Testi e disegni: Carlo Ambrosini
Newark, New
Jersey. Alcuni indiani d'America sono impegnati nella costruzione di
un palazzo. Vivono in una baracca costruita nel cantiere, arroccati
in pochi metri e tanti letti a castello. Poi degli spari. Poi una
porta si apre. Dei delinquenti entrano nella stanza e fanno una
strage. Eliminano possibili testimoni scomodi di un reato che si è
compiuto di lì a pochi metri, ma di cui i nativi americani non sanno
nulla. Mentre la maggioranza degli indiani nello stabile viene
colpita a morte da fucilate, mentre i criminali dispongono tutto per
un rogo dell'intera baracca, due di loro, che si trovavano nel bagno,
scappano all'eccidio e da subito vengono inseguiti quali superstiti.
Jeff Cardiff è un giornalista. Accorre nel cantiere dell'eccidio,
non crede all'insabbiatura predisposta dalla ditta appaltatrice che
vuole chiudere la questione parlando di una stufa che ha ucciso gli
indiani nel sonno provocando l'incendio, decide di indagare. Ma la
vita lo porta momentaneamente altrove. Luna che Ride, la sua nonna
indiana, è spirata. Jeff partirà quindi per un lungo e doloroso
percorso interiore alla ricerca delle sue radici, ma per questo non
rinuncerà a continuare la sua inchiesta. Perché sangue chiama sangue
e anche se solo in parte indiano Jeff ha un Cuore di lupo. Strano,
onirico, spiazzante.
Ambrosini continua nella sua missione di offrire
opere originali quanto profonde, distanti dai luoghi comuni del
fumetto. Opere che spiazzano, che molto si amano o molto si odiano, ma
che ad ogni modo non lasciano indifferenti. Cuore di lupo non si
sottrae a questa visione e offre davvero molto di più di quanto
traspaia a una lettura veloce. È un racconto sofferto, pieno di
personaggi delusi e perdenti che può magari richiamare alle
atmosfere filmiche dei fratelli Cohen. Ma dove davvero tocca e
rimane alla memoria è in ragione di un piano ulteriore di lettura,
quasi metafisico, non invadente ha che di fatto guida e unisce i fili
invisibili del racconto. Mito, fantasia, cuore. Ambrosini opera
sull'onirico per andare a descrivere con più forza le dinamiche
emotive, per dimostrare che la storia può essere in funzione dei
sentimenti e non viceversa. Facile pensare per gli affezionati di
Ambrosini a certe suggestioni “napoleoniche”, che tanto mancano
nel panorama fumettistico moderno. Quanto ci manca Napoleone, quanto
ci manca Jan Dix. Vi consiglio vivamente questo nuovo volume de “Le
storie”, tanto per l'unicità della storia quanto per i dettagli
delle tavole di Ambrosini, sempre dettagliate quanto peculiari, quasi
espressioniste, ruvide. L'unica punta negativa dell'opera risiede
forse in un livello generale non al top della forma del nostro
autore, ma il viaggio vale comunque il biglietto.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento