Il piccolo Victor
Frankenstein (in originale doppiato da Charlie Tahan, visto in Io
sono leggenda) bambino timido e riservato, ama studiare e passare il
tempo con il suo cane Sparky (che ricorda un casino il cane della
serie Family Dog di Brad Bird, serie con sempre dietro Tim Burton... ma
forse è solo un caso). Sparky è un cane molto vivace ma che si
presta docilmente ai giochi con il suo piccolo padrone, recitando per
lui nei ruoli di mostro spaziale in filmini amatoriali realizzati con
super8, scenografie di cartone e soldatini. Al di là di questa
piccola carriera cinematografica Sparky è anche un rubacuori e
quando il suo padroncino è a scuola passa sovente il suo tempo in
prossimità del muro di cinta che divide la casa dei Frankenstein dai
Van Helsing per intrattenersi con la loro cagnolina. Da poco nella
classe di Victor è giunto un nuovo docente, Mr. Rzykruski, (in
originale doppiato da Martin Landau, già Bela Lugosi in Ed Wood di
Burton e qui a dare la voce a un personaggio che assomiglia parecchio
al compianto Vincent Price), un eccentrico insegnante di scienze che
da subito ha toccato il cuore degli alunni, come lui è stato toccato
da loro (School of Rock cit.), grazie al suo appassionato e teatrale
modo di insegnare e al suo ambito concorso di scienze aperto a tutti
gli studenti. Tutti gli studenti sono in subbuglio e Victor è tra i
più gasati, ma il padre (doppiato in originale da Martin “faccio
il soldatino” Short) vorrebbe che Victor, già magrolino e solito
rintanarsi in soffitta, non passasse tutto il tempo sui libri, motivo
per cui propone un compromesso: firmerà l'autorizzazione al
concorso di scienze se il figlio parteciperà anche al campionato di
Baseball. Condizioni riluttantemente accettate.
Durante una
partita di baseball Victor, nonostante il fisico poco abituato,
riesce comunque a realizzare un fuori campo che ribalta le sorti
dell'incontro. Purtroppo il dramma è dietro l'angolo. Sparky segue la
pallina che vola oltre lo stadio per riportarla a Victor, ma in un
attimo viene investito da un'auto.
In un giorno
piovoso Sparky viene così seppellito nel cimitero degli animali.
Victor accusa il colpo chiudendosi in se stesso ma da una lezione
del professor Rzykruski sull'elettricità si annida in lui un piano
ardito per riavere con sé Sparky. Lo riporterà in vita imbrigliando
la forza dei fulmini. Con congegni improvvisati e il cuore spezzato
Victor mette tutto se stesso nel progetto e grazie al suo
incrollabile amore per Sparky (che significa “scintillante”)
elettrifica il corpicino dell'animale debitamente dissotterrato dal
cimitero degli animali. Incredibilmente l'impresa riesce e il cane
torna a scodinzolare e saltellare. Solo che ora deve essere
alimentato con la corrente come un'auto con la batteria a secco. Un
compagno di classe di Victor, Egdar “E” Gore, scopre il rinato
Sparky e subito si mette a tormentare Victor. Terrà la bocca chiusa
se il giovane Frankenstein lo aiuterà nel concorso di scienze. É
tempo di disseppellire un altro animaletto defunto e infondergli vita
con la forza del fulmine. Può l'amore e qualche milione di gigawatt
far riportare in vita i propri cari? È davvero quella dei rinati una
nuova vita o solo una parentesi che dura il giusto tempo di salutarsi
come si dovrebbe? Di sicuro se fosse possibile provarci ne varrebbe
la pena.
Sono quindi
l'amore e la scienza, che rimano in fantascienza, i temi di questa
nuova opera di Burton. Un territorio familiare e sicuro, diranno i
detrattori delle ultime pellicole burtoniane, dal quale ripartire con
nuovo slancio. Si può dire che Frankenweenie sia un grosso uovo di
Pasqua contenente tutto quanto di meglio prodotto da Burton al di
fuori del suo attore-feticcio-alterego in senso felliniano, Johnny
Depp, che stranamente appare assente (ma di fatto il piccolo Victor
Frankenstein assomiglia molto alla versione giovane di Victor Van
Dort, il protagonista della Sposa Cadavere la cui voce è sempre di
Depp).
Complice il passato Halloween
è finito nel lettore l'ultimo film di Tim Burton. Ed è stata
un'autentica sorpresa. Ero un po' riluttante, lo ammetto, perché avevo visto l'originale Frankenweenie, il corto, all'epoca abbinato
mi pare alla videocassetta di Edward Mani di Forbice e mi aveva messo
in corpo un barlume di gioia insieme però a una tristezza tremenda.
È pur sempre un film sulla morte e sui sogni infranti e alla
resurrezione di Sparky al di là del bello specchio magico della
pellicola, della magia del cinema, io non ho mai creduto. I primi
trailer mi facevano poi pensare di trovarmi più o meno nelle stesse
acque e allora ho rimandato e rimandato e rimandato. E ho fatto
male! Al di là dell'inevitabile malinconia di fondo ha molto da
offrire. Mescola e reimposta, con dolcezza, i più bei sogni-incubi
del cinema che fu. Il nuovo Frankenweenie oltre che essere un
autentico gioiello dell'animazione con pupazzi in stop motion passo
uno è il più smaccato, divertente e folgorante tributo di Tim
Burton ai mostri classici dell'epoca del bianco e nero. Dracula, il
mostro di Frankenstein, l'uomo lupo, la creatura della Laguna Nera,
Godzilla, la Mummia, l'uomo invisibile; tutti frullati in un'unica
pellicola che cita, per chi bene conosce, costruendo un universo
visivo speculare e accattivante nel quale è facile perdersi. Un
autentico atto d'amore che si esplica da subito con la scelta,
stilosa quanto arbitraria, del bianco e nero e che non lesina neppure
di scene forti (anche se lontanissime dal termine cruente).
Dopo gli
alieni di Mars Attacks, la Sposa Cadavere, Jack Skeletron e i mille
mostriciattoli di Nightmare before Christmas ecco allora che il
mostrario in stop motion Burtoniano si allarga nuovamente per la
felicità di tutti i fans. Per chi sa coglierle ci sono mille
auto-citazioni anche al resto del mondo Burtoniano, dalle casette che
richiamano il paesino di Edward al mulino a vento di Sleepy Hollow,
persino suggestioni da Batman e Beetlejuice in un continuo gioco al
rimando. Ma al di là di tutto questo fan-service la pellicola
colpisce per la bellezza e la leggerezza della trama e per i suoi
simpatici personaggi. Come non affezionarsi a Sparky, mister Baffino,
Colossus e agli altri animaletti, come non appassionarsi agli strambi
compagni di classe di Victor, che citano nella postura Boris Karloff
(non a caso si chiama Bob), il gobbo assistente di Frankestain Igor
e le classiche damine fantasma, come non ridere dei loro tentativi,
piuttosto estremi e da mad doctor, per vincere il concorso di
Scienze? Il film è pieno di trovate divertenti e di autentiche
chicche da scoprire visione dopo visione. Il finale è forse la cosa
più strana, una concessione favolistica forse dovuta al target della
pellicola, ma non stona anche se ai più grandi appare per quello che
è: una concessione ai sogni dei bambini. Le musiche di Danny Elfman
sono come sempre appropriate e la canzone scelta per i titoli di coda
della pellicola, “Love si Strange” è una dolce ballata che
difficilmente vi dimenticherete. Mi è piaciuto e pure parecchio.
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Completamente d'accordo con la tua recensione!"Frankenweenie" è pieno di auto citazioni :) mi ha davvero entusiasmato! Questo sì che è il Tim Burton che mi piacerebbe continuare a vedere!!
RispondiEliminaCiao! ho letto da qualche parte, probabilmente un articolo di Alò del Messaggero, che i film di Burton, al di là di meriti o demeriti delle varie produzioni, sono diventati meno convincenti in ragione di un eccesso di computer grafica di nuova generazione che è andata a sostituire l'effettistica più artigianale. Io penso che sia abbastanza vero e in aggiunta direi che i nuovi film come Alice o Dark Shadow, ma anche Big Fish avevano sì belli gli effetti ma erano "poco burtoniani". In fondo anche gli alieni di Mars Attack non erano creati in stop motion autentica ma grazie alla ILM in computer grafica con una tecnica che riproduceva l'effettistica retrò.Con questa ultima pellicola si è un po'fatto il punto su quanto funzionava in passato e funziona ancora oggi ed è una vera esplosione burtoniana.Speriamo che in futuro Burton possa maggiormente imporre il suo peculiare stile visivo. U_U Talk0
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