Bill Cage (Tom
“placenta” Cruise... noi della redazione lo chiamiamo così da
quando ha dichiarato di aver mangiato di gusto, per motivi religiosi,
la placenta della sua figlioletta insieme ai cereali... come tutte le
cose strane credo che sappia di pollo... brodo di pollo... meglio che
andiamo avanti) è un soldato hi-tech del futuro che
combatte una guerra contro una razza aliena. Per uno strano caso del
destino è inoltre condannato a rivivere sempre lo stesso giorno
come Bill Murray nel mitico "Giorno della Marmotta". La soluzione a
questa maledizione sembra essere legata in qualche modo alla sorte di
un'altra combattente, Rita Vrataski (Emily Blunt).
Cruise con "Edge of
Tomorrow" torna alla fantascienza esistenzial-militaresca, dopo
l'interessante "Oblivion2. E si nota da subito, già dal trailer, come
i due film parrebbero avere tantissimo in comune. Come in Oblivion
Cruise assurge a modello dell'uomo comune in bilico tra essere
ingranaggio della società moderna o artefice del suo destino. Come
in "Oblivion" ci sono spettacolari effetti visivi relativi ad armi da
fuoco e astronavi. Come in "Oblivion" la chiave solutoria della ragion
d'essere dell'eroe pare essere il completamento con una figura
femminile inizialmente in antitesi ad una grigia esistenza
belligerante fatta di routine periodiche lavorative. Mettete dei
fiori sui vostri cannoni, cantavano gli hippy. Forse in un futuro
lontano, in cui gli archivi smarriranno gran parte dei database dei
film del passato, "Oblivion" come "Edge of Tomorrow" saranno considerati
autentici capolavori. Ma oggi, dove pellicole come "Moon", "Donnie
Darko", "Il giorno della marmotta", "2001 odissea nello spazio" sono
ancora facilmente reperibili (e meno male) le pellicole
fanta-cruisiane devono giocoforza fare i conti con le fonti dirette.
Pur nell'ottica che “copiare dai migliori” o, esprimendoci nel
politically correct,“variare sul tema” non è poi sempre una
cattiva cosa. Di fatto queste pellicole riescono in qualche modo a
sdoganarsi, spingersi verso nuove linee interpretative e attirare
meritatamente un pubblico che, pur consapevole dei plagi, riesce ad
ogni modo a divertirsi e (perché no) a riflettere sulle “nuove”
tematiche proposte. Tematiche che poi stanno sempre nel “mettete
dei fiori nei vostri cannoni”, ma poco importa.
Oblivion a conti
fatti mi era piaciuto abbastanza, nonostante la paraculata di essere
tratto da un fumetto che non esisteva. Anche se calava un po' nella
seconda parte, ed era interamente copiato da altre pellicole più
belle ("Moon" su tutte), aveva delle belle sequenze d'azione e un Cruise
in vena (ci ho visto una riflessione sul senso della vita dal punto
di vista di un brute di warcraft, ma ammetto che tale mia visione sia
un tantino allucinata). Questo "Edge of Tomorrow" sembra avere effetti
visivi da urlo, caratteristica cardine per la quale un biglietto, pur
masochisticamente, lo spendo sempre e porta in dote uno script pur
derivativo del capolavoro comico con Bill Murray ("Ricomincio da capo",
tra l'altro già ampiamente copiato da molti, anche in campo
fantascientifico), ma opera di uno degli sceneggiatori hollywoodiani
più apprezzati (ed anche qui come con Oblivion una speculazione sui
videogame-vita moderna ce la posso ancora vedere). E poi ci sono gli
esoscheletri da combattimento...
Sapevo che dopo
Elysium la moda degli esoscheletri potenziati, scomode protesi sci-fi
intraviste in "Aliens" e "Matrix" (e misteriosamente assenti nel primo "Starship Troopers"... ma nel quarto le hanno aggiunte pure lì),
sarebbe esplosa. Era ora! Mi aspetto di vederle ovunque adesso, pure
nelle commedie romantiche (di fatto il Biff di "Ritorno al futuro 2" indossava una sorta di esoscheletro potenziato). E poi ci sono
anche alieni cazzuti che non sembrano orsetti gommosi (questa è per
gli affezionati del nostro blog!), schifosi e tentacolosi, da
prendere a spadate e mitragliate in un corpo a corpo velocizzato.
Figata.
Il regista Doug
Liman è un po' un Carneade. Dietro la macchina da presa per The "Bourne Identity", dirige anche l'interessante "Jumpers", del quale si
appresta a preparare un sequel non ancora schedulato (in effetti
buttare via così Jumpers era un peccato). Un po' pochino ma valido.
Lo scrittore è invece, dicevamo, uno con le palle. Uno che ha dato
vita alla migliore pellicola di Bryan Singer, "I Soliti Sospetti", al
secolo Christopher McQuairre, già accreditato come regista di "Mission Impossible 5". inoltre McQuairre ha lavorato già a pellicole
con protagonista Cruise, come "Operazione valchiria", ed ha anche avuto
modo di dirigerlo in "Jack Reacher – La prova decisiva". Peccato che "Jack Reacher – La prova decisiva" sia una mezza minchiatina... non
esattamente un lavoro da sventolare ai posteri. Passando al parco
attori c'è da dire che Cruise ultimamente pare rinato e con almeno
un bel ruolo nel passato recente (Stacee Jax in "Rock of Ages",
l'unica cosa bella di quel musical pertanto), anche se deve fare i
conti con una età anagrafica non più clemente (e allora ben vengano
gli effetti speciali delle armature esoscheletriche potenziate!) e
vederlo scattante nei nuovi Mission Impossible mi fa tanto pensare a
Linus di Radio Dee Jay che si allena per la maratona di New York nel
parco presso San Siro, scattante ma non più affascinante (solo con
questa immagine mi deprimo).
Emily Blunt è simpatica (leggi “poco
avvenente”), e non ha ancora trovato una parte memorabile (leggi:
“non memorabile”), Bill Paxton dopo l'ottimo "Frailty" e l'odioso "Big love" è sempre un comprimario garanzia ottimo a portare sullo
schermo personaggi “alla Bill Paxton” (il che comunque non è
poco). Giudizio finale sul cast: boh!
Insomma, l'aspetto
estetico di questo trailer ci ha convinto, il regista e sceneggiature
hanno il loro bel potenziale, gli attori sono da valutare meglio nel
concreto. Ora il film deve fare il resto, dimostrandosi qualcosa di
bello da guardare e riguardare. Ovviamente non ci perderemo la
pellicola. Vi faremo sapere.
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