Una coperta “di
Linus”, blu con un fulmine rosso cucito nel centro. l'oggetto più
caro di un bambino, il rifugio emotivo di Eric. Sul bordo è stato
cucito lo stemma dell'uniforme del padre, disperso in guerra e il
piccolo non se ne è mai separato. Una coperta magica. Capace di
volare forse. Ma dopo tanti giochi con il fratello Nicky, insieme
erano i supereroi Fulmine Rosso e Lampo, una brutta caduta da un
albero interrompe di colpo l'infanzia. Da allora la testa di Eric gli
causa continue emicranie, per tutta la vita, gli impedisce di
concentrasi, di studiare, di crearsi un futuro. Ma è stata una
caduta strana, il mantello di Fulmine rosso era in grado di
fluttuare nell'aria. Inizia il periodo in ospedale, Eric rimane
indietro rispetto ai suoi compagni, ma in lui cresce il sogno di
poter davvero volare. Sogno bruscamente infranto, la sua coperta è
stata distrutta, dichiara la madre per evitargli altre bravate. Ma la
coperta blu con il fulmine c'è ancora. È rimasta sgualcita,
nascosta al legittimo proprietario fino a che non viene anni dopo
ritrovata da un Eric sempre più fallito, in rotta con la sua
ragazza, sempre più rancoroso verso un passato che non ritornerà
più e al quale imputa tutti i suoi errori futuri, in guerra perenne
con chi “ce l'ha fatta”.
Ma la coperta è magica e può davvero
volare. Sarebbe lo strumento su cui riedificare una vita, ma in mani
rancorose potrebbe ridursi a mero mezzo per perpetrare vendetta, per
punire le persone più care per una vita deragliata, in fondo per
colpe proprie. Perché è stupido fare il supereroe, quando si può
scegliere di essere il cattivo, in un mondo di cattivi. E tutti sono
cattivi e meritevoli di essere puniti, a partire dalla sua ragazza
che “non lo capisce”, passando per la madre che ha infranto i
suoi sogni. Solo il supereroe Lampo, il fratello di Eric, Nicky, che
invece ha avuto tutto dalla vita, può ora cercare di fermare un
sempre più cupo Fulmine Rosso.
Hill è figlio di
Stephen King, un nome ingombrante con cui convivere. Ma Hill, qui
coadiuvato da Jason Ciaramella, è anche un bravo sceneggiatore che
con impegno ha saputo costruirsi una carriera autonoma che, pur non
altrettanto blasonata, ha trovato molti consensi in ambito
fumettistico. L'horror scorre comunque potente nelle sue vene, The
Cape è la dimostrazione che buon sangue non mente. La genesi
dell'eroe, il topos fondamentale per ogni scritto di genere
supereroistico, il più caro, subisce così la “cura Hill”, una
sorta di stupro ideologico cui non mancano tratti satirici di matrice
Ennisiana, che sicuramente non mancheranno di far felici molti
lettori. Il disegno, opera di Zack Howard, è molto curato, pieno di
dettagli, peculiare nella scelta di fondo, nel suo ancorarsi a un
tratto pulito, proprio di una visione supereroistica del racconto di
stampo classico, cui consegue, parallelamente a un incupimento quasi
monocromatico dei colori della tavola, un tratto più brusco e
realistico, proprio della narrativa horror, in un andirivieni che
scombussola di continuo il registro grafico. La trama è di
conseguenza decisamente schizzata e si nutre degli spazi propri delle
nuvole parlanti per inanellare colpi di scena continui o, mutuando
un'espressione dal genere horror, “bus” inaspettati. Ci si
stupisce della cattiveria del protagonista, del suo irritante
infantilismo, così come è possibile dispiacersi per lui in quanto
tanto rancore verso gli altri è palesemente immotivato, non
necessario. Un lavoro quindi non banale, che trova energia anche in
una messa in scena veloce e soprattutto definita, conclusiva, idonea a una fruizione essenziale e appagante dell'opera. Assolutamente
consigliato, anche alla luce di un'edizione da fumetteria, made in
Panini, molto ben fatta. L'opera non ha limitazioni circa la
fruizione, ma comunque resta un fumetto da adulti.
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