Sinossi
Anno 1307. Il verdeggiante e ricco territorio svizzero era ormai ridotto a una provincia dell’impero degli Asburgo, governato con forse troppo distacco da un re con un occhio solo come Odino, di nome Alberto I (Ben Kingsley).
Gli invasori austriaci razziavano polli e
allungavano le mani su giovani contadine, spesso eccedendo in brutalità che alimentavano
un malcontento ormai molto difficile da contenere.
Nobili della “vecchia Svizzera”, come il
disilluso ex crociato Werner Stauffacher (Rafe Spall) e l’anziano barone di
Attinghausen (Jonathan Pryce), erano ormai deboli, divisi e troppo lontani dal
mondo per opporsi.
Stauffachen viveva rintanato e
accartocciato nella sua taverna, con la combattiva moglie Gertrude (Emily
Beecham) che ogni tanto cercava invano di distoglierlo dai vini, ricordandogli
l’eroe che era stato in Terra Santa.
L’unico discendente di Attinghauser,
Rudenz (Jonah Hauer-King), decideva di non subentrare al comando del cantone per
vivere da vassallo nella corte austriaca, a fianco della amata nipote di
Alberto I, Bertha (Ellie Bamber). Sperando di ingraziarsi lo zio, anche se la
ragazza era già in segreto promessa al balivo Gessler (Connor Swindells): un
“premio”, nel caso questi fosse riuscito nell’impresa di debellare le piccole
ma insidiose sacche di resistenza che ancora si opponevano al loro potere.
Gessler era giovane e scaltro, fresco di
nomina, scelto proprio in ragione della sua ferocia e determinazione.
Soprattutto dopo che il soldato Wolfshot era stato brutalmente assassinato dal
contadino Konrad Baumgarten, in modo furtivo, mentre faceva il bagno ubriaco in
una tinozza che non gli apparteneva. Wolfshot aveva appena violentato e ucciso
la moglie di Konrad, ma era comunque un ufficiale austriaco e gli svizzeri da
quel momento dovevano imparare a stare al loro posto, con la testa abbassata.
Proprio per” fargli abbassare il capo”,
Gessler aveva posto nella città di Altdorf, nella piazza centrale, un palo
della cuccagna sormontato da un elmo austriaco, sorvegliato da un piccolo
drappello armato. Chi passava era tenuto a inchinarsi all’elmo e agli Asburgo,
pena la morte.
Ma gli occhi del balivo puntavano
soprattutto su Konrad e chi lo aveva aiutato a fuggire dopo l’omicidio,
consentendogli un passaggio sicuro su un lago di Lucerna in piena tempesta. Quel
gesto aveva ricevuto inaspettati consensi e intorno al contadino stava nascendo
qualcosa di grosso.
I sospetti su chi lo stava aiutando sembravano
concentrarsi su Guglielmo Tell (Claes Bang), un cacciatore di cervi del cantone
di Uri, dalle parti del massiccio del San Gottardo. Un vecchio crociato ritirato
a vita privata, solitario, auto-confinatosi in una fattoria in alta quota con
un figlio piccolo, Walter, e una moglie di origine straniera, Suna (Golshifteh
Farahani). Tell era famoso e stimato, amico di Attinghausen e celebre per la
sua maestria con una grossa balestra a carica. Un’arma pesante e difficile, ma
letale: in grado nelle mani esperte di un militare di forare una armatura a
maglie o abbattere un cavallo in corsa. Un’arma dotata di dardi molto più
grossi e robusti delle tradizionali frecce. Dardi enormi, come quelli che erano
stati rinvenuti dal balivo ancora infilzati nei corpi dei cadaveri, nei pressi
di alcuni avamposti austriaci recentemente sgominati.
Forse Tell voleva davvero solo rimanere “al di fuori del mondo”: cercare di purificarsi dal troppo sangue versato a Gerusalemme, essere un bravo marito e un padre che insegnava al figlio a diventare un abile cacciatore. Nella ribellione ci era caduto quasi per caso: per un senso di giustizia e seguendo lo spirto ribelle di Gertrude. Doveva essere in principio solo un viaggio notturno per portare in salvo Konrad, presso il suo vecchio compagno d’armi.
Ma gli eventi lo avrebbero portato nella
piazza di Altdorf, per sottostare a un gioco sadico ordito dal balivo Gessler.
Per dimostrare di non essere un rivoltoso, venendo di conseguenza arrestato e
giustiziato, Tell avrebbe dovuto tirare un dardo con la sua balestra, da 25
metri di distanza, colpendo la mela posta sulla testa di suo figlio.
Era il 18 novembre 1307 ed era un tiro impossibile: una umiliazione e insieme una tragedia annunciata. Ma un tiro che avrebbe per sempre cambiato la Storia svizzera. Sarebbe nato così un eroe, che avrebbe di nuovo superato il lago di Lucerna durante una tempesta per poi, per la prima volta, legare iniseme in una confederazione tutti i cantoni. Alla guida di un nuovo popolo rinvigorito, che avrebbe sfidato Gessler e forse anche Alberto I.
Tra storia, leggenda e gli albori del cinema.
Ad Altdorf esiste un monumento dedicato a
Guglielmo Tell che riporta in incisione la data del 1307, realizzato nel 1895.
Il primo riferimento storico all’eroe
risale al 1470 e al Libro Bianco di Sarnen, un manoscritto che
raccoglieva le cronache della Confederazione Elvetica. Tornano “tracce di Tell”
nel 1545, citato in una strofa della Canzone della fondazione della
Confederazione e poi richiamato nel Chronicon Helveticum del 1550. Ogni
tanto la storia ha un epilogo tragico che riguarda il Lago di Lucerna, chiamato
anche “Lago dei quattro Paesi Fondatori”, ma l’episodio della mela come la
nascita della confederazione sono sempre presenti.
Nel 1760 lo studioso Gottlieb Emanuel von
Haller, in Guglielmo Tell, Una favola danese, facendo un’opera di
mitologia comparata provò a mettere in relazione la figura di Tell con quella di
eroi già presenti in saghe del nord europa. Tra questi l’arciere svedese Egil e
lo jarl vichingo Palnatoke, del decimo secolo, o i norvegesi Eindridi e Hemingr,
dell’undicesimo secolo. Risultano interessanti anche i parallelismi con un leggendario
arciere inglese del quattordicesimo secolo, Adam Bell, le cui gesta, ispirate
ai rivoltosi della foresta di Inglewood, si dice sia abbiano ispirato anche il
mito di Robin Hood. Egil, Palnatoke, Eindridi, Hemingr e Adam Bell erano uomini
di popoli e culture diverse, ma avevano tutti avuto a che fare con un sadico
che li aveva messi nella condizione di dover tirare una freccia, verso la mela
posta sulla testa del proprio figlio o fratello.
Gli svizzeri non apprezzarono molto il
lavoro di von Haller, che al più poteva dimostrare la passione del balivo
Gessler per il folclore nordico.
Nel 1766 Antoine-Marin Lemierre scrisse
un’opera ispirata a Tell, che trovò particolare successo in una riedizione del
1786, all’alba della Rivoluzione francese. Guglielmo Tell divenne così un
simbolo caro anche ai francesi, al punto che gli dedicarono il nome di una nave
da guerra della loro Tonnant Class.
Si tornò a parlare di Tell quando lo
scrittore tedesco Friedrich Schiller, nel 1804, gli dedicò un dramma che nel
1829 sarebbe stato riadattato nel Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini.
Il cinema nasceva nel 1891, nel 1902
arrivava nelle sale Viaggio nella Luna di Melies e nel 1903 era già il turno
del primo film dedicato a Guglielmo Tell, della durata di 5 minuti, per la
regia di Lucien Nonguet, ispirato ancora una volta a Schiller.
Nel 1911 il regista italiano Ugo Falena
girò un adattamento di 12 minuti. Seguirono film su Tell nel 1924, 1948, un
incompiuto nel 1953 e due serie tv, nel 1958-59 e nel 1987-89. Nel 1928 Chaplin
nel film The Circus si ispirava in modo non ufficiale proprio a Tell, ma
in genere la figura di un arciere che colpisce la mela sopra la testa di un
bambino era ormi diffusissima nella cultura popolare.
Con il film scritto e diretto da Nick
Hamm, anche questo ispirato al lavoro di Schiller, Guglielmo Tell torna quindi
in sala dopo 77 anni.
Per gli amanti dei manga interessati anche
alla storia svizzera, J-Pop qualche anno fa ha pubblicato in Italia
Wolfsmund, un fumetto action-horror-storico, molto “sanguigno” e per questo
adatto a un pubblico adulto, disegnato con il tratto ruvido e dettagliato del
bravo Kuji Mitsuhida: un allievo
dell’autore di Berserk, Kentaro Miura. Anche in quest’opera Guglielmo
Tell e il figlio Walter hanno un ruolo attivo nelle vicende della nascita della
Confederazione, ma la parte da leone la fa un terribile e spietato balivo
austriaco.
La Produzione
Il Guglielmo Tell di Hamm nasce come una
co-produzione Free Turn Films, Tempo Production e Beta Cinema, che lega a
livello internazionale Italia, Svizzera e Regno Unito.
Il budget stimato e di 45 milioni di
dollari.
Nick Hamm è un regista di Belfast,
vincitore di un BAFTA e a lungo direttore della Royal Shakespeare Company di
Londra. Di recente è stato autore del dramma politico The Journey e del
divertente “comedy thriller” Driven, sulla rocambolesca nascita della DMC
DeLorean resa celebre dal film Ritorno al Futuro. Tra i suoi film anche
il thriller psicologico The Hole, con Keira Knightley e l’horror Godsend
con Robert De Niro.
Le riprese, in lingua inglese, si sono
svolte in Alto Adige, nel mese di giugno del 2023.
A interpretare il ruolo dell’eroe è stato
chiamato il bravo e versatile attore danese Claes Bang, noto per il suo ruolo
principale nel cult drammatico The Square di Ruben Ostlund, del 2017, ma
anche per il cult action The Northman di Robert Eggers, del 2022.
Il terribile ma affascinante balivo
Gessler è interpretato da un lunare Connor Ryan Swindells: già protagonista del
dramma psicologico The Vanishing, del 2018, ma anche del cult horror Barbariens di Charles Dorfman, del 2021. Nel cast anche Rafe Spall (Hot Fuzz,
The World’s End, Life of P, Prometheus, Jurassic World: Il regno perduto),
Golshifteh Farahani (Extraction 1 e 2), Jonah Hauer-King (il principe
Eric del live action de La sirenetta)
In
piccole ma sfiziose parti, appaiono anche due giganti come Jonathan Pryce e Ben
Kingsley.
La colonna sonora è del bravo Steven Price (Attack the block,
Batman Begins, Scott Pilgrim vs the World, Lord of the Ring). Le scenografie sono curate anche dalla brava
Chiara Balducci (Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Perfetti
Sconosciuti). I costumi sono di Francesca Sartori (Il mestiere delle
armi, Alatriste).
Il
Montaggio è opera di Yan Miles (Sherlock), la fotografia di Jamie Ramsey
(Omicidio nel West End, District 9).
Guglielmo
Tell appare a tutti gli effetti come un’opera monumentale, con alle spalle una
produzione significativa tanto sul piano tecnico che quello artistico. Ha una
durata di 133 minuti ed è già in produzione un secondo film, provvisoriamente
diviso in due parti da due ore l’una.
In sala
In
sala il film di Nick Hamm ha l’ambizione di confrontarsi con i grandi film
action storico/epici del passato, quasi mischiando le atmosfere del Robin
Hood – Il principe dei ladri con Kevin Costner al Braveheart – Cuore
Impavido di Mel Gibson.
La
storia si apre con la celebre scena-chiave della mela, per poi “sospendere il
tiro” e raccontarne gli antefatti, in un primo tempo che profuma effettivamente
del Robin Hood con la colonna sonora di Brian Adams. Tra le atmosfere rarefatte
di una natura rigogliosa ma “nebbiosa”, tra dolorose memorie delle Crociate e
agrodolci quadretti di vita familiare, si racconta di una lotta nascosta e
clandestina, a tratti quasi “interiore”, con quello che appare molto simile a
un ottimo archetipo dello sceriffo di Nottingham: un rappresentante di un
potere tiranno amabilmente spietato, quasi al punto da risultare grottesco.
Il
secondo tempo è più dalle parti del colossal di Gibson. Entrano in scena la
politica e gli intrighi, con l’azione che si sposta sempre di più su enormi
campi di battaglia.
I
combattimenti all’arma bianca risultano chiari e carichi di dettagli truculenti.
Le scene di assedio tra le mura e i sotterranei sanno essere claustrofobiche e
opprimenti il giusto.
I
momenti in cui i personaggi femminili vengono messi da soli a combattere contro
soldati brutali funzionano bene: sanno essere molto angoscianti, quasi horror,
alimentando il senso di frustrazione che poi “trova sfogo” nelle scene di
guerra.
I
“discorsi motivazionali” arrivano puntuali, prima di ogni scontro
particolarmente cruento, risultando a tratti esagerati ma pure divertenti:
citando La canzone della Confederazione Svizzera ma pure Braveheart e Ogni
maledetta domenica.
Si
avverte il genuino intento di raccontare, pur in modo didascalico, la
complessità con cui è nata la Federazione Svizzera. Evidenziando il ruolo
ambivalente dei baroni, ma anche dando voce alla funzione di mediazione svolta
dalla religione, al ruolo dei riti e tradizioni nel suggellare i patti, alla
sincera volontà di indipendenza che da sempre caratterizza quelle terre.
Pur
non possedendo particolari picchi drammaturgici, la sceneggiatura di Hamm
funziona bene nell’ottica di un action movie “classico”, potremmo dire “dei
primi anni ’90”.
I
personaggi di Tell e Gessler possono apparire “semplici”, a tratti pure
stereotipati, ma sia Bang che Swindells riescono a infondervi una grande
carica, sia sul piano dell’azione fisica che in una interpretazione
“divertitamente” sopra le righe. Il resto del cast risulta funzionale alla
messa in scena, con l’eccezione di un eccentrico Ben Kingsley in versione
“Odino”, con “occhio dorato”, che pur nella sua breve parte riesce sembra a
fare spettacolo e rubare la scena.
I
paesaggi dell’Alto Adige scelti per rappresentare la Svizzera del 1300 sono
sempre evocativi e conferiscono, insieme alla musica e alla fotografia, una
buona immersività nella vicenda.
Tutti
i costumi, castelli, piazze e manieri di montagna, realizzati dal dipartimento
artistico, risultano credibili e accurati, anche se l’azione durante gli
scontri con gli eserciti a tratti appare un po' schematica. Il film di Hamm riesce
a farsi voler bene dagli appassionati del genere, anche se, come “action
medioevale”, non può certo ambire al grado di perfezione tecnica e visiva di
gioielli come Excalibur di Boorman o L’amore e il sangue di Verhoeven.
Finale
Il Guglielmo Tell di Hamm è un film
action “vecchio stampo”, divertente e molto ben confezionato, in grado di
intrattenere a dovere gli amanti del genere storico/medioevale ma risultare
interessante anche per uno spettatore occasionale, magari incuriosito da un
tema oggi poco rappresentato.
La trama è semplice e può ricordare
amorevolmente il Robin Hood – Principe dei Ladri con Costner, quanto il Braveheart
di Gibson. Gli attori danno una convincente prova fisica nei combattimenti
e sembrano essersi divertiti un mondo nell’interpretare dei ruoli amabilmente
sopra le righe. Molto buoni il comparto artistico e la colonna sonora.
Lodevole il tentativo pur didascalico di
raccontare l’origine della Federazione Svizzera, attraverso la descrizione del
ruolo di alcune parti sociali.
Forse non il film adatto se cercate un intrattenimento
moderno e frenetico, ma se amate gli scontri medioevali “come una volta” e
avete accanto una sala che proietta questo film su uno schermo abbastanza
grande, sapete già cosa fare.
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