domenica 18 aprile 2021

Bitch Slap - la nostra retro-recensione di un piccolo, scombinato ma amabile fumettone sexy ora su Amazon Prime

 

La premessa è la solita, guardiamo dal catalogo di un servizio streaming un film di qualche anno fa. Possiamo direttamente passare alla trama. 

Tre cattive ragazze procaci e ultra-sexy vogliono rubare 200 milioni dal viscido e sessuomane boss del crimine di nome Gage (Michael Hurst) e si ritrovano impantanate nel deserto a cercare con una pala dove il tizio terrebbe nascosto il bottino. Hel (Erin Cummings) è una rossa esperta di fucili e manipolatrice che sembra lavorare per una specie di agente governativo di nome Phoenix (Kevin Sorbo). Camero (America Olivo) è una biondina svitata che picchia pesante, ha cercato di uscire dal suo passato diventando suora (tra le consorelle Lucy Lawless e Renee O’Connor) ma ha fallito. Trixie (Julia Voth) è una evanescente bambolina finita in una brutta storia a causa di Gage, ma che potrebbe trovare un principe azzurro in un poliziotto di passaggio (Ron Melendez). Sono un trio scombinato, rissoso, che non si conosce reciprocamente a fondo e risulta legato alla meno peggio da una strana relazione sentimentale che vede al centro Trixie, ma che ha problemi circa l’esclusiva sulla stessa. Potrebbero benissimo a un certo punto ammazzarsi tra di loro. Due svitati criminali, un punk (William Gregory Lee) e una ragazza orientale armata di uno yo-yo con le lame (Minae Noji) presto si metteranno sulle tracce del terzetto e andranno a incrementare il caos generale. Troveranno il bottino?



Prendete il regista Rick Jacobson e il produttore Eric Gruendemann e avrete tra le mani due membri senior, insieme a Sam Raimi e Rob Tapert, del gruppo di lavoro che più ci ha regalato alcuni dei pomeriggi davanti alla Tv migliori della nostra adolescenza e oltre. Da telefilm fantasy - action per tutti come Baywatch (1989-2001), Hercules (1995-99), Xena (1995-2001), Cleopatra 2525 (2000), passando per i più recenti e “sanguigni”, ma non meno divertenti, Spartacus (2010-2013) e Ash Vs Evil Dead (2015-2018), il dinamico duo, spesso coinvolto in qualche fase di queste opere, ha sempre garantito uno show dai connotati fumettosi, esagerati, pieno di scene di combattimento e di bellissime interpreti. Non hanno mai scritto un film o una puntata di uno show in vita loro, ma nei rispettivi campi sono ineccepibili e credo anche abbastanza fieri del loro lavoro. Io mi immagino che una sera, intorno al 2008-2009, Jacobson e Gruendemann siano andati a bere e dopo una sbronza colossale uno dei due abbia cominciato: “Sai una cosa? Proviamo per una volta a scrivere e dirigere noi, da soli, una storia! Prendiamo uno spunto o due (magari tre o quattro) dalle “ragazzacce” di Kill Bill di Tarantino del 2004, magari ingaggiando come coordinatrice stunt Zoe Bell che da sola ci porta avanti gran parte del lavoro. Tanto i film si scrivono spesso da soli!!! Visivamente ci ispiriamo a Sin City di Miller/Rodriguez del 2005, perché i fumettoni estremi e sexy in fondo li avevamo inventati prima noi, piacciono e The Spirit di Miller del 2008 è solo l’eccezione che conferma la regola. Anzi, noi lo faremo ancora più stilizzato e con set palesemente finti!!! Già che ci siamo convochiamo tutti i nostri amici e collaboratori più fidati, da Kevin Sorbo (Hercules)  a Michael Hurst (Iolao), passando anche solo per un cameo a Lucy Lawless (Xena) e Renee O’Connor (Olimpia), magari infilando dentro William Gregory Lee (il bagnino Eric). Ci devono tutti un favore o due, può essere che vengano via per pochissimo!!! Ho poi idee spettacolari per le tre protagoniste! Che ne dici della Scream Queen del nuovo Venerdì 13, America Olivo? Non trovi che assomigli a Uma Thurman in Kill Bill e sia quindi perfetta per alternarla nelle scene d’azione con Zoe Bell? Hai presente Erin Cummings, che abbiamo provinato come moglie di Spartacus? Mettiamola! E cosa mi dici della modella canadese Julia Voth? Certo, non l’ho mai vista recitare ma hai visto che sventola??!! Facciamo anzi che tutte e tre le protagoniste siano sempre vestite come sventole, mezze nude e magari le mettiamo di punto in bianco, di botto, senza logica, a fare cose zozze!!! Da paura, vero??!! Al pubblico piacerà!!!" Poi immagino che il tizio dei due che fino ad adesso non ha spiccicato parola, si mette a pensarci su. Si accende una sigaretta e con la faccia da poker più convincente che trova inizia a chiosare. “Tutto fantastico, Bro. Il mondo sarà nostro. Siccome potrebbe venirci una storta fantastica, ma siamo umili e in fondo le sceneggiature non le abbiano mai fatte, pur avendone lette a milionate, eccoti là mia idea. Nei credits facciamo scrivere che siamo scrittori ad honorem, esperti per esperienza. Così nessuno ci verrà a dire che ci siamo montati la testa quando sbancheremo con pubblico e critica.” Stretta di mano, un paio di telefonate e la giostra parte. Cosa poteva andare storto? 



Partiamo dalle cose positive: belle ragazze, tanta azione e un clima scanzonato. Basterebbero queste cose a mettere Bitch Slap in un multisala accanto a cui viene proiettato Grindhouse di Tarantino e Rodriguez. C’è la stessa iper-ultra sessualizzazione delle protagoniste, con inquadrature che scientemente inquadrano prima i seni e dopo i volti delle eroine, indugiando spesso abbondantemente su tutte le infinite curve del loro corpo fino a farci immergere nei loro occhi. Gli abiti, che le rendono in tutto delle bambolone deluxe, scoppiano, bagnano, si aprono e sfilacciano costantemente, permettendoci di indugiare, complice la generosità delle attrici, su lingerie sexy, calze a rete, scarpe tacco 12 e oltre. È tutto fumettoso, esagerato quanto soft al punto giusto da non arrivare mai al nudo in nessuna forma. Si vuole stuzzicare, sempre, a volte anche anteponendo un siparietto sexy alle logiche della trama. Per chi ama il catfight, Zoe Bell sfodera il meglio del suo talento per scene d’azione che, arricchite di una copiosa componente splatter e un po’ di senso dell’assurdo, rappresentano il vero selling point del film, il fattore che spinge volentieri a una seconda visione. Anche lo stile visivo da fumetto, che intorno al 2010 si trovava un po’ ovunque, riesce nell’intento di rendere la pellicola gustosamente sopra le righe. Gli attori e attrice sembrano evidentemente divertirsi un mondo e anche se non tutte offrono performance memorabili (Julia Voth è per esempio chiamata a impersonare un personaggio con più sfumature di quanto lei riesce a infondere), pure il pubblico può trovare simpatia per loro. L’elefante nella cristalleria, inutile dirlo, è la sceneggiatura. Il film parte da una situazione di stallo che dovrebbe idealmente precedere lo scontro finale, per procedere a ritroso facendo uno smodato uso di flashback. Eventi avvenuti tre minuti prima, poi un paio di mesi prima, poi quaranta minuti dopo, poi ancora sei mesi prima, poi quasi una mezz’ora dopo... un maledetto casino spazio-temporale che si trascina per tutto il film, rende disastrato il punto di vista del narratore, fa inutile confusione, si perde e ogni tanto crea voragini logiche. È palpabile la volontà di creare qualcosa di complesso, facendo magari affidamento sul fatto che la pellicola è un fumettone lineare che punta più al grottesco che alla logica. Ma è un approccio che tradisce inesperienza e butta via dolosamente gran parte di un potenziale visivo niente male, con il rischio che lo spettatore si incazzi più che divertirsi. Peccato. Se volete passare una oretta e mezza insieme a donne da infarto fateci un mezzo pensiero.  Vista come una gioiosa reunion di vecchie stelline dei Tv show del pomeriggio o come una pellicola senza pretese da guardare magari ubriachi, può comunque essere divertente, sexy, amabilmente scorretta e sostanzialmente così esagerata da essere innocua. Ecco, magari una “visione distratta” potrebbe aiutare a migliorare l’esperienza generale. Se volete risparmiare sulle birre, armatevi di sudoku. 

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