Tutto spoiler free
Sinossi: Futuro
parecchio prossimo. L'umanità ha colonizzato lo spazio e non è
che ci abbia trovato poi molto. Pianeti brulli e per lo più
inabitabili, un sacco di animaletti spaziali più o meno buffi e una
sola specie aliena evoluta ma estinta, quella dei Nibelunghi. Luoghi
aridi dove la natura muore sul nascere nonostante gli sforzi
incrollabili dell'uomo, manco un e.t. a farci compagnia. La Terra rimane il posto più bello e
migliaia di coloni ora vogliono tornare alla culla dell'umanità, solo che
sono milionate e milionate di persone e non c'è spazio per tutti.
Così parte un mega-giga-conflitto extraplanetario conosciuto come
Homecoming War e sarebbe stata la fine di tutto se non si fosse
imposto, in un periodo così illuminato dalla scienza, il culto di Gaia. Una religione al potere con fondamento
l'inviolabilità del pianeta Terra, la sua sacralizzazione. Un culto che manu militari preserva e garantisce che nessuno vi metta piede. Solo così
la Terra potrà continuare a essere di tutti e di nessuno. Sono
passati ben 100 anni dall'inizio della guerra, ormai la popolazione
umana interplanetaria è stata decimata, ma la speranza degli umani di tornare sul
pianeta azzurro non sembra ancora sopita. Si narra di una corazzata
spaziale, l'Arcadia, comandata da un oscuro pirata che da sempre si
oppone al culto di Gaia. Solo chi crede fermamente nella libertà e non è disposto a sottomettersi alle logiche di potere e sopraffazione può
però salirvi a bordo. Se mai gli umani potranno tornare a casa, sarà a bordo di questo vascello misterioso
Assomiglia un po'alla Narada...non che sia un male... |
La versione
home video in mano mia! Com'è? Finalmente ho le mani sulla
versione home video di Capitan harlock 3d! Devo ammettere che avevo
aspettative abbastanza contenute sulla bontà dell'operazione e che
invece mi sono trovato davanti a quello che è effettivamente un
capolavoro. Tanto per il lavoro narrativo splendidamente allestito
dal mio amato-odiato Harutoshi Fukui (autore anche di Gundam
Unicorn... e prestissimo continueremo le recensioni dei capitolo 4, 5 e
6 prima di festeggiare insieme l'arrivo in Italia dell'attesissimo
finale), tanto per la sontuosa e spettacolare messa in scena
allestita dal mio solitamente odiatissimo Shinji Aramaki (ma come ha
fatto a passare a questo dopo quell'aborto osceno di Starship
Troopers: l'invasione??? Massimo onore e rispetto quindi a lui e a tutto il cast
tecnico della Toei Animation e al mare di soldi che hanno investito
nel progetto). Sul versante audio mi è piaciuta la performance di
Shun Oguri (lo ricorderete, perché lo ricorderete ne sono sicuro,
come Genji in Crows Zero I e II e come Akira in Sukiyaki western
Django, entrambi film live action dell'immenso Miike, in blu ray catalogo Dynit, peraltro Oguri interpreta Lupin III nel nuovo live action che non sono ancora riuscito a postare
perché il tubo non mi fa caricare il trailer..) su Harlock. Ma Anche
Gianfranco Miranda, voce del mitico Ryan Gosling(che come Harlock dice in un film 6 parole, ma sono quelle giuste), fa un lavorone sul
pirata spaziale e tutto il resto del cast di doppiatori è perfetto.
Bello il 3d , ottimo anche in 2d, interessanti gli extra, soprattutto
le interviste, meno gli inserti che anticipano la trama (ca@@o
servono?). C'è poi l'intervista all'autore, un Matsumoto vecchietto che pare il nonno di Goku e che parla del significato di
Harlock seduto su uno scranno a forma del trono del pirata.
Impagabile. A fare i pignolini si poteva mettere la versione 3d e 2d
su due dischi distinti (tirchieria?), ma onestamente la visione l'ho
trovata ottima tanto visivamente che acusticamente.
Sull'opera in sé ho letto cose un po' discordanti, motivo per cui volevo dirvi la mia in un paio di comodi mini post...
Sull'opera in sé ho letto cose un po' discordanti, motivo per cui volevo dirvi la mia in un paio di comodi mini post...
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Mi sono perso
qualcosa? Ovvero: "La circolarità nelle avventure del pirata spaziale":
Siamo in un perido in cui la parola reboot è ultra-utilizzata, pure
a sproposito a volte. Spesso è confortante vedere e rivedere le
stesse cose, il pubblico non si “spaventa”, la major incassa su
roba sicura. Tuttavia chi culla il ricordo del vecchio Harlock passato
in Italia a inizio anni '80 può sentirsi magari tradito dal nuovo
assetto imposto da questo film e non trovare in questa nuova incarnazione quei due o tre
capisaldi che bene aveva in mente. La bambina, le Mazzoniane, i
caccia-spaziali, l'Arcadia con prua a “lama”, l'aliena al
pianoforte senza bocca e che beveva parecchio. Una vaga (e sbagliata)
sensazione che il protagonista delle vicende fosse effettivamente
Harlock, probabilmente frutto di indigestioni da girelle... A questi consiglio, wikipedia alla mano, di recuperare i molti diversissimi anime
sul personaggio di Matsumoto, divisi tra i cataloghi Dynit, Yamato e
Shin Vision (oggetto di molte ristampe e facilmente reperibili).
Magari proprio sulla spinta di questo nuovo film, scopriranno che
“riscrizione” e “attualizzazione” sono aspetti che connotano al
100% le avventure del pirata.
Capitolo nuova Arcadia( e non "Alcadia", 'gnuranti nostalgici!) a.k.a differenze con il passato e"Ma che è 'sto teschione?".
Il teschione risale al film “L'arcadia della mia giovinezza” e da
lì prende il posto della prua a serramanico in maniera quasi
stabile. É figo il teschione e speronare astronavi a crapate è
truzzeria autentica. Perchè usare una lama quando hai una zarrissima capoccia argentata? Qui mancano i caccia staziali corsari(può essere che li avevano
finiti? stanno in riparazione? Yattaran fancazzista non li aggiusta? L'ultima probabilmente...), ma ci sono comunque “astronavine varie” e a fruizione dell'equipaggio belle armature
corazzate modello Big Daddy di Bioshock, nonché operativi sul vascello un nutritissimo numero di bucanieri spaziali (aspetto sempre
variabile di saga in saga, ma che a ben vedere dovrebbe essere
presente sempre, è l'effettiva presenza sull'Arcadia di un nutrito equipaggio o anvhe solo di "equipaggio in genere"..di cui vediamo sempre sì e no tre elementi come in Star Trek..qui nel film se ne vede decisamente un buon numero, cosa insolita, cosa gradita). La questione della tecnologia dell'Arcadia e del
suo “super computer” è argomento indissolubile dalla trama, per
cui niente spoiler. Però è resa piuttosto bene, coerente e con il suo perchè.
Sull'aspetto di
Meeme, l'aliena che ricorderete bevona e in genere senza bocca, qui
ha connotati quasi elfici tratti dalla sua caratterizzazione in Harlock Saga : L'anello dei Nibelunghi. Anche
questo ha il suo perché con la trama e gira a dovere. Sbrigate-spiegate
queste due cosine che appaiono strane al fan degli anni 70, eccoci al piatto forte, il motivo per cui dovete
prendere questo film e fregarvene di chi vi dice che è brutto al di là delle differenze puramente grafiche.
Arriviamo ad
Harlock e alla storia nonché alla assenza di Mazoniane. O meglio ad Harlok ed al suo rapporto con la "Storia".Chi ama e
segue i progetti relativi a Capitan Harlock (e che tanto per dire sa che le scene action sono da sempre mooolto diluite e l'atmosfera generale richiama per lo più uno Star Trek apocrifo), magari chi ama fare la punta a rete
e fumetterie per aggiornarsi periodicamente (vuoi anche solo su wikipedia dicevamo..), conosce bene la peculiare caratteristica delle storie
che riguardano questo carismatico personaggio. Harlock non è
protagonista di una vicenda che si arricchisce di nuovi sequenziali
capitoli. In favore di ogni nuovo progetto grafico o animato, in
favore di nuove, più attuale analisi della Storia
contemporanea, il personaggio e il suo gruppo di comprimari si
reincarnano, si reinventano, come attori che recitano un ruolo, all'interno di uno scenatio definito, recitando versione aggiornate di un canovaccio abbastanza consueto-tipico. Così
anche se ci sono rimandi narrativi e grafici tra l'Harlock di Rin Taro (quello che
combatteva le Mazoniane) e quello della serie SSX o quello che appare
in Galaxy Exress, anche se possono apparire similari l'Arcadia “con
prua a teschio” di SSX, di Endless Odyssey e quella dell'Anello dei
Nibelunghi, la storia, pur similare nelle premesse, risulta sempre
diversissima, nuova. Ogni volta un giovane, che si chiami Daiba o
Yama, spinto da un forte senso di giustizia e libertà, magari
vendetta, salirà sull'Arcadia decidendo di diventare un pirata, come
nel più classico romanzo di formazione. Ogni volta un soldato, che
si chiami Kirita o Irita o Ezra, simbolo di un ordine costituito
ancora possibile ma illusorio sottoposto ad un governo corrotto, cercherà di
fermare il pirata, ma sarà alle prese con un personale “Deserto dei
Tartari”. Ogni volta un personaggio femminile, che si chiami Mayu o
Nami, rappresenterà la Terra, o sarà la Terra stessa a essere
l'obiettivo, intesa nella sua attitudine a rinascere rigogliosa
nonostante tutte le avversità, divenire la culla per future
speranze, il bene prezioso da preservare e la ragione unica per cui
combattere. Magari anche solo un eco di quanto era rigogliosa in epoca passata (L'Arcadia di cui ci parlano gli scritti dei greci anntichi appunto, e non "Alcadia", che richiama le pile alcaline di Toy Story..), ma sempre un bene da difendere, non abbandonare.
Le storie di Harloch sono, su queste premesse, sempre letture critiche alla
Storia (come Ken Parker attraverso il western rilegge la storia italiana dal 68 a oggi), per lo più giapponese ma non solo, e al modo in cui gli
Eventi umani abbiano sporcato, ma non distrutto, il mondo, al quale
però con la buona volontà si può sempre dare un colpo di spazzola.
Ogni volta Harlock, che si tratti, attraverso metafore
fantascientifiche, di combattere la povertà del dopoguerra (tema caro anche a Galaxy Express e alla pima serie), la
meccanizzazione industriale spinta e conseguenti conflitti generazionali
(Galaxy Express movie 2), il militarismo (L'Arcadia della mia
giovinezza, SSX), il lassismo della Bubble Economy e l'impoverimento
ambientale (Capitan Harlock di Rin Taro), la Guerra Fredda (Harlock
Saga), la gerontocrazia (Last Odyssey) sistemerà le cose, riluciderà
la terra e se ne andrà in punta di piedi, a vele piegate, sparendo
dal nulla dal quale è apparso ma non restando mai troppo lontano.
Prenderà o deprederà provviste per la sua ciurma da qualche cargo di passaggio,
tornerà sulla sua luna artificiale per le riparazione e la sbronza
di rito, sarà pronto per un nuovo viaggio. Che sarà sempre lo stesso ma in epoche-storie diverse. Ma nelle sue avventure
Harlock è sempre il deus ex machina, la rappresentazione della forza
di volontà e dello spirito di ribellione con suoi rischi e virtù. É
sempre il ragazzo, la nuova generazione, Daiba o Yama, ad essere al
centro della vicenda, a intraprendere un percorso di crescita. É
sempre il soldato, la vecchia generazione, Kirita, Irita o Ezra, a
riflettere sui suoi errori, ad attaccare e poi comprendere e poi pentirsi di essere stato l'ottimo ingranaggio di un sistema corrotto. Sono
opere circolari.
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Harutoshi Fukui riscrive così il mito ancora una volta da zero. L'autore
rispetta lo schema e crea per questo film una trama solida e ricca di citazioni nonché
quello che a mio avviso è l'Harlock più chiaro e meglio definito di
sempre. Ebbene sì. Per un personaggio che è sempre stato sfuocato,
misterioso e per questo affascinante, sempre a cavallo di tempo e
spazio, la storia in oggetto ci spiega per filo e per segno chi è
questo Harlock, come sia nato, come sia nata l'Arcadia e come si sia
arricchita del suo equipaggio. Il tutto è plausibile, torna, ci fa
dormire sereni la sera senza dubbi, conforta dicevamo una ventina di righe sopra, ma va bene così. Certo è l'Harlock funzionale
solo a questa storia, ma vederlo così preciso, così tormentato e (novità)
quasi autodistruttivo-umano nei segreti che nasconde, così epicamente
super mistico-potenziato, metafisico ma concreto, è una figata
pazzesca. Il protagonista è sempre il ragazzo, dicevamo, suo è il
percorso di crescita tra sbagli e speranze. Anche il ragazzo è ben definito, è più adulto del solito, ribelle, pronto a sobbarcarsi le responsabilità di un futuro grigio anche se questo comporterà scelte estreme. L'antagonista è sempre
il soldato, l'adulto e i suoi dubbi, ma anch'esso è molto meno banale di come da subito appaia e possiamo comprenderlo e capirlo nelle sue scelte e errori. Ma un Harlock così chiaro penso
che non lo abbiamo mai avuto, un Harlock che per la prima volta ha
dei limiti “umani”, che non è più sicuro di sé né
infallibile.
Anche la premessa che non ci siano altri alieni nello
spazio, a parte mostri e stupidi animaletti dal comportamento che si sottolinea "incomprensibile", è un bello schiaffo
agli affezionati e agli espoloratori di fantasticherie cosmiche varie, ma è perfettamente funzionale alla potenza
narrativa della vicenda. Anzi, in un'epoca in cui si cerca sempre più la fuga in spettacoli di ambientazione fantasy, per stordire con forme e colori spesso vuoti di trama, il concetto del "non c'è niente"ha la forza di colpire come ujn pugno in faccia tutta la fantascienza da due soldi odierna. Perchè i programmi spaziali sono fermi al secolo scorso e non ci sono transformers insediati sulla Luna. a maggior ragione la presenza dei Nibelunghi riflette la gloria di un passato epico, un vezzo che faceva ritenere gli uomini discendere dagli dei e pertanto capaci di ogni cosa, che purtroppo rimane splendido ma perduto. Fukui prende in mano la Storia odierna e lo
fa con un cinismo estremo, guarda alla crisi economica mondiale e
alla necessità che abbiamo di preservare il nostro orticello, uomini contro uomini come ai tempi del Far West (non a caso ambiente tipico di molti pianeti dell'immaginario harlockesco), prima
di andare a guardare “il resto dell'universo”. Fukui non vede un
nemico-alieno-cattivo-facile contro cui coalizzarsi, non vede terre lontane-"Arcadie" da colonizzare
nello spazio infinito che non siano dei mezzi bidoni, il sogno dell'esplorazione è fallito. L'uomo è
riuscito benissimo ad autodistruggersi da solo e non ha nemico
peggiore di sé stesso. L'uomo ha ucciso la solidità del passato
mettendo una grossa ipoteca sul domani. Manca, il senso del domani,
non c'è futuro se non qualcosa di molto blando e lontanissimo per il
quale bisognerà lottare per anni, anni e anni prima di vedere dei
frutti, prima che quelli dopo di noi, se non i loro figli vedano i frutti. La soluzione
sarebbe riparare i danni dal passato, “ricominciare”, ma fate
molta attenzione al significato che questo termine assume durante la
pellicola. Fukui non uccide la “speranza”, ma la rende
lontanissima (in quanto anche le generazioni future sono condannate dagli sbagli delle generazioni passate) e crede al contempo nella necessità di
preservare-perpetrare nel frattempo delle illusioni utili che tutto
vada bene, “politica” ma anche “fede”, purché sia un
sentimento disinteressato e volto a creare un nuovo domani, equanime
e non un arma di potere (il concetto "harlockiano di libertà, bene primario che la politica dovrebbe garantire e la fde dovrebbe guidare...). É un dualismo estremamente interessante,
che si risolve in un nuovo “senso del tempo”, decisamente non
banale, l'uomo rinascerà in quanto preserva sempre, in positivo, nel suo animo, dei valori. Noi siamo
artefici del nostro destino ma il destino dell'umanità è una
staffetta con le generazioni future. E noi lo sappiamo bene, come
Moore ci insegna, che i valori buoni, le idee che portano ai cambiamenti e miglioramenti, sono “a prova di
proiettile” (V per Vendetta, cit.).
La libertà si costruisce così
passo passo, attivamente e nel tempo, come cantava qualcuno: “la
libertà non è stare sopra un albero, non è il volo di un moscone,
non è essere liberi, ma partecipazione” (Gaber, cit.). Non è più
tempo di eroi, i mitici Nibelunghi sono estinti (anche se in variante
aliena, qui), è il tempo degli uomini, di tanti uomini. La metafora
ecologica della pellicola a questo mira, ma permettetemi di
argomentare a quanti dicono “è come Wall-E” (che ricordo essere
un film straordinario in ogni caso), che c'è anche dell'altro qui,
le premesse dello status della Terra sono molto ben diverse e il
ruolo richiesto all'uomo decisamente meno passivo... Sono temi
che sono sempre stati dietro alla figura del pirata spaziale, qui
bene attualizzati. Al dramma si alternano le parti comiche, per lo
più delegate a Yattaran e al resto dello spensierato equipaggio
dell'Arcadia. Niente di trascendentale ma gradevoli. Magari avremmo
voluto vedere di più il Dottor Zero. Se vi sembra infine che il
ritmo narrativo sia piuttosto lento... riguardate l'anime e ne
riparliamo! In genere Harlock è più contemplazione di spazi
siderali e dramma umano, rispetto a combattimenti frenetici e spade
laser. Certo quando l'azione arriva al culmine si possono trovare
spettacolari scene d'azione, ma queste non sono il fulcro dell'opera,
così come non lo sono, per fare un esempio in Star Trek. Non
aspettatevi un Fast'n'Furious spaziale...
Ma tutto 'sto
treddì animato? Eccoci al secondo punto. L'aspetto visivo dell'opera.
Chi ha visto "Starship Troopers: l'invasione" sa che Aramaki è a volte
un vero pezzente. I suoi personaggi hanno zero caratterizzazione
(leggi “tutti uguali”, realizzati sembra utilizzando l'editor di
fifa '98, manco un colore diverso di uno stemmino sull'armatura per
distinguerli... ma qui può essere colpa della produzione), ma
soprattutto zero carisma e insignificanti nelle relazioni
interpersonali (e qui è tutta colpa tua Aramaki... il giapponese fa
il kung fu, il nero fa lo sborone, il mistico parla poco... pare il
frutto di un corso di regia e sceneggiatura trovato come sorpresa
nelle patatine Wackos al peperoncino). Quello non era un film, ma una
tech-demo, fatta abbastanza col deretano in tempi in cui la Pixar
faceva già roba fuori di testa. Io l'ho guardata rompendomi le palle
(pure il ritmo narrativo era una @@@@@, complimenti Aramaki...) e ho
giurato odio eterno a questo figuro. Certo una certa tendenza a
rifare gli stessi giochini ce l'ha ancora. In Starship Troopers
c'erano armature ispirate ad Halo (o Captain Power? Una via di mezzo
brutta, comunque...), qui abbiamo armature “ittiche” che paiono Big
Daddy presi da Bioshock, armature bianche alla “Vanquish” per le
truppe della Gaia, armature leggere modello “Rocketeer” per Kei e
Yama.
Usare le armature permette come sempre di risparmiare duemila
dettagli, pigliare un tizio con il motion capture e in giornata
fargli girare chilometri di pellicola. Però sticazzi. Qui le
armature spaziali sono fatte decisamente bene, non sono mai eccessive
e caratterizzano un po' le varie fazioni. Anche le figure umane non
sono male e rendono bene l'aspetto filiforme dei personaggi
matsumotiani, pur cedendo a una sorta di umanizzazione del tratto. Il
risultato è che il Dr Zero e Yattaran, non sono più caricature ma
personaggi più umanizzati e di fatto tutto l'aspetto umoristico del tratto originale
è un po' smorzato. Ad ogni modo dopo due secondi Yattaran risulterà
spassoso come sempre, anche merito dell'ottima performance del
modello animato. Harlock è invece in splendida forma, imponente, oscuro, metafisico, orgasmatico e anche il resto del cast se la cava. Le figure femminili poi, tra Kei e Meeme, sono rese
ultra sexy e sinuose, coperte da vestitini in pelle o vesti da fatine, e di certo si fanno apprezzare. Per i volti si è
fatto lo stesso, prendere il chara 3d e umanizzarlo combinandolo con avanzate tecniche di motion capture
facciale (roba già vista in Beowolf ma qui più simile
all'impostazione “anime” del tratto originale), la resa è
decisamente buona, così come convincente il labiale. Molto bella le aresa grafica di
capelli e tessuti. Permane nelle animazioni un certo livello di
legnosità nei movimenti, ma è davvero robetta da poco. Gli ambienti
sono molto belli ed evocativi. Magari un po' parchi di scene di folla
ma nel complesso validi. La cabina di comando dell'Arcadia è orgasmo
puro e in genere tutti gli interni della nave sono spettacolari. Lo skyline della della Terra, la stazione di Gaia, gli amibienti desertico-western classici di Matsumoto, tutto è bellissimo. Le astronavi di supporto sono invero bruttine, si poteva di certo fare
qualcosa di più carismatico. L'Arcadia è particolarmente ispirata
(e ci sarebbe mancato altro), tra fumi minacciosi di materia
oscura, teschio argenteo e mille torrette a ingranaggio meccanico, nonchè la
classica poppa da galeone spagnolo, anche se ha una forma un po' monca
(sul finale appare in una configurazione molto bella che si vede però
troppo poco). I vascelli nemici a forma di “carriarmati” bellini-gradevoli,
le ammiraglie spaziali di Gaia dei sinceri cessi e in genere orripilanti tutte
le astronavine e modulini spaziali vari, ma potrebb essere una ricercata scelta retrò, quella di farle apparire come modellini vintage.
E il 3d treddì con occhialetti ?
Da quanto mi avevano detto mi aspettavo una visione in 3d pazzesca, ma pur considerando lo spettacolo più che valido non mi ha colpito in modo eclatante e in genere avrei voluto maggiori effetti volti ad accentuare la spazialità (oltre alle fesserie che "ti vengono in faccia"da minimo sindacale). In 2d va benissimo. A livello di animazione computerizzata giapponese, qui abbiamo senza ombra di dubbio un'eccellenza. Nel mondo (leggi "Pixar") c'è di meglio tecnicamente, ma il livello qui raggiunto è decisamente alto. Non si rimpiange quindi la scelta dell'abbandono della grafica bidimensionale classica. Anche se Last Odyssey, con animazioni 2d della Mad House, era davvero straordinario.
Da quanto mi avevano detto mi aspettavo una visione in 3d pazzesca, ma pur considerando lo spettacolo più che valido non mi ha colpito in modo eclatante e in genere avrei voluto maggiori effetti volti ad accentuare la spazialità (oltre alle fesserie che "ti vengono in faccia"da minimo sindacale). In 2d va benissimo. A livello di animazione computerizzata giapponese, qui abbiamo senza ombra di dubbio un'eccellenza. Nel mondo (leggi "Pixar") c'è di meglio tecnicamente, ma il livello qui raggiunto è decisamente alto. Non si rimpiange quindi la scelta dell'abbandono della grafica bidimensionale classica. Anche se Last Odyssey, con animazioni 2d della Mad House, era davvero straordinario.
Conclusione: Dalle
poche aspettative che avevo, mi trovo pienamente soddisfatto nella
visione di un film maturo e ben sviluppato, ottimo per la
celebrazione di uno dei più grandi personaggi dell'animazione di
sempre. Ci sono state velate polemiche sul finale, di quanto sia o meno “coraggioso” nel prendere una decisione “forte”che per esigenza di trama poteva starci.
Io questa “decisione forte” l'ho vista ad ogni modo presente, anche se a
livello implicito, grazie ad un ben studiato uso delle inquadrature nonchè in merito ad alcuni passaggi di trama che aacquisiscono di fatto un significato proprio per "accumulo".
Il “senso” del finale mi ha convinto. Ora, visti gli incassi
planetari, io metterei in cantiere un numero 2. E ce lo riempirei di
alieni(magari quelli storici che anche il film di Yamato ci ha negato), divinità nordiche, fantasmi, robot e caccia da combattimento spaziali. Un
seguito ci può stare e potrebbe attingere da tantissimo del
materiale classico(io crossoverei con Galaxy 999... non so voi..). Magari però è una mossa troppo facile. Magari
questo Harlock è giusto che rimanga così. E ve lo dice uno che al
liceo frequentava un bar chiamato Arcadia...
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