Istruzioni per costruirsene una
Carlo Verdone (si
chiama con un nome diverso ma negli ultimi 30 anni, se escludiamo il
prete pazzo di Zora la Vampira, Carlo verdone fa sempre e solo Carlo
Verdone e quindi lo chiamo qui Carlo Verdone) sta con una
smandrappina (Eleonora Sergio, adeguata) dopo aver divorziato dalla
moglie. I figli non hanno gradito l'iniziativa paterna e hanno
deciso di vivere con la madre. I figli sono interpretati da Lorenzo
Richelmy, che fa per copione l'arrogantello insopportabile e Tea
Falco, che fa la dissociata madre single e parla come la tipa della
comune di "Un Sacco Bello". Che reciti così o su istruzione di Verdone, non si riesce a quantificare razionalmente quanto sia irritante il
suo modo di parlare, si vorrebbe strapparsi le orecchie, per non dire
peggio. Anche perché è un'attrice carinissima, molto tenera, magari
ha questa voce perché molto timida, la dizione non è tutto,
chissenefrega della dizione, ma starle dietro è una faticata. Sono
parti troppo fastidiose che se hanno lo scopo di martirizzare
maggiormente la figura di Verdone il risultato è troppo esagerato,
passano per mostri personaggi per cui dovremmo tifare “contro” il
personaggio di Verdone.
Torniamo al film. La madre muore e i figli,
pur controvoglia, sono costretti a dividere il tetto con il padre e
la compagna, che odiano di default, fino al punto che ogni tipo di
convivenza risulta davvero impossibile. Anche perché i figli sono
davvero totalmente e ingiustificatamente stronzi (oltre che attori
tremendi, che paiono recitare vuoti monologhi infiniti... ma forse la
colpa è anche della scrittura) e Carlo Verdone non fa davvero nulla
per far fronte alla situazione (recitando il solito insostenibile
nevrotico che vorrebbe imitare Allen). Fortuna che interviene Paola
Cortellesi (si chiama con un nome diverso ma è sempre Paola
Cortellesi, supponente come nell'ultimo Zelig e senza un guizzo che
sia uno), la nuova vicina di casa, di mestiere cacciatrice di teste
come Clooney in “Tra le nuvole”, ma dal cuore tenero. La Cortellesi
riuscirà ad entrare nei cuori dei “Verdone”, sistemerà il
caotico quadretto familiare, traghettando la storia su un finale del
tutto “inaspettato”.
Vorrei partire dai
pregi, perché il film ne ha diversi. Verdone parla alla nostra
disastrata nazione invitandoci a stringere i denti e volerci bene,
nonostante fuori di casa abbiamo il mare in tempesta e nessuna
fiducia per il futuro. La buona Stella rappresenta infatti la madre
che non c'è più di una famiglia già in cocci, l'equilibrio
affettivo perso, la rotta-sicurezza-coperta di Linus che non si può
più percorrere ma non si può continuare in eterno a piangere.
Nonostante tutto si può e si deve andare avanti, anche se è
difficile, anche se i confronti padre-figli vanno solo verso gli
addii, come cantava Cat Stevens in “Father and son”. É un mondo
brutto, in cui i sogni vanno messi da parte, magari tutti devono
rinunciare a qualcosa, ma un mondo accidentato che si può continuare
a percorrere, se si resta insieme a tenersi per mano. Anche il
personaggio della Cortellesi, che vive nell'infrangere futuri altrui,
non se la passa bene. Vive in quanto esperta nel licenziare gli altri
e pertanto è quotidianamente bersaglio di minacce e angherie, cerca
per senso di colpa di cercare un nuovo lavoro per quelli che licenzia
in una eterna lotta contro i mulini a vento, vive da sola nelle sue
depressioni ma è sempre propositiva, ottimista nonostante tutto e
contro tutto. Ma l'affetto, l'amore che solo una famiglia può dare,
è la giusta cura anche per lei, la coperta si può allargare un po'.
Messaggi belli, propositivi, magari non troppo originali ma che
servono oggi, fanno stare bene.
Ma poi anche 'sta cosa che tutte le
attrici si innamorano di Verdone... deve essere la stessa cosa che fa
Allen, ma io che Micaela Ramazzotti, la Buy, la Rocca, la Cortellesi
cadano per copione tutte nelle braccia del solito nevrotico, schivo,
deprimente e un po' rompipalle e privo di particolari evidenti meriti
Verdone, perché “è buono” ma buono in che modo non lo si capisce
mai, il film sorvola con sottofondo musicale Barilla... la trovo
sempre una forzatura insostenibile, anche se in fondo è un cliché che lo spettatore si aspetta ... Menate varie a parte, il film
ugualmente scorre, convince nel ritmo, Cortellesi e Verdone si
muovono con fare esperto sul set, ma fallisce miseramente sulle
spalle dei ragazzi.
Sopra l'ho già detto di straforo, non so se è
per la sceneggiatura, non so se è per quella strana dizione della
Falco, sono l'anello debole. In loro c'è anche qualcosa di buono ma
è poco sviluppato e ogni volta che sono in scena l'istinto (e parlo
sempre e solo dei personaggi, non degli attori) sarebbe di dargli un
calcio nel culo. Insostenibili. E almeno un po', ripeto, durante tutta
la pellicola vorremmo volergli bene ma niente. Invece quando la vita
gli procura qualcosa di brutto (come l'audizione) ci troviamo a esultare come allo stadio nonostante la scena voglia farci provare
ben altro. Il che non è bene. Magari poi sono io, ripeto.
Contraddittorio dunque, ma non brutto. Mi è piaciuto di più il film
prima però, quello con la Ramazzotti. De gustibus.
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