Il vino è da sempre un prodotto di punta del Made in Italy, corteggiato e ammirato in tutto il mondo, un vero fenomeno di cultura e costume, adatto a tutti i ceti sociali, adulti e piccini (specie nel Veneto, ma non solo).
Per qualcuno nel vino risiede (forse) la verità: “in vino (forse) veritas”. Di fatto il vino spesso “connette”: passato e presente, padri e figli, famiglie e territori.
Richiede impegno e dedizione, fiducia nella natura quanto nella tecnologia, passione infinita. Giacomo Arrigoni dà vita a un documentario sulle viti dei vip, che mescia, attraverso gustose interviste, vitigni e volti noti, storie personali e storie di vendemmie.
Le domande sono poste dalla brava e solare Esmeralda Spadea e attraversano sogni e tradizioni, amori e ossessioni, ricordi, business ed eredità.
Il padre di Al Bano Carrisi, Don Carmelo, voleva il figlio insieme a lui a coltivare la terra, invece che pensarlo nella nebbiosa Milano degli anni ‘60, a cercare fortuna come cantante, in una casa in affitto di una periferia in cui non conosceva nessuno. Al Bano, anche portandosi dentro le canzoni di quel mondo contadino in cui era cresciuto, ha avuto successo, è tornato a casa tre anni dopo e come prima cosa ha prodotto, in quel di Cellino San Marco, il suo primo vino: il Don Carmelo. Un altro vino lo ha dedicato all’altra “radice” dalla quale è cresciuto, la madre, i suoi altri prodotti hanno preso nome dalla sua “Nostalgia” (Canaglia) e dalla “Felicità”, protagoniste e “figlie” assolute delle sue canzoni.
Se il vino per Al Bano è un contatto diretto con la sua terra, per GianMarco Tognazzi il vino racconta suo padre Ugo: tra convivialità e supercazzole, grande umanità e generosità. Ugo ha sempre amato la buona tavola, offrire ai propri ospiti i suoi vini artigianali, mettersi ai fornelli e perfino farsi giudicare dagli amici (più crudeli) come cuoco, millenni prima di Master Chef.
Ugo voleva che per i suoi ospiti dai suoi rubinetti uscisse, se non vino, almeno acqua frizzante. Si era fatto cosi convincere da un rabdomante che sotto casa ci fosse una sorgente acquifera minerale. Ha scavato per anni, per centinaia e centinaia di metri sottoterra, pur di trovarne una. I vini della tenuta, situata tra Lazio e Toscana, raccontano la grande goliardia dell’attore. I nomi sono “Tapioco”, “Come Fosse” e “Antani”, rievocando alcune delle battute più famose di Amici Miei, di fatto “nate grazie al vino” proprio in quella tenuta, nelle lunghe cene con gli amici.
Per il pilota Jarno Trulli il vino è invece un ricordo di infanzia che può rinascere anche con la “tecnologia”: di fatto portando alla luce una tipologia di “amarone”, in un territorio che non lo ha mai contemplato, attraverso stanze a temperatura variabile, la cui origine è di fatto ispirata al raffreddamento dei motori delle F1.
Per Carlo Cracco e la moglie il vino è anche un lascito storico da riscoprire, come quando hanno provveduto a sanare un territorio per ripristinare un antico vitigno. Per Sting e la moglie Trudie, come anche per l’attore Ronn Moss e il giocatore di calcio Hernanes, il vino è un legame con un’Italia che è diventata nuova patria di adozione. Un luogo dove ritirarsi per stare in pace con gli amici, magari davanti a una tavola imbandita, sotto una quercia millenaria toscana. Un luogo dove trovare la calma, l’ispirazione e magari un nuovo ritmo, per una canzone o una poesia, ascoltando il vento che si fa largo tra le viti in un pomeriggio assolato.
Il vino ha molte facce ed è interessante come l’enologo diventi spesso per i vip una specie di psicologico, confidente, amico. Si crea qualcosa di bello insieme, attraverso un’attesa che ricorda quella per un nuovo bambino.
Peccato non si possa degustare i tanti vini protagonisti di questo film direttamente in sala, magari per entrare in maggiore comunione con il flusso di ricordi, colori e passioni nel quale veniamo coinvolti.
Di fatto Giacomo Arrigoni dà vita a una pellicola che potrebbe davvero fare lustro di sè in una “sala attrezzata alla degustazione”, allargando quel concetto di “cinema legato anche alla eno-gastronomia“ che piano piano, tra sale-ristorante e sale-bar, sta riportando il cinema (anche) a una dimensione più attiva e partecipata, di “sottofondo” se vogliamo, un po’ come i vecchi drive-in in cui lo spettacolo era solo una delle componenti della serata.
Se amate il vino e volete scoprire qualcosa di più su questo mondo, oppure se siete storiche fan di Ronn Moss, Al Bano o del “Profeta” Hernanes, Celebrity Wines è una piacevole pellicola distensiva e gentile con cui intrattenersi. Poco agitata, non mescolata.
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