Futuro prossimo.
La Terra è stata attaccata da un raggio di energia tachionica di
origine sconosciuta. Dall'impatto è seguita un'esplosione della
portata di duemila megatoni che in un attimo ha spazzato un sesto
della razza umana. Non è stato un evento cosmico, è stato uno
sterminio programmato da una razza aliena. Una razza lontana ma il
cui pianeta è per molti versi simile alla Terra e quindi sarebbe
colonia ideale. Il nostro mondo quindi aspetta un'invasione, essendo
in gran parte già coperto di sangue e macerie. Ma dalle rovine sono
emersi gli orfani. Mentre il resto del mondo si attanagliava nel
terrore, piangeva le vittime e si attrezzava per il contrattacco, gli
orfani, i giovani sopravvissuti alle loro famiglie nell'eccidio,
guardavano già oltre il terrore. Perché gli orfani erano dei
sopravvissuti. La testimonianza vivente che il nemico poteva
schiacciare ma non uccidere tutti gli uomini unita a una ferrea
volontà di vendetta. L'esercito così li adottò per farne carne da
cannone, sicuro che sarebbero diventati in mani esperte guerrieri
letali. Per questo motivo la professoressa Jsana Juric (quasi una
Nick Fury al femminile) e il colonnello Takeshi Nakamura (che pare
molto il professore impersonato da Takeshi Kitano in Battle Royale)
sono stati posti alla guida di un programma con lo scopo di
raccogliere gli orfani, scremarli, istruirli e farne infine le più
letali armi umane esistenti. Impartiranno loro un'educazione di tipo
spartano (ogni riferimento ad Halo non pare casuale) saggiandone
potenzialità e limiti in ambito bellico e gettando da parte tutto il
resto di una possibile educazione. Il mondo è stato distrutto, le
città dove vivevano le loro famiglie sono crateri aridi. Verrà
qualcun altro a ricostruire e raccogliere i cocci dell'umanità
superstite, ora è tempo di vendetta, tempo di guerra. Non si
chiederà quindi agli orfani di dedicarsi alle arti. Non sarà la
scuola il loro luogo di apprendimento ma il campo di battaglia. Gli
orfani per il resto della loro vita faranno la guerra.
Nel programma
d'addestramento giovani futuri guerrieri saranno così divisi in
squadre e lanciati in prove di sopravvivenza e resistenza. Partiranno
in molti. Arriveranno in pochi. Ma nel futuro, è cosa già certa,
quei pochi sapranno fare la differenza nel conflitto. Forgiati nel
dolore e sacrificio, armati con il massimo della tecnologia e bardati
da pesanti armature integrali che ne celano ogni residua traccia di
umanità, di colore gun-metal come le armi da fuoco moderne, gli
orfani vendicheranno il sangue dei loro genitori.
Primo numero per
la nuova collana di fantascienza della Bonelli. Una collana che per
la storia della casa di via Buonarroti riveste un significato del
tutto particolare: Gli orfani è il primo fumetto interamente pensato
per essere a colori, per essere supportato da un grosso merchandising
e per fare sfaceli nelle vendite anche oltre il nostro paese. Un
fumetto ambizioso che fa della spettacolarità visiva, della
serialità e di un taglio narrativo nuovo i suoi punti di forza.
Bonelli qui rischia con una produzione economicamente più ambiziosa
e che la spinge ad aumentare verso l'alto anche il prezzo di
copertina, ma l'esito finale, già ve lo anticipiamo, premia
altamente le aspettative e dimostra la grande capacità dell'editore
di innovarsi, se non rivoluzionarsi, alla conquista di nuovi mercati
e lettori.
Partiamo dal
colore e dal disegno.Gli orfani compie scelte grafiche che, se da un
lato mettono da parte la gloriosa scuola del bianco e nero italico, mettono in luce come anche nel nostro paese, Topolino a parte, sia
possibile produrre un fumetto a cadenza mensile in grado di
rivaleggiare con gli stupefacenti colori ed effettistica correlata
delle più blasonate serie di comics americani. È letteratura nota
che sono moltissimi gli autori italiani che vanno a lavorare
all'estero. Alcuni di loro sono addirittura le penne più pagate di
colossi come Marvel e Dc. Tuttavia il colore è sempre stato qualcosa
di estremamente caro in termini produttivi. Il colore è quindi stato
a lungo corteggiato da Bonelli, per anni, fino a che gli ultimi
Dylan Dog color Fest hanno costituito come vendite un ottimo banco di
prova. Gli Orfani è quindi la conferma di un chiaro cammino già
intrapreso dall'editore, il suo coronamento.
Oltre che dal
punto di vista visivo proprio dei comics, il nuovo fumetto Bonelli
sembra intenzionato a riprenderne anche le tematiche e ambientazioni
di stampo supereroistico, mutuandone oltre che i canoni anche una
struttura narrativa moderna, seriale. Gli Orfani è quindi un fumetto
concepito in stagioni, con archi di dodici puntate conclusive. Di
sicuro un impegno per il lettore medio che richiede storie
auto-conclusive di uno o due volumi, ma un procedimento già
sperimentato, anche questo, attraverso la felice esperienza delle
miniserie Bonelli come Caravan, Cassidy e Volto Nascosto. Oggi sembra
normale quasi, soprattutto per chi è abituato a leggere manga, ma
per secoli (produzione autorale tipo “un uomo un'avventura” e
qualche “miti del west” a parte) la produzione Bonelli si basava
su serial di durata ultra ventennale. Mettere “una scadenza” a un
prodotto che potrebbe tirare per anni è sempre un rischio.Se colore
e serialità sono stati quindi scelte soppesate negli anni la vera
incognita è il taglio narrativo. Gli orfani punta ai giovani, nel
disperato tentativo di sradicarli per mezzora da manga, comics e
videogames. Ovvio che poi il fumetto deve piacere a tutti e
sicuramente piacerà ai fan della Bonelli, ma conquistare i giovani
moderni è sempre un ponte per la campagna acquisti dei futuri numeri
di Tex Willer... forse...
Se Bonelli voleva
aggiungere alle sue schiere di appassionati anche le nuove
generazioni, gli Orfani bisogna dire che funziona alla grande e
funge da autentica killer application. Roberto Recchioni per
costruire lo scenario narrativo attinge a piene mani dalla
fantascienza classica e moderna, tanto filmata quanto letta e
giocata, riversando nell'opera le suggestioni della sua ideale top
ten del genere. Qualcuno qui potrebbe puntare il dito e sciorinare
inquadratura dopo inquadratura per ogni tavola un preciso riferimento
visivo o letterario (come se qualcuno non fosse contento di vedere e
rivedere certe “scene” nella sua mente... parlo io che per 10
minuti al giorno mi rivedo mentalmente Aliens -scontro finale), ma
invito ad andare oltre, a considerare la fantascienza solo come una
cornice in attesa del piatto forte, il tema principale dell'opera.
Gli orfani è a tutti gli effetti un distorto romanzo di formazione a
puntate. Un Giovane Holden in salsa Signore delle Mosche. Lasciate
che i pargoli si sollazzino (anche) con astronavi e mech che (loro)
non hanno magari mai visto e godetevi questa seconda prospettiva
sull'opera (che tanto lo so che cosette alla Battle Royale un
po' scatologiche vi piacciono sempre). Il primo numero, ma immaginiamo
anche i prossimi, viene diviso in due momenti temporali distinti. Il
primo riguarda gli orfani ancora bambini e in procinto di iniziare il
corso di addestramento. Vediamo nascere le prime dinamiche di un
gruppo di bambini impauriti dall'infanzia ormai distrutta. Assistiamo
al cambiamento-crescita di alcuni personaggi, esploriamo fino a che
punto si possa spingere la razza umana pur di creare delle armi
viventi. Il Secondo momento è nel futuro e riguarda l'attacco al
pianeta alieno e gli orfani adulti. Alle truppe regolari terrestri e
male armate si affianca la sconosciuta elite di guerrieri degli
Orfani. Individui più feroci, organizzati e letali dei soldati
comuni, spinti da un istinto ferale alla lotta. Dettagli di non poco
conto: gli orfani bambini sono in numero maggiore rispetto agli
orfani adulti e gli orfani adulti sono per lo più mascherati, usano
nomi in codice, non rivelando così i propri tratti somatici. Noi
quindi non sappiamo chi diverrà adulto e che tipo di adulto diverrà
se non al termine della lettura della serie. A dire il vero non
possiamo sapere neppure se tutti i bambini visti da piccoli faranno
parte dell'esercito degli orfani adulti. É stimolante questo piano
temporale sfalsato e se continuerà a essere ben gestito come lo è
sul primo numero potrebbe offrire interessanti sorprese. Per tutti.
Parlando nello
specifico del numero 1, sono rimasto sconvolto dai colori di Lorenzo
De Felice e Annalisa Leoni. Davvero fenomenali gli scenari spaziali e
la profondità dei paesaggi. Per caso avevo tra le mani anche il
numero uno dei Guardiani della Galassia della Marvel (seguo Starlord
e Nova con affetto da Annihilation in poi...) e devo dire che il
livello è davvero lo stesso (cioè altissimo). Ai disegni Mammucari
non è da meno. Ha un tratto che mi piace molto, è dotato di
un'ottima sintesi visiva e riesce bene a caratterizzare un nutrito
cast di personaggi. Nelle scene di maggiore impatto scenico, tra
combattimenti ed esplosioni da veramente il massimo e l'overtour
visivo della seconda parte dell'albo è strepitoso. Recchioni
abbandona certe prolissità narrative bonelliane (o presunte tali) e
lascia che la narrazione sia per larga parte delegata ai bellissimi
disegni e colori. Qualcuno potrebbe lamentare che si legge “troppo
poco” ma un fumetto, come un film può avere anche delle parti
prettamente grafiche. Ricordo che nella Guerra dei Cloni Lucas
scrisse “combattono” per una scena di venti minuti in cui veniva
rappresentata una delle più spettacolari battaglie di Star Wars e
della fantascienza di sempre. I dialoghi sono sempre chiari e
semplici, perfettamente in linea con il target di riferimento.
Vengono alimentati molti misteri e la narrazione per essere bene
compresa ha necessariamente bisogno di essere collocata nel quadro
generale dell'opera. Se è prematuro quindi valutare la bontà
complessiva dell'intreccio, posso dire di aver trovato buone le
premesse e di aver particolarmente apprezzato la concisa ma non
banale caratterizzazione dei personaggi. Qualcuno dei miei amici si è
lamentato che sono troppo ordinatini e non si comportano come scimmie
urlatrici per poi da grandi diventare una sorta di supereroi dalla
battuta pronta. Non sono del tutto d'accordo. Per me sono in fondo
ragazzini a cui è appena scoppiata casa e famiglia, altamente
introversi e spinti a coesistere per trovare una sorta di calore
umano l'uno dall'altro e quindi idonei a essere fedeli agnellini di
chiunque si dimostri disposto a curarsi di loro. Esattamente quello
che mi ritrovo a pensare riguardo a degli orfani di guerra. La loro
controparte adulta (sempre se sono loro beninteso) la trovo invece
gioiosamente inquietante ed è per me sicuro interesse scoprire come
ci siano arrivati. Saranno i prossimi numeri a dover creare il ponte e
per ora giudicare è prematuro.
Sul ritmo
narrativo siamo decisamente a cavallo. L'albo si legge tutto d'un
fiato e si ha davvero voglia di una seconda porzione quanto prima.
Posso dire che
questo primo appuntamento con gli Orfani sia stato niente male.
Rinnovo i complimenti ad autore, disegnatore, coloristi e tutto lo
staff tecnico e produttivo di Bonelli per l'ottimo prodotto
confezionato. Vediamo cosa avrà in serbo per noi l'uscita numero 2.
Di sicuro il potenziale si vede e non mi stupirei, allo stato dei
fatti, di vedere una bella serie animata made in Italy o delle action
figures in futuro
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