In un futuro
distopico i nuovi Padri Fondatori hanno varato una legge sorprendente
in grado di cambiare in un istante il volto dell'America, annullando la criminalità e la disoccupazione. Viene così
disposto lo “Sfogo”, una notte nella quale ogni cittadino può
liberamente andare in giro a commettere omicidi senza che il giorno
dopo subisca alcuna conseguenza giuridica. Di fatto chi può
permetterselo e non ha istinti omicidi può sempre acquistare sistemi
di sicurezza in grado di blindare la sua abitazione e passare la
notte a guardarsi la stagione otto dei Griffin. Ma chi è povero o
senza fissa dimora non può che pregare e correre, in quanto sarà
facilmente un bersaglio ambito.
James Sandin
(Ethan Hawke) vende dispositivi di sicurezza e considerate le entrate
dell'ultimo periodo è un grande fan dello Sfogo. Il nostro è
riuscito a vendere a tutto il vicinato un sistema protettivo, che a
conti fatti si rivelerà alquanto merdoso, arricchendosi e destando
qualche invidia. La sua bella mogliettina (Leda Heady), ha così
scoperto con sorpresa di non essere stata invitata all'annuale festa
organizzata dai vicini per l'evento e un po' ci ha patito, ma in ogni
caso ha piantato nel prati i bei fiorellini blu, simbolo
dell'approvazione e sostegno alla notte dello Sfogo. Mentre la figlia
Zoey (Adelaide Kane )inizia a capire che il suo ragazzo è
potenzialmente una testa di cazzo e il figlio Charlie (Max
Burkholder, attore di rara bruttezza e antipatia tattile) si domanda
sulla reale esigenza di una simile ricorrenza, la famigliola consuma
insieme la cena e si prepara alla visione dei Griffin. Ma urla di
terrore attraggono l'attenzione di Charlie. Dalle telecamere
posizionate al di fuori della casa c'è un evidentemente sinistro e
pericoloso individuo di colore (Edwin Hodge) che non ha mai visto in
vita sua, probabilmente armato e violento, che supplica qualcuno di
aiutarlo. Charlie si commuove e apre le porte di casa allo
sconosciuto, che subito si nasconde nel buio. Neanche il tempo di
riempire di botte il figlio per stupidità manifesta, che pure il
ragazzo di Zoey si dimostra un idiota e in un attimo l'abitazione dei
Sandin è invasa da una torma di riccastri psicopatici che minaccia
di fare irruzione e ammazzare tutti se non sarà dato loro indietro
il tizio di colore. Ma c'è comunque il sistema di sicurezza,
eccheddiavolo! Peccato che dall'esterno sia comunque possibile
staccare la corrente all'abitazione e un Suv basti a spaccare la
porta blindata. Certo, se costruisci impianti così merdosi, un po'
te lo meriti...
James DeMonaco
scrive e dirige quello che a prima vista è il classico film di
assedio. Non è un caso che il nostro abbia scritto la sceneggiatura
de Il Negoziatore e del remake del Carpenteriano Distretto 13, La
notte del Giudizio funziona benissimo come ritmo, suspance e adrenalina, regalando perfino un paio di scene cult che vi rimarranno
in testa anche a distanza di tempo. Se quindi il film risulta essere
un compito ben fatto, la pellicola possiede altresì alcune geniali
trovate cervellotiche meno banali del solito che la elevano dalla
massa fino a farne un papabile brand reiterabile. Senza che vi rovini
alcunché. Sappiate che per il successo di questo film è già in
cantiere un seguito, diretto dallo stesso regista. Perché il
concetto di fondo, di una notte in cui tutto è permesso per legge,
permette con un po' di fantasia di creare migliaia di scenari e
situazioni diverse, al punto che se qui abbiamo un film di assedio
una nuova pellicola potrebbe essere davvero qualsiasi cosa. Ed è un
concetto stimolante in quanto profondamente tetro, cinico e
soprattutto, nell'ottica della pellicola, funzionale nello specifico
al miglioramento del paese. Cosa accade di fatto agli Americani in
questa notte?
Alcuni vivono
effettivamente nella certezza che la violenza serva, sia utile e
necessaria al miglioramento del paese. Le pulizie etniche e la
falcidazione di piccoli criminali, poveri, sbandati sono atti
doverosi in grado di provocare effettivo sgomento nel caso qualcuno
senza motivo cercasse di impedirne l'esecuzione. Un mondo folle dove
i carnefici sono spesso una elite sociale in preda ad una
allucinatoria crisi di valori, che non a caso nella pellicola spesso
indossa delle maschere che richiamano ai visi plastificati tutti
uguali della chirurgia estetica, a simboleggiare che la ricchezza
porta a perfezionamenti estetici proprie e peculiari a monte di
qualsiasi problema di età o rughe. Belle statuine sorridenti
dall'animo sadico. Perchè se le la legge lo permette, tutto diventa
giusto, permesso, doveroso.
Altri non credono
nella funzione salvifica dello Sfogo, ma lo appoggiano per mettere in
atto vendette personali e rivalse nell'ottica che se si prende il
proprio avversario in contropiede il giorno dopo si avrà un odioso
collega di lavoro in meno e forse si farà carriera.
Altri ancora se ne
sbattono ma comunque approvano, esponendo fuori casa gli schifosi
fiorellini azzurri, preferendo rimanere ben protetti e tappati
durante la mattanza magari seguendo in tv i collegamenti giornalistici
sui luoghi più accesi dei tafferugli come fosse tutto un enorme
reality show. Vivono con i paraocchi affidandosi a delle protezioni
che, per volere divino e per cinismo dei costruttori, non sono che
dei palliativi, rimedi solo provvisori e non soddisfacenti. Mi piace
pensare che i sistemi di sicurezza prevedano oltre che grate
metalliche e telecamere un arsenale di armi private così letali da
non dover essere consentite a un cittadino comune. In fondo
l'America è sempre rappresentata come un paese dominato dalle lobby
delle armi da fuoco. Questi spettatori-non-attivi non sono meno
colpevoli degli altri che impazzano nelle strade. Supportano una
legge palesemente ingiusta e si fanno sostanzialmente gli affari
loro. Forse per paura, per ignavia, sono i meno pericolosi, salvo che
tu non debba fare affidamento su di loro per salvarti la pelle quando
ti trovi in strada.
Perché c'è
un'ultima categoria di americani, gli ultimi. Quelli che la società
ha progressivamente emarginata, i falliti, gli immigrati, i poveri.
Questi non possono difendersi e se vengono abbattuti non vengono più
a chiederti l'elemosina. In un mondo che non conosce l'altruismo,
carattere che nonostante tutto dovrebbe sempre definire la parola
“umanità”, gli ultimi sono i primi a dover morire per non
rovinare il paesaggio a chi è più fortunato di loro. Forse c'è una
categoria ulteriore, quella di chi si ribella al sistema. Ma in
questo mondo persino noi spettatori la vediamo come qualcosa di
sconcertante, utopistico e inverosimile. Così quando il film ce la
mostra, dicendoci che è una realtà ancora possibile per una
battaglia superiore, quella dell'animo umano, noi la diamo subito per
spacciata nonostante in cuor nostro non possiamo che tifare per quei
ribelli, quei pochi che sono ancora uomini e non animali.
Se rimarrete
affascinati da questa prospettiva il film potrà ben piacervi,
diventando magari tema di qualche chiacchiera tra amici. Se non
entrate nell'ottica, il film potreste comunque trovarlo gradevole, ma
non memorabile.
Perché al di là
di un cast molto valido, al di là di un perfetto uso degli ambienti
e di riusciti colpi di scena, ottime sequenza di sparatorie e
splatter, il giorno del Giudizio lascia un po' l'amaro in bocca per
una trovata narrativa che sarebbe stato gradito fosse approfondita
con maggiore originalità e convinzione. Perché tutto il mondo
sembra esplodere in questa notte ma noi spettatori rimaniamo
ingiustamente intrappolati tra le mura della casa dei Sandin.Tanto
per dare una suggestione, ripensate a Rampage di Uwe Boll e provate
a immaginarlo in questo contesto, con operai lower-class che si
corazzano e vanno a rompere le palle a qualche tirchio e spietato
datore di lavoro. Sarebbe stato dinamite pura. Non è detto che però
scenari di questo tipo non possiamo vederne in futuro, ora che La
notte del giudizio è branderizzata.
Menzione d'onore
per Ethan Hawke. Con il suo cinico venditore di impianti d'allarme
arricchisce la sua collezione di ruoli da bastardo disfunzionale dopo
l'ottima prova, da “padre dell'anno”, di Sinister. Hawke riesce a
farci empatizzare con personaggi che non vorremmo incontrare nemmeno
di sfuggita al casello autostradale, autentici mostri pronti a
sacrificare la propria vita in ragione del dio denaro. Hawke ce li
rende quasi umani e in questo è realmente un titano. Da segnalare
anche il personaggio del capo dei giovinastri, interpretato da Rhys
Wakefield, un tizio completamente fuso amabilmente sopra le righe. Se
mai qualcuno in futuro penserà di riportare il Joker, storico nemico
di Batman, sullo schermo, io tra i papabil vedrei bene anche il suo
nome. Non male per uno che ha esordito con una serie tv chiamata:
“Lasciamo in pace i koala”.
Alla fine il film
convince, nonostante (vuoi anche per sacrosanti problemi produttivi)
risulti “più piccolo” di quanto il potenziale di trama vorrebbe.
Ideale per passare un paio di ore in allegria. Magari nell'attesa che
Ethan Hawke scazzi e metta mano a quel fucile a pompa modificato che
si intravede nelle prime scene.
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