domenica 19 gennaio 2014

Saguaro

Chiude con il 27...o no?

Notizia rimbalzata sui forum nel giorno del Signore 21 novembre. Una bomba partita da un articolo sul sito Fumetto d'autore http://fumettodautore.com/magazine/reportage/4592-chiusure-vicine-e-lontane-suore-ninja-a-saguaro e rimbalzata sul forum di comicus dedicato alle produzioni italiane http://comicus.forumfree.org/index.php?&showtopic=90682&st=0 e sul sito dedicato a Saguaro http://lombradelfalco.forumfree.it/?t=67557898#lastpost commentata tra i post anche dall'autore Enna e dal nuovo curatore di Dylan Dog Recchioni. Saguaro, che avrebbe dovuto essere una serie lunga, la prima dopo un periodo di miniserie in casa Bonelli, per colpa delle basse vendite sarebbe destinata a chiudere a quota 27 volumi, tra circa 10 mesi. Per molti non è un mistero la chiusura, ma si riteneva che la serie potesse almeno arrivare al numero 30. Io non ne sapevo niente, a quota 27 o 30 per me poteva giusto finire la seconda o una possibile terza “run” di Saguaro. Un po' mi dispiace. Enna in qualche modo sul forum di Saguaro cerca di tamponare, dice che nulla è ancora deciso, si “naviga a vista”. Se l'aria è decisamente pesante, mi piace quindi valutare questa strana fuga di notizie come un allarme ai fans, una chiamata “alle edicole” per sostenere Saguaro. Niente è eterno del resto. Anche fumetti con pubblicazione ultra decennale in tempi di crisi possono subire gli incerti delle poche copie vendute e quando i “numeri non ci sono” il produttore è costretto a tagliare. 

Non è strano che in America testate chiudano e si riaprano in continuazione, non è strano (anzi è quasi la norma) che in Giappone arrivi prima o poi la fine di un manga. L'Italia è un paese strano, molto abitudinario, fumetti come Tex, Zagor e Dylan Dog hanno un pubblico adulto, e spesso pure geriatrico. Per me questo è frutto anche del periodo in cui queste testate sono uscite, in cui in edicola non c'era particolare concorrenza e se negli anno '80 il western di Tex o la scure di Zagor apparivano retrò, nuove generazioni amanti di fantascienza e horror (temi che Tex e Zagor peraltro ogni tanto trattavano) potevano soddisfare le loro passioni con “il Palloso“ (aka Martyn Mystere) e Dylan Dog . Il problema è che già negli anni '90 in edicola si trovavano i manga (con il traino dei cartoni animati) e intorno al 2000 i comics hanno iniziato (anche grazie al traino cinematografico) a moltiplicarsi. 

Del resto i film western sono sempre meno nelle sale e pure la fantascienza in casa Bonelli si aggiorna, declinandosi in aspetti più action (derivativi ancora da cinema e, sorpresa, pure dai Manga) con Nathan Never (con il Palloso che comunque tiene botta... il Palloso ha un invidiabile zoccolo duro anche perché prolissità a parte è scritto da un grande autore). Oggi le offerte sono diversificate e al portafoglio dell'editore si contrappone perfino la scure di internet e dei fumetti scannerizzati (che peraltro sono luoghi in cui si trovano opere altrove introvabili, ma chi può dirlo, magari la tal opera “x” poteva pure essere pubblicata in Italia se le vendite dell'opera “y”, che tutti si sono scannerizzata, andavano meglio...). Ma le vecchie querce rimangono estranee da questa logica, i lettori fidelizzati da Tex e Dylan Dog (parlo dei quarantenni non dei giovinastri indecisi che prendono, mollano, ci ripensano...) compreranno sempre e comunque con la stessa costanza con la quale i vecchietti si sintonizzano su rai 1 e vedono qualunque cosa ci sia “perché è rai 1” (quanti tremendi sceneggiati con protagonista Beppe Fiorello ci saremmo risparmiati). Bonelli ha affrontato e affronta tutt'oggi con coraggio il cambiamento generazionale, proponendo scelte editoriali anche coraggiose.
Saguaro però nasceva con chiari istinti conservativi. Con i paesaggi americani Saguaro poteva dirottare su di sé i lettori di Tex, i nostalgici di Ken Parker, gli orfani di Magico Vento. Per l'ambientazione anni '70 poteva dirottare per “effetto amarcod” anche coloro che erano cresciuti in quel periodo e ora leggevano Dylan Dog, Mystere, Zagor. C'è poi un dato ulteriore, da non sottovalutare al di là delle logiche di mercato: Saguaro veniva scritto fin dall'inizio da Enna con grande stile e trasporto, intrecciando sottotrame interessanti che molti lettori vorrebbero vedere sviluppate. Purtroppo scrivere bene non è però indice di successo di una serie: vedasi le stupende opere di Carlo Ambrosini. Il risultato è che moltissima gente che conoscevo ha da subito adottato Saguaro come nuova lettura e pure io mi ci sono gettato a testa bassa. E nonostante tutti i dubbi e critiche a episodi magari non disegnati da dio devo dire che Saguaro è attualmente una delle letture che maggiormente attendo tutti i mesi. Purtroppo se oggi Saguaro non vende è quindi per me, più che per mutabili e imperscrutabili dinamiche di mercato, per via di problemi di portafoglio dei lettori dello “zoccolo duro”: la crisi, dicono. La situazione che fa rinunciare a un fumetto per poter comprare un kg di pasta. Magari Dylan e Tex rimangono in lista spesa, perché a tarparsi tutte le passioni si finisce ai pazzi, ma per molti di questi particolari lettori Saguaro è diventato quel kg di pasta in più (o i soldini da raccogliere per permettere al proprio figlio di comprare un gelato dopo la scuola). 

Ed è un vero peccato, perché attingere dal bacino dei gggiovani per Saguaro mi riesce difficile e perché a molti lettori più anziani quel fumetto davvero piace e piace tanto. Ragionando in questi termini davvero non mi riesce di concepire una ottica di rilancio-sopravvivenza al di là della “dilazione mensile”. Questo anche per colpe evidenti dell'editore nel volersi adagiare “troppo sugli allori” con Saguaro nella certezza che il pubblico fedele accogliesse da subito un prodotto accattivante anche se non adeguatamente supportato a livello economico. Troppi, mediocri disegnatori si sono alternati nei primi numeri allontanando da subito i curiosi e, che è peggio, i più giovani. Quando la serie ha cominciato a decollare i lettori erano quindi già ben che dimezzati e i primi numeri, come spesso accade, già introvabili. Uno che avesse voluto inserirsi in corsa si sarebbe trovato in difficoltà con una storia monca, disegnata così così e con un grosso problema legato alla natura stessa della serie: ossia l'essere un unico grande racconto. Questo aspetto funziona quando la serie nasce con grande interesse di pubblico scaturito da storia e disegni. Ricordate la prima puntata di Lost? Praticamente un film ad alto budget. Ricordate la prima puntata di Saguaro? L'utilizzo di disegnatori non spettacolari nei primi numeri è qui stato doppiamente distruttivo della bontà della scrittura.

Saguaro ha ancora molto da dire. Un personaggio interessante dal passato tormentato, un villan dal volto ustionato e crepuscolare, un mondo indiano decadente ma ancora carico di spiritualità, un'atmosfera da b-movie di classe, la forza di trattare tematiche scomode e inserire il racconto anche all'interno della Storia, tanta azione, tanti pugni. Ma soprattutto un eccezionale equilibrio in tutte le parti del racconto, un tocco che riesce a preservare dal trash l'ambientazione e spinge a voler conoscere sempre di più sfumature e criticità di una grande nazione: Saguaro rappresenta l'America cruda anni '70 dei dimenticati e reietti, tra le sbarre ideologiche che lambiscono le riserve indiane e i fantasmi del Vietnam. Vorrei continuare a leggerlo a lungo...
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9 commenti:

  1. Ciao, condivido quello che scrivi. Anch'io, da fedele bonelliano di vecchia data, leggo con piacere Saguaro, e mi trovo d'accordo sulle tue tesi riguardo alla crisi di questo fumetto. Aggiungo un particolare. Una cosa che mi ha molto infastidito in questa serie, sono i titoli e le scene di copertina: roba trita e ritrita, già vista e sentita infinite volte, senza un minimo di originalità. Se la cover del numero 1 è stupenda, già la seconda è quanto di più banale si possa vedere. E questo vale anche per il titolo: "Ombre nel buio" (quante volte un titolo simile, in tutte le sue varianti, è stato usato nelle serie bonelli? "Ombre nella notte", "Fuochi nella notte", "Spari nella notte", ecc.). Non si poteva rendere più accattivante Saguaro con titoli e scene di copertina curiosi e originali?
    Nicola

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  2. Ciao Nicola! Ti rispondo un po'in ritardo, e me ne scuso, ma il mio pannello di controllo non mi segnalava il commento (vabbeh, che io e la tecnologia siamo mondi paralleli..). La questione che sollevi è legittima. Si poteva-doveva rendere più accattivante il progetto iniziale. Senza esibirsi in sperticati moti di fantasia trascendente bastava andare in fumetteria e dare un'occhiata a Scalped del DC per scoprire come l'argomento "indiani negli anni 70"potesse ben essere spunto per qualcosa di originale a livello grafico. Invece qui(parliamo sempre di titoli e copertine) sembra forte la volotà di arroccarsi sul mega-classico-retrò bonelliano (situazione eroe-cattivo in copertina obbligatoria...e gà Ken Parker qui andava oltre...). Una scelta che conferisce un sapore neo-trash al fumetto, ma sostanzialmente arma che rimane mooolto depotenziata tanto graficamente che letteralmente. Sarebbe stato fighissimo riprodurre in salsa saguaro locandine classiche cinematografiche western! Magari con titoli come "Cobra Ray, avrò il tuo scalpo" ^_^
    Ma questo è contrario al marketing conservativo del progetto. Temevano avesse dissuaso la vecchia guardia. Forse. Così come io avrei osato di più per i disegnatori, prendendone anche di anticonvenzionali. Ma anche qui si è voluto stare sul classico.
    Intanto al numero 27 ci siamo quasi arrivati. E dalla descrizione nell'anticipazione del numero 26 si combrende bene come potrebbe avere l'aria giusta per un epilogo di tutto. Ma i redazionali non parlano della cosa. Speriamo che quel "navigare a vista"di Enna continui sereno per ancora un bel po'di numeri : ) Talk0

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  3. Ti ringrazio per la risposta. Hai ragione sul fatto che la Bonelli è arroccata in un marketing conservativo. Mi verrebbe da dire che alla fine la Casa editrice sta attuando una scelta suicida (e non parlo solo per la serie di Saguaro). Ho acquistato un numero di Scalped, incuriosito dalla tua citazione. Fin dai disegni si intuisce di trovarsi di fronte a qualcosa di superiore (qualitativamente parlando) e di ben diverso, rispetto al classicismo narrativo di casa bonelli. Ora sto recuperando l'intera saga. Ma la cosa buffa che ho scoperto è che fra i disegnatori c'è anche il copertinista di Saguaro, Furnò... incredibile. Ritornando al nostro agente indiano, confesso che la serie non mi ha fatto di certo fare salti adrenalinici, anzi, gli ultimi numeri li ho letti quasi sbadigliando. E se si arriva a questo, vuol dire che qualcosa non è stato centrato, dallo sceneggiatore. In che cosa, nello specifico, secondo te, non ha funzionato in Saguaro? E la serie chiuderà con il 30esimo numero?
    Nicola

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  4. Ciao Nicola! Sono contento che ti sei imbattuto in Scalped ; ) è piuttosto "estremo", ma anche uno dei fumetti più belli degli ultimi tempi. .
    Onestamente il secondo arco narrativo di Saguaro non me lo immaginavo così. Probabilmente le scelte fatte sono proprio frutto dello spauracchio che la serie potesse chiudere da un momento all'altro e molte situazioni si sono volute risolvere in fretta e furia per dare completezza al racconto. Ogni nuovo albo sembra risolvere velocemente una situazione o è totalmente autoconclusivo, proprio in fregio alla impostazione "stagionale"del primo arco. Non riesco pertanto nemmeno io ora a vedere possibili scenari futuri.
    Giocando di fantasia per me, se avessero avuto maggiore ritorno economico, avrebbero ponderato maggiormente situazioni e tempi. Lo spunto alla fine del primo arco, quello che vedeva il nostro Cactus braccato dalla polizia in quanto accusato ingiustamente di omicidio poteva diventare un road movie per l'America anni 70 tipo "Il fuggitivo"con Cobra Rey sempre un passo avanti e con la possibilità di vedere la realtà di altre riserve indiane. Atmosfere alla "Rambo"e tanti bei flashback sul Vietnam (altro che un viaggio Take-away di un numero). Mi sarebbe piacuto vedere Cactus e Cobra Ray a giocare ai vietcong in una parte d'America, tipo la Florida piena di coccodrilli, sotto pioggia, lampi e fitta vegetazione. Non so perchè ma mi sarebbe piaciuto..Avrei fatto tornare Saguaro nei ranghi federali e alle atmosfere desertiche di casa solo alla fine del secondo arco, una volta che ci avevano detto per filo e per segno tutto quello che il nostro eroe aveva fatto nel Vietnam (e con lui gli altri indiani magari) e come questo lo aveva cambiato. Per me sarebbe stato un personaggio così più interessante. E Cobra Ray così non avrebbe dovuto per me diventare una specie di "Vegeta" (anche se io amo in genere i cattivi non sempre cattivi), ma guidare piuttosto un manipolo di tagliagole..Allora si poteva tornare a Nastas, radio Aquila,la formazione di Jude come poliziotto prima che questi passi al "lato oscuro", il sogno e chiudere il terzo arco. Soprattutto si poteva sviluppare bene la storia d'amore con Kay a questo punto. Dopo di che la saga per me era autosufficiente, con basi solide da poter fare quello che voleva. cavie umane, casinò, alcolismo, razzismo vario, hollywood e gli indiani (l'indiano di Predator ha come attore una storia pazzesca, pagherei per vedere un personaggio così estremo in un numero di Saguaro)Quello che invece è accaduto è anche per te evidente. Saguaro incriminato? Un paio di numeri ed è scagionato! Addestramento Take Away. Problemi coniugali per Cobra Rey (?). Vietnam Take Away. La supercazzola macchinosa e finita male dei numeri26 e 27, un vero spreco di potenziale. Un numero 28 debolino e un 29 da cui non mi aspetto molto.
    Cosa ci riserverà il futuro di Saguaro? a fine mese esce il 29. Ci aggiorneremo ; ) Talk0

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  5. Ciao Paolo, e siamo a quota 30! Ho letto il 29 e mi sono trovato nel tuo commento: non mi aspettavo molto, e così è stato. Storia alquanto trita e ritrita, letta già infinite altre volte in tante varianti. L'ho letto sbadigliando, e questo è un segno molto grave per un fumetto. Il 30 l'ho acquistato ma non ancora preso in mano; anzi, ti dirò: malgrado la copertina suggestiva, Saguaro non è tra i fumetti che divoro per primo. L'impressione ormai è che la serie navighi a vista, in attesa di una chiusura che pare scontata. Per tale motivo le storie sono autoconclusive senza nessun spiraglio di apertura verso nuove saghe o sviluppi. Le trame di Saguaro sembrano diventate fini a se stesse e il tutto procede per inerzia. Mi fa davvero rabbia che una serie così sia stata lasciata naufragare. Ma perché, poi? Piuttosto che questa agonia, preferisco una chiusura definitiva.
    Nicola

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  6. Ciao Nicola! Ti dirò, mi piacerebbe vedere i dati di vendita, per sapere se sulla testata c'è abbastanza fiducia da parte del pubblico, se può essere garantito per il futuro un andamento più similare ai primi numeri. Il personaggio credo abbia ancora delle frecce al suo arco. Ma nemmeno io al momento riesco a figurarmente quante. Forse una serializzazione più diluita al momento potrebbe giovare, servire a riordinare le idee. Mi dispiacerebbe se chiudesse ma, come te, non amo le lente agonie. Ciao!

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  7. Ciao Paolo! Adesso la notizia è ufficiale: Saguaro ci saluta col n. 35. Vorrei scambiare con te le ultime impressioni e delle riflessioni conclusive. La triste news era nell'aria, era solo questione di tempo: che Saguaro fosse giunto al termine della sua parabola editoriale lo si sentiva, prima ancora di saperlo. Al fatto ho reagito con sentimenti contrastanti. Da una parte mi è venuto un "Finalmente!". La saga è stata gestita male fin dall'inizio. Invece di osare scenari e dimensioni nuove, avendo anche un esempio concreto a cui ispirarsi, "Scalped" appunto, la Bonelli ha preferito ancora una volta il classico e il collaudato. E così si è tirata la zappa sui piedi. Forse in via Buonarroti dovrebbero rivedere la falsa convinzione che il parco lettori texiani (quello su cui si è sperato per lanciare Saguaro) vada rassicurato con proposte tradizionali che richiamino gli stereotipi del nostro ranger. La serie dell'agente navajo doveva essere una rottura con gli schemi, invece si è impantanata in trame consuete, lente, noiose, dove il personaggio non emergeva. Gli ultimi numeri li ho trovati veramente pesanti. Non riuscivo proprio ad avanzare con la lettura. Inoltre faticavo molto a cogliere il susseguirsi degli eventi e il senso delle varie trame. Alla fine non ci capivo più nulla, leggevo solo per inerzia ma senza comprendere bene cosa stesse succedendo. Mi limitavo a guardare le vignette. Trovavo tutto di sbagliato: un'occasione davvero buttata via.
    Dall'altra parte però sono dispiaciuto. In fondo mi ero affezionato a Saguaro. La serie meritava sceneggiature e trame ben diverse. Come Mister No ruppe gli schemi negli anni '70, e come Dylan Dog fece altrettanto negli anni '80, entrambi affermandosi nell'immaginario collettivo, così avrebbe dovuto fare Saguaro. E' in questi termini che doveva essere pensato il personaggio.
    Sai cosa mi è successo con l'attuale numero in edicola, il 33? Non sono riuscito a completarlo. Noia, noia e noia. Nessun scenario nuovo, nessun tentativo di rompere gli schemi, solite indagini tutte interne al bureau, con molta investigazione burocratico-amministrativa e poca azione, così come poco approfondimento psicologico dei personaggi.
    Sì, da una parte mi vien da dire che la Bonelli se lo è voluto, ma dall'altra mi dispiace tantissimo.
    Saguaro: avrebbe potuto fare davvero la differenza!
    Ci aggiorniamo per l'ultimo numero.
    Ciao
    Nicola

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    1. Ciao Nicola! Scusa se ti rispondo in ritardo ma sono giorni un po'incasinati e come avrai visto pure il blog ne sta rientendo un po'. Anch'io avevo letto la laconica notizia della chiusura, che si accompagnava al tristissimo "fino ad esaurimento materiale", segno che potremmo non avere nemmeno un finale degno. Magari qualche special in futuro non è escluso, ma è una realtà che rattrista. Probabilmente un articolo per il numero finale lo farò comunque.
      Condivido perfettamente la tua analisi, se potessi la girerei direttamente all'autore. Serviva coraggio, ma forse "coraggio e western" (anche se metropolitano) non fanno vendere molto. Ormai il lettore western-tipo per loro è "anziano" e non vuole più quegli scossoni che in passato bombette come Ken Parker riuscivano a dare anche dalle nostre parti. Magari questo insuccesso del "taglio classico"di Saguaro li farà riconsiderare la cosa? Non so dirlo, seriamente. Certo che esca un Tex di Serpieri a febbraio potrebbe essere un bel segno di rinnovamento. Magari con dei futuri auspicabili speciali potremmo accarezzare il sogno di un Saguaro molto più vicino a Scalped. Ci risentiamo per l'ultimo numero. Grazie per il bel post. Alla prossima! Ciao!

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  8. Ciao Paolo,
    presi come siamo dalla conclusione della saga di Ken Parker, con un finale da "pugno allo stomaco", la chiusura di Saguaro è passata un po' in sordina, anzi, pare che sia stata già dimenticata. Anch'io ho vissuto la stessa cosa, sia chiaro. Mentre per Ken Parker ho pianto, dopo un'attesa davvero sentita, di Saguaro non me ne è importato poi più di tanto. Il personaggio non è riuscito ad imporsi nei cuori dei lettori; 35 numeri da collocare da qualche parte sugli scaffali e che tra qualche decennio, forse, qualcuno se li rileggerà. Da parte mia, ho già voltato pagina, e non è detto che fra un po' non decida di vendere l'intero blocco.
    Il finale è stato condotto nel solco del "bisogna chiudere, e alla svelta". Un'ultima pagina per nulla epica, o risolutiva. Solo un termine di una storia con la parola "Fine" posta in basso, niente più. Non mi ha lasciato proprio nulla questo numero, a parte la bella e malinconica copertina. Cosa aggiungere che non sia già stato detto? Niente! Saguaro è arrivato e se ne è andato senza lasciare il segno.
    Vorrei solo poter dire al buon Enna (che comunque stimo) che quando si vuole osare, bisogna andare fino in fondo. Saguaro era stato presentato, alla sua uscita, come qualcosa di adrenalinico, azione allo stato puro, di quella dura e violenta. Poi invece le aspettative sono state deluse in pieno, e i lettori si sono trovati storie lente e noiose, classiche, troppo classiche, dove i personaggi erano poco più che comparse. Nessuno di loro è mai emerso, e la psicologia di ognuno è stata solo abbozzata. Si doveva osare nelle trame, nel linguaggio, nella sceneggiatura, nelle scene di copertina, nei titoli... invece tutto è stato reso banale e scontato. Ricordo che quando la Bonelli, negli anni '70, all'epoca Cepim, annunciò l'arrivo di Mister No, il personaggio era già ben caratterizzato (e in modo molto provocatorio, per l'epoca). Lo stesso fu fatto con Ken Parker, con Martin Mystere, con Dylan Dog e poi con Nathan Never. E la cosa non si fermava solo all'annuncio: erano proprio le trame, i personaggi, il clima, ad essere dirompente. Perché Enna non ha colto tutto questo?
    Ora non resta che constatare come Saguaro, citando l'ultimo titolo, sia davvero scomparso oltre l'orizzonte... degli eventi.
    Peccato davvero.
    Ciao Paolo, è stato bello conversare con te. Spero avremo occasione di confrontarci ancora su altri temi, in futuro.
    Un caro saluto
    Nicola Ruffo
    Ps: se vuoi girare i miei commenti agli autori, fallo pure.

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