Long Wei è un
esperto di arti marziali e lavora nel mondo del cinema. Purtroppo è
solo una comparsa, destinata ad essere tritato dall'eroe del film un
ciak dopo l'altro. Ma gli studios di Pechino sono in crisi e nel giro
di poco tempo è costretto a lavorare come guardia di uno
stabilimento che produce materiali elettronici. Depressione massima.
Non se la passano meglio i suoi parenti in Italia, a Milano.
Lo zio
Tony, proprietario di un ristorante, ha dei guai con la mafia cinese
importata all'ombra della Madonnina, le cosiddette “Tigri immortali
del bosco dei salici”. Il ristorante nonostante gli sforzi dei
figli, Chen e Maria, è sempre semi deserto, anche perché tra i
pochi clienti abituali figura il misterioso e un po' inquietante
Vincenzo Palma. Gli incassi scarseggiano e spingono lo zio a
frequentare una bisca clandestina nella quale viene incastrato nel
più classico dei modi: prima vince due noccioline, poi perde, poi
perde, poi viene spennato e in fine esce indebitato. Per dargli una
mano dalla Cina con furore viene mandato Long Wei, che per motivi a
noi misteriosi già parla italiano fluente. Il nostro in un attimo
scopre che la bisca è truccata e a colpi di kung fu fa piazza pulita
dei criminali, che ovviamente gli giurano vendetta. Ma la folla di
immigrati esulta. C'è un nuovo sceriffo in città, nonché un valido
aiuto in cucina. Ma il nome è difficile da pronunciare per gli
italiani, dovrebbe farsi chiamare Ambrogio.
Il gruppo editoriale
Aurea se ne esce con un'opera fresca, inaspettata e godibilissima.
Produce Recchioni, uno degli sceneggiatori di punta di Dylan Dog e
presto in edicola con lo sci-fi Gli Orfani. La storia è dell'ottimo
Cajelli, che abbiamo di recente apprezzato nella collana “Le
storie” per il sorprendente Mexican Standoff. La sua scrittura è
veloce e coinvolgente e il registro scelto è appropriato, un
frizzante action che non lesina situazioni comiche. I disegni del
primo numero sono di un bravissimo Luca Genovese, che si è avvalso
per le coreografie di lotta di esperti di arti marziali. Oltre ad
avere un indiscusso talento nel disegno delle figure in movimento
caratterizza, i volti con toni morbidi e aggraziati e non si
dimentica delle scenografie. Quella disegnata da Genovese sono
davvero le strade di Milano, tra corso Buenos Aires e viale Tunisia,
dalle parti di viale Maciachini. Il disegnatore del secondo volume,
Gianluca Maconi, non è da meno. Il suo stile ricorda molto i comics
americani, la sua frammentazione delle tavole profuma di Joe Quesada
(vedasi il ciclo di Daredevil scritto da Kevin Smith). Ci sono pure
delle splash page e tavole asimmetriche, autentiche rarità per il
fumetto di scuola italiana. Anche qui c'è un grande senso
dell'azione, uno studio corretto delle ambientazioni. Tra i due è
davvero una gara di bravura.
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A me non ispirava, ma se lo recensisci così bene lo guarderò meglio e magari lo comprerò. L'ambientazione milanese in particolare mi ispira.
RispondiEliminaDopo 3 numeri letti confermo tutto quanto scritto.davvero niente male!!talk0
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