lunedì 23 settembre 2013

Wolverine l'immortale

The Wolverine

Quando tutto va a rotoli che c'è di meglio di una bella vacanza? Così Wolverine (sempre Hugh Jackman, sempre stra-palestratissimo) dopo che la fenice nera ha semi distrutto la razza mutante in X-men conflitto finale opta per il classico. Un bell' agriturismo in Alaska per stare a contatto con la natura, seguito dal viaggetto a Tokyo dove riempirsi di manga e tradizione locale, ingolfarsi di ramen e poter molestare le cameriere vestite da manga in quel di Akihabara (beh, si sa, il target è sempre quello dei nerd...). Ora non è che accada “esattamente così”, ma ci siamo abbastanza vicini. C'è un antefatto. Durante la seconda guerra mondiale Wolverine salvò la vita a un ufficiale giapponese prossimo al canonico seppuku mentre le atomiche americane dimostravano alla storia come il paese rubato ai pellerossa a colpi di revolver fosse l'ideale e auspicabile garante della pace mondiale. Il giappo è oltremodo grato al canadese, al punto che lo va a cercare in Alaska, dove il nostro si è ritirato per vivere insieme a orsi e lupi come in Twilight. L'ormai anziano ufficiale vuole che Wolverine sia presente al suo imminente funerale per donargli qualcosa di importante. Divenuto un pezzo grosso nell'industria ha forse scoperto un modo per rendere l'artigliato finalmente mortale. Non una cattiva prospettiva per il nostro Logan, che ultimamente vive di angosciosi e pazzeschi incubi in cui gli compare Jean Grey in biancheria intima e atteggiamenti da porca (Framke Janssen). È terribile non potersi trombare i sogni e il nostro ne patisce. Senza sapere ancora del “regalo” il canadese (ma quanti sinonimi sto utilizzando in questo articolo? È che sono stanco e sto elaborando tutto a pensierini di terza elementare...) prende un aereo in compagnia della classica gnappetta con gli occhi a mandorla e i capelli multicolore vestita in uno stile emo-retrò con cromatismi sparati alla Yattaman. Il Giappone lo aspetta. E i nerd esultano. Non vi dico il resto perché in questo film non è poi che accadano moltissime cose e in tre righe rischierei di raccontarvelo tutto.
Sono bello palestrato!
Tra tutti i mutanti, l'artigliato canadese è forse il personaggio più duttile, il chara con cui si può letteralmente fare “di tutto”. Vuoi una bella scazzottata tra ubriaconi in un contesto goliardico? Vuoi drammi esistenziali? Supereroismo spiccio? Vuoi azione splatter senza pietà? Vuoi sentimentalismo? Rapporti intergenerazionali? Storie ecologiste e sul rispetto degli animali? Wolverine è adatto a tutto, gli autori lo ficcano a forza dentro tutto. Al punto che una vera autonoma direzione creativa del personaggio non esiste ed è perfettamente possibile che Logan al contempo esca in edicola su una testata in cui incarna il perfetto insegnante-genitore per giovani mutanti (Wolverine e gli X-men, davvero una serie ben fatta), su una testata poco adatta ai più piccoli in cui affetta e uccide criminali spargendo tanto sangue e pratica sesso libero (X-force), su una (o più) testata in cui fa parte degli Avengers e un'altra (o più) in cui fa parte deli X men, senza dimenticare le testate in cui si parla solo di lui (Wolverine, più o meno). Wolverine al pari di Spiderman è la “puttana” dell'editoria Marvel. Lo ficcano ovunque e nessuno ha le idee chiare su di lui. Salvo per un paio di dritte che autori del calibro di Claremont, Miller, Jenkins e Windsor-Smith hanno impresso a fuoco nell'immaginario dei fans con splendide, chirurgiche saghe che hanno visto l'artigliato muoversi stand alone: Arma X, Wolverine origins, il noto ciclo “giapponese”. Non serve altro. Storie universalmente richiamate milioni di volte, a volte leggermente modificate per introdurre nuovi filoni narrativi, topoi di facile memoria. Cose che chi bazzica fumetti americani si è visto sbattere in faccia milioni di volte da legioni di appassionati con il monito del “devi leggerlo”! Racconti quindi nel dna di ogni nerd. Buoni per i fumetti, ottimi per il cinema. Il primo film di Wolverine in solitaria si prestava così benissimo a tracciare il nuovo orizzonte filmico mutante, introducendo il filone prequel “le origini”. Oggi questo secondo film di Wolverine viene invece in soccorso della trilogia filmica originale, servendo da ponte per il nuovo Giorni di un futuro passato (di cui già vi abbiamo parlato fino allo sfinimento...); é un buon fim?

Il primo film di Wolverine non era un brutto film. Certo non era neanche un film “pazzesco”. Divertente, con tanta azione, ma pieno di sbrodolamenti sentimentali e lungaggini, incongruenze con la continuity delle altre pellicole, scelte infelici prima fra tutte il pessimo utilizzo del mitico Deadpool. Ma tuttavia il prodotto vende e pure tanto, al punto da portare gli studios alla decisone di X-Men First class (o X-men le origini). Lo spunto era il ciclo origini e arma x. Questo significa che per questo secondo film di Wolverine si poteva ancora utilizzare l'acclamato arco narrativo giapponese, che di fatto si può collocare temporalmente quando cacchio si vuole (l'importante è che non si replichi MAI un Dark Wolverine... questa è una parentesi per i soli addetti ai lavori, non tormentiamo spettatori ignari con i nostri peggiori incubi cartacei). La genesi di questo ciclo a fumetti è emblematica. A Miller stava sulle palle Wolverine, lo trovava un personaggio ingestibile e bidimensionale incapace di esprimersi oltre lo sguainare gli artigli e ringhiare (opinione condivisa da molti autori, vedasi anche la parodia che ne fa Ennis in The Boys). Claremont, padre spirituale dei mutanti ha così preso da parte Miller e gli ha detto: “pensalo come un samuari giapponese”. È allora che Miller ha deciso di mandare in viaggio a Tokyo il nostro eroe, creandone un background autonomo che direttamente pesca dalla tradizione orientale. Una storia assolo che da sola impreziosisce di molto il nostro personaggio e che presenta un innovativo mix grafico in bilico tra occidente e oriente. Ma di fatto una storia difficilmente traducibile in pieno sul grande schermo. 

Il brodo va allungato, bisogna modernizzare l'intreccio, considerare pure di infilare a forza altri personaggi Marvel per il famoso “mondo coeso”. James Mangold, regista di film molto belli come il remake di Quel treno per Yuma, Copland e Identià si assume quindi il rischio con la revisione del classico clarfemontiano-milleriano ad opera di Christopher McQuarrie (sceneggiatore dei Soliti Sospetti nonché di Protocollo Fantasma e di recente anche regista), Mark Bomback (che ha in curriculum Unstoppable, il brutto Die Hard 4 e l'osceno remake di Total Recall) e Scott Frank. La scrittura che ne esce è simpatica e veloce, la regia appropriata e attenta anche se un po' da “cartolina”, ma il tutto, nonostante una considerevole dose di botti e giochi di luce, appare abbastanza prevedibile, per non dire sottotono. É apprezzabile anche l'idea di sviluppare una sotto-trama sentimentale meno appiccicaticcia dell'originale. Hugh Jackman ci mette passione e così tutto il cast, le scene d'azione sono ben coreografate e anche interessanti in alcuni casi, gli effetti visivi sono discreti e i cattivi più originali del solito (con strizzata d'occhio a chi conosce i fumetti bene). Manca però la cattiveria, il cinismo di Wolverine, cifra che davvero poteva fare la differenza. Tutto appare al più come un compito ben fatto, un sicuro intrito anche per l'home video, ma davvero nulla di più, nulla di epico da ricordare negli annali. Intrattiene ma appare superfluo esattamente come il primo film di Wolverine. Ma il superfluo può sempre divertire, non dimentichiamolo, e in fondo il lavoro sporco di intrattenere la pellicola lo fa. Per questo non la sconsiglio affatto e potete trovarvi anche degli aspetti interessanti se siete amanti della ambientazione nipponiche e dei ninja. E trovatemi qualcuno che non ami i ninja! Come già detto altrove, aspettate i titoli di coda per qualcosa di interessante. 
Talk0


2 commenti:

  1. il film è sciatto, non ci sono nuove idee. Un genere fantasy che non consiglio ai bambini per i suoi contenuti fuorvianti.E' un non sequel film con pochi mutanti e poi che ci fa in Giappone? voto 4

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  2. Specifico volentieri sulla questione Giappone : ) In originale sul fumetto di Claremont-Miller, peraltro prima avventura-assolo di Wolverine, l'artigliato canadese sbarca in Giappone per sgominare il clan Yashida, supposto vertice della Mano, una delle molte macro-organizzazioni criminale che assediano l'universo Marvel (come Hydra, A.I.M, Club Infernale e via discorrendo), nello specifico questa specializzata in ninja, sia vivi che non-morti. La Mano sono quindi i "ninja cattivi marvel"e si trovano facile tra gli altri nei comics di Daredevil, Iron Fist e Wolverine, Wolverine si innamora della figlia del boss e nonostante mille avversità i due riscono perfino a convolare a nozze, che purtroppo avranno esiti tragici.Dall'unione dei due, scopriremo anni dopo nella serie Wolverine Origins, nascerà un"bel"maschietto: il sadico, grottesco, psicopatico Draken, il cosiddetto Dark Wolverine. C'è da specificarfe che Miller disegna la minisarie originale di 4 numeri, mentre la storia sarà "ultimata"su Uncanny X-Men sempre a firma Claremont, dove oltre a disegni meno ispirati tutto il gruppo mutante sopraggiunge in Giappone sminuendo e smerdando la trama e dove compaiono"anche"Silver Samurai e Lady Viper. Di fatto quindi il film sintetizza(malino)l'intero arco giapponese(miniserie Wolverine 1-4 e 2 numeri della testata Uncanny X-men). la saga originale più che un trionfo mutante era una specie di crime story sanguinolenta con tanti ninja. un po'alla Kill Bill. Diventa "storia mutante"solo con i due numeri conclusivi. In giappone nel film Wolvie ci va per onorare la promessa di rivedere l'ufficiale jappo in punto di morte,ma la sostanza a conti fatti non varia troppo. Ma il vero peccato originale del film sta a monte: volontà di omologazione agli altri film degli x-men(rendendolo interamente un film"mutante" e attore Hugh Jackman. Per riprodurre la potenza grafica del tratto di Miller il film avrebbe dovuto assomigliare a Sin City o 300, perchè il racconto sorprende di fatto molto più per lo stile grafico, che ibrida tratto occidentale con orientale (e sarà base per lo sviluppo del milleriano Ronin) che per la trama. Solo che non sarebbe stato visto come un "prodotto X-men-Marvel". per lo stesso principio commerciale (becero ma sentito)per cui i film di Thor non possono assomigliare al Signore degli Anelli, per fare un esempio, ma devono richiamare colori e atmosfere di Iron Man o Cap. Del resto senza il tratto milleriamo l'azione è più"povera"e l'inserimento forzato di mutanti permette di movimentare per lo più le cose. ma lsi comprende come ben diverso sia il risultato.Poi Hugh Jackman: ce lo vedete a ghignare coperto di sangue su una montagna di cadaveri come fa in X-force? Molto del successo delle pellicole arriva dal pubblico femminile che potenzialmente potrebbe non apprezzare il modello originale (peraltro brutto e bassino di statura).Jackman non credo potrà mai essere il wolverine più estremo e spietato(ne lo vorrà la produzione). Il film quindi agisce con grosse limitazioni. Nell'insieme cerca di farlo al meglio nei limiti del possibile, almeno secondo me. ma in effetti a tanti non è piaciuto e capisco benissimo le ragioni. Certo forza e potenza del fumetto sono altra cosa. Talk0

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