Getterverso
alternativo (più che altro per la presenza di Musashi... ma potremmo
considerare Musashi come Kenny di South Park e tutto sembrerebbe un
unico Getterverso coeso al 97%), ma posto alla fine della saga di
Getter G. I Raggi Getter, una sorta di energia “evolutiva” che gli
scienziato hanno cercato di imbrigliare, hanno portato l'umanità a
compiere un considerevole balzo tecnologico. Ma lo studio di tale
fonte di potere ha causato nel contempo parecchi danni, facendo
scoppiare ben due successive guerre tra la razza umana e i popoli che
in passato abitavano il nostro pianeta azzurro. L'Impero dei
Dinosauri e gli Oni non erano infatti estinti ma aspettavano il
momento giusto per riemergere dal sottosuolo e autoproclamarsi unici
abitanti (vivi) del pianeta. Ad affrontare queste minacce si è
mobilitato un po' tutto il mondo, con la costruzione di armi varie e
robot dedicati alla lotta, ma i campioni della Terra si sono
dimostrati i piloti della squadra Getter del centro di ricerca
Saotome, uno dei principali scienziati dietro lo sviluppo di questa
peculiare fonte di potere. Sbaragliati dinosauri e oni, in un certo
senso gli anelli mancanti dell'evoluzione umana (secondo l'ottica
della serie bene inteso), la squadra Getter, non senza perdite, è
riuscita a riportare il mondo verso la pace. Ma qualcuno trama
nell'ombra, una razza ancora sconosciuta in grado di entrare nei
corpi degli uomini e usarli come burattini. Un nemico che pertanto si
è facilmente annidato nei principali luoghi di potere e si muove nel
buio nell'attesa che il professor Saotome riesca a spingersi al
massimo nello studio dei raggi Getter. Finchè non giunge il momento
di attaccare. In una notte tempestosa il professore viene aggredito nel buio e colpito a morte. Sul luogo dell'incontro compare Ryoma
Nagare, pilota del Getter team che viene accusato della morte dello
scienziato.
1998, Dynamic
Planning decideva con un forte investimento di riportare in vita
Getter Robot. L'opera di Nagai e Ishikawa (per molti solo di
Ishikawa) era da molto tempo assente in cartellone, ma non aveva
ancora smesso di attirare un folto pubblico di appassionati, tanto
per le sue serie, pur edulcorate, televisive (Getter Robot, Getter
Robot G, Getter Robot Go) quanto per le molte e avvincenti, nonché
sanguigne e splatterose, versioni e cross-over a fumetti. Un affetto
e seguito del tutto legittimo, bene inteso. Getter Robot costituì
primato storico, fu la prima opera a trattare di Robot Componibili.
Nella specie metteva tre piloti alla guida di alcune navicelle che in
volo si agganciavano e combinavano in modo differente andavano a
formare tre distinti robot al cui comando si poneva il pilota della
rispettiva navicella in posizione “di testa”. Robot diversi,
forniti di un differente armamento, guidati da piloti con autonome,
forti e contrastanti personalità, costretti a interagire tra loro
per vincere. Già dalle premesse facilmente si potevano vendere un
sacco di giocattoli in più (almeno 3 direi in luogo del classico
singolo eroe di una serie animata), ma proprio la coordinazione tra i
piloti, i loro rapporti, offrivano quel qualcosa in più alla
narrazione. Se il messaggio di Mazinger era che l'uomo davanti al
potere poteva diventare “dio o demone”, Getter parlava da subito
di un potere che non poteva sussistere nell'uomo se non come frutto
dell'impegno reciproco, lavoro e convivenza, di più persone. Quasi
una svolta sociale al superomismo nagaiano (certo che ne scrivo di
fesserie...). Anche nella scelta dei temi Getter Robot si
caratterizza per una peculiare storia, autonoma rispetto al
mazingaverso nagaiano. Al centro di tutto vi era il rapporto tra uomo
e natura e in senso lato tra uomo e Terra. Natura madre-matrigna
verrebbe da dire. Provo a sintetizzare (sperando di non confondere).
L'uomo per vivere sfrutta le risorse della Terra, in un certo senso
depauperandola. A ogni evoluzione corrisponde uno sfruttamento
sempre più estremo dell'ambiente. Sarà un caso ma i Getter robot
iconicamente rimandano allo sfruttamento-urbanizzazione dell'ambiente
da parte dell'uomo, più che i classici colossi metallici armati
pesantemente abbiamo a che fare con un'impostazione del tutto
diversa. Il Getter 1 ha scuri da boscaiolo, il Getter 2 trivelle da
minatore-estrattore e chiave da meccanico e Getter 3 assomiglia molto
a un veicolo da lavoro edile. Gli antagonisti che si oppongono
all'uomo, Dinosauri e Oni, vivono invece un rapporto simbiotico con
la natura, come i Navii di Avatar per intenderci. Il loro intervento
contro la razza umana rappresenta simbolicamente anche una messa in
pristino del pianeta, ma la loro dipartita avviene proprio in ragione
di questi “raggi evolutivi” di cui dispongono le Getter Machine.
Suggestioni queste che hanno davvero fatto la differenza
nell'immaginario collettivo a monte di robot che, diciamolo,
apparivano da subito piuttosto tozzi e bruttini (ma stranamente
carismatici). Il nuovo Getter del 1998 nasceva con l'intenzione di
riprendere con intelligenza le migliori peculiarità dell'opera
classica e aveva l'intuizione di ampliare ed espandere la tematica
del rapporto uomo-natura fino a portare la situazione allo zenit. A
questo assetto di partenza veniva aggiunto un impegno produttivo
significativo, volto a rendere The Last Day un'opera straordinaria
tanto visivamente che per accompagnamento sonoro.
Ad arricchire un
pregevole cast tecnico ecco la ciliegina, il coinvolgimento di
Yasuhiro Imagawa alla sceneggiatura, il genio che aveva reinventato
il Giant Robo di Mitsuteru Yokoyama (in videocassette da Dynamic
Italia... per ora...) con una bellissima serie di Oav che ripescava
personaggi e temi non solo dal Giant Robo classico ma da tutte le
opere di Yokoyama. Un cast di personaggi sfaccettati e fighissimi,
una caratterizzazione volutamente retrò ma unita a un'animazione
straordinaria, una trama moderna e avvincente. Giant Robo di Yokoyama è
un autentico capolavoro. Yokoyama peraltro avrebbe fatto nel recente
qualcosa di simile anche per Mazinga Z, nella serie Mazinger Z The
Impact (edita in dvd e blu ray da Yamato Video), mischiando alla
serie classica gran parte dell'universo nagaiano, e di fatto mise in
questa nuova avventura del robot trasformabile tantissimi rimandi al
fumetto di Ishikawa. Ma le cose non andarono del tutto lisce
all'avvio di prodizione di Change! Shin Getter Robot The Last Day of
the World. Come per Giant anche per Getter Robo Imagawa pescò dalle
caratterizzazioni classiche del fumetto, decidendo di esprimerle nei
loro tratti più accesi ed estremi. Questo aspetto in qualche modo
indispettì i fan della seria animata, in quanto i personaggi su
carta erano estremamente più violenti e risoluti di quelli portati
in animazione edulcorati dalla censura. Allo stesso modo anche i
combattimenti con i robot, oltre ad essere sempre spettacolari
divenivano truci, carichi di squartamenti e di autentiche aberrazioni
da combattere in luogo a più rassicuranti mostroni classici (non
sorprendetevi quindi se ci sono mostracci che ricordano il demone
Ginmen tratto dal l'oav di Devilman quindi). Di contro una tale
impostazione piacque ai fan del fumetto e a schiere di milioni di
altri fans, al punto che Getter Robot Re: model del 2004 sarà una
serie di oav che in qualche modo riadatterà la serie animata
classica con le caratterizzazioni più vicine al fumetto. Se sulla
“nuova” caratterizzazione dei personaggi Imagawa faceva centro,
sulla trama ecco che sorgevano dubbi. L'impostazione ricercata da
Imagawa era, come suo stile, strabordante di colpi di scena e
interrogativi posti in ogni punto della trama. A compendio di una
narrazione visiva sublime (davvero al top), ricchissima e
dettagliata, lo spettatore effettivamente subiva una trama
ingarbugliata (ma non impossibile da seguire) in cui Imagawa a ogni
svelamento di mistero ne apriva altri cinque. La situazione tipica
era quella di un personaggio che dopo mille supposizioni arrivava a una svolta, capiva un arcano, ma rimaneva sempre sul punto di fornire
una risposta senza fornirla, limitandosi a dire: “No! Non è
possibile! Possibile che questo sia...?”, cui seguiva
immancabilmente un cambio di scena senza che la risposta fosse mai
fornita. Immaginate 90 minuti così. Dopo i primi 3 episodi la
produzione decise di variare in corsa il progetto, mettendolo nelle
mani di Jun Kawagoe. Lo fece anche in virtù di un calo vendite
(sempre per via dell'ingarbugliamento) che comportò tagli alle
animazioni per i successivi 6-7 episodi, che comunque non
pregiudicarono in alcun modo la qualità complessiva del prodotto,
sempre piuttosto alta.
Kawagome riprendeva l'ingarbuglio di Imagawa
(che si ama o si odia alla follia, io lo amo ma in genere non macina
tantissimo pubblico pagante a causa delle sue contorsioni) sistemava,
semplificava, dava forma. Kawagome lavorava tanto bene che fan e
fondi tornarono ad arrivare e gli ultimi 3-4 episodi della serie
furono a livello realizzativo bellissimi, anche più dei primi 3
iniziali di Imagawa. Spesso si parla di cosa avrebbe potuto essere la
serie se fosse rimasta saldamente nelle mani di Imagawa, ma ciò
facendo si oscurano gli indubbi pregi di Kawagoe, non a caso chiamato
in seguito su molti lavori di riadattamento dell'universo robotico
nagaiano. Il suo lavoro su The Last Day è stato di peso tanto per la
messa in scena di ambientazioni truci e postmoderne quanto per
l'abilità nel saper gestire un enorme numero di personaggi in campo.
Per me ha influenzato parecchio l'ottimo Gurren Lagann di Gainax e
trovo suggestioni del Last Days “Kawagommoso” anche nel nuovo
Pacific Rim.
Al di là dei
trascorsi produttivi Change! Shin Getter Robot The Last Day of the
World divenne un prezioso tassello nella storia dell'animazione
giapponese. Disegni da brivido, caratterizzazione dei personaggi
estrema ed efficace, tantissima azione, straordinarie scene
drammatiche, frequenti e spensierati momenti ironici.
Un'opera completa
e dai soprendenti esiti, quasi commoventi, sul finale. Un
appuntamento immancabile per chi ama l'animazione giapponese.
Qualcuno ha
puntato il dito sullo stile dei disegni e delle animazioni, in
qualche modo di natura “espressionista” in alcuni passaggi. Il
tratto utilizzato è una ricalcatura dell'originale tratto di
Ishikawa, padre spirituale di Getter Robot. É un tratto convulso, a
volte sghembo, isterico su alcuni dettagli e tirato via su altri. Mi
viene in mente Corben come similare impostazione di disegno ma pure
Bisley. È a ogni modo un tratto che se amate le proporzioni
perfette, i dettagli somatici precisi e in genere la pulizia del
tratto di molta dell'animazione giapponese più da “fighetti” potreste
non apprezzare. È altresì un tratto potente con milioni di
estimatori, al punto che anche le opere seguenti di Getter Robot lo
utilizzano. Peraltro similmente se vi imbattete in Mazinger The
Impact o Mazinkaiser (entrambi in dvd e blu ray by Yamato,
Mazinkaiser serie+film da dicembre 2013... nota, non sto parlando qui
dell'SKL!) troverete un tratto che si rifà direttamente ai disegni
dei classici cartacei di Nagai e non ai disegni delle serie storiche
televisive. Anche qui c'è chi vede in Mazinga di Nagai o in Devilman
in formato cartaceo il massimo dell'impatto emotivo, la ruvidezza del
tratto al servizio della potenza narrativa. Ma c'è anche chi
preferisce le animazioni della serie tv, meno disturbanti e
volutamente più controllate. Sono scelte volte a scontentare i fan
delle produzioni anni '70-'80? Io direi di no, ma posso capire che
qualcuno magari “non ci si ritrovi”, almeno all'inizio. Consiglio
loro di non demordere perché, passato il piccolo sconcerto iniziale, è
possibile trovarsi subito anima e corpo nelle atmosfere note di
quando si guardavano i robot i televisione su Odeon Tv o Tele
Lombardia (almeno qui in Lombardia). E non c'è gioia più grande di
tornare bambini nel proprio tempo libero!
Yamato video
confeziona la serie in un unico cofanetto in dvd o blu ray. Il
dettaglio è piuttosto buono, la visione procede senza alcun intoppo
nel formato nativo, 4:3. Il doppiaggio davvero valido e il sonoro fa
il suo dovere in termini di potenza e spazialità. Ci sono dei
simpatici extra nella confezione. Se avevate da parte le vhs Dynamic
è ora di passare al dvd o Blu ray, se ancora non conoscevate
quest'opera siete invitati caldamente a provvedere, sempre che amiate
i robottoni giganti. Sì, è una tragica postilla ma mi sento di
aggiungerla: ci sono sempre più giovani che non amano i robot
giganti. Li vedevo chiaramente all'uscita di Pacific Rim; erano gli
unici spettatori senza i capelli strappati e senza lacrime. Forse ci
stiamo estinguendo come l'Impero dei Dinosauri pure noi fai dei
robottoni. Forse è colpa dei Power Ranger. Forse è colpa delle
menate da panico di Anno. Con questo velo di tristezza vi saluto,
vado a confortarmi con un vasetto di Nutella. Ma anche no. Certo che
tutti quei pupazzetti di Jeeg allegati alla Gazzatta dello Sport a
casa di qualcuno saranno finiti (non a casa mia, li avevano
terminati). Ci sono in giro milioni di fan di robottoni in Italia.
Sono dormienti dome Matt Damon in Bourne Identity. Aspettano solo di
essere svegliati da qualcuno. Presto o tardi. Siamo pronti.
Talk0
Difficilmente non si può amare un prodotto del genere.
RispondiElimina