Mondo del domani
domani (Mad Max. Cit.). Los Angeles. La città degli angeli è un
groviglio di macerie e palazzi abbandonati con le quattro frecce
(Brumotti Cit.). L'umanità, poverissima, è allo sbando e le strade
pullulano di bambini assalta-tasche come in un film della serie
Hostel. L'ordine pubblico è garantito da agenti robotici piuttosto
insensibili. Chi non lavora delinque. Chi delinque lavora in
fabbriche che producono robot piuttosto insensibili. I costumi si
sono così imbarbariti che tutti parlano la lingua che vogliono in
una specie di Babele e i crimini impazzano. Tuttavia qualcuno che sta
bene c'è. Una elite di spocchiosi riccastri che risiede su una
colonia extramondo di Zioniana foggia a solo 19 minuti di Shuttle.
Questo posto è extra-comfort deluxe, è verde e ha i cigni di
plastica come Milano 2, tutti vestono Armani. Ma quello che davvero
fa la differenza tra chi sta in alto e chi sta in basso è una specie
di lettino solare presente in ogni abitazione, dopo l'ingresso a
destra prima del bagno (guardare il film per credere). Il lettino
cura di tutto, anche i mali più brutti. In sostanza la gente di
sotto lavora per conto della gente di sopra, lavora umilmente e
patisce stenti pazzeschi, ma i secondi alla sola idea di concedere un
lettino solare ai primi escono pazzi, al punto di aver inibito
l'utilizzo del lettuccio a chiunque non sia cittadino di Elysium.
Normale che quelli di sotto cerchino di andare di sopra, non per i
cigni di plastica, non per il feng shui, non per ammirare i culi
tristi dei loro padroni quanto per fare uso di quel lettino
che cura senza problemi chiunque in 10 dannati secondi. Ovviamente
alle astronavi-barconi della speranza della morente Los Angeles
rispondono missili teleguidati. Non missili provenienti da Elysium,
che non si insozza del sangue dei poveri così, ma missili sparati
direttamente dalla Terra sul deretano degli immigrati dalle sapienti
manine di agenti infiltrati di Elysium, rozzi criminali che vivono da
bulletti sulla Terra marcia.

Jodie Foster
(sempre eccelsa) è l'algida Delacourt, ministro della difesa di
Elysium e seguace della filosofia della tolleranza zero in materia di
immigrazione. Come tutti su Elysium è per lo più imbelle e
schizzinosa, motivo per cui per fare pulizia etnica si affida al
tremendo Kruger (Sharlto Copley, già meraviglioso protagonista di
District 9 nonché Murdock nel remake dell'A-Team e qui il Elysium
letteralmente stratosferico, il personaggio più bello di tutti:
brutale, rozzo e letale) e al suo schifoso manipolo di mercenari
armati pesantemente con i meglio giocattoli futuristici atti allo
sventramento. La Delacount ha in ballo una rischiosa scalata di
potere.
Opera numero 2 per
l'immenso, bravissimo Neill Blomkamp. Il regista di Johannesburg ha
sorpreso tutta la stampa internazionale con il suo travolgente film
di esordio, lo strepitoso District 9 e con questo Elysium si
riconferma solido, coerente e originale narratore per immagini. Una
cultura cinematografica che rimanda a Verhoeven per cinismo e
brutalità e a Cameron per la solidità e coerenza della messa in
scena e dell'amore cyberpunk per i dettagli bellici: armi pesanti
coerenti e studiate, affascinati veicoli antropomorfi, endo ed
esoscheletri. Elysium riprende dal miglior Verhoeven le macerie e la
ruggine di Robocop, la folle accettazione come in Starship Troopers
che gli uomini sono nient'altro che sagome di carne facili da
aprire-terminare come quarti di bue. Elysiur riprende da Cameron
l'assurda pulsione-unione della carne all'acciaio propria di
Terminator, gli scontri con armi futuristiche come le astronavi
griffate come aerei da guerra di Aliens. E c'è da dire che la
tecnologia tanto in District 9 quanto in Elysium è fantascientifica, ma inserita in un contesto del tutto credibile e plausibile. Ma
l'autore che più fa venire in mente Blomkamp è la leggenda John
Carpenter, tanto per l'unità del contesto narrativo (pellicole con
scansione narrativa rigida e veloce, la cui trama si dipana in un
periodo di tempo molto conciso) tanto per l'uso creativo del rapporto
tra micro e macro cosmo (sono i più deboli e reietti quelli in grado
di cambiare il mondo e una singola battaglia combattuta da pochi ha
il sapore etico, migliore, di una guerra su scala mondiale). Come
Carpenter anche Blomkamp spara, e spesso colpisce, sulle ipocrisie
del mondo moderno attraverso i suoi putridi eroi-perdenti ricoperti
di sangue.


di fatto quanto già visto in District 9, dando quindi una precisa continuità al lavoro registico di Blomkamp. Sono sparatorie lunghe e coreografate? No. Incedono troppo nel rallenty? Sì. Mi piacciono come stile? Di brutto! Tanto nel loro essere originali (anche per l'esosità dell'armamentario) quanto istantanee le scene con armi da fuoco, tanto nell'essere prolungate e “cattive” quelle all'arma bianca. C'è chi critica il mondo futuristico in quanto non “così tanto futuristico”. Io ci ho visto una citazione alla Mad Max e ne sono rimasto piuttosto contento. Si può dire che tutta la tecnologia futura sia stata investita per costruire la colonia spaziale, la quale con molta classe ha creato un mondo patinato similare al ventunesimo secolo. Il mondo di sotto, inquinato e “incompleto” è frutto della sovrappopolazione, di probabili guerre e di tantissima miseria e presenta un dato “fantascientifico” di sicuro interesse, la disgregazione della lingua comune, e quindi dell'unità e senso della nazione, a fronte di un barbarico e incontrollato imbarbarimento multilinguistico (non ai livelli di Cloud Atlas ma abbastanza vicino). Altra critica, ma ce ne sono molte (i film belli in genere creano vivacità culturale..) è che il personaggio di Kruger sia sovradimensionato. Chi ha questa idea, lo dico fuori dai denti, per me non ha capito una fava della pellicola. Come sempre comunque, questione di gusti come del modo di fruire del media. Avessi visto la pellicola su piccolo schermo rispondendo a degli sms mentre parlo dell'ultimo acquisto del Milan e mangio pop corn magari la avrei giudicata diversamente, e magari avrei fatto un lavoro del cavolo.

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