Recensione
“Fammi
camminare!” Due parole. Quel tanto che basta a far cadere la
maschera, a far inferocire chi lo acclama e reputa che un mago non di
soli trucchi viva. Oz vende illusioni e tutta la sua vita è un
trucco, un gioco di prestigio. Un gioco far crollare ai suoi piedi
splendide donne, grazie alla adulante parlantina e al prezioso dono
del solo e unico carillon della sua defunta nonna (di cui dispone
pertanto in quantità industriali). Un gioco sfuggire dai creditori
e incantare le masse. Ma quando qualcosa di vero si infrange nello
specchio deforme della sua esistenza, Oz non può mentire. Non può
regalare il solo e unico carillon della defunta nonna a una ragazza
per la quale sente davvero qualcosa più di una infatuazione. Non può
quindi rispondere che è tutto finto, che lui è un bluff, a una
bambina sulla sedia a rotelle che, impressionata dal suo spettacolo di
illusioni e con gli occhi lucidi, chiede al grande e potente mago:
“Fammi camminare”. Pur di non infrangere il sogno, di far cadere
le speranze, Oz dice alla piccola che il fluido è andato, che per
oggi ha perso i suoi poteri, e nel mentre trova la fuga, mentre tutto
il castello di carte delle sue illusioni crolla e la folla si accorge
che non è un vero mago, ma una frode. Un pallone aerostatico, mai
vi è stato mezzo più similare alla persona del trasportato, un
ottimo e veloce mezzo di fuga, per un po'. Ma il pallone si imbatte
presto in un tornado e Oz viene proiettato nel Regno di Oz. Perché vi è una profezia. Arriverà un grande mago che porta il nome di
questo mondo, ne sarà il signore, affronterà la strega. Ma chi è
la vera strega tra le tante e affascinanti dame del reame di Oz?
Potrà il grande mago fare fronte alla sua minaccia e alle sue
schiere di scimmie volanti, munito solo dei suoi trucchi e della
collaborazione dei pacifici abitanti di Oz? Il mago si sente
quantomai inadeguato, l'avversario è troppo grande e potente, ma
qualcuno gli dà la soluzione a tutte le sue pene: non serve essere un
mago quando basta “sembrare di esserlo”.
Evviva l'eroe che
viene dal cielo! Scusatemi, ma davanti ad un film di Raimi in cui
accade una cosa tanto simile a un altro film di Raimi (L'armata
delle tenebre) non potevo esimermi da questo commento. Il Grande e
potente Oz nasce come prequel del noto musical anni '30 della Warner
ed è frutto di un rinnovato e forse mai sopito amore per le opere
letterarie legate a Oz, che hanno goduto nel recente di lussuose
trasposizioni a disegni e sono state frutto di ispirazione per nuovi
spettacoli musicali. Prima o poi sarebbe opportuno trasporre
correttamente le opere letterarie, ma per ora va così e, come per
Alice in Wonderland, la premiata compagine produttiva Disney ha deciso
di cavalcare “indirettamente” un altro classico per farne uno
sfavillante spettacolo di animazione 3D senza dimenticare però la
qualità generale dell'operazione. Se il nome di grido di Alice era
la direzione di Tim Burton, dietro la macchina da presa di Oz
troviamo il sempre eccelso Sam Raimi. Il Grande e Potente Oz vuole
essere un omaggio al classico Warner a 360 gradi: non solo un
riferimento alla pellicola matriciale ma anche una lettera d'amore
per il cinema tutto e in particolare per l'epoca pionieristica di cui
Il Mago di Oz ha rappresentato brillante gemma, vuoi per la bellezza
delle musiche e dello spettacolo, vuoi per le importanti innovazioni
tecnologiche nel campo del colore e dell'effettistica speciale. Per
questo Raimi era l'uomo da chiamare, un cineasta di altri tempi con
la passione dei classici, la guida sicura sugli attori e l'amore per
i dettagli, un direttore severo quanto sinceramente motivato nel
ricreare le atmosfere e le tecniche di ripresa del cinema che fu. E
così nel trionfo del 3D e dell'effettistica digitale non viene
dimenticato il cuore dei personaggi, la recitazione non viene
mortificata a un imbuto colorato. James Franco è bravo, perfetto
nel personaggio e non fa rimpiangere (non troppo almeno) il primo
nome chiamato per interpretare il ruolo, Robert Downey Jr. La
Williams è sempre più lanciata verso il ruolo che più le si confà,
da diva di Hollywood, in poche scene ha la capacità di incantare il
pubblico pur conservando un regale distacco. Mila Kunis è
ugualmente straordinaria e dona spontaneità e tenerezza a uno dei
personaggi più controversi e tragici della pellicola. Purtroppo la
Weisz appare opaca, poco partecipe e graffiante, sarebbe stata
perfetta se semplicemente avesse replicato il suo personaggio di "Io
ballo da sola", ma qui è poco incisiva. Nel complesso anche il resto
del cast è di buon livello.
All'uscita dalla
sala devo dire di aver provato più dubbi che emozioni in questa
pellicola. Se la cornice è spettacolare fino a essere sgargiante e
ci sono indubbie ottime prove da parte del cast, qualcosa manca, ed è
la leggerezza, lo stato di “grazia” del Mago di Oz, la qualità
che tutt'oggi la rende una delle pellicole più amate da grandi e
piccini. Non depone a suo favore anche il fatto che personaggi tanto
amati non siano giocoforza presenti. Non aspettatevi di trovare il
leone, lo spaventapasseri e l'uomo di latta, rimarreste delusi. Non
che i nuovi personaggi siano brutti, anzi. Manca una canzone come
“Somewhere over the rainbow” a folgorare la gioia e la malinconia
in un'unica immagine. È lo scotto che i buoni film patiscono nei
confronti dei capolavori. Pur nella sua ottima esecuzione la
pellicola di Raimi rimanda alla scomoda pellicola Warner. Per questo
siamo davanti a un buon film, ma che vive a troppo stretto contatto
con un capolavoro e che inevitabilmente ne rimane schiacciato.
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