martedì 18 febbraio 2014

La fine del mondo (The world's end)

Quando il cornetto scorre potente...


Se tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio, tutti gli inglesi soni uguali in un pub.
Alle sei di sera tutti staccano e si ritrovano a bere. Giovani e vecchi a scambiarsi battute e divertirsi in quello che è un gioioso rito collettivo. Ricordo di aver provato qualcosa di simile quando nel 2000 mi trovavo a Padova e alle 18 bar di ogni tipo e dimensione elargivano spritz. Bellissimo.
Gary King (Simon Pegg, il nuovo Scotty dello Star Trek di J.J. e probabilmente il più grande e famoso comico inglese) ai tempi del liceo era un mito per Andy (Nick Frost, in coppia con Pegg il più grande duo comico inglese), Steven (Paddy Considine, già visto in Hot Fuzz e Cindarella Man, buon caratterista) Peter( Eddie Marsan, che riconoscerete facilmente anche ne “Il cacciatore di giganti”, ma interpretava pure l'ispettore Lestrade nel dittico di Sherlock Holmes di Guy Richie, simpatico) e Oliver (Martin Freeman, qui simpatico ma in genere l'odioso Bilbo de “Lo Hobbit”). 

Gary King era il casinaro del gruppo, l'anima della festa che li faceva scorrazzare sulla fatiscente e pericolosissima auto soprannominata “la bestia”. King era anche lo scroccone, quello che faceva le peggiori carognate, il rompiscatole, ma pur sempre l'amico e, in quanto tale, amato e perdonato. King era già il fallito, quello che non sarebbe mai diventato grande, quello che non avrebbe trovato un lavoro serio. Il professor Shepherd (Pierce Brosnam), preoccupato, glielo disse in faccia, con la chirurgica spietatezza del caso atta a spronarlo, a farlo davvero crescere. Ma a Gary non riuscì altro che ridere della cosa. Da giovani ci si sente sempre in grado di spaccare il mondo, di risolvere tutto demandando al “dopo”. E poi il giovane King aveva in ballo una grande avventura da dividere con la sua ciurma, un traguardo ambito. Il miglio dorato. Una notte brava nella quale fare il giro completo dei dodici pub cittadini fino all'ultima meta, il Wolrd's End, il pub finale. Ogni locale una tradizione, un diverso tipo di birra, accoglienza cordiale e sostegno per la bravata. Salvo qualche rimostranza per una certa attività nei bagni, sorrisi cordiali. L'impresa fu mitica, l'impegno massimo, la leggenda dell'impresa fece eco negli anni nei ricordi di tutti. Ma fallì. E mentre l'alba si avvicinava, tra vomito e effluvi d'alcool ancora nel sangue, Gary King era l'unico sveglio tra gli amici. In lacrime. Sapeva che la sua vita non avrebbe avuto più momenti così belli in futuro.

Gli anni passano. Del gruppo c'è chi vende auto, chi lavora in banca, chi è diventato avvocato. Il professor Shepherd su King ci aveva preso. È un fallito. La sua testa è ancora lì, al Miglio Dorato non ultimato. Forse però non tutto è perduto, se rimetterà insieme gli amici e replicherà la serata, forse la sua vita avrà un senso. Così raccogliendo i riluttanti amici il Miglio Dorato è di nuovo la meta. E anche se la vita è stata più o meno felice per qualcuno, in Inghilterra tutti sono uguali in un pub, tutti sono amici come prima anche se vivono lontani e non si vedono mai.
Ma c'è qualcosa di strano nell'aria. Tutti i bar, caratteristici e “unici”, sembrano diventati uguali, comprati da una catena che ha imposto insegne simili e un solo tipo di birra possibile. Anche le persone della vecchia città paiono strane e il pazzo del paese parla di invasione aliena. Il fatto è che la cosa è inquietantemente vera, ci si può imbattere in tizi dal sangue blu che paiono dei pupazzi di lego assemblati. Allora il mondo è ancora bello! Non sono gli altri a essere cresciuti, diventati omologati cloni gli uni degli altri, non è il mondo a essere diventato grande mentre Gary King è rimasto un bambinone! Il mondo è sotto invasione aliena e il manipolo di amici potrà salvarlo nel più grande orgasmo nerd di sempre!
Diventare grandi senza perdere gli amici.
Si riduce a questo il bellissimo e difficile messaggio della cosiddetta trilogia del cornetto (ma anche di Amici Miei mi verrebbe da dire. Il “cornetto” può essere visto proprio come il cornetto “cuore di panna”, simbolo di ogni gelato disponibile nel classico frigo da bar), tripletta di film con protagonisti Pegg e Frost e che annovera "Shaun of the Dead" (in Italia “L'alba dei morti dementi”... titolo che non rende giustizia a quello che di fatto è un capolavoro), "Hot Fuzz" e questo "The World's End" (La fine del mondo). Tre film con contesti diversi, vuoi l'invasione zombie, vuoi il poliziesco action, vuoi l'invasione aliena, accomunati dalla voglia dei protagonisti di stare insieme in un pub, il luogo di relax e fraternità per eccellenza nel Regno Unito. Così in "Shaun of the Dead" andare al pub mentre gli zombie impazzano diventa l'unica alternativa possibile, in "Hot Fuzz" il bar diviene il posto dove smussare le tensioni e conoscersi, in "World's End" il pub assurge quasi a “senso della vita”. Tre film anche amari, come amara è la vita, ma sempre “salvati dallo schifo del mondo reale” da grandiosi voli pindarici, giochi e rimandi con generi cinematografici di puro relax e intrattenimento. Così quando la tragica vita di Gary King raggiunge la peggiore parabola discendente e noi spettatori temiamo che davvero non ci sia una soluzione a una sfortunata serie di eventi, il film svolta nel fantascientifico, giustifica, riaccoglie tra le sue braccia il nostro anti-eroe per farne quasi un eroe, comunque disfunzionale, ma eroe. È un climax importante ed è per me un peccato che il film non riesca a fare qualcosa di altrettanto “grande” nel finale, ma è comunque la ragione per cui questo film sarà ricordato negli anni.

Come tutti i film della trilogia il livello realizzativo è altissimo. Il cuore rimane un film comico-nostalgico sincero, commovente, ben realizzato, ma la cornice “di genere” è assolutamente realistica, credibile, non parodistica. Ricordo per aneddoto che gli zombie di "Shaun of the dead" erano così convincenti che colpirono Romero al punto da invitare Pegg, Frost e compagni a fare un cameo ne "La terra dei morti viventi" come zombie! E addirittura potete trovare i nostri su alcune locandine di detta (bellissima) pellicola! Perchè i nostri sono fan duri e puri del film di genere e tutti e tre i film sono credibili film di genere, spesso pure troppo! Così anche le scene action di questo The World's End non sfigurerebbero in una pellicola fantascientifica seria, pur nell'ottica giocosa della strana “forma fisica” degli alieni. Ci sono pure significative scene splatter!
Simon Pegg in versione zombie
Digressione. Curioso che anche un film dal nome similare proprio dello stesso periodo “Facciamola finita”- a.k.a -“This is the end” - della premiata ditta Rogen-Goldberg, segua questa esatta realistica impostazione, così condivida una molto simile vena comica. Lì ci sono oltre ad una comicità fulminante e ottime interpretazioni, effetti speciali a mio vedere ancora più massicci e sanguinolenti, roba che mi aspetterei da un videogioco alla Diablo, per non dire che starebbe bene in un horror serio a sfondo satanico! Vi consiglierei quindi di vedere insieme queste pellicole! Entrambe bellissime, entrambi inni sinceri all'amicizia, entrambe indirizzate senza riserva a chi abutualmente segue e apprezza questo nostro piccolo blog. Poi fateci sapere! Fine digressione.
Digressione 2. Recuperate anche "Attack of the block", con Frost e un cast di giovani attori inglesi davvero bravi. È anche questo un film di fantascienza travestito, ma è proprio figo. Una volta ne parleremo. Ah, e c'è pure “Paul” (non mi andava di scrivere “digressione 3”...), doppiato da Elio! Che non fa parte del “cornetto” ma ha sempre dentro Frost e Pegg a fare cose nerd spassose come andare al comicon. Carinissimo. Ne riparleremo. Fine digressione 2 (e 3... vabbeh).
Se la trama convince, così come la regia e gli effetti, a me sorprende la capacità di Pegg nell'inventare sempre personaggi diversi e sfaccettati. Il suo Gary King è un cazzone da antologia a cui volere realmente bene ed è un personaggio che non somiglia a nessuno che lui abbia in precedenza interpretato. L'ennesima dimostrazione che un grande attore può agilmente fare quello che vuole rimanendo al top. Gli altri personaggi non sono da meno, con menzione d'onore per il gigante buono Frost, anche lui in ruolo diverso dal solito, sempre molto umano e credibile. Sapete poi che detesto Freeman. Lo detesto anche qui. Ma in "Love Actually" per esempio non mi era dispiaciuto. Qui mi dice ad ogni modo pochissimo.

Non l'ho ancora colpevolmente nominata, ma nella pellicola c'è anche la brava Rosamund Pike . È grazie a lei se il film intraprende una dolce, malinconica, improbabile linea sentimentale (sì, suona come “la linea comica” di Boris, ma qui è qualcosa di ben integrato). È una parentesi molto carina che fornisce maggiore spessore a tutti i personaggi e regala alla storia del cinema una delle frasi più romantiche e struggenti di sempre a chiosa di un amore (e ad una adolescenza) finito ma per sempre nel cuore, pronto a riscaldare i momenti grigi della vita adulta. È proprio la Pike a dirla non senza dolore al Gerry King di Pegg, amore giovanile che ha dovuto lasciare perchè non ha voluto crescere rimanendo intrappolato in un corpo da Peter Pan (non a caso altra icona inglese...). È una frase che si rifà al vecchio miglio dorato fallito di quando erano giovani e al quale pure lei, per poco, aveva partecipato, rimanendo invischiata con un Gerry King ubriachissimo e immemore in uno strano posto. Ve la scrivo come me la ricordo. Preparate i fazzoletti. Ecco: “ Non ruota tutto intorno a quella notte. (ma) Avremo sempre (come ricordo) il bagno dei disabili”. C'è tutto. Credo che un giorno me lo tatuerò su una chiappa. Altro che Via col vento. Puppa, Via col vento!

Come si pone questa pellicola all'interno della trilogia del cornetto? Qual è il film più bello? Ecco una domanda difficile. So che Gianluca risponderebbe dopo "Shaun of the dead" e prima di "Hot Fuzz". Io non ho ancora deciso e non lo farò finché la trilogia del cornetto non diverrà quadrilogia o esalogia. E ancora allora sarà difficile. Auguro lunga vita e successo ai grandi Pegg e Frost. Dedico una birra scura a loro. Alla loro passione nel diventare aedi dell'amicizia dei tempi moderni, all'immenso amore che hanno nel descrivere e assecondare i sogni di nerd come me. E gli dedico magari anche un club sandwitch. Viva il cibo da pub. Viva il cornetto. 
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