissimo Battletoads per le console 16 bit, parente "figo e impossibile" dei giochi delle Turtles. Con Arc System ho giocato  così tanto che i suoi programmatori mi sono entrati nel cuore. Voglio bene a questi ragazzi quanto ne voglio a Teasure, al Sonic Team, a Cyberconnect 2 e Platinum Games. Soprattutto li stimo da quel Guilty Gear che prendendo in mano l'eredità di Capcom e di Snk decideva, in un'era di picchiaduro in 3D, di preservare l'anima in pixel dei picchiaduro classici nell'unico e giusto percorso da prendere: trasformarli in cartoni animati in movimento. Street Fighter prendeva la strada di Tekken trasformando i suoi lottatori in pupazzi orribili a vedersi e legnosi da comandare, Arc System esplorava i confini del pixel pefect e del picchiaduro ultra-tecnico, volutamente tosto, volutamente eccentrico, volutamente ultra/nerd, spremendo le nuove palette grafiche dei nuovi processori verso una definizione e pulizia visiva da urlo, espandendo il concetto visivo (stupidamente abbandonato da Capcom) di Darkstalkers. È bello animare un lottatore di wrestling con ogni muscolo corretto al suo posto? Arc System animava un fantasma-piovra mutaforma, psicopatici con buste di carta in testa, lolite vampiro che lanciavano fiorellini, donne con capelli mutanti e senzienti, demoni che giocavano a biliardo. Il mondo dei picchiaduro andava verso il realismo (le poche nicchie di resistenza bella serie Marvel vs Capcom). Arc System andava a caccia di stupore videoludico. Stupore che era perfetto per incarnare nei videogiochi i cartoni animati (storico un Ken il guerriero per Ps2, da noi in Italia mai distribuito per la miopia dei distributori nostrani). Si poteva parlare di Anime-fighting games. Arc System infine abbracciava anche lei la strada del simil-3D, ma con i piedi di piombo e aspettando i tempi giusti e la tecnologia migliore, il cell shading. Prima timidamente nel 2007 con Battle Fantasia, poi con tutta la classe, il tecnicismo, la passione autentica, la potenza di calcolo e spregiudicatezza grafica possibile in Guilty Gear Xrd (2014) e "ieri" con Dragon Ball Fighterz. La base rimane il miglior Battle System possibile, la grafica diviene "da paura", laddove negli ultimi lavori in 2D rimane "sbalorditiva" (la saga di Blazblue su tutte). E proprio con Dragon Ball Fighterz, che è un gioco da paura, lodato da critica e pubblico e in continua espansione (nonché a mio parere il gioco di Dragon Ball più bello dell'epoca moderna), Arc System compie il miracolo dei miracoli e arriva in testa a tutti all'EVO 2018, la più grande manifestazione al mondo nel campo dei videogiochi di combattimento. Dragon Ball Fighterz supera nelle iscrizioni al megatorneo Street Fighters e Tekken e sta sul trono del mondo, guardato benevolmente a distanza dall'ultimo Blazblue, titolo di Arc System rimasto fieramente nerd e pixel (e che pixel!! Parliamone!), presente alla manifestazione con una manciatina di fieri partecipanti. Certo rispetto a Guilty Gear e Blazblue questo Dragon Ball Fighterz è più abbordabile, meno estremo e meno nerd, più vicino al giocatore occasionale che al giocatore ultra esperto. E di sicuro la fama è legata a uno dei fenomeni multimediali (perché Dragon Ball è un fenomeno a tutti gli effetti ormai) con maggiore seguito sulla terra. Ma il cuore di Arc System si sente, pulsa e fa in modo che il gioco non sia affatto banale e possa anzi ambire, nelle mani dei giocatori più capaci, a un elevato grado di tecnicismo. Se è abbordabile all'inizio a tutti i fan di Goku, dedicandoci il giusto tempo e impegno può arrivare ad appagare anche gli utenti più esperti, i veri amanti del gaming hard core. E chissà che qualche Gamer che diventerà ultra-esperto in Dragon Ball Fighterz non voglia un giorno passare a Guilty Gear e Blazblue, in un cerchio dell'amore eterno per gli anime fighting Game che si rinnova in eterno. 
Oggi Arc System festeggia. E come solo i giapponesi sanno festeggiare, lo fa con questa bella canzoncina.

E adesso, altri 30 anni di anime fighting da paura. 
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