Tre criminali con il volto coperto da maschere rappresentanti ex presidenti americani entrano armati in un nosocomio destinato a clienti particolarmente facoltosi. Il piano è semplice. Irrompere, sedare la guardia all'entrata, ripulire alcuni portafogli nella sera di visita dei famigliari, trovare un amico internato, liberarlo e uscire. Peccato che la guardia scopra da subito gli intenti dei tre e riesca, prima di rimanere impallinata, ad attivare un congegno che chiude ermeticamente tutte le uscite con sbarre metalliche. I tre sono in trappola. Ma un'altra amara sorpresa li attende quando arrivano nel salone principale dove si tiene l'incontro tra pazienti, medici e parenti. Per non discriminare nessuno, durante questi incontri tutti indossano camici da malato. Trovare chi possa aiutarli a trovare il loro amico come anche solo una semplice via di fuga pare alquanto difficile. Presto arriveranno poi le forze dell'ordine, allertate dalle persone che attendono a casa i parenti dopo l'incontro. Presto arriveranno poi le sei di mattina, data in cui i tranquillanti dei soggetti più pericolosi, se non rinnovati, non faranno più effetto. Soggetti così pericolosi per i quali l'istituto si è dotato prprio di quella enorme gabbia metallica che ora rinchiude tutti al suo interno. Una gabbia che protegge il mondo esterno da loro.
Che Paola Barbato sia una scrittrice più che brava è ormai fatto notorio. Come già dimostrato sulla collana "Le storie"e in molti numeri di Dylan Dog, la Barbato sa dare il giusto ritmo narrativo, intrigare, costruire personaggi interessanti. Poi ti fa quella boiata di numero doppio a colori per Dylan Dog e ti cadono le braccia, ma nessuno è perfetto e la Barbato più e più volte dimostra di avere la stoffa giusta, come in questo thriller psicologico. "La Gabbia" cala piano piano il lettore in un vortice senza uscita composto da criminali, pazzi, sinceri bastardi, parenti serpenti, gente armata, dottori e infermieri armati di siringhe con anestetico. Un racconto che già da subito sembra prendere una brutta piega, ma che arriva a vette inaspettate, che sa riscriversi e arricchirsi pagina dopo pagina. Con brevi battute l'autrice riesce a caratterizzare una discreta rosa di personaggi, che impariamo a catalogare anche noi solo con il tempo, e assesta ben più di un colpo di scena La lettura scorre, diverte e non mi meraviglierei se qualcuno decidesse di prendere di peso tutto il materiale e farci una trasposizione cinematografica. Davvero ben riuscito. Il lato grafico dell'opera è a cura di Daniele Caluri, noto per il satirico Don Zauker. Nonostante gli "adattamenti ai canoni bonelliani" il lavoro di Caluri ci fa rivivere i tratti dell'Alan Ford di Max Bunker e Magnus, in uno stile che può essere inteso squisitamente vintage. Personaggi riconoscibili e definiti, azione sempre chiara e comprensibile. Gli sfondi appaiono qua e là un po' generici ma il tutto è asservito al ritmo narrativo e alcune tavole letteralmente "bucano lo schermo". Di contro c'è chi vede in questo stile vintage e chi vede retrò, ma personalmente ritengo di essere più che soddisfatto del lavoro di Caluri. Un altro bel numero della collana.
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