E il regista Shane Black girerà Death Note!!!!!
Da
produttore di armi a supereroe, il tronfio ed esaltato Tony Stark (il
grandissimo Robert Downey Jr) ha scoperto di poter essere un uomo
migliore, un uomo di ferro, ma pur sempre una rock star, dopo aver
trascorso una vacanza forzosa in una grotta nel deserto gestita da
terroristi (Iron man 1). Studi sull'energia pulita, grossi
investimenti nel progresso tecnologico alla portata di tutti, guerra
ai terroristi: Tony diventa un simbolo americano, un “marchio”su
una formula 1, per poi “scontrarsi”con i “prodotti di
importazione, con l'estero, con l'ultimo campione, decaduto, della
grande Russia e come Rocky affronta il suo Ivan Drago (Iron man 2). Ma
il mondo sta cambiando, si fa fin troppo grande per poterlo gestire
con la sola economia: i cieli si caricano di fulmini e folgori, dei
nordici e agenzie segrete naziste dedite all'occultismo, mostri che
ai tempi ha affrontato il padre di Tony, tornano a farsi vive, così
come si torna a favoleggiare di pasticci genetici, di
supersoldati. (Thor, Captain America, Hulk). Tra eroi bellici
surgelati, divinità cristologiche dai lunghi capelli
biondi, scienziati che si trasformano in Mr Hyde verdi, tutto cambia.
Ma potrebbe non essere nemmeno un male. Se nel mondo si muovono
superuomini, questi potrebbero, se ben gestiti, fare la differenza,
salvare molte vite umane. Nick Fury vuole Tony, che è pur umano, in
questa supersquadra e da subito da minacce mistiche si passa a
invasioni aliene (The Avengers).
Tony, il “meccanico”, il fabbro di armature, di colpo, si sente di nuovo piccolo, insicuro. Affida l'industria alla sola donna che ha saputo amarlo nei suoi mille difetti, la cara Pepper Potts (la magnifica Gwyneth Paltrow) si barrica in casa a costruire e costruire gusci protettivi più forti, armature più resistenti e prestanti (c'è pure una Hulkbuster!!). L'ultima sua creazione è un'armatura che si scompone ed è in grado di “assemblarsi” su di lui in volo, un oggetto che può essere comandato a distanza e tramite il supercomputer Jarvias è in grado di muoversi da solo, replicando Stark. Il meccanico ormai vive nella sua tana, ma per fingere la sua (a)normalità parla con i cari utilizzando armature-simulacro, tanto simili ai cloni autoprodotti del Dr Manhattan. Tristezza e paura, arrivano pure gli attacchi di panico, gli incubi. Come se non bastasse, dal passato, da quando Tony non era ancora Iron Man, tornano a farsi vedere e a tormentare la vita dei bei fantasmi, una ex fiamma specializzata in ricostruzione cellulare (Rebecca Hall, in un ruolo non troppo definito), un ex brufoloso scienziato (Guy Pearce, straordinario come sempre) che aveva cercato di convincerlo ad aderire alle Avanzate Idee Meccaniche (no, non è Modok purtroppo... però mi sarebbe piaciuto). Serve una sveglia. Tornare a combattere potrebbe essere la soluzione migliore, se ci sono validi motivi per tornare in piedi. Guarda caso ce n'è uno pronto, ben confezionato e al passo con i tempi. Il Mandarino (Ben Kingsley, nella interpretazione più disarmante e dissacrate del villain di Iron Man, c'è chi lo adorerà e chi si sentirà un po' indignato da questo character, ma al sottoscritto è piaciuto di brutto). Cattivo, oscuro, antiamericano. Cosa c'è di meglio che dichiarargli guerra per poi vedere in un attimo la propria casa rasa al suolo? Salvo per miracolo, in un luogo ai confini del mondo ma con tanta determinazione, è ora di rialzarsi. È tempo di capire se c'è un eroe in Stark anche al di là delle sbriluccicose armature.
Tony, il “meccanico”, il fabbro di armature, di colpo, si sente di nuovo piccolo, insicuro. Affida l'industria alla sola donna che ha saputo amarlo nei suoi mille difetti, la cara Pepper Potts (la magnifica Gwyneth Paltrow) si barrica in casa a costruire e costruire gusci protettivi più forti, armature più resistenti e prestanti (c'è pure una Hulkbuster!!). L'ultima sua creazione è un'armatura che si scompone ed è in grado di “assemblarsi” su di lui in volo, un oggetto che può essere comandato a distanza e tramite il supercomputer Jarvias è in grado di muoversi da solo, replicando Stark. Il meccanico ormai vive nella sua tana, ma per fingere la sua (a)normalità parla con i cari utilizzando armature-simulacro, tanto simili ai cloni autoprodotti del Dr Manhattan. Tristezza e paura, arrivano pure gli attacchi di panico, gli incubi. Come se non bastasse, dal passato, da quando Tony non era ancora Iron Man, tornano a farsi vedere e a tormentare la vita dei bei fantasmi, una ex fiamma specializzata in ricostruzione cellulare (Rebecca Hall, in un ruolo non troppo definito), un ex brufoloso scienziato (Guy Pearce, straordinario come sempre) che aveva cercato di convincerlo ad aderire alle Avanzate Idee Meccaniche (no, non è Modok purtroppo... però mi sarebbe piaciuto). Serve una sveglia. Tornare a combattere potrebbe essere la soluzione migliore, se ci sono validi motivi per tornare in piedi. Guarda caso ce n'è uno pronto, ben confezionato e al passo con i tempi. Il Mandarino (Ben Kingsley, nella interpretazione più disarmante e dissacrate del villain di Iron Man, c'è chi lo adorerà e chi si sentirà un po' indignato da questo character, ma al sottoscritto è piaciuto di brutto). Cattivo, oscuro, antiamericano. Cosa c'è di meglio che dichiarargli guerra per poi vedere in un attimo la propria casa rasa al suolo? Salvo per miracolo, in un luogo ai confini del mondo ma con tanta determinazione, è ora di rialzarsi. È tempo di capire se c'è un eroe in Stark anche al di là delle sbriluccicose armature.
Torna
al cinema l'eroe che più ha colpito il recente immaginario
collettivo, soprattutto per merito di un grande interprete e di
indovinate sceneggiature. Si parlava di questo Iron Man come di una
svolta cupa, del “dark knight corazzato”. Per di più la trama si
basa su un arco narrativo plumbeo e senza uscita, Extremis, opera di
Ellis per splendidi disegni di Granov (causa di molti ritardi ai
tempi), saga in cui un sempre più insicuro Stark, sentendosi non più
al passo dei tempi, decide di perdere la sua umanità trasformandosi
in una sorta di uomo-macchina, più un villain che un eroe (e infatti
da lì a poco si irrigidirà, fino quasi ad impazzire, nel noto
ciclo Marvel conosciuto come Civil War, geniale specchio di paure e
ipocrisie americane orchestrato da Millar). E invece no. C'è sì la
disperazione, la crisi e i problemi esistenziali. Ma c'è anche un
umorismo costante, montagne di situazioni che alleggeriscono i toni,
scene d'azione che non si dimenticano di sembrare buffe e goffe.
Probabilmente la sceneggiatura migliore, come ritmo narrativo, di
tutta la trilogia del vendicatore corazzato. E questo è merito anche
di ottimi attori come Guy Pearce e Ben Kingsley, come di comprimari
di lusso come Jon Favreu (regista di Iron man 1 e 2, qui nel ruolo
della divertente guardia del corpo Happy) e Don Cheadle (un War
Machine che non si prende troppo sul serio, nonché un ottimo chara
action, una sorpresa), come il piccolo e bravissimo Ty Simpkins (i
suoi siparietti con Stark sono forse la cosa più divertente della
pellicola). Un ottimo lavoro anche di regia per lo sceneggiatore e di
recente direttore Shane Black, accreditato nel prossimo futuro per un
film dal vivo dal nome familiare per chi segue queste pagine, DeathNote. Non ci credete?
Gli
effetti speciali sono o profusione e non mancano di sorprendere, così
come il vorticante e incessante lavoro delle casse. Uno spettacolo
divertente, chiaro, appagante. Un vero trionfo per i cinecomics.
C'è
tuttavia, al di là dei numeri che ne fanno un campione di incassi
conclamato, un futuro fosco sui futuri film di Iron Man. Sia Downey
Jr che la Paltrow sembrano non più interessati a perpetrare la saga
e non pochi spettatori, nel guardare la canzone a chiusura della
pellicola, che pesca tra le scene migliori dei tre film, avvertono un
aria di dismissione, di chiusura di un ciclo. Se così fosse sono
tuttavia abbastanza contento della gestione del personaggio svolta,
un lavoro non facile anche a fronte di un universo narrativo
forzosamente, dolosamente e reiteratamente interconnesso. Rimangono i
fan del Mandarino, che magari male prenderanno il trattamento che gli
viene offerto nella pellicola (ciao Marco!). Ma questa è un'altra
storia e non è detto che si “aggiusti” in futuro.
Talk0
P.s. C'è
Iron Patriot... ma non è tu-sai-chi, pare che la Sony, che detiene i
diritti di tu-sai-chi, non si sia accordata con la Disney-Marvel (ne
parlavamo Qui). Peccato.
Nessun commento:
Posta un commento