Buio. Stretto. Ma
grazie a una forza sorprendente con dei calci il marmo del loculo è
rotto e torna la luce. Un breve striscare dalla tomba infranta e
l'aria dà di nuovo il benvenuto. Una superficie riflettente permette
di aggiustarsi un po', controllare il volto. Ma quello non è il
volto solito, è il volto di un estraneo e tutto il corpo di colpo
diviene oggetto di indagine. Vestiti anonimi, quelli del giorno del
funerale. Un guanto in pelle, che cela una mano ustionata. Non un
solo ricordo a vagare nella testa. Camminare, andare da qualche parte
per raggiungere qualcosa di indefinito. Passo dopo passo la città
però è sempre aliena, spettrale, fa sembrare di camminare in un
altro sogno. Poi però arriva la sveglia, veloce come una macchina da
corsa che manda subito all'aria gambe che già malferme traversavano
la strada.
Dopo il volo seguito dall'impatto, dal crack del
cristallo, dopo urla sconnesse e gente che non si ferma a prestare aiuto per non chiamare rogne, una voce amica invita a rialzarsi, a
venire con lui da un medico. Ma la mano declina con gentilezza,
congeda e ringrazia, sta per partire un autobus e vagando con gli
occhi qualcosa alla testa deve tornare, per forza. Solo che il mezzo
fa un giro completo di quartieri anonimi e di colpo si è nello
stesso posto di prima. E anche la voce in sottofondo è la stessa. Il
buon samaritano che voleva dare una mano. La sua voce grida perché qualcuno lo sta gonfiando di botte. Una vaga gratitudine frappone il
corpo tra il samaritano e il coltello di un brutto ceffo. La lama
penetra come burro, ma il dolore è assente. La testa però si
accende, la rabbia sale. In un attimo gli aggressori giacciono
sull'asfalto, mani furenti li hanno uccisi. Ringraziamenti, pacche
sulle spalle, il nuovo amico invita a scolare una birra per
ringraziare. Chiede il nome, ma siccome la testa non lo trova la
bocca pronuncia “Lukas”, come il nome della pizzeria “Da
Lucio” presso i cui tavoli si è ora seduti. Senza un soldo a
Deathropolis non si sta, afferma l'interlocutore di Lukas. Si trova
sempre qualcuno che cerca e paga per dei lavoretti, anche se spesso
sono lavoretti strani. Ti caricano in un furgone, ti mettono una tuta
protettiva e ti portano a sventrare cadaveri. Pagano bene.
Un po' a sorpresa
Bonelli se ne esce con una nuova serie, che sulla carta dichiara
“urban fatasy”. Un genere florido ai giorni nostri grazie anche a
serie tv come Buffy l'ammazzavampiri, Supernatural, Grimm ma anche
serie di libri come Shadowhunters, fumetti come Blade. In un momento
storico in cui i vampiri hanno letteralmente sfracellato i testicoli
è ad ogni modo una mossa rischiosa, ma in fondo ai lettori al di là
dell'argomento di una serie quello che interessa è il “come” viene
narrata e questo primo numero di Lukas ci dà buone speranze.
Ai testi troviamo
Michele Medda, un nome celebre per chi legge fumetti italiani. Scrive
infatti per Tex, Nick Raider, Dylan Dog, Mystere, è uno degli
ideatori di Nathan Never. Nel 2009 si distingue per una miniserie
particolarissima di nome Caravan. Chi ha letto quest'ultima in un
modo o nell'altro ne è rimasto colpito. Grande atmosfera, una trama
volutamente labirintica, molti personaggi, tantissimi interrogativi
anche dopo il finale. Un finale che avrei sperato diverso, per non
dire che “avrei sperato di vederlo almeno, un finale”, una
conclusione sottotono che però non screrdita troppo i molti buoni
momenti di una lettura che ha saputo catalizzare la mia attenzione
per diverso tempo. Anche Lukas è una miniserie, si parla di due
cicli da 12 episodi ciascuno e spero che qui il finale sia un po' più
appagante. Ovvio quindi che, con Caravan, Medda si sia attirato una
serie di curiosi e detrattori pronti ad acquistare anche Lukas
(perché ai detrattori piace detrarre e materia prima serve sempre).
I forum già brulicano di curiosità.
Nel pieno stile di
Medda questo numero uno è deputato principalmente ad introdurre
l'introduzione della prossima introduzione del personaggio. Non
sappiamo chi sia, cosa voglia, dove vada, ma abbiamo già un fosco
quadro di insieme, lo spaccato di una metropoli dove creature non
umane tirano i fili del potere alla completa insaputa della
maggiorparte della gente. Un buon biglietto da visita, ma
un'esperienza ancora difficilmente valutabile alla luce di un
intreccio ancora sfilacciato. Il nostro Lukas ad ogni modo è un
duro, uno che a spezzare vite a mani nude non ci pensa troppo, un
tipo vendicativo e metafisico che potrebbe ad ora essere tanto un
Blade quanto un Devilman.
Michele Benvenuto
cura le copertine ed è anche autore dei disegni di questo primo
numero. Ha già disegnato Dampyr e Caravan ed è decisamente un
professionista di prima grandezza, adattissimo al contesto lugubre e
urbano. Il suo Lukas è un personaggio apparentemente neutro,
volutamente imbelle, spaesato anche in virtù della trama, ma già in
grado di offrire qualche guizzo di follia con cupi sguardi da mostro.
Il resto del cast è ancora da definire bene, ma risulta alquanto
affascinante Bianca, personaggio con il quale il nostro eroe avrà
sicuramente a che fare in futuro. Il mondo di Deathropolis è cupo,
sporco e cattivo. Non manca il sangue e un bel po' di splatter in un
contesto volutamente oscuro, notturno, pervaso da ombre e dalle scie
delle luci delle auto e dei palazzi. Un'ottima prova grafica.
Seguiremo con interesse questa miniserie, anche se per ora non
abbiamo ancora deciso la cadenza (se mensile o per “saga”).
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