Parliamo troppo poco su queste pagine delle Bande Dessinée, forse questo post è una delle prime volte. Il motivo è presto detto, è difficile per me trasmettervi a parole la potenza visiva delle migliori opere delle Bande Dessinée e rischierei di annoiarvi, o convincervi poco, con la semplice sinossi delle trame dei racconti. Questo perché il fumetto di impostazione franco-belga è prettamente visivo, con tavole spesso stracariche di mille dettagli in cui perdersi o un utilizzo del colore all'avanguardia. Mondi visivi spesso confezionati in volumi dal costo di svariati euro, di una quarantina scarsa di pagine, la cui periodicità può essere di anni di distanza l'uno dall'altro. La storia c'è, spesso è bella, ma per apprezzarla bisogna appunto aspettare, parecchio.
Ma il bello rimangono appunto i disegni, sempre ricchi e spettacolari, in cui perdersi per minuti interi in contemplazione. Siano di stampo cinematografico che favolistico, le tavole spaccano la mascella di sovente. Con gli anni tali capolavori visivi sono stati sempre più affidati ad artisti di tutto il mondo, da giapponesi a italiani, da sudamericani a coreani. Esattamente come succede per i comics americani, il fumetto francese è ora più che mai cittadino del mondo, nonstante rimangano diversissime le tecniche e modalità di realizzazione del raccconto.
Morvan, scrittore poliedrico delle Bande Dessinée, ha scovato talenti pazzeschi negli anni. Lui orchestra le trame ma lascia ampio spazio all'estro delle penne più spettacolari del mondo. Presto parleremo del suo Zaya (pubblicato integralmente da Panini Comics, in tre numeri), per gli stupendi disegni cyberpunk del cinese Huang-Jei Wei, a metà tra Akira, Ghost in the Shell e Blade Runner. Presto parleremo anche di Hercule (sempre catalogo Panini Comics, a novembre una seconda uscita delle dodici previste, probabilmente con cadenza di una all'anno), per i disegni di Looky e Thill Olivier, una pazzesca rivisitazione sci-fi di Hercules, tra Riddich e Terminator. Entrame queste opere se fossero realizzate al cinema sarebbero probabilmente dei block buster.
Oggi, in occasione della sua uscita all'inizio di ottobre, sulla collana Prima di Mondadori Comics, disponibile in edicola come in fumetteria, parliamo di Spygames, sempre di Morvan e con i disegni assolutamente fuori scala del coreano Jung-Gi Kim.
La storia si svolge ad Hong Kong, dove si tiene una specie di maxi sfida tra agenti segreti internazionali, chiamata Kontest. In palio la possibilità di torturare qualcuno per scoprire scomodi segreti di stato. Tante armi e tanti personaggi incazzati e determinati. Uno scenario urbano, decadente quanto brulicante, affascinante nel suo essere al contempo vecchio e nuovo, da poco entrato nelle vostre retine se avete visto in sala Transformers, L'era dell'estinzione. E poi dicono che Bay non fa cultura!
La storia potrebbe poi continuare con un laconico: "e poi tutti sparano qua e là ", non fosse per le straordinarie scene d'azione architettate da Jung-Gi Kim.
Questo disegnatore è un mostro di bravura. Possiede un innato senso del dettaglio, della fotografia, dell'azione e della scansione delle scene di forte matrice cinematografica, da megaproduzione. I suoi disegni comunicano profondità, vertigine. Ma al contempo rimangono frutto di una certosina, genuina e strabiliante tecnica manuale. Con uno stile che richiama in qualche modo Otomo e Kon, davvero sorprendente.
Volete vedere come lavora quest'uomo? Vi do un contributo.
Ecco, questo è un esempio della potenza visiva delle sue tavole. Roba da far schizzare la testa. Muscolare quanto raffinata, ironica quanto realistica. Questo è quello che succede quando a un bravissimo disegnatore viene lasciato un tempo di realizzazione lunghissimo, tipico del fumetto francese. Tavole da urlo, che costano di più ma rendono anche di più per spettacolarità. Questo mi fa pensare inevitabilmente a quanti compromessi debbano prendere i disegnatori dei manga, costretti da una scaletta ristrettissima tra una uscita e l'altra a lavorare a supervelocità. Certo di contro da un progetto di Bande Desinée non trarrano mai una serie a cartoni da tre milioni di puntate, ma in fondo questa non è una gara, quanto la dimostrazione che nel mondo esistono realtà diverse per le nuvole parlanti. Nonchè dimostrazione che Jung-gi Kim spacca. E in rete digitando il suo nome troverete una marea di altri esempi. Anche applicati a Spygames.
Bene. Ora sapete perché per me dovete correre a prenotare in edicola o fumetteria una copia di Spygames, prossimo volume della collana Prima. Certo il prezzo è sui dieci euro, il numero 2 non so quando prenderà luce o quando arriverà da noi (alle brutte io inizierei a studiare francese pure...) e la storia potrebbe essere solo abbozzata in così poco spazio. Ma questa è esattamente la filosofia da seguire se si vuole iniziare a seguire le Bande Desinée, abituarsi a lunghe attese, magari di anni, e spese più ingenti del solito. Di contro potreste imbattervi in tavole a fumetti bellissime. Roba che vale la pena avere.
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