mercoledì 15 aprile 2015

Dylan Dog 343 Nel fumo della battaglia



Il bambino di Susy, Joy, non c'è più. Lei lo ha lasciato solo, incapace di prendersene cura e lui ha preso la via del cielo (credetemi, in letteratura, cinema e cronaca succedeva anche molto prima che Von Trier canonizzasse la regola bambino suicida = genitore di merda... non sintetizzate, o voi "sintetizzatori vontrieriani", tutto alle scopate dei suoi due ultimi film... non l'ha inventata lui questa cosa). Da allora la vita della giovane madre è in sospeso, nulla sembra riuscire a farle girare pagina, sente che è colpa sua perché non è riuscita a capire suo figlio, non è riuscita a vivere con lui l'autismo, si è arresa a consegnarlo ai medici e alla solitudine. Ma ecco che una strana mail arriva al suo computer. Joy la sta chiamando, le dice di non piangere. Susy è sorpresa, spaventata e poi arrabbiata. Joy è morto da più di un anno. Qualcuno che la conosce, che la spia, le sta facendo uno scherzo orribile. In lacrime davanti allo schermo Susy urla: "Perché mi fai questo?". Ma ecco un altro messaggio apparire. E anche se le parole non hanno voce, quello è Joy, lei lo riconosce. Il suo bambino chiede alla mamma aiuto, è solo e spaventato, ma superando spazio e tempo con il suo amore è giunto a lei, e ha bisogno di lei: "Perché ho paura".
Joy non è riuscito ad arrivare in cielo, il troppo amore per lei lo ha trattenuto e così si trova perduto in un mondo oscuro dove infuria una battaglia infinita tra angeli e demoni. Qualcuno di malvagio lo sta cercando, per portarlo in un posto ancora più brutto, ma in mezzo a tutto questo c'è un angelo morente e sventrato, che ripara il bambino nel suo costato proteggendolo dalle ombre che sempre più insistentemente lo stanno fiutando, sono vicine. La protezione dell'angelo non durerà a lungo, predatori affamati sono già riusciti a trovarlo e sbranando il suo custode, pezzo per pezzo, si stanno facendo strada dentro il suo corpo, pronti a divorare anche Joy. La madre ha poco tempo per salvarlo, ma come?
Arriva quindi il momento di consultare un certo detective londinese dalla pessima fama, specializzato in paranormale.
Wow! Datemi la stessa cosa che ha bevuto Gigi Simeoni mentre stava scrivendo e disegnando questo numero di Dylan Dog. Un numero che spiazza da subito, appena tra le mani, grazie a una copertina di Stano dagli effetti quasi stroboscopici con un Dylan nascosto tra due tonalità di nero. Simeoni è nel mio cuore da sempre e non celebrerò mai abbastanza il suo romanzo a fumetti Stria, ogni sua nuova opera è quindi attesa e accettata con gioia. Perché Simeoni in un mare di autori che copiano, rimandano e ritrattano è un cavallo di razza che riesce a colpire nel segno per la sua innata originalità e profondità. Questo albo del nuovo corso di Dylan parla dell'amore, inteso come una forza inarrestabile che trascende spazio e tempo. Una forza che muta e si corrompe con il lutto ma che ciononostante non si estingue, riesce ancora a mettere in contatto mondi che si trovano agli estremi del cosmo, una autentica porta-dimensionale. Una energia in grado di trasmettersi attraverso multipli canali, come la musica, l'aria, persino la rete internet (attenzione, in questo numero Dylan e la rete, da sempre indifferenti tra loro, faranno le "cosacce" e in futuro ne pagheremo le conseguenze). Ma come affrontare un'energia che impedisce ai vivi di tirare avanti e che trattiene i morti dal lasciarsi la vita alle spalle e arrivare nell'aldilà? Si può e di deve uccidere l'amore, seppur infranto, riducendolo, come ne dà definizione nientemeno che la medium Madame Trelkowski, con tono quasi inquietante per scientificità a un puro "costrutto alchemico"? Si può accettare, come insinua il dottor Harp, che l'amore di un figlio per la madre sia solo un circolo vizioso di ossessioni edipiche? E soprattutto, se l'amore è un male, quale può essere la cura?
E la risposta non è facile, né scontata, quanto spietata e suggestiva e ci rimanda (se vogliamo farci piacere la connessione, non per forza in tema ma suggestiva, ma stando sul puro ludismo) quasi dalle parti, e "dagli al di là", che costituiscono sogno-incubo dei J-Horror. Anche se questo "amore infranto" di Simeoni sembra una piccola e indifesa, da cullare, parte di noi, (chi ha letto Fullmetal Alchemist fino alla fine? Fino all'origine degli homunculus?) stando lontano (pur essendone simile come "energia") dallo Ju Oh, dal rancore senza senso e solo rabbia di mille bambine dai capelli lunghi uccise dall'odio delle persone. La questione del lasciare l'anima libera dai vincoli d'amore pregressi è di fatti una tematica cara anche al Buddhismo. 
C'è in questo albo pure spazio per parlare, in modo potente, anche della fede, intesa come vera, autentica corazza contro le avversità del mondo, un rifugio sicuro, quanto a volte inquietante, sfuggente e in fondo precario, in grado di dare forza a chi la invoca. Un luogo per l'anima che potrebbe essere magari, cinicamente, pura fantasia, frutto della autoconvinzione ferrea di un bambino, ma pur sempre un luogo di luce.
In solo cento pagine e senza toccare nemmeno l'argomento dell'indagine "del mese", Simeoni ci riempie di dubbi sulla fede e ci fa temere i risvolti più bui dell'amore. Non è cosa da poco.
Ci sarebbero poi dei bambini in pericolo e uno strano mostro senza piedi. Personaggi che probabilmente hanno ancora qualcosa da dirci e raccontarci una volta finita la lettura, perché la loro storia ci è stata in fondo solo accennata di sfuggita. O forse è anche la loro una storia già finita? Questo numero è sempre più misterioso e in grado di reimmergerci in una seconda e terza lettura.
E ancora non ho speso una sola parola sui disegni, anch'essi opera di Simeoni. Se per il mondo "reale" l'autore conferma la sua bravura nel delineare personaggi credibili e sfaccettati, il suo mondo "parallelo" tra cani infernali, diavoli e angeli morenti e crocifissi è puro heavy metal, grezzo, potente, fuori dal tempo e di insana violenza. Ci è piaciuto. Un botto. Premio "sadismo-mistico-malato" alla gloriosa, inquietante pagina 56.
Siamo davvero contenti, atterriti ed entusiasmati dal 343 di Dylan Dog. Un numero da top ten di tutti i tempi. Qualcosa di bello e unico. 
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2 commenti:

  1. Felice di inquietarvi, ragazzi! ;)

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  2. ...oddio...nella remota ipotesi in cui tu sia chi pensiamo...grazie! Davvero, con le lacrime agli occhi! E l'inquietudine nel cuore ;)

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