domenica 3 gennaio 2016

Orfani : nuovo mondo - volumi 1e 2


Rosa è nello spazio mentre il suo "sgorbietto" nuota ancora placidamente nel suo pancione. Dorme all'interno di una capsula, trasportata da un'astronave cargo piuttosto losca. La lotteria che assegna posti per vivere su una nuova terra a quanto pare è vera, il nuovo mondo esiste e accoglie Rosa direttamente con dei missili che la costringono a un atterraggio di fortuna, in una giungla aliena carica di strani mostri chtulu-formi e tentacolosi quanto tigri-xenomorformi e multi-oculari. Ma la futura mamma non si arrende, si strappa di dosso i pezzi di vetro che gli si sono conficcati nella pelle in seguito all'atterraggio poco ortodosso, indossa anfibi, pantaloni militari e maglietta del decathlon ed è pronta. Si arma con l'arco di Ringo, per tenere un contatto con lui, perché "l'arma di un avventuriero rappresenta la sua anima" direbbe un Granduomo (cit. leggete "Ya - la battaglia di Campocarne di Recchioni, che è una figata). Sanguinante, determinata e un po' incazzata Rosa si prepara a diventare spada e scudo del suo bambino. Ma non sarà sola. Con lei c'è un robottino "di salvataggio", Host, una sorta di hostess del volo appena schiantato. E' come una specie di testa decapitata di Eva 00 (già visto nella prima serie di Orfani un modello simile, guarda caso in compagnia di Ringo), pensa come un GPS e parla come una wiki, svolazza e nonostante abbia qualche chip danneggiato ha pure una personalità. come Irma. Ma non c'è solo il robottino con lei, la rossa presto trova al suo fianco ancora il vecchio pistolero, presente in scena in un modo tutto suo, ma quanto basta per non lasciare sola la sua bambina. Ma la Juric non sta a guardare, è sempre a caccia dei ribelli grazie ai suoi orfani robotici che, dismesse le piume dei corvi, ha moltiplicato come l'esercito dei cloni e resi sempre più servili, sempre meno Fighi e forse pure meno pericolosi. Orfani che hanno ora la nuova forma di schiavi a quattro zampe, cani meccanici da caccia. Ridicoli e tronfi, ora sembrano le truppe un po' buffe e un po' letali dell'esercito di Bryking Boss, direttamente presi da Kyashan. Saranno stupidi ma sempre letali, non meno delle creature del pianeta. Ma Rosa può contrastarli, è più forte, forse perché in lei c'è il doppio dei super-geni che hanno modificato gli Orfani, e il nuovo mondo si presenta da subito come un luogo dalle molte possibilità, forse davvero il posto giusto per il futuro della razza umana. Se solo questo dannato pianeta non cercasse di ammazzarla ogni tre minuti.



Terza stagione di Orfani delle quattro originariamente pensate da Roberto Recchioni. Una serie sempre molto action e molto "pop", ma per questi non priva di spunti interessanti. Nella prima stagione abbiamo conosciuto dei ragazzini senza più legami, orfani, cresciuti troppo in fretta e soli a causa di città improvvisamente esplose come se nulla fosse. Forse sono stati gli alieni forse no. Ragazzi diventati presto uomini, educati al mestiere delle armi al campo Dorsoduro (c'è un campo Dorsoduro pure in "Ya", lo sapevate?) Forse sono l'evoluzione umana definitiva, gli eroi che salveranno il mondo dalla minaccia aliena, i veri Jedi. Ma forse sono ancora, sotto gli steroidi e le armi d'assalto, ancora dei bambini, sperduti, in cerca della riconoscenza e amore che non hanno potuto avere, sentimenti che sperano di trovare dal loro nuovo genitore adottivo, l'esercito, diventando dei bravi boy-scout. Ma l'esercito non è granché come padre, non si pone problemi a modificarli geneticamente, a farli combattere tra di loro, a corazzarli, renderli armi specializzate nel fabbricare cadaveri. Da un'ambientazione da videogame, Halo su tutti, con i suoi "Spartan" nelle fonti di ispirazione, la trama ci ha procurato però, in pochi numeri, un colpo gobbo. Ci siamo spostati presto nei territori tetri dell'indottrinamento mentale, della manipolazione delle informazioni, degli oscuri giochi di potere specchio di una società che tratta gli individui come burattini utili solo per dinamiche di potere. La Terra sta morendo ma forse gli alieni non c'entrano. Forse gli orfani non sono nati per essere degli eroi. Qualcuno trama nell'ombra. Alcuni orfani si solo ribellati, altri hanno giurato fedeltà a chi li aveva "creati". Le due fazioni si sono scontrate tra di loro ed è stata una carneficina. Nella seconda stagione della serie abbiamo seguito le gesta di uno di questi orfani, un sopravvissuto che è riuscito a togliersi il collare del padrone, uno che ha saputo girare pagina, diventare padre, anche se inizialmente non se ne era neanche accorto, sprecando gran parte della vita nell'alcol e nel rimpianto. Riluttante,  ha cercato a suo modo di crescere i suoi cuccioli , proteggerli in un mondo difficile, degradato e impoverito dai tempi in cui era giovane. Ai suoi eredi poteva trasmettere l'unica cosa che sapeva, l'arte di sopravvivere e combattere. Questa serie ha parlato di famiglia, ( di paternità nello specifico, un tema non molto utilizzato in genere) come di rivoluzione, di saper alzare la testa o tenerla bassa davanti a chi decide della nostra vita. Ha parlato, cosa rarissima per il nostro mercato, anche del nostro Belpaese. Abbiamo intrapreso un viaggio nell'Italia del futuro, triste specchio di quella del presente, in fuga da una società malata e morente, inseguendo quella che pare più di una metafora. La rassegnazione che un futuro vero non si può trovare nel nostro bel paese, che sia necessario arrivare all'estero, nel resto del mondo, se non nello spazio. E un padre deve essere severo e determinato, più duro di quanto vorrebbe, per dare la forza ai suoi figli per potersi muovere da soli, staccarsi da quella che chiamano casa, diventare grandi. Ora siamo alla terza stagione del fumetto di Recchioni, in un mondo nuovo, lontano dalla Terra e che offre al l'umanità una nuova casa. Ma è un mondo già abitato da strane creature e i nuovi coloni sono circondati da mille insidie come in un nuovo far west. La terra brulica di brutti insetti in grado di uscire dalle fottute pareti. Come in molta fantascienza di serie A, come in Alien, l'eroe diventa donna perché solo lei, come madre, è in grado di portare una nuova vita, far continuare la specie. Non mi sorprenderebbe, anche perché sarebbe perfetto, che nella quarta parte di Orfani si parlasse di eredità, per chiudere il cerchio, con protagonista delle storie il figlio di Rosa.
Ormai siamo al terzo anno di questo progetto, che siamo riusciti a seguire dall'inizio. 
Più il tempo passa più i "meh" dei primi numeri di sono diradati, la miniserie Bonelli ha saputo essere sempre nuova e intrigante. Ho aspettato a parlare di Nuovo Mondo anche perché il primo numero è stato tutta una botta di adrenalina, un'unica sequenza action a rotta di collo, esaltante ma che ancora non metteva a fuoco il carattere dei personaggi, anche perché non riusciva ancora a presentare la maggior parte di un cast che immagino ancora in espansione. L'impressione al termine della lettura del numero 2 è che questa terza stagione assomigli per ora a un survival horror in salsa sci-fi. 


Un gruppo di sopravvissuti dispersi in una giungla mutante aliena deve fare i conti con creature da incubo e robot nazistoidi potendo contare solo sul fatto di avere le palle quadrate e consci che si può sopravvivere in quel posto sono insieme, in un gruppo. Rosa la abbiamo vista bambina nella seconda serie, affettuosa, quanto ingenua. E' cresciuta con l'andare avanti dei numeri, diventando sempre più combattiva, sempre meno "cappuccetto rosso", come la chiamava Ringo. Rosa è riuscita a farsi largo in un futuro da incubo con la stoffa della final girl di un film horror, con la cazzimma di Ripley, di Katniss e di Ygritte. Ora la vediamo anche più determinata, con i capelli rossi un po' alla mohicana in seguito a una specie di auto-scalpo, un po' modaiolo ma che ci piace. Sguardo di ghiaccio e muscoli tesi a protezione del suo rotondo, dolce pancione coperto dalla maglietta blu, la culla per "sgorbietto"(così lei lo chiama), la nuova vita, il futuro, a cui dedica le pagine del suo diario, che leggiamo prima di ogni numero di questa stagione. Vogliamo sempre più bene a Rosa, la sentiamo sempre più vicina, con i suoi dubbi, l'estrema schiettezza, l'ostentazione da "bulla" forse non così bulla, tanta autocritica e ironia, mentre scrive che si lamenta del girino mutante che la scalcia dentro al pancione, ma a cui rivolge i suoi pensieri e apre il suo cuore, a cui dedica dei disegnini buffi a sfondo delle parole di un figlio a righe. Davvero una bella rinfrescata per l'anima questo suo diario, al posto dei tristi e sconfortanti proclami-testi di sociologia deviata della Juric, che nella scorsa stagione impegnavano lo stesso spazio dell'albo. Un intrigante parallelo, considerando che per funzione non solo narrativa tanto Rosa quanto la Juric sono delle "madri", anche se in modo non convenzionale. E forse questo status potrebbe con il tempo pure cambiare del tutto il carattere della Juric se non addirittura "rivelararlo". Starà all'estro di Recchioni farcelo scoprire. Siamo già con le orecchie tese, in ascolto. Ci sono anche altri personaggi interessanti in queste pagine, ma forse è ancora troppo presto per capirli a fondo. Quello che affiora di più e si impone è Cesar, eroe controvoglia, vigliacco e pure bastardo. Forse in cerca di redenzione, forse no. Mi piacerebbe scommettere su di lui. Impossibile non vederci l'anti eroe cosmico di Vin Diesel. Non Groot, quell'altro.

Andiamo ora un po' sul tecnico.


Il numero 1, intitolato "L'aliena". Soggetto e sceneggiatura di Recchioni e Vanzella, per una storia che procede veloce come un Rollercoaster, cita Pitch Black, Elysium, ci mette a contatto di mostri strani come sulla Pandora di Avatar. Un mix divertente, con tanta azione e l'arco futuristico del pistolero, che ritorna glorioso, con i suoi proiettili ad attivazione vocale che ci fa arrapare come il Legislatore del Giudice Dredd. I disegni di Cavenago in una storia con tanta azione fanno la parte da leoni. Sono sempre precisi, chiari e dinamici, la sua Rosa è strepitosa, sexy e cazzuta, i robottoni ridicoli quanto basta e richiamano in sgraziate movenze i robot paperini della federazione dei mercanti della trilogia prequel di Star Wars. Belli i colori della Leone, mi sono piaciuti particolarmente nelle sequenze subacque e oniriche, nelle scene in notturna. Ottime matite che riportano alla mente proprio i colori di Avatar, una natura lussureggiante, viva e accogliente ma pronta a castigati in un istante. Bello.

Il secondo numero, "Madri Guerriere", è scritto da Recchioni e Monteleone e racconta del tentativo di Rosa di soccorrere i sopravvissuti dell'astronave schiantata su cui era arrivata sul Nuovo Mondo, se non addirittura riuscire a creare con loro una piccola carovana con cui uscire dalla giungla aliena. Anche qui l'azione è predominante e scaturisce da una caccia ai sopravvissuti senza tregua da parte tanto dei robot che di animali grossi e brutti quanto desiderosi di carne fresca. Rosa spicca sul suo "branco" per leadership e forza, anche se sarcasticamente è chiamata Principessa Rosa, e dovrà scontrarsi con un'altra autorità "matriarcale", una regina insettoide degna di Alien, che si pone a difesa anch'essa del suo branco, del suo nido. La stupenda copertina di De Longis racchiude perfettamente questa dicotomia. Uno scontro tra donne alfa. Lo svolgimento dell'azione, sempre in ottica di survival horror, si espande e non faremo in tempo a ricordarci il nome di qualche personaggio che già ce lo troveremo decapitato dagli insettoni o crivellato dai colpi dei robot. Stiamo come citazioni dalle parti di Alien quanto di Starship Troopers. C'è una vera chicca, poi. Al centro della vicenda due pagine oniriche pazzesco (pag 63-64 il cui effetto non so se attribuire agli autori dei testi o ai realizzatori, diciamo bravi tutti!) che fanno tornare in mente, per suggestione, colorazione e impostazione di tavola il celebre "frammento" di Watchmen di Alan Moore, "I racconti del vascello nero". E' in questo numero che conosciamo qualcosa di più su Cesar e assistiamo alla partenza della Juric per il nuovo mondo. La storia è veloce e si legge che è un piacere. I disegni sono di Maconi per i colori della Aquaro. Le tavole sono anche qui un susseguirsi di azioni spericolate e inseguimenti frenetici, che spesso coinvolgono in gran numero di personaggi in ambientazioni sontuose e dettagliate. La Rosa di Maconi è un ottimo equilibrio di forza e dolcezza, anche grazie al modo in cui viene dinamicamente nascosto o svelato il suo pancione. Molto bello il monster design e le tavole più bucoliche, come pagina 68. C'è un po' di splatter che ci piace sempre tanto e le tavole riportano una ricca e vivida vegetazione in cui spesso l'acqua diventa il principale elemento scenico. L'ambientazione serale è quella che preferisco. Tavole molto belle su cui risaltano sfumature blu notte alternate ai rossi accesi dei falò come delle bocche di fuoco dei mitragliatori. Bello il giallo acceso misto a verde acido delle uova aliene che fa anche da illuminazione della grotta della regina. Mi ha ricordato Specie Mortale. Anche questo un ottimo numero. 
Orfani non molla e si conferma una piacevolissima lettura nel panorama del fumetto italiano
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